Autore del romanzo “I misteri di Black Port”, Fabrizio Fortino è un autore che potremmo definire completo, che sa trovarsi a suo agio tra tutti i generi e che, proprio in virtù di questa sua capacità, riesce a mescolarli sapientemente senza risultare mai banale. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per voi, per cui gli cediamo volentieri la parola.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FABRIZIO FORTINO?
Ciao a tutti! Sono un romano classe ‘74. Mi piace definirmi, con un po’ di sana presunzione e autoironia, un artista poliedrico. Fin da piccolino mi sono lasciato entusiasmare da tutto ciò che era arte, catapultandomi con passione nelle complesse discipline della pittura, del disegno e della scultura. Tutto naturalmente finalizzato alla mia passione primaria, il fantastico. Questa passione mi ha portato negli anni a partecipare a numerosi concorsi vincendo molti premi. Credo e spero sia una passione che non mi lascerà mai: in qualche modo, fa parte di me. Sono allegro, sempre pronto allo scherzo e alla battuta, per niente permaloso. In netto contrasto con queste ¾ lasciatemi definirle così ¾ doti, però, mi sento di dire di essere un lupo solitario. Prediligo, quando posso, stare da solo. Mi piace fermarmi a pensare e dedicarmi alle mie passioni in completa tranquillità. Ho scoperto nel corso degli anni che con un po’ di testardaggine è possibile raggiungere degli obiettivi anche apparentemente irraggiungibili. Uno di questi è senz’altro “Black Port”.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
La produzione fortiniana precedente all’anno 2011, data di pubblicazione de I misteri di Black Port, è ricca e abbondante. Sono molti i bloc notes (prima) o i fogli word (poi) su cui ho riversato le mie idee e visioni. Purtroppo nessuno avrà mai il piacere e l’onore di leggere quegli scritti perché sono finiti nel cestino insieme ai vecchi quaderni delle medie. Di recente ho collaborato con alcuni scrittori italiani ad alcune antologie, producendo una serie “infinita” di racconti brevi sui generi più disparati. Mi piace spaziare in tutti i generi definiti fantastici, dallo steam-punk all’horror e dall’epic fantasy all’urban.
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “I MISTERI DI BLACK PORT”. VUOI PARLARCENE?
“Black Port” nasce dalla forte passione che nutro per un determinato periodo storico. Il XIX secolo ha avuto una forte influenza sulla mia formazione artistica. Proprio per questo motivo ho scelto di ambientare un romanzo fantastico in quell’epoca che sa essere così magnifica e sfarzosa, ma anche cupa e violenta. “Black Port” è una commistione di tanti generi. C’è il romanzo storico, c’è l’aspetto fantastico, c’è una storia d’amore non protagonista, c’è avventura e mistero. Il fulcro di questo mistero risiede nella ormai celebre stele di Rosetta, un reperto che racchiude (nella mia idea romanzata) la chiave per un potere immenso, un potere che rese grandi e potenti le dinastie faraoniche. In molti furono, nei secoli, coloro che tentarono di violare questo segreto. Per questo motivo un quanto mai motivato Generale Bonaparte s’imbarca in una spedizione tra le sabbie del deserto, occultando la sua sete di potere con una spedizione scientifica. Sarà proprio quello che il piccolo Bonaparte riporterà in patria a mutare le sorti di un’Europa sull’orlo della crisi.
COME È NATA L’IDEA DI FONDO DEL ROMANZO, CHE MISCELA SAPIENTEMENTE ARGOMENTI E GENERI DISPARATI COME LA STORIA CON LA “S” MAIUSCOLA, L’ARCHEOLOGA, IL MYSTERO, IL THRILLER E L’HORROR?
Quando decisi di scrivere “Black Port”, avevo la necessità di trovare una trama e un background per un gioco di ruolo che stavo progettando insieme ad alcuni amici. Durante la ricerca, mi imbattei quasi per caso nella stele di Rosetta. Fu la sua parte superiore, quella che appare spezzata, a far nascere l’idea di fondo e a farmi porre la domanda: “Chissà cosa c’era sopra la parte che sembra mancante?”. Poi mi sono detto, perché non inventare qualcosa che possa apparire plausibile? E così nacque “Black Port”. Durante le fasi preparatorie, ho fatto molta ricerca, mi sono perso negli oscuri meandri dell’epoca vittoriana, dei suoi usi e costumi, nelle tetre ambientazioni orrorifiche dei vicoli cittadini e nei misteri dell’archeologia egizia, fino a vagliare la perigliosa via del complotto alieno.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?
Non c’è stata una vera e propria parte complicata. Avevo ben in mente di che tipo di cast avrei fatto uso nel romanzo. Si trattava solo di trovare i giusti attori. In realtà nei miei scritti sono proprio i personaggi a decidere i loro tratti caratteriali, io mi limito ad assecondarli fino in fondo. Spesso mi stupiscono al punto da dover poi modificare molto di quello che hanno fatto e detto in precedenza. È una bella sensazione per uno scrittore sentirsi un estraneo in casa sua, quando un personaggio riesce a stupire proprio te che lo hai ideato, a quel punto significa che il compito è stato assolto nel migliore dei modi e quel personaggio funziona a dovere.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Ormai non ha neanche più un significato vero e proprio. La considero una realtà, un’esigenza. Senza avventurarmi nel difficile discorso dell’esulare dal mondo che ci circonda per trovare un po’ di quiete nei boschi incantati della nostra fantasia, voglio solo dire che il fantasy è qualcosa di tangibile di effettivo, e come diceva Bennato, “… chi non ci credeva era un pirata!”
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Sembra buffo, ma la mia fonte principale d’ispirazione è una carretta a quattro ruote. La maggior parte delle idee mi vengono proprio quando guido. Il difficile è appuntarsi concetti e pensieri… per questo non appena torno a casa riempio pagine di appunti da cui poi estrapolo capitoli o trame per futuri romanzi. Un grande aiuto mi viene anche dai film o a volte dalla musica.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Di scrittori preferiti ne ho una lista molto lunga, per questo motivo lasciatemi parlare di uno solo di loro. Colui che in qualche modo, grazie alla sua mano demiurga, ha dato il via a tutto questo, trasmettendomi la passione per il fantastico: Terry Brooks. Ricordo ancora oggi il momento in cui misi le mani sulla copia della prima edizione della “Spada di Shannara” (che conservo tuttora). Quel libro in mano a un ragazzetto di 12 anni ebbe un potere incredibile. Riuscì a trasportarmi in una realtà che non conoscevo e che con il passare degli anni è divenuta quella che mi piace definire la mia tana, il mio posticino sicuro.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Ho una passione per i film in costume dall’ambientazione ucronica, fantastica e dark. “Vidocq”, “Il patto dei lupi”, “Il mistero di Sleepy Hollow”, “I fratelli Grimm”, “I pirati dei Caraibi”, “Master and Commander”, ecc… sono dei buoni esempi. Mi piace rilassarmi con un genere che erroneamente si confina tra le uscite per ragazzi. C’è l’aspetto storico, quello fantastico e quel tocco di dark horror che non guasta, una commistione di generi che mi ricorda qualcosa… magari “Black Port”?
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Sarei pazzo a non menzionare il seguito de “I misteri di Black Port”. Un secondo capitolo che ho scritto di getto sull’onda del primo. Senza anticipare nulla, rivedremo il maggiore Reynold alle prese con un nuovo nemico, un osso duro che si propone come ennesima eminenza oscura. Ci saranno nuovi personaggi e qualche vecchia conoscenza. Inoltre parallelamente a “Black Port 2”, sto scrivendo un nuovo romanzo dai tratti più steam-punk, un’avventura thriller che mi sta appassionando in modi che non ricordavo da tempo. A breve nuove news.
RESTIAMO IN ATTESA, ALLORA!