Abbiamo già avuto modo di parlare di Emma Brander quando vi abbiamo presentato il suo libro "Morwen – La ragazza degli alberi". Dovete sapere che in realtà questo è lo pseudonimo di Emanuela Callai, scrittrice ligure nata a Rapallo il nel 1986 sotto l’ostinato segno del capricorno. Appassionata sin da bambina di romanzi e fumetti, iniziò a scrivere la saga di "Morwen" all’età di diciassette anni. L’idea le venne guardando distrattamente un programma televisivo dove insegnavano a preparare i biscotti di Halloween a forma di strega e pipistrello.
Emma ha presentato il suo primo libro all’edizione 2007 e 2008 di "Fantasio Festival", manifestazione organizzata dalla scrittrice e giornalista Moony Witcher (autrice de "La bambina della Sesta Luna", Giunti Junior).
Attualmente, Emma studia Lettere Moderne presso l’Università di Genova. I suoi autori preferiti sono Philip Pullman e Marion Zimmer Bradley.
Ora è giunto il momento di conoscerla un po’ meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È EMMA BRANDER E COME MAI HAI SCELTO UN NOME D’ARTE?
Emma Brander è una timida e scontrosa ragazzina che a sedici anni lasciò il liceo classico della sua città, Rapallo, per capire quale fosse la sua strada. Non aveva amici, soffriva di solitudine e si sentiva un’emarginata. Così si rifugiò in un mondo incantato abitato da draghi e vampiri; zombie e lupi mannari, scegliendo come alter ego una disprezzata strega nera di nome Lory Barton.
Se sfoglio le pagine della mia memoria quella ragazzina triste e sola, oggi, mi pare un’estranea. Certo, ogni tanto mi volto… e scorgo ancora il suo sguardo serio e addolorato, le mani strette a pugno, l’espressione rabbiosa di chi non sa a chi attribuire le ingiustizie del mondo.
Ma accade raramente. Di solito sono troppo impegnata a studiare le lezioni dell’università e a ridere con i miei amici per accorgermi di lei…
Scelsi un nome d’arte per un motivo semplice. La mia vita, quella di Emanuela Callai, non mi soddisfaceva, quando ero un’adolescente. Volevo diventare un’altra persona e ricominciare tutto da zero. Così, come il fu Mattia Pascal, mi inventai una nuova identità: Emma Brander. Scelsi "Emma" perché somiglia al mio vero nome, cioè Emanuela. "Brander" perché… era il cognome del protagonista di un cartone animato giapponese (Tom Brander di "Prendi il mondo e vai") per cui all’epoca avevo una gran cotta…
VUOI PARLARCI DEL TUO ROMANZO?
A dispetto del triste momento in cui lo partorii, "Morwen - La ragazza degli alberi" è un romanzo allegro, persino comico. I protagonisti sono gli emarginati della società per eccellenza (società di un mondo fiabesco, ovviamente): una strega nera, un lupo mannaro, una vampira e uno zombie. Il loro incontro avviene per puro caso, ma da quel momento i loro destini si intrecceranno per sempre. A unirli è la riuscita di una delicata missione: cercare un oggetto forgiato da un’antica divinità (la dea Morwen, signora dei draghi, per l’appunto) al fine di liberare il regno dal giogo di un tiranno. Non aspettatevi però scontri all’ultimo sangue tra epici eserciti, fieri eroi che combattono per il bene superiore e predestinati dai poteri invincibili… Ad affrontare il perfido nemico saranno solo quattro ragazzini, animati da motivazioni concrete e personali: la strega Lory combatte per liberare il suo maestro, il lupo mannaro Dan per riscattare la fama dei suoi genitori…
Un’altra carta vincente di questa stramba compagnia è la varietà dei personaggi che la compongono. Individui così diversi fra loro che, nonostante le mille diversità, finiscono per trovare un punto d’incontro e a compensare le rispettive debolezze.
DA QUELLO CHE CI SEMBRA DI CAPIRE SI TRATTA DI UN FANTASY MOLTO FIABESCO, RIVOLTO AD UN PUBBLICO PIÙ GIOVANE. COME MAI QUESTA DECISIONE?
Il libro è rivolto a un target di 9/12 anni, ma, come disse saggiamente lo scrittore C.S. Lewis, una bella storia deve saper incantare a ogni età. Credo che chiunque sia dotato di discreta immaginazione e desiderio di evadere dalla realtà, possa tranquillamente chiudere gli occhi e ritrovarsi a cavalcare un Drago da trasporto, a disegnare Aquile Illusorie sul tronco di un albero o a scappare da sibilanti Cacciamorte…
Non credo che sia stata una vera e propria decisione. Fu una scelta inconscia. Forse mi rivolsi a quel target perché volevo che la mia storia (e soprattutto il messaggio che porta con sé) raggiungesse i più giovani. Volevo che i miei personaggi tenessero compagnia agli adolescenti sconfortati, come avevano fatto con me.
COSA COMPORTA SCRIVERE PER UNA FASCIA DI LETTORI MENO ADULTA, A COSA DEVI FARE PIÙ ATTENZIONE E QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ CHE HAI INCONTRATO DURANTE LA STESURA DEL ROMANZO?
In realtà mi viene perfettamente spontaneo rivolgermi a quel target di lettori. Forse perché mi sento ancora una bambina… L’unico accorgimento che mi impongo di rispettare è questo: usare vocaboli più noti e moderni a scapito di paroloni altisonanti, che sì potrebbero intonarsi all’ambientazione medievaleggiante del fantasy classico, ma risulterebbero sconosciuti a molti lettori.
Confesso, senza mezzi termini, di aver incontrato moltissime difficoltà nella stesura di questo mio primo libro. Probabilmente perché quando lo scrissi avevo solo sedici anni, ma soprattutto perché a quell’età leggevo pochissimo. La mia prima stesura di "Morwen" traboccava di errori di sintassi… e quando qualcuno (molto spesso mia madre) cercava di farmelo notare, mi arrabbiavo tantissimo! Spesso, leggendo le mie parole scritte, lei non riusciva a cogliere un significato che a me sembrava palese.
Alla fine decisi di ascoltarla… e nel corso di cinque anni riscrissi il mio romanzo ben tredici volte. Penso che, se mi mettessi d’impegno, potrei recitare almeno tutto il primo capitolo a memoria.
L’ultima revisione che feci, prima della stampa, la imposi io al mio editore, anziché viceversa…
E QUALI SONO STATI GLI OSTACOLI INVECE CHE HAI DOVUTO SUPERARE PER POTER PROPORRE IL TUO VOLUME?
Sono stati tanti, tantissimi. Un lunghissimo viaggio costellato di speranze, fatiche e brucianti delusioni… All’inizio inviai il mio libro a editori molto importanti, ma dopo mesi e mesi di attesa ricevetti solamente una lettera pre-stampata con su scritto "Nonostante abbiamo apprezzato alcuni spunti del suo romanzo, non lo riteniamo adatto alla nostra linea editoriale". Riguardo a cosa esattamente non fosse piaciuto dell’opera, non era stata spesa nemmeno una sillaba. Rimasi delusa e scioccata quando scoprii che le lettere di rifiuto recitavano tutte la stessa frase evasiva… Volevo sapere cosa non andava nel mio romanzo per poterlo migliorare, ma non mi era dato saperlo.
Navigando su internet, dopo qualche tempo, conobbi delle persone già inserite nel settore dell’editoria. Alcune lessero il mio libro, lo apprezzarono e si offrirono di aiutarmi a trovare un editore. Ma da quel momento in poi le delusioni divennero ancora più pesanti… Credevo di essere a un passo dal realizzare il mio sogno, invece, puntualmente, lo vedevo infrangersi tra le mie dita.
Addirittura un agente letterario molto importante mi fece andare nel suo studio a Milano e poi non si fece più sentire…
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Cominciai a proporre il mio romanzo a moltissime case editrici contemporaneamente e, nel giro di poche settimane, arrivò inaspettatamente la risposta giusta.
"MORWEN" SARÀ UNA STORIA UNICA OPPURE AVRÀ PRIMA O POI UN SEGUITO?
Ti svelo un segreto… "Morwen" è nato come una saga composta da ben sei volumi (di cui ho già abbozzato le trame). Il mio sogno più grande è di riuscire a scriverli e pubblicarli tutti quanti.
LE ILLUSTRAZIONI CHE ACCOMPAGNANO IL LIBRO SONO OPERA TUA E SONO ISPIRATE AI MANGA GIAPPONESI. VUOI PARLARCI DI QUESTA TUA PASSIONE?
Fin da piccola amavo guardare i cartoni animati giapponesi e, quando sono cresciuta, ho iniziato a leggere anche i manga. Li adoravo! Alle scuole medie ebbi la fortuna di conoscere una ragazza che aveva la mia stessa passione e cominciammo a disegnare fumetti.
Ebbene sì, lo confesso: prima di imboccare la strada per diventare una scrittrice, contemplai l’idea di diventare una fumettista…
Quando ebbi finito di scrivere "Morwen" provai quindi a illustrarlo. Al mio editore piacquero i miei disegni e decise di inserirli nel libro.
TORNIAMO AL LIBRO. COME SONO NATI I NOMI DEI PROTAGONISTI, COSI’ PARTICOLARI E A VOLTE BIZZARRI?
Li ho scelti con molta spontaneità. Almeno per quanto riguarda i nomi dei protagonisti… Lory, Dan, Ary e Will. Credo di non averli cercati. Sono venuti da soli. I nomi per le Tre Spade Leggendarie, invece, mi hanno creato qualche problema. Li ho cambiati diverse volte prima di decidere quelli definitivi. Essendo armi magiche dovevano avere un nome altisonante, ma facile da ricordare.
Però la sfida più grande è stato trovare i nomi per tutti e centoncinquanta i Draghi da Trasporto. Nel primo libro, purtroppo, ne compaiono solo una decina, tra cui: Dapty Crinato, Candito Candido, Flashato Infero e Tonto Sciroccato…
Volevo che il nome di ogni razza fosse composto da due parole, che naturalmente dovevano suonare bene insieme (magari formando una rima) e al contempo citare una caratteristica del drago: l’irascibilità, la dolcezza, la pigrizia, ecc. Spero che l’effetto sia riuscito!
Però la sfida più grande è stato trovare i nomi per tutti e centoncinquanta i Draghi da Trasporto. Nel primo libro, purtroppo, ne compaiono solo una decina, tra cui: Dapty Crinato, Candito Candido, Flashato Infero e Tonto Sciroccato…
Volevo che il nome di ogni razza fosse composto da due parole, che naturalmente dovevano suonare bene insieme (magari formando una rima) e al contempo citare una caratteristica del drago: l’irascibilità, la dolcezza, la pigrizia, ecc. Spero che l’effetto sia riuscito!
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ CI SEMBRA DI CAPIRE CHE HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASY. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Mi fecero questa stessa domanda durante una presentazione al "Fantasio Festival". Ti rispondo come feci allora. Io non penso che il fantasy sia poi così lontano dagli altri generi letterari… Certo, presuppone un’ambientazione di tipo fantastico e l’inserimento di costumi, civiltà, religioni, ecc. del tutto inventati, diversi da quelli reali.
Ma i sentimenti che prova un personaggio inserito in un contesto fantasy non sono gli stessi di un persona reale? L’amore, l’odio, il desiderio, la vendetta, la frustrazione, la paura, la passione… Puoi cambiare terreno, ma i semi da cui scaturiscono le storie sono sempre questi.
Realizzare un libro fantasy significa semplicemente scrivere una storia con un tipo di inchiostro particolare.
UNA PARTE DEI RICAVATI DELLE VENDITE DEL TUO LIBRO SARÀ DEVOLUTA IN BENEFICENZA. COME MAI QUESTA DECISIONE, CHE TRA L’ALTRO TI FA GRANDE ONORE? HAI GIÀ PENSATO QUALI ASSOCIAZIONI AIUTARE?
Non solo io, tutti gli autori pubblicati da Chimienti Editore devolvono una parte dei loro ricavati in favore di iniziative per lo sviluppo della cultura di pace e solidarietà.
Quando ho firmato il contratto di edizione, il mio editore mi chiese se volevo aderire all’iniziativa e io accettai. Purtroppo si tratta solo di un piccolo contributo, ma spero comunque che i ricavati di Morwen possano aiutare il prossimo.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Come ho accennato prima, quando avevo sedici anni purtroppo leggevo pochissimi libri, quindi posso escludere di aver creato "Morwen" prendendo ispirazione da altri romanzi Credo che mi abbiano influenzato i cartoni animati e i manga di ambientazione fantasy che leggevo a quell’età. Alcune persone mi hanno fatto notare che i protagonisti di "Morwen" ricordano un po’ la stramba compagnia de "Il mago di Oz". Il nesso è puramente casuale, ma lo considero un grande complimento.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Come ti dicevo, il mio più grande sogno è riuscire a pubblicare tutti e sei i volumi della saga di "Morwen". Avendo pubblicato con una casa editrice di media grandezza, mi dedico moltissimo all’auto-promozione. Da un lato, sono contenta così… Ormai avrete capito che sono un tipino un po’ ribelle e mi piace fare le cose a modo mio. Dall’altro, non smetterò mai di sognare di vedere uno scaffale dedicato interamente ai miei libri entrando in una libreria. E’ un sogno infantile, ma… che male c’è a crederci?
VUOI SALUTARE I NOSTRI LETTORI?
Grazie infinite per avermi dedicato questo spazio e, se vi ho incuriosito… buona lettura!
29/05/2008, Davide Longoni