Definire Nicole Fiameni è quantomai difficile: una poetessa dark con sfumature fra il fantasy e l’esoterico e con una spruzzata di paganesimo e di spiritualismo… sicuramente un personaggio interessante ed eclettico, per cui preferiamo che sia lei a raccontarsi.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È NICOLE FIAMENI?
Nicole Fiameni è una persona che ha piacere a condividere le emozioni con altre anime. Penso che la poesia sia innanzitutto amore, amore da donare e non da ricevere: spesso si pensa che il soggetto della poesia sia l’autore stesso e che il fine ultimo sia quello di diventare famosi, apprezzati… Ma il termine “poeta” viene dal greco e significa “colui che plasma, colei che crea”, e così, io mi definisco una creatrice di sensazioni: il mio scopo è quello di donare a quante più persone i miei versi e il mio cuore, non per far amare le mie poesie, ma per far sì che il lettore, percorrendo l’arte, arrivi ad amare maggiormente se stesso.
Quanto a me, sono solo una passeggera di questo mondo. Mi limito ad osservare e a rielaborare immagini di soggetti naturali che semplicemente prendo in prestito con uno sguardo per offrirli agli altri.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Non c’è mai stata una data d’inizio precisa. A quattro anni avevo scritto un lungo fumetto fiabesco, poi ho esercitato la scrittura fino ad appassionarmi alla poesia e allo stile epistolare circa in seconda media, quando pubblicai su YouTube delle lettere potteriane che all’epoca in Italia divennero abbastanza conosciute.
Ad un certo punto ho iniziato un racconto dark fantasy lungo almeno cinquecento pagine su foglio A4, ma, arrivata agli ultimi capitoli, mi sono persa a correggere i primi senza mai stendere il finale.
Ho lasciato dunque perdere per un po’ di anni la narrativa, elaborando le mie idee dapprima solo in endecasillabi e in antico volgare (mandai ad un concorso una di queste poesie medievali). Successivamente ho abbandonato la rigidità dell’endecasillabo per concedermi alla musicalità dell’ottonario e per trattare tematiche meno antiquate, più dirette all’attualità dell’uguaglianza e dell’ambientalismo.
Se potessi descrivere il mio stile corrente, a cui sono arrivata con gli anni, ora le mie poesie sono abbastanza brevi (mediamente tra gli otto e i dodici versi), puntano molto sulle immagini, sui suoni, sui sentimenti e sulle corrispondenze tra uomo e ambiente circostante, cercando di bilanciare leggerezza e riflessione, scorrevolezza e introspezione.
GLI ARGOMENTI CHE TRATTI SONO PRINCIPALMENTE A SFONDO ESOTERICO/AMBIENTALISTA E ABBRACCIANO TEMATICHE COME LA NATURA, LA MAGIA, LA CULTURA PAGANA E I PROBLEMI AMBIENTALI/APOCALITTICI: COME NASCE IL TUO INTERESSE PER QUESTI ARGOMENTI?
Ho sempre avuto l’interesse per il paganesimo: la mia adolescenza e preadolescenza sono state costellate da numerose ricerche innanzitutto sulle rune, poi principalmente sulla mitologia celtica e sulle divinità irlandesi. Ho amato molto Ossian e i suoi canti, le storie di druidi e i racconti epici. Nel frattempo mi sono iscritta al liceo classico, quindi ho apprezzato tantissimo anche il pantheon greco.
In seguito ho diretto le mie letture contemporaneamente su poeti romantici e post-romantici attenti alla natura (Leopardi, Rimbaud, Baudelaire, Dickinson, Goethe, Macpherson, Vivien) e su libri celtici o spirituali (Emma Restall Orr, Alexei Kondratiev, Starhawk, Marija Gimbutas, Clarissa Pinkola Estes). Ho anche frequentato un cerchio pagano per anni e praticato meditazione.
Ho quindi cercato di tenere insieme la mia natura pagana e spirituale con la mia passione per il dark cercando di parlare in chiave metaforica di eventuali apocalissi, tramite poesie talvolta drammatiche e talvolta speranzose: in questo modo, ho tentato di spingere i miei lettori ad una presa di posizione ecologica, ad una maggiore sensibilizzazione, alla comprensione per la nostra stessa oscurità (tema molto affrontato dai Celti) e all’amore per la natura.
VENIAMO ALLE TUE PUBBLICAZIONI, CHE SPAZIANO DALLA POESIA ALLA NARRATIVA SENZA DISTINZIONI DI SORTA E COMINCIAMO CON “IL NAUFRAGIO DEL COLORE”, UNA RACCOLTA DI PROSE E POESIE INCENTRATE SU UN VIAGGIO SPIRITUALE. CE NE VUOI PARLARE?
Certamente. Questo libro è stato scritto durante un anno in cui la primavera ha tardato fino a maggio, nel 2018. Il racconto inizia sulla “barca dei nostri pensieri”, l’inverno è appena cominciato e sul nostro percorso interiore si affaccia un dubbio esistenziale: essere autori o personaggi del nostro mondo. Questo quesito ci porterà ad un metaforico naufragio (dei nostri colori, delle nostre immaginazioni, riflessioni e percezioni) nel dolore, ad un inverno persistente che è sinonimo dell’introspezione. Dopo un breve riposo intellettuale troveremo di nuovo la nostra strada, e il colore della nostra anima riuscirà a nuotare libero senza più burrascare.
Le riflessioni sono prettamente filosofiche e spirituali, abbracciano domande, raccolgono tesi, vorrebbero quasi interpellare il lettore, il quale a mio parere è parte necessaria e intrinseca alla poesia.
Contrariamente a quanto si possa pensare per la poesia in generale, lo stile qui non è pesante ma anzi abbastanza fiabesco, e tra le mie quattro produzioni consiglio questa raccolta anche a chi non è pagano, proprio per la generalità con cui ho trattato la figura del divino, purché il lettore sia interessato alla Natura.
PASSIAMO POI A “IL TEATRO DELLE LUNE NERE”, SEMPRE UNA RACCOLTA DI PROSE E POESIE, MA ANCORA PIÙ AMBIENTALISTA E A TEMATICHE MOLTO PIÙ DOOM E PIÙ EVIDENTEMENTE ESOTERICHE RISPETTO AL PRIMO. DI COSA SI TRATTA?
Come “Il Naufragio del Colore” anche “Il Teatro delle Lune Nere” è un viaggio allegorico, principalmente a livello astrale e mentale. All’inizio del racconto, ammiriamo la bellezza dei pochi paesaggi rimasti incontaminati, finché non incontriamo una strega, che in un primo momento fraintendiamo, giudicandola crudele: ella infatti ci rapirà e ci porterà all’origine dei secoli, facendoci ripercorrere tutta la storia e tutti gli errori che abbiamo fatto danneggiando la Natura; ci viene mostrato come noi abbiamo abusato della nostra intelligenza senza trovare un compromesso tra progresso e conservazione dell’ambiente. Qui, le Lune Nere saranno le giornate prive di tranquillità e cariche di autoanalisi, di riflessione. Cercheremo di scappare dalle ultime visioni, dalla verità che brucia, dalle nostre responsabilità, ma sfortunatamente un incantesimo ci porterà infine nel futuro molto prossimo, per osservare l’apocalisse.
La situazione nel libro verrà poi resettata per dare una speranza al lettore ma anche un ammonimento: se non vogliamo vedere le ultime immagini di rovina, dovremo prenderci le nostre responsabilità e cambiare il nostro stile di vita in maniera ecosostenibile.
Attualmente sto rifacendo la copertina e riscrivendo le note, mentre come stile è il più dark e drammatico tra i quattro.
CON “CORTOMETRAGGIO” CI PORTI IN VIAGGIO TRA MONDI, LEGGENDE, RACCONTI PAGANI, SOGNI MOLTO SURREALI E RIFLESSIONI SPIRITUALI. OVVERO?
In realtà l’anima di questo mio lavoro è molto simile a quella del “Teatro delle Lune Nere”: ho creato un viaggio immaginario riprendendo gli stessi ragionamenti di autoanalisi e le stesse argomentazioni riguardo i nostri errori umani e sociali.
Ho preferito però creare un percorso ad ostacoli, connettendo più temi differenti – l’inquinamento, la prepotenza dell’uomo, il controllo dell’uomo sulla Natura, la voglia dell’uomo di sentirsi Dio, odiando o distruggendo anche solo inconsciamente per sentirsi sempre un po’ più importanti rispetto a qualcosa o a qualcuno.
Tutte queste tematiche importanti sono diluite in riflessioni spirituali, leggende, meditazioni, dialoghi con Dei, visioni suggestive e incontri con Divinità particolari – quali Storia e Tempo, la iena primordiale con cui lotteremo, Sogno che ci insegnerà l’arte di apprezzare la nostra oscurità interiore, ma anche le tre Dee dell’inverno che tessono e lavano il prato, le custodi e i custodi del Ciclo Lunare e alcuni personaggi epici e mitologici.
Inoltre, è l’unico mio libro che non contiene poesie, solo un singolo “trip” narrativo – un cortometraggio, per l’appunto – suddiviso in più tappe fantastiche e riflessive: è adatto a chiunque voglia aprire i propri orizzonti mentali senza appesantirsi troppo, rimanendo in un linguaggio leggiadro e semplice ma a tratti poetico.
Oserei dire che questo genere sia quasi fantasy, ma in verità sono digressioni poetiche a sfondo ambientale e spirituale. In più, il vero protagonista è il lettore, perché tutto il mio lavoro è scritto in seconda persona singolare e con genere neutrale (né femminile, né maschile, usando come desinenza la lettera schwa, “ə”, per un maggiore coinvolgimento e inclusione). Così, vi ritroverete maggiormente immersi a sognare, a meditare, ad esplorare e ad ascoltare la Natura che parla, dapprima arrabbiata ma poi amorevole; ad un certo punto moriremo, ma poi se saremo abbastanza bravi riusciremo ad arrivare fino al nostro lieto fine.
“Cortometraggio” è in realtà un rituale per risvegliare la nostra spiritualità e identità, il nostro vero legame con la Madre Terra. Alla fine, impareremo a chiedere scusa e a chiederci scusa, a capire e a rinascere più consapevoli di ciò che abbiamo e di ciò che abbiamo sprecato – di ciò che stiamo “ancora” sprecando.
INFINE IN “L’OCEANO IN TRAPPOLA” RACCONTI IL VIAGGIO CONCRETO VERSO IL MARE DI UN IMMAGINARIO GIOVANE POETA CINESE DEL 13ESIMO SECOLO D.C. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Questo, a differenza degli altri, rientrerebbe forse nel romanzo storico fittizio, ma resta un diario di viaggio in prosa e poesia: il protagonista è un immaginario poeta cinese del 13esimo secolo d.C., Xú Hǎi, che, sentendosi inutile in casa in quanto zoppo, decide di andare alla ricerca di se stesso, dirigendosi coraggiosamente verso la costa orientale, per riportare al mare quell’onda che sente intrappolata nel suo corpo difettoso – da qui il titolo. Durante la sua avventura, passerà per il Tempio di Shaolin – presso cui si fermerà parecchio tempo –, scoprirà le arti marziali, farà amicizie e incontri particolari, attraverserà regioni e paesaggi magnifici e amplierà le sue conoscenze in fatto di spiritualità, musica e filosofia. Il percorso non sarà tutto rose e fiori, e non solo a causa della sua difficoltà a camminare, ma il senso di ogni viaggio è anche la sua sfida.
Tutto il lavoro è condito da 78 note culturali su festività, geografia, combattimento, mitologia, musica e piccole curiosità sullo stile di vita degli antichi. Il motivo di questo mio interesse sta nella dedica al mio maestro di arti marziali: questo libro è infatti una sorta di tesi assolutamente volontaria per la mia cintura nera di Shaolin, che pratico e studio da più di nove anni.
FRA LE TUE PRODUZIONI, IN PARTICOLAR MODO A QUALE TI SENTI SEI PIU’ LEGATA E PERCHE’?
Non posso non sentirmi legata in egual modo a tutti quanti. D’altronde, ciascun libro ha un legame particolare con le mie ideologie e con gli argomenti che tratto nel quotidiano, tanto che faccio pubblicità ad ognuno continuamente.
Tuttavia, in questi mesi forse ho dato più spazio all’ultima uscita, “L’Oceano in Trappola”, che racconta la situazione di una persona apparentemente statica, immobilizzata dalla propria sfortuna ma fortemente desiderosa di liberarsi. Lo consiglio a chi si sente bloccato da qualcosa, a chi possa raffigurarsi in Hǎi, ma che ha voglia di sognare, di partire, o ha paura di non raggiungere i propri obiettivi.
Ovviamente non intendo dire che chi si trova in una particolare sofferenza debba sforzarsi o possa uscirne con una “semplice” camminata, perché vivo e comprendo benissimo le complicazioni e gli scacchi matti che un dolore possa causare. Quel che vorrei dire è di pensare a se stessi, di ascoltare innanzitutto i propri bisogni, i propri silenzi, di scegliere sempre e comunque: se Hǎi quel giorno non se la fosse sentita e fosse rimasto a casa, non sarebbe stato meno guerriero, ma avrebbe semplicemente ascoltato le proprie necessità di riposo in modo saggio; voi potete dunque essere Hǎi che cammina, Hǎi che scrive poesia, Hǎi che ascolta in modo empatico, Hǎi che tace e si concentra su quello che prova…
DOVE TRAI L’ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Credo siano le storie a trovare me, o forse ci cerchiamo insieme. È come se io e la mia storia fossimo agli estremi di un labirinto e poi, per caso, ci trovassimo. Parto da dei ragionamenti, inizio a scrivere pezzi, prose e poesie sparse che sento fluire in modo automatico. Scrivo pensieri in qualsiasi luogo. Poi, appena ho abbastanza immagini, inizio a raccoglierle, a legare fra di loro i vari testi e a dare un senso logico alle sequenze, ad adattare le varie riflessioni al tema specifico di cui voglio parlare. Al che, rileggendo approfondisco e aggiungo eventi o dialoghi, immagino i personaggi e faccio “lievitare” le pagine.
Mi sarebbe difficile partire totalmente da zero, creando prima la struttura o la trama e poi mettendomi davanti ad un foglio completamente bianco. Parto sempre da sogni notturni, da riflessioni spontanee scritte in una giornata casuale, e da lì sviluppo, creo un contesto, ispirandomi magari a qualche persona che mi affascina e che conosco dal vivo.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Ho già nominato qualcuno di essi, come Rimbaud, Vivien e Gibran, che mi hanno stupito per la brillantezza. Quando li leggo, infatti, sembra che ogni loro pagina sia un’opera d’arte. Mi riferisco nello specifico alle “Illuminazioni”, a “Una Stagione all’Inferno”, a “Dal Verde al Viola” e al “Folle”: forse è per questo che “Cortometraggio” pur essendo narrativa è suddiviso in tantissimi micro episodi, poiché oltre alle poesie amo gli aneddoti, le parabole e lo stile epistolare (come quello delle “Lettere da Endenich di Schumann”, mio compositore preferito), e, insomma, adoro gli scorci piccoli e ricchi di particolari. In generale ammiro quegli scrittori che hanno prestato molto della propria sensibilità per perdersi nella spiritualità e nei sentimenti, rendendo preziosissimi spazi ristretti di testo.
Amo moltissimo anche i racconti brevi, quelli che nascono principalmente per un insegnamento etico; a tal proposito cito “Gente di Dublino” di Joyce e le “Operette Morali” di Leopardi. Non sono d’accordo sul fatto che servano numerosissime pagine per caratterizzare al meglio i propri personaggi, perché a volte in sole 80 facciate – o meno – sembra di aver conosciuto il protagonista per più di 30 anni.
Come generi, invece, oltre a quelli poetici o drammatici, apprezzo tanto quello distopico. Non posso non fare i nomi di George Orwell e di Aldous Huxley.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Oltre ad amare film drammatici su poeti e musicisti dell’Ottocento, amo moltissimo i thriller psicologici. Mi piace molto avere spunti di riflessione soprattutto per capire la complessità della natura umana, mi piace riflettere su cosa possa turbare i personaggi principali, mi piace provare a ragionare con la vittima su come uscire da una situazione non comune e ingiusta. Spesso se i film parlano di illusioni mentali e di distorsioni della realtà cerco non solo di analizzare le possibili spiegazioni ma anche di analizzare me stessa, interrogandomi per sapere cosa avrei fatto nei panni di ciascuno o chi avrebbe meritato più aiuto. Spesso rimango anche male se la persona in buona fede affonda o in realtà si rivela essere cattiva.
Tra i più belli che ho visto ci sono “Bed Time”, “La Stanza”, “Gone Girl”, ovviamente “Shutter Island”, “Fractured” e “Nascosto nel Buio”. Anche film come “Il Cubo” e “Il Buco” (“The Platform”) sono tra i miei preferiti.
Ultimamente però li ho visti quasi tutti, quindi sono aperta a consigli.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Mi piace molto viaggiare per castelli e luoghi abbandonati, carichi di memorie e di passato, ma soprattutto di arte romantica. Per ora punto molto anche sulla musica e sul mio progetto doom, ma oltre a studiare basso e pianoforte devo concentrarmi sul diploma da insegnante di Shaolin.
Quel che mi piacerebbe fare più avanti è collaborare con un pittore che dipinga similmente allo stile di Schwabe, di Moreau o di Beksiński, per presentare le mie poesie o le mie prose liriche.
Inoltre, vorrei aprire un corso di scrittura poetica.
Colgo comunque l’occasione per ringraziarvi e ringraziare chi mi ha letto fin qui.
GRAZIE A TE E IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO!