LE BAMBINE HANNO VISTO IL DIAVOLO – APPARIZIONI DEL MALIGNO DA VARAZZE A VERCELLI

CRONACHE

Le cronache del XXI secolo sono tornate a parlare del Diavolo. Mi riferisco ai casi di bambini strappati alle famiglie, all’affare di Bibbiano (ultimo in ordine di tempo, anche se qui, non mi pare spunti Belzebù). Leggo il documentato libro di Maurizio Tortorella, “Bibbiano e dintorni” (Paesi Edizioni, 2019) e mi colpisce la somiglianza di molti casi avvenuti in questi ultimi anni. Bibbiano è un piccolo comune di Reggio Emilia, al centro di un’inchiesta su numerosi affidi sospetti, condizionamento di minori, lavaggi del cervello. Alla base ci sono bambini e bambine che accusano le loro famiglie di cose gravissime, abusi e maltrattamenti. A Bibbiano lavorano gli psicologi della onlus torinese Hansel & Gretel di Claudio Foti (nulla a che vedere con l’omonimo scrittore e saggista weird, ndr), strana figura di psicoterapeuta e guru. Viene fuori un giro di soldi che non ti aspetti: il comune ha pagato fino a 182.000 euro. Una cosa simile era avvenuta nel 2006 nel piccolo comune di Rignano Flaminio, in una scuola materna dove alcuni genitori avevano notato delle stranezze nei comportamenti dei figli. Ne uscì una storia di presunti abusi collettivi avvenuti fuori e dentro l’istituto e che coinvolgevano delle maestre, una bidella e un benzinaio. A Rignano il Diavolo era presente.

Dal blog di Roberta Lerici (una madre di Rignano) leggo:

“SATANISMO: Oltre alle indicibili violenze sessuali, ai bambini veniva insegnato a disegnare croci capovolte, a bere sangue umano; una maestra bruciò di fronte a loro il Crocefisso urlando che Gesù era cattivo e il Diavolo buono. Durante le riprese filmate, i violentatori indossavano maschere e corna da diavolo.”

Nel 2010 il tribunale di Tivoli manderà tutti gli imputati assolti, scatenando la rabbia dei genitori.

Nel 1997 c’era stato il caso dei Diavoli della Bassa modenese, oggi famoso per il libro (e ora la docu-serie Amazon) di Pablo Trincia.

Anche lì abbiamo il centro Hansel & Gretel, due piccoli paesi (Mirandola e Massa Finalese), un gruppo di famiglie accusate di abusare sessualmente i figli, riti satanici, animali squartati, bambini sgozzati, decapitati, bambini chiusi dentro alcune tombe nei cimiteri. A officiare le messe nere sarebbe stato addirittura un sacerdote, don Giorgio Govoni, accusato di pedofilia satanica. Il poveretto morirà d’infarto prima di arrivare a processo. Anche lì la maggior parte degli imputati finì assolta, anche perché sui diavoli e i cadaveri affondati nel fiume non venne rinvenuta alcuna prova.

Claudio Foti lavorò anche al caso di Angela Lucanto, bimba milanese allontanata (siamo nel 1995) dalla famiglia di origine per via di false accuse di pedofilia sollevate contro il padre Salvatore (ma ad accusare non era la bambina, bensì una cugina quattordicenne che parlò di orge di gruppo). Alla fine di quest’odissea giudiziaria il padre verrà completamente scagionato.

I Diavoli fanno nuovamente la loro comparsa a Salerno, nel 2007. Qui Foti viene coinvolto da dei magistrati per periziare dei minori, vittime di presenti abusi. I protagonisti sono tre fratellini al centro di presunte orge sataniche con uomini incappucciati, sabba in famiglia con nonno e amici che obbligavano le vittime a ingurgitare intrugli di sangue e sperma. L’incubo del padre siciliano finisce nel 2007 con una assoluzione.

SAGLIANO

Nel 1995 ha inizio la vicenda di Sagliano Micca (Biella): due bambini che accusano il padre, la zia paterna e i nonni paterni di cose indicibili: orge in famiglia, sesso incestuoso, si parla addirittura di botole sotto il letto, passaggi segreti nella casa dei nonni. Come consulente tecnico entra qualcuno del gruppo Hansel & Gretel, poi viene sentito anche Foti.

Così ne scrive Selvaggia Lucarelli sul Fatto quotidiano:

“Il 5 giugno del 1996, a Sagliano Micca, provincia di Biella, si suicidarono quattro persone. Insieme, dopo aver lasciato delle lettere d’addio, scesero nel garage di casa, entrarono in una Fiat Uno verde, mandarono giù qualche pasticca di sonnifero e respirarono il gas di scarico fino a morire. Erano Alba Rigolone (66 anni), suo marito Attilio Ferraro (68 anni), i loro due figli Maria Cristina Ferraro (insegnante di 39 anni) e Guido Ferraro (commesso di 36 anni). Tutti accusati di aver sottoposto alle più raccapricciati pratiche sessuali due bambini, i figli di Guido e Maria Cristina, quel giorno erano attesi in tribunale per l’udienza del processo appena iniziato. Un processo in cui l’impianto accusatorio si fondava principalmente sulle perizie di due consulenti: Cristina Roccia, una delle psicologhe coinvolte nella vicenda “Veleno” e colui che all’epoca era suo marito, ovvero quel Claudio Foti del Centro Studi di Moncalieri Hansel e Gretel, oggi agli arresti domiciliari per la vicenda di Reggio Emilia.”

Nel 2012, a Rendola nell’aretino, un bidello di una scuola materna viene sospeso perché accusato di aver molestato una dozzina di bambini. Anche qui i genitori hanno notato qualcosa d’insolito nel comportamento dei minori. Foti compare in qualità di capo nel collegio dei periti del pubblico ministero. Nel 2016 il bidello verrà assolto con formula piena (1).

Sorvoliamo il fatto che in Italia non si sappia il numero esatto di minori affidati ai servizi sociali, così come non sia chiaro il settore degli affidi minorili e delle case famiglia. Non sono un tecnico e non ho strumenti di prima mano per giudicare; non voglio nemmeno sostituirmi alla giustizia ordinaria e pronunciare accuse o assoluzioni per nessuno. Il fatto che Claudio Foti sia coinvolto in molti di questi casi non prova (e nemmeno smentisce) l’esistenza di un “metodo Foti”. Certo il personaggio è curioso, il viso grinzoso, i capelli sparati e bianchi, gli occhialetti e uno sguardo vispo. L’eloquio esagitato e accattivante. Per lui la piaga della pedofilia (satanica o meno) è gigantesca e questi reati sono coperti da lobby potentissime.

BLOG

Sul blog del Centro Studi Hansel & Gretel è possibile leggere un interessante pdf di Foti, intitolato “Il negazionismo dell’abuso sui bambini”, in cui lo psicoterapeuta non disconosce i falsi abusi, ma difende la scientificità del proprio lavoro, denunciando una nuova resistenza sociale e culturale nel riconoscimento dell’abuso infantile, disegnando una comunità adulta cieca e sorda ai malesseri infantili. Dopo aver parlato della figura del bambino come soggetto competente e attivo della psicopedagogia contemporanea, scrive:

“Un altro caposaldo ideologico del negazionismo è la rappresentazione della famiglia come microcosmo capace di garantire accudimento e sicurezza ai bambini, protetti da genitori attenti, che si prendono cura dei figli in quanto carne della loro carne. È una rappresentazione decisamente smentita da numerosi studi e dati statistici, ma talmente radicata nel corpo sociale da condizionare la stessa comunità scientifica. La teoria emergente che afferma la falsità di una gran parte delle denunce di abusi sessuali intrafamiliari, pur non basandosi su nessuna ricerca scientificamente fondata, è destinata a trovare consenso, riattivando l’illusione della famiglia come luogo sicuro e rilanciando lo stereotipo del genitore buono, ma incompreso in quanto povero o ingiustamente accusato”.

Nel vedere la vicenda con occhi sospettosi sarebbe fin troppo facile liquidare Foti come una sorta di guru delirante preso in un fanatismo persecutorio che sembra rimandare al panico satanico degli anni ’80. In realtà le statistiche snocciolate dallo psicoterapeuta le ho ritrovate in un libro inchiesta pubblicato in una collana seria e da un editore serio. Basta sfogliare le prime pagine di “Olocausto bianco” di Ferruccio Pinotti (uno che per la Bur ha scritto di Opus Dei, Roberto Calvi e P2) per leggere come la pedofilia sia l’epidemia del Terzo Millennio, il cancro delle democrazie industriali occidentali, coi minori usati come oggetti di consumo dell’economia capitalistica. Solo in Italia (il libro è del 2008) si parla di 41.000 casi di violenza sui minori, praticamente un ragazzo su sei sarebbe stato vittima di abusi sessuali nell’infanzia o nell’adolescenza (i dati sono presi da un convegno tenuto allo Iulm di Milano nel 2007 e forniti dalla onlus Bambini Ancora, associazione tra i membri fondatori del Coordinamento europeo per la tutela dell’infanzia). Questo, più o meno, è il dato rilasciato da Foti anche nella serie Amazon sul caso dei Diavoli della bassa modenese e per cui viene tacciato di follia. Il libro di Pinotti arriva persino a parlare di una lobby globale della pedofilia, rivelando che uno studio del governo americano (pubblicato in prima battuta sul New York Times nel 2007) stabilisce una sinistra correlazione tra coloro che frequentano siti pedopornografici e la loro potenziale capacità di mettere in pratica certe fantasie deviate.

L’attacco di Claudio Foti allo stereotipo della famiglia italiana potrebbe essere liquidato come un delirio ideologico della sinistra italiana (la contrapposizione politica non è casuale, visto che l’affaire di Bibbiano è seguito con particolare attenzione da partiti di destra come Lega e Fratelli d’Italia e da quotidiani di destra come La verità, il Foglio e Il Giornale) e non solo.

UTOPIE

Emanuele Fusi, in un libro controcorrente, “La sinistra degli orchi” (Passaggio al bosco, 2020), sembra riprendere il discorso di Foti e spostarlo su un piano culturale ad ampio respiro. L’autore accusa la sinistra post-comunista occidentale di posizioni e ideologie favorevoli allo sdoganamento della pedofilia. Fusi riprende un articolo del quotidiano Il Foglio e ripercorre i venti di liberazione sessuale emersi dal ’68 francese, con articoli su riviste come Rosa Fliender o giornali come Pflasterstrand (edito dal leader del maggio parigino Daniel Cohn Bendit) che giustificavano la pedofilia, chiedendone la depenalizzazione. La rivoluzione dell’educazione passava per una critica radicale all’autorità patriarcale della società borghese (2), colpevole di voler mantenere un ordine economico e sociale fondato sulla repressione dell’energia sessuale e dell’identità personale. In Germania, come in Francia, i movimenti anti-autoritari cercavano un rovesciamento delle istituzioni repressive come il matrimonio e la famiglia. Forse la parte più interessante del libro è quando si accenna alla comunità del Forteto fiorentino, sorta di utopia anni ’70 contro la famiglia e la società, dove il guru Rodolfo Fiesoli immagina una comune in cui in ogni uomo vi è una componente omosessuale e dove il rapporto con la donna sia imperfetto e animalesco. Fiesoli (novello guru fiorentino) propugna un superamento definitivo della famiglia funzionale a favore di nuclei famigliari comunitari creati ad arte nella comunità del Forteto. Anche qui finirà con denunce di abusi e arresti (oltre che con l’imbarazzo di molti politici locali e nazionali, transitati in oltre trent’anni dalle parti del Forteto).

McMARTIN

Il caso della McMartin Preschool, agosto 1983.

Ecco come Wikipedia lo sintetizza:

“Alcuni componenti della famiglia McMartin, proprietari e insegnanti di una scuola materna a Manhattan Beach, California, furono accusati di abusi sessuali su alcuni minori di cui si prendevano cura. Dopo sei anni di processo furono pienamente assolti e verrà accertato che a creare falsi ricordi di abusi nelle menti dei bambini furono i metodi di interrogatorio condotti da parte dei genitori, degli inquirenti e, soprattutto, delle psicologhe. Fu il più lungo processo penale della storia statunitense (sei anni, dal 1983 al 1989), oltre che il più costoso (15 milioni di dollari spesi dallo stato della California).”

“Dai colloqui con gli operatori della clinica uscirono testimonianze tanto agghiaccianti quanto, spesso, poco credibili: i bambini testimoniarono di essere stati stuprati; di essere stati costretti a partecipare a film pornografici e a farsi fotografare; di aver assistito alla mutilazione e all’uccisione di animali; di essere stati costretti a partecipare a rituali satanici, compreso l’omicidio rituale di bambini dei quali Ray aveva bevuto il sangue e bruciati i cadaveri; di aver visto partecipare ai riti noti attori come Chuck Norris e uomini politici; di essere stati chiusi in una bara e calati in una fossa; di essere stati molestati in un mercato e in un autolavaggio; di essere stati costretti a guardare mentre Ray Buckey uccideva una testuggine piantandole un coltello nel guscio, una minaccia per impedire loro di parlare; di essere stati portati in aereo a Palm Springs, violentati e riportati indietro; di essere stati portati in tunnel sotto la scuola e violentati.”

Ciò che colpisce di questo caso (all’origine di una vera e propria isteria collettiva in America) è la sovrapposizione di alcuni elementi narrativi ai casi italiani. Con la McMartin sembrano andare in scena per la prima volta i dettagli truculenti di Sagliano e della bassa modenese. I filmini pornografici (o le fotografie) a cui sono sottoposti i bambini, i neonati sacrificati a Satana, abusi, uccisioni ingiustificate di animali, rapporti sessuali perversi, botole, corridoi umidi, tunnel sotterranei. Anche sulla McMartin i terapisti coinvolti negli interrogatori dei minori verranno accusati di aver condotto modalità di interrogatorio ai limiti di una vera e propria circonvenzione di incapace.

«I bimbi erano coinvolti in un contorto psicodramma del quale non capivano le implicazioni, li si faceva giocare con pupazzi (spesso completi di ogni particolare anatomico) e si chiedeva loro di rivivere, con la mediazione del gioco, lo stupro rituale che si supponeva avessero subito. Il gioco era pilotato dagli interroganti a suon di domande capziose, e le risposte del bimbo dovevano per forza confermare quanto l’adulto già sospettava. Kee MacFarlane aveva istruito gli interroganti a non accettare un “no” come risposta [...] Se il bimbo rispondeva “male”, l’adulto doveva insistere perché il bimbo dicesse la “verità”. Immancabilmente, il bimbo finiva per rispondere in modo da compiacere chi lo interrogava.»

(Luther Blissett, “Lasciate che i bimbi – Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe”)

Sedute psicodrammatiche con terapisti e bambole nude, suggestioni. Alla fine la scuola venne chiusa e demolita, lasciando comunque molti adolescenti con la convinzione di essere stati davvero abusati in tenera età. Anche sulla McMartin, a prescindere dalle verità processuali, peserà sempre l’ombra del dubbio, di un complotto internazionale di satanisti organizzati in una rete mondiale, dedita a sacrifici umani.

Dalla McMartin, così come da Sagliano Micca o dalla bassa modenese, emerge appena la visione di un aldilà contiguo al nostro mondo, un inferno che trova la sua anticamera nelle scuole, negli asili nido, nelle case prenatali, o nelle abitazioni privati di un ceto medio all’apparenza bonario e produttivo. I satanisti di queste società postindustriali si affacciano ancora su un sottoterra antico e carbonico, un Malebolge di corpi adulti, senescenti, un amalgama di carni lerce, infette, miste a quelle tenere dei bimbi, accomunati in una licenziosa kermesse escremenziale. L’orgia collettiva trova la sua confusa locazione tra corridoi e banchi, per poi scendere sottoterra, spostarsi nei cimiteri di paese, a segnare una contiguità nella morte-vita di questi racconti. Qui Foti, o i terapeuti coinvolti nel caso McMartin, non hanno poteri. Dai loro colloqui coi minori si forgia un’altalena di carnume guasto e residui maleodoranti, un’adiposità che inghiottisce e risucchia tutto ciò che tocca, lordando con gli umori maligni del sospetto l’umanità coinvolta.

SCUOLA

Esiste una corrispondenza tra queste fantasie dell’inferno e certi sotterranei scolastici, ghetti catacombali dall’odorato guasto, fogne di banchi accatastati, desolate caverne dove vengono gettati alla rinfusa scatoloni di compiti, atlanti, libri, quaderni, registri, verbali, in una taumaturgia di cloache scolastiche pronte a far da sfondo a qualunque abuso. In una scuola grande di città, giù nelle spelonche, ho trovato dei burattini di stoffa, mascheroni stravolti di preti zoppi e monchi, un carnevale di facce posticce e sformate, pupazzi promiscui misteriosamente legati a qualche festa scolastica in cui il confine tra maschio e femmina, tra vivi e morti si perdeva come in un rito antico di vino ed ebrezza. Ricordo persino che scrissi un romanzetto inutile ispirato a quei fatti della bassa e di Rignano. Mi ispirai per una roba horror col personaggio fantoccio di una giornalista che tornava in un paesino dove s’era impiccato un insegnante accusato di giochi notturni con alcune allieve. Cercavo, senza riuscirci, di mescolare simbolismi rurali, società contadina scomparsa e l’alienazione del mondo contemporaneo. Alla fine però il personaggio della giornalista il sabba demoniaco lo trovava per davvero, giù nel lazzaretto del mondo rovesciato sotto la scuola.

CARCOSA

Che poi alla McMartin non era nemmeno la prima volta. E non sarebbe stata l’ultima. Marco Maculotti in “Carcosa Svelata, appunti per una lettura esoterica di True Detective” (Mimesis, Milano, 2021) cita un caso avvenuto a Ponchatoula nel 2005, dove una struttura religiosa verrà ritenuta colpevole di abusi sessuali su minori, oltre che di sacrifici, atti di zoofilia e adorazione del Diavolo, in modi speculari a quelli già visti alla McMartin Pre-School di Manhattan Beach. Sempre Maculotti riporta uno scandalo scoppiato nell’84 nell’asilo nido di West Point nello stato di New York; anche qui i mass-media parlavano di culti satanici, sacrifici e abusi sessuali su bambini piccolissimi. Un episodio identico si verifica nel Child Development Center nell’area di San Francisco nel 1986, fino ad arrivare all’affaire Epstein, coperto da loschi potentati economici e politici. All’origine di tutto probabilmente c’è il bestseller “Michelle Remembers” pubblicato da uno psicologo canadese, Lawrence Pazder, e da una sua paziente, Michelle Smith. La paziente, in cura per una depressione, a un certo punto ha una regressione, comincia a parlare con la voce di una bambina di cinque anni, età in cui la madre l’avrebbe consacrata a Satana. Da qui parte un lungo racconto fatto di orge, culti satanici e bambini sacrificati, il medesimo corredo che salterà fuori alla McMartin e poi da noi in Italia. Tuttavia la piccola cerchia familiare di depravati di Michelle somiglia molto a quella messa in scena da un film televisivo americano del 1973, intitolato “La figlia del diavolo” di Jeannot Szwarc ed editato nel 2012 in dvd dalla Golem Video. Anche qui abbiamo una giovane ragazza che, da bambina, è stata promessa al demonio dalla madre. La donna, come nella vicenda di Michelle, ad un certo punto muore e la ragazza comincia ad avere strane visioni ed incubi a cui non riesce a dare una spiegazione. Come per Michelle, ad aiutarla, la figura di un paterno e rassicurante medico (Joseph Cotten). Casualità? Leggende urbane? Siamo davvero assediati da migliaia di giovani che frequentano culti satanici e che profanano cimiteri? O si tratta di titoli a effetto da mettere sui tabloids da vendere al supermercato?

VARAZZE

Pier Luigi Ferro, in un bel libro prefato da Edoardo Sanguineti, “Messe nere sulla Riviera” (Utet, 2010), riporta alla memoria un accadimento che risale all’inizio del XX secolo, nel 1907, in quel di Varazze. In un collegio di salesiani, dove reverendi preti, suore e alunni sembrano consumare messe nere e turpi lupanari. I fogli savonesi dell’epoca strillarono parecchio contro i salesiani e contro il clericalismo. Le accuse venivano da un alunno del collegio, tale Alessandro Besson, ragazzetto di quattordici anni di cui rimane una fotografia ingiallita che ce lo mostra con un abito della prima comunione e un accenno di sorriso ironico sulla bocca. Besson è autore persino di un famigerato “Diario Besson” dal quale scaturiscono descrizioni che anticipano tutto quel che sarebbe venuto dopo: prediche delirio dei gesuiti che si scagliano contro la Madonna, il Re e il Governo, scene di flagellazione, un maestro che fa preparare una catasta di legna e ci pone sopra un Garibaldi di cera, oppure fantocci del Re impiccati su delle forche giocattolo, e ancora ragazzi in camicia o spogliati e con loro maestri e monache altrettanto nude, tutti invitati a fare i propri bisogni, a fare un fracasso assordante, una ridda infernale. Chi nudo, chi vestito, preti, ragazzi, monache, il parroco, ragazze sconosciute introdotte nel collegio, tavolate blasfeme col crocifisso piantato nel bel mezzo di polli, frutta, formaggi, vino in gran quantità. E ancora i maestri salesiani e le monache a titillarsi con tubi di gomma, croci ed effigi di cera. Il “Diario Besson” sembra attingere a piene mani da un immaginario satanico allora di gran moda, forse frutto di cattive letture, ispirato, in certe fantasie, a certi romanzi neri dell’epoca. Chissà? Follie, suggestioni ingigantite? Alla fine lo scandalo travolse tutti e il collegio dei salesiani venne chiuso, ridotto a una loggia piena di fantasmi. Sul Besson si pronunciò persino Lombroso in qualità di alienista, definendo in modo aforismatico l’emaciato ragazzino come un masturbatore impotente, un degenerato, ma non un pazzo puro e semplice! Tuttavia il Diavolo evocato da Besson è quello lussurioso e crapulone delle indemoniate di Loudun, quello dei sabba di Padre Grandier, dove il demonio è il grande utero rovesciato di una castità esasperata, un pandemonio pittoresco di isteria religiosa. Qui siamo ancora dalle parti del satanasso giullare dei repertori del Duecento e Quattrocento, un diavolo truffatore, attaccabrighe, pronto a pisciare sulla mietitura nelle campagne, o a far franare la terra, a cavalcare le nuvole o procurare le convulsioni a poveri contadini.

CHARLIE

Pur coi suoi pozzi, lo schifo e l’orrore, il Diavolo di questi ultimi casi di cronaca trova il suo archetipo in quello della McMartin, che a sua volta sembra più figlio di quello cinematografico. Un Diavolo che sbava, sputa, vomita, ma soprattutto cospira contro le forze del bene (a volte genitori, a volte psicologici, giudici, magistrati), nascosto dietro uno stuolo di comprimari, una congrega pittoresca (di cui fan parte, alla bisogna, genitori, famiglie di poveri disgraziati, bidelli, nonni, zie, parroci) che sfila tra cimiteri e sagrati di vecchie pievi. Il Diavolo moderno trae linfa dagli stregoni del XX secolo, dai falsi profeti coi capelli lunghi emersi dai vapori della Valle della Morte, dall’Era dell’Acquario, dalla psicosi liberatrice delle comunità hippy e del nuovo misticismo. Il Diavolo moderno non ha più nulla in comune con quello della cultura popolare di Giuseppe Cocchiara e Paolo Toschi. Il Diavolo corbellato dal contadino furbo diviene elettrico e mondano, va a braccetto con figlie di banchieri e di magnati dell’industria, di uomini politici o di generali. La letteratura medievale aveva imbruttito il Diavolo, ne aveva fatto un mostro, ora lo si confonde nei sogni dei vagabondi, dei tossicomani imputriditi dall’eroina e dalla marijuana. Il paganesimo moderno mescola pragmatismo americano, buddismo zen, giovani radicali, hippy e disadattati psichici. Ai margini delle bidonville di Los Angeles c’è un nuovo ierofante con la sua “family”. E mentre la cultura europea si balocca ancora con le mistificazioni di Léo Taxil o la magia sessuale di Crowley, Charlie Manson si accampa nelle cave minerarie abbandonate, fa il ladro di auto, il santone, il maniaco sessuale plagiatore. Charlie aveva un piano per reclutare i rifiuti della società e operare al di sotto della coscienza della cultura ufficiale. Le porte della percezione si stavano per spalancare e i campus di Berkeley erano il luogo ideale per reclutare sballati. Charlie divenne il dio della scopata galattica. La musica, l’acido, l’erba lo fecero diventare un leader. Bancarelle psichedeliche, accozzaglie di biker e LSD non lo interessavano. Charlie aveva il suo mini pulmino e le sue ragazze. Vivevano ai margini, nelle stazioni di servizio abbandonate, ascoltando i Beatles col fonografo. Roman Polanski, Malibu Beach. Magical mistery tour, zingari, tendoni, la figlia di Angela Lansbury. Manson family nella via lattea delle vibrazioni d’odio e amore. Le ragazzine giovani scappate di casa finivano da Charlie che le accoglieva, provvedeva alla loro educazione, le costringeva ad inginocchiarsi, baciare la croce, sacrificare animali, bere il loro sangue e prepararsi alla battaglia finale contro i bianchi, contro i ricchi, contro il capitalismo barbarico delle multinazionali. Helter Skelter e visioni dal futuro. I negri in armi. Le rivolte in America che spingono la family a scappare altrove, magari in Italia, a leggere i comunicati delle BR ed appassionarsi alla morte dell’anarchico Pinelli, letta come segno della tensione anche nella vecchia Europa. Charlie in attesa del crollo delle istituzioni per impadronirsi del potere dei porci ricchi e democristiani.

“Nel mese di agosto 1969, a Los Angeles, Charlie Manson fu la conseguenza del “mondo che ci circonda”, la società che genera i figli che merita.”

(Georges J. Demaix, Gli schiavi del diavolo, Dellavalle Editore, Torino, 1970).

“Questi bambini che vengono da voi con i coltelli sono i vostri bambini. Glielo avete insegnato voi, non io. Io ho solo provato ad aiutarli a stare in piedi. La maggior parte della gente che stava al ranch, quelli che voi chiamate “la famiglia”, era solo gente che voi non volevate, gente che viveva nella strada, che era stata cacciata dai genitori e che non voleva andare nei centri di recupero; così ho fatto il meglio che ho potuto, li ho raccolti nel mio immondezzaio e gli ho detto questo; che nell’amore non c’è niente di sbagliato”.

“Gli date solo la vostra frustrazione, gli date solo la vostra ira; gli date solo la parte peggiore di voi stessi invece di dargli il meglio di voi. Dovreste tutti guardarvi attorno, affrontare i vostri bambini e cominciare a seguirli ed ascoltarli. La musica vi parla ogni giorno, ma voi siete troppo sordi, muti e ciechi per ascoltare la musica”.

Charlie Manson, I vostri bambini, Millelire Stampa Alternativa, Milano 1994.

AMAZON

A chi può più interessare di quando le bambine vedevano il Diavolo? Le parole hanno un sapore artificiale, come perdersi dentro a schegge di storie sopravvissute al tempo. Oggi viviamo in un mondo stravolto da una pandemia che si è lasciata dietro solo nuove insicurezze. Il modello fondato su fabbriche e uffici è stato soppiantato dal “lavoro remoto”, da un sottobosco di lavoretti parcellizzati. Mentre scrivo, durante un picchetto, un tir ha investito e ucciso un sindacalista marocchino a Novara. Corrieri, spedizionieri, autotrasportatori, rider del pianeta Amazon, un milione di addetti, in larghissima parte immigrati, operai-facchino che picchettano il fantasma di un lavoro scomparso.

TRUMP

Il 6 gennaio del 2021 una folla di trumpiani avrebbe voluto catturare il vicepresidente Mike Pence, un traditore, oppure mettere le mani su un bel po’ di esponenti del Partito Democratico, accusati di essere una lobby di satanisti che hanno rubato le elezioni a Donald Trump. Quel 6 gennaio, tra uomini con le corna e fumo dei lacrimogeni, c’era anche chi era pronto ad innalzare un patibolo improvvisato sul prato del Congresso…

Sembra un mondo capovolto, come certe xilografie del ‘300, dove il maiale scannava un macellaio, o dove l’asino cavalcava un gentiluomo, didascalie popolari che esprimono, nello spazio e nel tempo, l’ansia che abbiamo di dare un senso al mondo, di aspirare a un mondo ordinato secondo i nostri desideri e i nostri principi, un’età dell’oro, un mondo felice dove il sogno dei poveri e degli oppressi sarà quello di non lavorare anche dopo la morte…

AMORTH

Padre Amorth vede chiaramente i piani di Satana. Nel ’46 sceglie di abbandonare i movimenti giovanili della Democrazia Cristiana, nel ’54 viene ordinato prete paolino. Nel giugno del 1986 viene ordinato dal card. Ugo Poletti esorcista della diocesi di Roma, accanto a padre Candido Amantini. A fine settembre di quell’anno esce nelle edicole il primo numero del fumetto “Dylan Dog”, ideato da Tiziano Sclavi. Anche l’indagatore dell’incubo inizia i suoi esorcismi. Quelli di padre Amorth però sono estenuanti, a volte durano anni. Legioni di demoni nel corpo di contadini, giovani ragazze, suore, preti, manager in carriera, persone comuni (3). Padre Amorth dice che spesso i ragazzi vengono posseduti se violentati dai genitori. La violenza è un canale di trasmissione efficacissimo. Oppure quando una figlia ammazza la madre, com’è accaduto a Novi Ligure nel 2001.

“I bambini sono innocenti. Spesso su di loro non vigilano adeguatamente i genitori. Anche perché la vita dei genitori è troppe volte in balia del nulla. Il Diavolo distrugge tutto e cerca sempre di mettere gli uni contro gli altri. E quando riesce a mettere una mamma contro un papà, quando riesce a dividere le famiglie, raggiunge un suo grande obiettivo. Perché il Diavolo sa che dei genitori che si lasciano provocano dolori e divisioni anche in tutti coloro che sono loro vicini, a cominciare dai figli”.

Marilyn Manson, il cantante e artista statunitense completamente schiavo del Diavolo (…) Manson è uno schiavo, un figlio del Diavolo il quale esiste e lo manipola. E’ un uomo senza fede. Vorrei mettere sul chi va là tutti i genitori. E dire loro: “Se i vostri figli ascoltano musica satanica state attenti. Salvateli per non doverli piangere morti. Sì, proprio così, per non doverli piangere morti”.

“Nel 1996 un giovane di La Spezia, in Italia, profanava di notte i cimiteri. E’ stato fermato dalla polizia e, pentito, ha dichiarato: “Mi dispiace. Mi sono lasciato trascinare dalla musica black metal”.

“Cos’è internet? In larga parte un mondo senza Dio. E in un mondo senza Dio chi è il re? Satana. Non a caso è soprattutto dove non c’è Dio che Satana ha mano libera”.

(Padre Amorth, L’ultimo esorcista, Edizioni Piemme, Milano, 2011)

BESTIE

Di Somma Lombardo e del bosco del Ticino ne parlano Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa nel bellissimo “I ragazzi di Satana” (Bur, Milano, 2005). Il bosco dove nel Seicento trovavano rifugio le donne ricercate dai tribunali dell’Inquisizione. Nel 2000 in quei boschi ci andavano le prostitute nigeriane, extracomunitari, spacciatori e “altre” presenze indefinite. Dietro a loro i segni di croci spezzate, candele nere, ossa di animali. Alcune voci dicono di aver visto strani monaci aggirarsi lungo i sentieri, di aver sentito di bambini sottoposti a violenze…

VERCELLI

Anche nella mia provincia ho sentito parlare spesso della presenza del maligno. Tracce. Avvistamenti. Negli anni ’90, nel 2000. La provincia vercellese non è poi diversa da quella delle Bestie di Satana. Qui i boschi non esistono quasi più. Rimane solo il Parco delle Lame, il bosco della Partecipanza, la Baraggia lupesca. Le risaie si sono mangiate tutto il paesaggio. Vercelli si ripara coi suoi palazzi solenni ed eleganti, i portici ariosi di Piazza Cavour. Basta uscire dal centro, superare i capannoni industriali della periferia, per perdersi tra i fantasmi della campagna. Cascine che biancheggiano come scheletri di calce, canali in cui fermenta uno specchio screpolato di vita microbica. Non c’è quasi nulla in queste lande, poche ombre, solo superfici aride di colore cupo, solcate a tratti da selve e ghiaia, sostanze colloidali, paludi, zanzare, luoghi folti di ramaglia e spine.

Nel luglio del 1993 ricordo che un giornale locale riportò la sconcertante notizia di un corpo dissotterrato nel cimitero (già allora abbandonato) di Larizzate, vicino a dove oggi sorge uno dei centri di logistica di Amazon. Qualcuno aveva disseppellito il corpo putrefatto di una donna, per poi appenderlo al cancello del camposanto. La mummia indossava un abito nero e sul petto esibiva un grosso medaglione con la foto in bianco e nero di un uomo. Sul cimitero circolavano voci di strani riti satanici. Oggi anche il paese di Larizzate è praticamente abbandonato.

Altre voci dalle parti di Saletta (altro borgo fantasma), dove sorge uno strano tempietto rotondo su cui si è detto di tutto. Per anni i pochi abitanti della zona si sono lamentati per quel che avveniva da quelle parti di notte. Strane luci, al mattino i resti di candele rosse, tracce di falò notturni, il piccolo cimitero annesso alla chiesa distrutto da un vandalismo selvaggio.

Al cimitero della Darola, presso il principato di Lucedio, ho visto spesso resti di candele, o l’impronta nerastra lasciata da una grossa croce capovolta bruciata dentro ciò che rimaneva della cappella; di recente qualcuno ha deturpato le lapidi rimaste, scrivendo una curiosa filastrocca in cui si invoca il maligno e s’inveisce contro la dittatura di medici e delle mascherine anti-Covid.

Camminando nella sterrata del bosco della Partecipanza, si trovano spesso delle figure antropomorfe che penzolano dagli alberi; stilizzate figurine stregonesche, o pupazzi di rami intrecciati lasciati da chissà chi. Una volta incontrai un ciclista preoccupato che mi chiese se avevo visto un vecchio in stato confusionale. L’anziano trinese non era nuovo a certe sortite e negli ultimi tempi s’era lasciato andare a brutti discorsi sul suicidio. Infatti sentivo ronzare sopra la testa un elicottero della forestale, e da certi sentieri veniva l’abbaiare insistito dei cani. Il ciclista mi disse di stare attento, perché avrei potuto trovare l’uomo a penzolare da un ramo. Aggiunse che, negli anni, in parecchi erano venuti ad appendersi nell’ombra impenetrabile della Partecipanza. Da queste parti, nel Medioevo, si racconta che alcuni monaci cistercensi si abbandonassero a evocazioni del maligno. A testimonianza di ciò, al limitare del bosco, nella chiesa abbandonata di Madonna delle Vigne, la raffigurazione di un organo a canne sorvegliato da due scimmiette con uno spartito.

Nel giugno del 2018, nel cimitero di Oropa (accanto al santuario della Madonna nera), hanno aperto cinque tombe, sparpagliando i resti dei cadaveri e lasciando le solite scritte.

L’ultima volta in cui ho visto il Diavolo è stato nell’ex ospedale psichiatrico di Vercelli. Rimase attivo fino al 1978, quando entrò in vigore la Legge Basaglia. Là dentro qualcuno aveva disegnato la figura di un diavolo con le corna e, al posto del viso, un triangolo rosso. Il diavolo indicava qualcosa, ma non sono riuscito a capire cosa. Era una calda giornata di ottobre del 2019.

Da allora le bambine non l’hanno ancora sognato.

Davide Rosso

NOTE

(1) Sempre per caso, mentre mi accingo a rileggere quanto scritto, leggo su “Notizia Oggi” della presentazione di un libro scritto da un vercellese, tale Marco Quaglia. L’argomento mi interessa, vado in libreria. “Mi riprendo la vita”, edito da Editrice Stilgraf, è davvero bello. Quaglia è un sessantenne dal capello lungo, barbetta e pizzetto bianchi e la faccia di uno che la vita, almeno fino a un certo punto, ha saputo godersela. Nelle prime pagine l’autore rievoca gli anni spensierati dell’adolescenza vissuta a Vercelli, tra le compagnie dei viali e le serate alla discoteca Maciste. Nel ’93 Marco realizza il sogno di andare a vivere e lavorare in Sardegna, diventando imprenditore in Costa Smeralda. La sua vita cambia in meglio. Fino al 2009. Nel 2004 Marco conosce il calciatore Matteo Sereni e sua moglie Silvia Cantoro. Nel 2009 Sereni comincia una relazione che lo porta a lasciare la moglie. Nel 2010 la ex denuncia il calciatore per abusi sessuali sulla figlia, una bambina di cinque anni. Nella vicenda viene coinvolto, come amico di famiglia, anche Marco. Nel febbraio del 2012 l’abitazione in Sardegna di Quaglia viene perquisita dai carabinieri, alla ricerca di materiale pedopornografico. Solo in seguito l’imprenditore scoprirà che la bambina ha coinvolto pure lui nei suoi racconti, parlando di abusi commessi insieme al calciatore. Nella perquisizione viene sequestrato un album fotografico dove Quaglia è ripreso a petto nudo assieme a una bambina nuda che lo abbraccia. In realtà si tratta di foto (mostrate anche nel libro) di famiglia fatte con la nipotina, in un prestigioso studio fotografico di Vercelli, con la presenza di altri famigliari. Da questi pochi elementi comincerà un’odissea giudiziaria che si concluderà con una assoluzione piena solo nel febbraio del 2021 e da cui Quaglia uscirà economicamente e psicologicamente rovinato (tentando persino, nel novembre del 2019, il suicidio). Anche in questa vicenda abbiamo il comportamento da una parte di una madre (la ex moglie del calciatore) che spinge i figli a confermare accuse orribili, sostenendo fatti inverosimili e dall’altra quella del calciatore indagato che, tramite un falso profilo Facebook, cerca di contattare la ex moglie e farsi mandare foto in atteggiamenti intimi, oppure cerca di avere contatti con un’assistente sociale e una psicologa dell’istituto in cui sono stati messi i bambini. Quaglia è spaventato dal fatto che il suo nome sia finito sui giornali locali, associato a un’accusa tanto grave. Dopo una serie di minacce (dei biglietti anonimi lasciati sull’auto e una scritta di minacce nei pressi della casa), Marco lascia la Sardegna e torna a Vercelli. Oggi è un uomo invecchiato, psicologicamente destabilizzato da una vicenda di follia originata da una brutta separazione e nella quale è stato coinvolto unicamente perché, all’inizio di tutto, ha rifiutato di prestarsi alle macchinazioni della ex moglie del calciatore. Per poco, Marco non ha fatto la medesima fine della famiglia accusata a Sagliano Micca. In questa storia il Diavolo non c’è, ma la macchina del sospetto (l’album fotografico con le foto della nipotina, particolari neutri che si caricano di una valenza oscura) è sempre quella. Parlando d’altro, in un bel libro sul caso Sofri, Carlo Ginzburg individua un’impressione di continuità della fase istruttoria col passato dei processi inquisitoriali contro il sabba. Là gli imputati, sotto tortura o per suggestione, finivano per fare nomi e ammettere ogni genere di nefandezze; nei tanti casi del nostro presente abbiamo sempre la confessione e l’accusa di piccoli testimoni, racconti talvolta imparaticci, spesso raccolti in modi dubbi, non sempre correttamente verbalizzati.

(2) Casualmente leggo il romanzo di Camille Kouchner, “La grande famiglia”, (La Nave di Teseo, 2021). Camille, figlia di una politologa e di un ex ministro francese, cresce in un ambiente permeato dai valori e dai miti scaturiti dal ’68: le estati rituali nelle pinete di Sanary, una Grand Maison per gli adulti e una seconda casa per i bambini. Due case, una piscina, i genitori, il patrigno, anche lui eminente politologo francese. Tutti nudi, l’erba secca, la lavanda e i mandorli, il colore ocra della terra, le cicale, il mare. Adulti e bambini vivono senza steccati. Si parla di Marx, Stalin, Mao. Si mangia, gioca, studia, fantastica. Ogni autorità è bandita. La nudità imposta, col patrigno a spiare l’evolvere dei corpi senescenti e a mostrare la propria “carotina”. E mentre gli adulti si baciano sulla bocca tra loro, il patrigno scivola furtivo la notte nella camera del gemello di Camille. Da qui la storia prenderà un’altra piega fatta di silenzi (molto ipocriti e borghesi), sensi di colpa e paure, da cui l’autrice cercherà di liberarsi solo molti anni dopo.

(3) Ho insegnato per 4 anni a Bianzé. Un anno una collega di sostegno mi ha raccontato una storia curiosa. Una domenica, per caso, si recò nella parrocchia del Biliemme, accanto al cimitero di Vercelli. Era la prima messa del mattino. Dentro poche persone, un grande telo bianco a coprire il retro dell’altare. Inizia la funzione. Ogni tanto, da dietro il telo, vengono dei gemiti, altre volte urla, persino bestemmie orribili. Allora il frate che sta officiando s’interrompe per indirizzare delle preghiere verso il telo. Le urla si fanno più forti. Qualcuno (dei parenti) si alza dai banchi e va dietro al telo. Ogni tanto ci va pure il frate con l’aspersorio. Urla, silenzi, gemiti, preghiere. La collega rimane impietrita per un’ora, la più terrorizzante della sua vita. Le persone intorno a lei pregano e si comportano in modo normale. Solo in un secondo momento scoprirà che nella parrocchia del Biliemme vi è un frate esorcista e che la prima messa del mattino della domenica è dedicata ad alcune persone sofferenti, possedute dal maligno.