“Non ricordo esattamente la prima volta che ho visto “Star Trek”. Ricordo che lo seguivo negli anni ’80, probabilmente da quando avevo circa dieci anni”. E’ Marcello Rossi che parla, tra i maggiori conoscitori e studiosi italiani della serie di fantascienza ideata da Gene Roddenberry. La sua iscrizione allo “Star Trek Italian Club”, da alcuni anni intitolato al suo fondatore Alberto Lisiero (1964 – 2013), avvenne nel ’93 e da allora per il sodalizio oltre a seguire le supervisioni al doppiaggio italiano ne scrive costantemente sul magazine. “Per ogni serie o stagione – ci ha raccontato – ho realizzato uno speciale sul doppiaggio nel quale ho intervistato tutte le voci italiane principali. Durante le convention sono il responsabile della sezione video, quindi mi occupo di tutte le proiezioni, degli impianti audio-video necessari e realizzo delle video-interviste con gli ospiti principali, che poi vengono trascritte e riportate sulla rivista del Club”. Marcello è nato nel 1972 a Roma dove vive e lavora. Ha un bimbo di nove anni, è ingegnere informatico e si occupa di gestione e realizzazione di siti web. Scrive e legge tanto, è un prestigiatore dilettante, colleziona gadget scientifici e rompicapo come il cubo di Rubik, ha anche una gatta di nome Meggy. Si nutre di fantascienza cinematografica e televisiva, comprese le colonne sonore. Nella science fiction è molto attivo: ha partecipato alle sceneggiature della sitcom fantascientifica Italiana nello spazio prodotta per Fox International Channels Italy. Ha curato la supervisione dei doppiaggi italiani delle ultime serie e film di “Star Trek”, è stato consulente per la versione italiana di Syfy, realizzando numerosi programmi. Ha rivestito l’incarico di direttore artistico dello storico festival romano Fantafestival. Ha lavorato per Jimmy (Sky), per il quale ha prodotto il programma sulla fantascienza “Wonder Stories”, che gli è valso il suo terzo Premio Italia. Ha curato l’edizione in home-video di centinaia di titoli, tra cui i classici “Ai confini della realtà”, “UFO” e “Spazio 1999”. Tra i tanti interessanti saggi elaborati è anche autore (con Aleksandar Mickovic e Nicola Vianello) della “Enciclopedia della fantascienza in TV, vol. 1 e 2” per Fanucci Editore, vincitrice di due Premi Italia. Per il resto del suo autorevole percorso autoriale consultate https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Rossi_(scrittore). Recentemente con il racconto dal titolo “Conto alla rovescia” è entrato a far parte dell’antologia “I miei compagni di viaggio” (Edizioni Scudo – 2020) a cura di Giovanni Mongini.
VORREI INIZIARE IL NOSTRO COLLOQUIO NEL FANTASTICO PARLANDO DELLE ATTIVITA’ DI GRANDE PRESTIGIO CHE SVOLGI, OSSIA QUELLA DI SUPERVISORE DEL DOPPIAGGIO ITALIANO DI “STAR TREK”. DA QUANTO TEMPO E COME HAI INTRAPRESO QUESTO PERCORSO?
Innanzi tutto ci tengo a precisare che è un lavoro che, a parte qualche eccezione, svolgo insieme a Gabriella Cordone Lisiero, e prima ancora anche insieme ad Alberto Lisiero stesso. Personalmente ho iniziato davvero molti anni fa, a metà degli anni ’90, con la terza stagione di “Star Trek: Deep Space Nine”, che all’epoca doveva andare in onda sulla Rai. In un tempo in cui internet era ancora agli albori e l’e-mail era un oggetto misterioso, era necessario spedire fisicamente via posta i copioni per effettuare la supervisione. Alberto e Gabriella, che già si occupavano delle supervisioni da diversi anni, e cioè da quando Fininvest aveva doppiato le prime stagioni di “The Next Generation”, chiesero l’aiuto di alcuni soci dello “Star Trek Italian Club” che abitavano a Roma, poiché era necessario consegnare un lavoro in pochi giorni e non c’era il tempo di spedire i copioni all’Ammiragliato, la sede dello “Star Trek Italian Club”, a San Michele al Tagliamento (Venezia). Per cui, essendo di Roma, potei andare personalmente a ritirare i copioni da supervisionare alla compagnia di doppiaggio, LaBiBi.it, che si trovava a Roma. Feci la supervisione confrontandomi telefonicamente con Alberto e Gabriella su tutte le criticità. In quell’occasione l’esperienza si chiuse solo con pochi episodi (non più di una decina) e per diversi anni il doppiaggio italiano di “Star Trek” rimase fermo.
ALL’INIZIO PERO’ NON TI SEI OCCUPATO SOLO DI STAR TREK…
Nel 2001 iniziai a lavorare per l’emittente satellitare che all’epoca si chiamava Canal Jimmy (poi cambiò nome semplicemente in Jimmy). Canal Jimmy trasmetteva molte serie cult e in diversi casi, anche per quelle serie di cui esisteva il doppiaggio italiano, venivano trasmesse sia in versione doppiata che sottotitolata. Tra le serie che era necessario sottotitolare c’era “UFO”, la prima serie con attori in carne e ossa di Gerry Anderson, dalla quale poi è nata anche “Spazio 1999”. Io avevo tradotto per la Fanucci Editore (insieme all’amico Aleksandar Mickovic) la guida ufficiale a “UFO” e “Spazio 1999”, per cui proposi di fare una supervisione ai sottotitoli italiani di “UFO” per assicurarmi che venisse rispettata la corretta terminologia, lavoro che feci insieme a Flora Staglianò.
Ricordo ancora che andammo a una riunione alla compagnia che si sarebbe dovuta occupare dei sottotitoli insieme alla responsabile di edizione di Canal Jimmy, scettica sull’effettiva necessità di un nostro controllo, e durante quella riunione, mentre visionavamo il primo episodio sottotitolato di “UFO”, la compagnia stessa ammise candidamente che in diverse occasioni non avevano capito quello di cui stavano parlando i personaggi, proprio a causa dei termini tecnici.
QUANDO SEI TORNATO AD OCCUPARTI DI STAR TREK?
Successivamente Canal Jimmy iniziò a trasmettere anche le serie di “Star Trek” (all’epoca fu l’unica emittente italiana ad aver trasmesso tutto “Star Trek”, dalla “Serie Classica” a “Enterprise”), ma non aveva un budget sufficiente per affrontare un doppiaggio italiano. Così le stagioni che non erano ancora state doppiate di “Deep Space Nine” e “Voyager” furono mandate in onda sottotitolate, e io e Flora, sull’onda del lavoro svolto per “UFO”, ci occupammo di supervisionare i sottotitoli, sempre nel mio caso sotto l’egida dello “Star Trek Italian Club”. Per quel lavoro la compagnia che si occupava dei sottotitoli (nuovamente LaBiBI.it) ci consegnava le VHS sottotitolate con il timecode visibile sull’immagine, che noi visionavamo insieme per poi preparare un documento in cui segnalavamo tutte le modifiche secondo noi necessarie. Quando poi la stessa compagnia dovette occuparsi del doppiaggio italiano di quelle serie in occasione dell’uscita in DVD, in qualche modo fu naturale che riprendessi io il lavoro, questa volta insieme ad Alberto e Gabriella, per supervisionare il doppiaggio di quegli episodi di cui avevo già supervisionato i sottotitoli. Quindi le serie (di “Star Trek”) di cui mi sono occupato sono state tutte le successive: “Deep Space Nine” e “Voyager” in primis, e a seguire “Enterprise”, i tre film dell’universo Kelvin, e più recentemente “Discovery”, “Picard” e “Lower Decks”.
PUOI SPIEGARCI IN COSA CONSISTE E COME SI SVOLGE IL LAVORO DEL SUPERVISORE?
Il lavoro di supervisione si svolge in maniera diversa a seconda della serie. Lo standard è questo: io e Gabriella riceviamo l’adattamento italiano e il copione inglese. Ce li leggiamo con attenzione per verificare che la terminologia Trek sia rispettata e segniamo evidenziandoli tutti gli interventi che facciamo. Se necessario aggiungiamo delle note esplicative per spiegare il perché di una determinata scelta. E quindi rimandiamo il documento in questione. L’adattatore poi controlla tutti i nostri interventi per verificare che non presentino problemi di lunghezze per il labiale.
COME INTERVENITE QUANDO E’ NECESSARIO MODIFICARE QUALCOSA?
È chiaro che sono problematiche di cui siamo ben consapevoli, per cui anche quando decidiamo di modificare qualcosa, teniamo sempre a mente che poi dovrà essere pronunciata in maniera credibile dal doppiatore; insomma, pur non essendo adattatori, cerchiamo sempre di proporre alternative che tengano conto dei tempi di dizione. Tengo a precisare che, salvo casi particolari, noi interveniamo solo sulla parte relativa alla terminologia Trek: per le scelte di traduzione e adattamento generiche, relative a tutti quei dialoghi che potrebbero trovarsi in una qualsiasi altra serie, tendiamo a rispettare al massimo il lavoro fatto dal traduttore o dall’adattatore.
OCCORRE ANCHE TENERE PRESENTE CHE IL COPIONE PUO’ ESSERE SOTTOPOSTO A VARIAZIONI…
E’ importante tenere a mente che il copione può subire ulteriori modifiche in sala di doppiaggio, magari su proposta stessa del doppiatore che può suggerire qualche aggiustamento che gli consenta di rendere meglio la sua battuta; e la scelta ultima su quello che viene inciso spetta sempre al direttore di doppiaggio, che può decidere di seguire o non seguire tutte le modifiche proposte. É chiaro che, visto l’ottimo rapporto di fiducia che negli anni si è instaurato con le varie compagnie di doppiaggio e con i vari direttori, nella quasi totalità dei casi i nostri suggerimenti vengono tenuti in grande considerazione. Anzi spesso i direttori mi telefonano dalla sala durante i turni di doppiaggio per avere conferme sulla pronuncia di una certa parola (quando non indicata nel copione) o per modifiche che si sono rese necessarie all’ultimo minuto. Come ho accennato questo è lo standard, tuttavia ci sono state delle eccezioni: in alcuni casi (come “Lower Decks”) ho lavorato sulla traduzione e non sull’adattamento finale, il che in qualche modo lascia maggior libertà, perché si è consapevoli del fatto che comunque poi interverrà un adattatore per rendere il tutto pronunciabile in maniera coerente con il labiale degli attori. Anche in questo caso nei miei suggerimenti tenevo comunque sempre a mente la durata, cercavo quindi di fornire all’adattatore un materiale che fosse già agevole su cui lavorare.
CI SONO MISURE DI SICUREZZA DA RISPETTARE PER EVITARE CHE IL MATERIALE POSSA ESSERE DIVULGATO?
In particolare per “Star Trek: Picard” e “Lower Decks” sono state imposte misure di sicurezza molto stringenti, per cui la CBS (il committente del doppiaggio italiano) non ha voluto che alcun materiale uscisse dalla sede della compagnia di doppiaggio. Questo ha fatto sì che per effettuare le supervisioni mi sono dovuto recare fisicamente alla sede della compagnia e lì, insieme all’adattatrice e alla direttrice, abbiamo valutato tutte le scelte relative alla terminologia Trek.
CON CHI HAI SVOLTO LA SUPERVISIONE DI QUESTE DUE SERIE?
L’ho svolto da solo, senza l’aiuto di Gabriella, che fisicamente non poteva trasferirsi a Roma per tutto il tempo necessario a completare il lavoro.
MA PER TRADURRE FEDELMENTE I VOCABOLI O LE ESPRESSIONI TREK COME SI FA?
Non posso non menzionare alcuni strumenti preziosi che utilizziamo per questo lavoro: nel corso degli anni abbiamo approntato diversi glossari con le traduzioni dei termini tecnici più comuni, che regolarmente forniamo ai traduttori e agli adattatori che devono lavorare alle varie serie. E poi c’è il preziosissimo file della “Enciclopedia ufficiale di Star Trek”: preparato al tempo da Nicola Vianello per la traduzione dell’enciclopedia che pubblicò Fanucci Editore, seppur non aggiornato, contiene le indicazioni su come è stato tradotto in italiano ogni termine tecnico che sia mai stato pronunciato in “Star Trek”. Questo non toglie che a volte sia necessario andarsi a cercare una qualche scena specifica di qualche vecchio episodio, magari per sentire la pronuncia di una certa parola.
IN TANTI ANNI DI ATTIVITA’ DI SUPERVISIONE SARANNO ACCADUTE SITUAZIONI CURIOSE. CI PUOI RACCONTARE QUALCHE ANEDDOTO?
Sul lavoro di supervisione al doppiaggio di “Star Trek” ce ne sono tanti (magari non sempre raccontabili). Senza andare troppo indietro nel tempo, ad esempio nella terza stagione di “Discovery”, nel primo episodio, vennero introdotte delle creature che nel copione originale venivano erroneamente chiamate “transworm”. In verità capita spesso che i copioni in inglese contengano delle imprecisioni: infatti questi copioni vengono realizzati facendo un rilevamento da quello che viene detto e non sempre la persona che se ne occupa, pur essendo presumibilmente un madrelingua inglese, capisce correttamente tutte le parole. Il motivo per cui si fa il rilevamento e non si parte direttamente dalla sceneggiatura originale è che spesso durante le riprese, alcune battute vengono cambiate, senza contare che la sceneggiatura subisce molte modifiche durante la produzione dell’episodio e non di rado ci sono battute fuori campo aggiunte in fase di montaggio e di postproduzione. In ogni caso pensavamo che “trans-worm” facesse riferimento a qualche peculiare capacità di queste creature di viaggiare a transcurvatura nello spazio, un po’ come il potere del tardigrado di spostarsi istantaneamente da una regione all’altra. Erano stati tradotti con “trans-vermi”. La scelta non convinceva pienamente, infatti “trans” in italiano ha tutt’altro significato che nulla ha a che vedere con i viaggi nello spazio. Come seconda opzione avevamo anche il pessimo “vermi spaziali”. In ogni caso sul video dell’episodio non si vedeva nulla, infatti gli adattamenti vengono fatti sull’episodio ancora in lavorazione, quindi dal video sono assenti tutti gli effetti speciali, tra cui i famosi “trans-vermi” realizzati completamente in computer grafica. Per cui abbiamo rimandato il problema di trovare una traduzione migliore a quando avremmo visto questi famosi vermi per capire che aspetto avessero. Infatti di ogni episodio, man mano che le lavorazioni procedono, vengono mandate delle versioni sempre più rifinite, nelle quali piano piano vengono aggiunti tutti gli effetti speciali. Solo dopo qualche episodio abbiamo scoperto che la trascrizione era errata, non era “trans-worm”, ma “trance-worm” (che si pronuncia allo stesso modo in inglese), per via della capacità di queste creature di indurre uno stato di trance. A quel punto abbiamo cambiato completamente strada e in italiano sono diventati “ipnovermi”.
MA C’E’ UN COMPENSO PER TUTTO QUESTO IMPEGNO?
E’ un lavoro che svolgiamo a titolo completamente gratuito, solo per la passione per “Star Trek”.
OK, CAMBIAMO ARGOMENTO. CHE PERIODO STANNO VIVENDO LE SERIE TELEVISIVE DI “STAR TREK “?
Direi che “Star Trek” sta vivendo una nuova età dell’oro, la terza. Dopo che il fenomeno è esploso negli USA negli anni ’70 grazie alle repliche, e dopo che per quasi un decennio negli anni ’90 ogni settimana andavano in onda due nuovi episodi di “Star Trek”, ora ci sono almeno sei serie di “Star Trek” in produzione contemporanea: “Discovery”, di cui stanno girando la quarta stagione; “Picard” di cui stanno girando la seconda stagione; “Lower Decks”, la prima serie di animazione dopo quella degli anni ’70, di cui la seconda stagione è in produzione; “Prodigy”, nuova serie di animazione che probabilmente debutterà nel 2021; “Strange New Worlds”, della quale stanno per iniziare le riprese; e la serie ancora senza titolo ufficiale dedicata alla Sezione 31, di cui è già iniziata la pre-produzione. Questo senza contare gli altri rumor che sono circolati (una serie ambientata nell’Accademia della Flotta Stellare e una miniserie su Khan) e la serie degli “Short Trek”. Direi che, almeno dal punto di vista Trek, è il momento delle vacche grasse.
INVECE PER QUANTO RIGUARDA IL GRANDE SCHERMO COSA BOLLE IN PENTOLA?
Per quanto sia movimentato in questo momento il panorama delle produzioni televisive di “Star Trek”, la controparte cinematografica ormai è in una fase di stallo dall’uscita dell’ultimo film, “Star Trek: Beyond” nel 2016. Questo stallo è dovuto a diversi fattori: da un lato “Beyond” ha guadagnato meno del previsto, ha avuto gli incassi più bassi di tutta la nuova trilogia. Dall’altro, diversi dei nuovi attori protagonisti hanno visto un vero e proprio salto di qualità nelle loro carriere, partecipando ad altri grandi franchise (Chris Pine / Kirk nell’universo DC, Zoe Saldana / Uhura in quello degli Avengers) che ne ha aumentato esponenzialmente il costo. A questo si è aggiunta la separazione, ora ricucita, che c’è stata tra CBS, detentrice dei diritti televisivi di “Star Trek”, e Paramount detentrice dei diritti cinematografici, che naturalmente ha indebolito il franchise, soprattutto se paragonati ad altri come quello di “Star Wars” o Marvel che sfruttano in parallelo i canali cinema e TV (e tutti gli altri).
QUALI SONO LE IPOTESI SUI NUOVI FILM?
Abbiamo assistito al rincorrersi di conferme e smentite di nuovi progetti cinematografici, comunque sintetizzando la situazione è questa. Ci sono tre progetti in fase di stallo: il primo riguarda un quarto film dell’universo Kelvin, che vede il ritorno del padre di Kirk (Chris Hemsworth), scritto dai due sceneggiatori precedentemente licenziati da “Beyond”: Patrick McKay e J.D. Payne. Era probabilmente per questo film che era stata ingaggiata la regista S.J. Clarkson, ma ormai il suo contratto è scaduto. Il secondo progetto, di Quentin Tarantino, è quello che ha suscitato maggiore fermento, nel bene e nel male, tra il fandom per via dello stile del regista (che si dichiara un trekker) apparentemente lontano da quello tipico della cinematografia di “Star Trek”. La sceneggiatura è stata affidata a Mark L. Smith insieme a Drew Pearce e Lindsey Beer. Qualche tempo fa sono emersi dei rumor secondo i quali il film sarebbe stato ambientato in diverse epoche della saga di “Star Trek” e avrebbe mostrato alcuni eventi e personaggi storici (un po’ come avvenuto nell’ultimo speciale natalizio di “Lego Star Wars”). E poi c’è la terza ipotesi di un film diretto da Noah Howley, con nuovi personaggi ma connesso alla storia del franchise. La sceneggiatura di questo film sarebbe stata già scritta e diversi artisti già messi al lavoro sugli artwork di pre-visualizzazione. I rumor parlano di una trama incentrata su una minaccia che mette a dura prova gli ideali della Federazione.
SU QUALE SCOMMETTERESTI?
Tutti questi progetti sono in fase di stallo e personalmente non scommetterei su nessuno di questi. Credo che prima o poi la situazione si sbloccherà, soprattutto ora che CBS e Paramount sono tornate insieme, tanto che il servizio di TV a pagamento della CBS nel quale vengono rilasciate le nuove serie di “Star Trek” negli USA ora si chiamerà Paramount+ (con il chiaro intento di far concorrenza a Disney+). “Star Trek” è un franchise troppo importante (e troppo lucroso) per lasciarlo languire sul fronte cinematografico. Tuttavia sul come e quando vedremo un nuovo film di “Star Trek” non saprei rispondere.
CI SONO COMUNQUE DA TENERE IN CONTO LE DIFFICOLTA’ COLLEGATE ALLA PANDEMIA. CHE GENERE DI TECNOLOGIE VENGONO UTILIZZATE IN QUESTO PERIODO?
Il Covid naturalmente ha messo in difficoltà tutte le varie produzioni di “Star Trek” (e non solo), anche se in maniera diversa. Ad esempio per la terza stagione di “Discovery”, le riprese erano già state completate quando si è diffusa la pandemia, per cui tutto il lavoro di post produzione (effetti speciali, montaggio, musiche, etc…) è stato fatto completamente in smart working, da casa. Anche “Lower Decks”, che è una serie di animazione, è stata realizzata praticamente tutta in smart working, con gli attori che hanno inciso le battute nelle loro abitazioni. L’unica fase della produzione che va fatta necessariamente “in presenza” è ovviamente quella delle riprese. Per non bloccare la produzione viene seguito un rigoroso protocollo di sicurezza. Tutta la troupe e il cast vengono isolati per quattordici giorni prima dell’inizio dei lavori in una struttura alberghiera dove sono costretti a rimanere durante tutto il periodo delle riprese. Sono proibiti o ridotti al minimo i contatti con persone esterne e vengono tutti regolarmente sottoposti a tampone.
E COME SI FA PER LE RIPRESE IN ESTERNO?
Rimangono un problema, tuttavia sono state minimizzate o del tutto annullate grazie all’utilizzo di una nuova tecnologia, conosciuta come led-wall, già usata con successo nella prima stagione di “The Mandalorian”. In pratica si tratta di un grande set con una parete semicircolare ricoperta di schermi led ad altissima risoluzione, sui quali è possibile proiettare qualsiasi ambientazione si desideri in maniera foto-realistica. Si tratta di un’evoluzione di una tecnica cinematografica molto vecchia, conosciuta come retro-proiezione. Nella retro-proiezione classica, gli attori recitano di fronte a uno schermo nel quale viene proiettata un’immagine che mostra l’ambientazione in cui si dovrebbero trovare i personaggi. Con i led wall è possibile però raggiungere un livello di realismo superiore. Infatti, l’ambientazione è realizzata in computer grafica e il punto di vista si sposta in tempo reale seguendo il movimento della telecamera. In pratica se io sposto una telecamera riprendendo degli attori che recitano di fronte a uno schermo, il fatto che lo schermo proietta sempre la stessa immagine mi rivelerebbe che si tratta di un’immagine piatta, senza profondità. Se invece l’immagine dello schermo viene renderizzata fotogramma dopo fotogramma in tempo reale in base al movimento della telecamera, l’illusione è perfetta. È quanto avviene, ad esempio, in un videogioco, in cui l’ambientazione viene calcolata istante per istante per seguire i movimenti del giocatore; non a caso la tecnologia Unreal Engine utilizzata per riprodurre gli ambienti dei led wall è stata sviluppata inizialmente per i videogiochi. Utilizzare un led wall al posto di un classico green screen consente di avere una luce molto più realistica sugli attori, che riflette quella dell’ambientazione circostante, con dei movimenti di macchina perfettamente fluidi. Questo in essenza consente di realizzare in interno, su un set chiuso e controllato, riprese che un tempo richiedevano di spostare la troupe all’esterno, limitando quindi le possibilità di contagio.
ALTRE ATTIVITA’ BASILARI DEL TUO PERCORSO SONO LE TRADUZIONI E LE INTERVISTE AI PROTAGONISTI DI “STAR TREK”. QUALI DI LORO RICORDI CON MAGGIORE PIACERE?
Difficile a dirsi, ricordo senza dubbio l’intervista che mi ha dato meno piacere, la più difficile. Fu quella con Brent Spiner (Data), fatta nel 2008. Forse in quel giorno non era particolarmente di buon umore, ma continuava ad eludere le domande dicendo che non ricordava nulla di quello che aveva fatto sul set, arrivando anche a dire che non ricordava bene quale personaggio avesse interpretato. E quell’intervista la stavo conducendo per conto della Universal, che aveva movimentato (e pagato) una troupe e si aspettava quindi che portassi a casa un risultato decente. Alla fine comunque, con molta fatica, l’intervista venne fuori e andò anche in onda qualche tempo dopo. Interviste che ricordo con piacere sono quelle con Andrew Robinson (Garak), una persona complessa e profonda come il personaggio che interpreta, ma, al contrario di Garak, limpida e trasparente; l’intervista con Robin Curtis (Saavik), attrice molto spontanea che si è commessa fino alle lacrime nel raccontare gli alti e bassi della sua carriera; Manu Intiraymi (il ragazzo Borg Icheb) che mi ha raccontato di come sia finito nella spirale dell’alcool e della droga di Hollywood. Anche l’intervista con lo stesso William Shatner (Kirk) è stata molto interessante e siamo finiti a parlare di spiritualità e di Dio.
TRA I TUOI ULTIMI LAVORI LEGATI AL MONDO CREATO DA GENE RODDENBERRY C’E’ IL DOCUMENTARIO “TREK IT!” (CURATO CON ROBERTO BALDASSARI), IL PRIMO IN ASSOLUTO CHE RIGUARDA LA STORIA DEL FANDOM ITALIANO DI “STAR TREK”. CHE GENERE DI STORIA AVETE RACCONTATO?
La storia che abbiamo voluto raccontare con “Trek IT!” a un primo livello è quella del fandom italiano di “Star Trek”. Quando sono nati i primi appassionati italiani, all’inizio degli anni ’80 poco dopo che la serie classica era approdata in TV, tutti pensavano di essere gli unici trekker in Italia. In un mondo senza internet era difficile immaginare che una semplice serie TV trasmessa in replica sulle TV locali avesse potuto accendere la passione e l’interesse in così tante persone. Il bello dello “Star Trek Italian Club”, che nacque in quegli anni, fu proprio quello di far scoprire agli altri appassionati che non erano soli e che potevano condividere con altri la loro passione. Senza contare il fatto che era difficile per noi italiani avere accesso a un qualsiasi genere di informazione: io stesso ricordo che per anni cercai senza successo un elenco di tutti gli episodi della serie classica di “Star Trek” per capire se li avevo visti tutti nelle infinite repliche in odine sparso o se me ne era sfuggito qualcuno. E da allora il fandom italiano di “Star Trek” è cresciuto moltissimo, tanto che oggi abbiamo una rivista, convention, siti internet, live settimanali per commentare gli episodi e così via.
MA IL DOCUMENTARIO E’ RIVOLTO AI SOLI TREKKER O A UNA PLATEA PIU’ AMPIA?
A un livello più profondo la storia che volevamo raccontare è proprio quella di come si forma una comunità, che alla fine va oltre la semplice passione per “Star Trek”. La mia vita, e quella di molti altri, è stata profondamente influenzata dalla mia passione per “Star Trek”, ma non tanto per la serie stessa, quanto per le persone con cui mi sono messo in contatto, per i legami che mi ha consentito di creare. Ci sono coppie che si sono formate grazie a “Star Trek”, giovani uomini e giovani donne che non sarebbero nati se non fosse stato per questa passione comune. E questa secondo noi è una storia bella da raccontare che trascende l’interesse specifico. La storia di come una passione possa portare al formarsi di una comunità, con tutti i lati buoni e cattivi che questo porta con sé.
HAI ANCHE PUBBLICATO, CON CESARE CIONI, IL LIBRO “LOST TREK” RELATIVO A SERIE E PROGETTI SU “STAR TREK” MAI REALIZZATI…
Il libro “Lost Trek” nasce da una mia particolare ossessione per le storie mai raccontate di “Star Trek”. Tutti gli appassionati sanno che c’è stato un gap produttivo, un buco nella storia di “Star Trek” durato dieci anni, dalla fine della serie classica nel 1969 all’uscita del primo film nel 1979 (con la piccola parentesi della serie animata). Quello che molti non sanno (o magari non sapevano prima dell’uscita del libro), è che in quegli anni si sono concentrati un gran numero di progetti e di tentativi per riportare “Star Trek” in vita, ben prima dell’uscita del film. E che in diversi casi quei tentativi erano andati molto avanti con la produzione: le sceneggiature erano state scritte, set e modellini costruiti… per poi non farne più nulla. Ciò non è una rarità a Hollywood: per ogni progetto che va in porto, ce ne sono altri due che sono andati falliti. Ma vista l’importanza che ha ricoperto poi “Star Trek” nella storia della TV e in generale dell’entertainment, sembrava interessante analizzare in dettaglio anche gli “Star Trek” mai fatti.
Che spesso le battaglie che si combattono dietro le quinte sono altrettanti avvincenti (se non di più) di quelle che vediamo sullo schermo. Che tante forze sono coinvolte, spesso in contrapposizione tra loro, nella realizzazione di un film o di una serie televisiva. E soprattutto che, non necessariamente, i progetti che non vedono la luce non sono di qualità. Abbiamo raccontato molte storie non realizzate che non avrebbero avuto nulla da invidiare alle migliori produzioni di “Star Trek”. E la cosa bella è che è come la punta di un iceberg: più scavi e più trovi. Infatti questo volume si dedica esclusivamente alle produzioni mancate tra il 1969 e il 1979, ma mi piacerebbe proseguire la serie con un secondo volume dedicato a tutti gli episodi scritti durante la realizzazione della “Serie Classica”, ma poi, per un motivo o per l’altro, non realizzati. E poi ancora un terzo volume dedicato agli episodi mai realizzati di “The Next Generation”, “Deep Space Nine” e “Voyager” (anche se per queste c’è molto meno materiale a disposizione perché le compagnie di produzione ormai avevano iniziato a blindare qualunque sceneggiatura facendo in modo che non potesse essere divulgata). E, ancora, un quarto volume dedicato alle altre serie di fantascienza che avrebbe voluto fare Gene Roddenberry, per alcune delle quali è riuscito a girare solo l’episodio pilota, e che poi non hanno mai visto la luce. E poi penso di potermi fermare. Non mi stupirei se un giorno, tra molti anni, qualcuno (e potrei anche essere io) scrivesse un volume proprio su tutti i progetti cinematografici falliti di questi anni, di cui abbiamo parlato prima.
SIA “TREK IT!” SIA “LOST TREK” (QUEST’ULTIMO PUBBLICATO PRIMA DELL’ARRIVO DEL COVID 19), PER VIA DELLA PANDEMIA NON HANNO ANCORA AVUTO DIVULGAZIONE. QUANDO E COME PENSATE DI DIFFONDERLI?
Il libro “Lost Trek” è uscito poco prima dello scoppio della pandemia, tanto che abbiamo fatto in tempo a presentarlo a “Lucca Comics 2019” (anche se poi abbiamo fatto nuova una presentazione anche nell’edizione on-line del 2020). Il libro è regolarmente disponibile sul sito di Ultimo Avamposto (il cui proprietario ed editore è Massimo Romani, https://www.ultimoavamposto.com/lost-trek-di-cesare-cioni-e-marcello-rossi.html). L’unico dispiacere è che non abbiamo avuto occasione di presentarlo proprio alla convention di “Star Trek” (la “Starcon” o la “Reunion”). Il documentario invece avrebbe dovuto essere proiettato in anteprima alla “Starcon 2020” e poi alla “Reunion 2020”, ma in entrambi i casi la proiezione è saltata poiché le due convention sono state annullate e si sono tenute solo in forma virtuale on-line. A questo punto l’appuntamento è rimandato alla “Starcon” di quest’anno. In ogni caso, contestualmente alla convention, il documentario dovrebbe anche uscire in DVD e successivamente su Amazon Prime. Infine, stiamo lavorando per vedere se riusciamo a fare un passaggio televisivo.