SIMONE FARE’, IL PREMIO ALTIERI E…”IL POZZO DEI SOLDATI”

Nella spietata battaglia per il controllo del narcotraffico in Colombia, dove bene e male sono astrazioni, il giovane mercenario Clausewitz lotta conservando sempre fedeltà ai principi dell’onore. Un romanzo in cui lo sguardo lucido dell’autore non si arrende mai al caos. E’ in sintesi il giudizio che la redazione di Segretissimo Mondadori ha dato al testo intitolato “Il Pozzo dei Soldati” proposto da Simone Farè, assegnandogli l’edizione 2021 del Premio Alan D. Altieri per il Miglior romanzo di spy story inedito. Lo scrittore è stato premiato dal direttore di Segretissimo, Franco Forte, nel corso del Mystfest di Cattolica, Festival Internazionale del Giallo e del Mistero, svoltosi dal 21 al 27 giugno. Per conoscere interessi e propensioni letterarie dell’autore milanese, ingegnere informatico, classe ’79, gli abbiamo chiesto di rispondere ad alcune nostre domande.

SEI UN INGEGNERE INFORMATICO E DA SEMPRE TI DIVERTI CON I VIDEOGIOCHI. HAI REALIZZATO QUALCOSA DI TUO IN PROPOSITO?

Ho passato la mia adolescenza ad avviare infiniti progetti senza mai portarne a termine nessuno, devo ammetterlo. L’unica cosa di cui sono orgoglioso, in questo campo, è il fumetto online a cui collaboro da quasi vent’anni https://www.therabbit.it che è stato anche lui, nel tempo, un’opportunità in più per scrivere, sebbene in forma diversa.

COME INTERAGISCE LA TUA SCRITTURA CON LA GRAFICA?

Io ho sempre visto i videogiochi come uno dei tanti strumenti per narrare storie, non è un caso se sono da sempre un folle amante delle avventure grafiche. Ovviamente cambiano molti parametri rispetto a un libro, ma a volte il bello è proprio veder emergere dei personaggi e delle storie con dei colori molto diversi, a volte più violenti di quelli che potremmo ottenere altrimenti. Non credo avremmo potuto avere una storia come quella di “Final Fantasy VII” o quella di “Monkey Island” se le avessimo “rinchiuse in un libro”. Sicuramente avrebbero fatto un diverso effetto.

SEI ANCHE AUTORE DI FANTASCIENZA E HAI ANCHE PUBBLICATO DUE ROMANZI: “MILANO ULTIMA FERMATA” (CABILA – 2009) E “MARIEKE” (0111 EDIZIONI – 2016). COSA HAI RACCONTATO E QUALE GENERE DI SF TI PIACE?

Se dovessi dar retta “alla pancia” passerei tutto il tempo a scrivere di robot giganti e grosse astronavi. Sarebbe però una vita difficilissima perché certe cose in forma di romanzo sono irrealizzabili (i robot giganti) e altre trovano posto a fatica soprattutto sulla scena italiana (le grosse astronavi). Così ho finito col sintonizzarmi altrimenti, realizzando due romanzi fantapolitici ambientati a Milano che raccontano fantascienza attingendo però alla vasta cultura poliziesca della mia città e uno young adult duro e puro in uno scenario post-apocalittico perché gli young adult di quel genere mi divertono sia come lettore sia come scrittore. La fantascienza, però, è bella tutta e ci sono sicuramente altri scenari con cui vorrei misurarmi.

MA COME CONCILI LA SCIENCE FICTION CON LE SPY STORY?

La spy story parla di quello che non vediamo, di quello che ci viene nascosto, racconta di qualcosa che potrebbe esserci, ma di cui non abbiamo le prove. A suo modo quindi rappresenta un’esplorazione dell’ignoto come la fantascienza. In fondo certe cose potrebbero non essere fantascienza, ma esserci solo nascoste. Poi ovviamente sta allo scrittore non esagerare. Certi gadget inseriti in certe spy story sono evidentemente oggetti fantascientifici e principi fantascientifici potrebbero interagire con la trama, conta che non prendano il sopravvento.

E’ STATO APPENA PUBBLICATO NELLA COLLANA SEGRETISSIMO SPECIAL N. 46 DI AGOSTO “IL POZZO DEI SOLDATI”. CHE STORIA HAI NARRATO? HAI SCRITTO ALTRE SPY STORY?

Ho partecipato a tutte le edizioni del Premio Altieri puntando sulla perseveranza oltre che sulle mie qualità quindi sì, ho altre spy-story nel mio cassetto. Col “Pozzo dei Soldati” volevo mettere in scena un mondo perennemente in guerra in cui la situazione fosse resa ulteriormente inasprita dalla giovane età di alcuni personaggi chiave. Ho sempre trovato interessante il tema de “Il Signore delle Mosche”, quanto la sete di potere possa essere seducente in giovane età, e ho buttato ovviamente in questo “pozzo” il mio protagonista, lasciandogli l’assurda pretesa di potersi mantenere al di sopra di tutti gli altri.

QUALCHE GIORNO ADDIETRO CI HA PREMATURAMENTE LASCIATI STEFANO DI MARINO, IL PIU’ GRANDE SCRITTORE PULP ITALIANO – COME HA TITOLATO IL QUOTIDIANO “LA STAMPA” – EREDE DI HAMMET, SPILLANE, CHANDLER. HAI AVUTO MODO DI CONOSCERLO PERSONALMENTE? A TUO PARERE COSA HA RAPPRESENTATO PER LA NARRATIVA POPOLARE ITALIANA?

Purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo di persona visto quanto è recente il mio “arruolamento” nella famiglia di Segretissimo, ma ovviamente ho letto alcuni libri del Professionista, credo sia una tappa obbligata per un fan della collana. Quello che mi ha colpito di Di Marino è il suo grande amore non solo per le storie dei suoi personaggi, ma per il mondo, in senso lato, che vanno a creare, come se ogni libro in realtà accendesse solo un riflettore su qualcosa di effettivamente vivo. E secondo me in questo mondo comprendeva anche i suoi lettori, con cui l’ho sempre visto interagire molto. Scriveva non solo per far sì che il Professionista ti camminasse accanto, ma anche perché non si facesse troppi problemi a salutarti, se lo riconoscevi.

STAI SCRIVENDO NUOVE AVVENTURE?

Beh, in questo agosto, per tutta una serie di questioni, sono usciti due miei libri, “Il Pozzo dei Soldati” e “Nusquam”, praticamente in contemporanea. Sotto certi punti di vista sono ancora un po’ stordito. Scrivere scrivo ancora, cerco di mantenere il passo, diciamo, ma prima di programmare qualcosa probabilmente prenderò un po’ di fiato.

E ALLORA GODITI QUESTO PREZIOSO MOMENTO DEL TUO PERCORSO NARRATIVO E CHE SIA DA TRAMPOLINO PER NUOVI IMPORTANTI METE!

Filippo Radogna