Titolo originale: I tre volti della paura
Anno: 1963
Regia: John Old (Mario Bava)
Soggetto: dai racconti di F. G. Snyder, Aleksej Tolstoj e Anton Čechov
Sceneggiatura: Alberto Bevilacqua, Mario Bava e Marcello Fondato
Direttore della fotografia: Ubaldo Terzano e Mario Bava
Montaggio: Mario Serandrei
Musica: Roberto Nicolosi
Effetti speciali: Eugenio e Mario Bava
Produzione: Emmepi Cinematografica, Lyre Cinematographique e Galatea S.p.A.
Origine: Italia / Francia
Durata: 1h e 30’
CAST
Michèle Mercier, Lydia Alfonsi, Milo Quesada, Boris Karloff, Mark Damon, Susy Andersen, Massimo Righi, Glauco Onorato, Rika Dialina, Jacqueline Pierreux, Milly Monti, Herriet Medin, Gustavo De Nardo
TRAMA
Il film è costituito da tre episodi del terrore basati su altrettanti racconti di famosi scrittori.
Il primo è IL TELEFONO: l’episodio è tratto in realtà da un racconto di F. G. Snyder, benché nei titoli di testa sia erroneamente accreditato a Maupassant.
Una donna, Rosy, si trova da sola nella sua abitazione sul far della notte, quando comincia a essere perseguitata telefonicamente da un misterioso maniaco che la minaccia ripetutamente di morte. Mary, reduce forse da una relazione con Rosy che quest’ultima ha voluto chiudere, vuole impaurirla facendole credere che il suo vecchio fidanzato Frank sia evaso dalla prigione, ed è quindi lei la persona che si cela dietro le fantomatiche telefonate del maniaco. Rosy chiama Mary (credendo che, come le dice il maniaco al telefono, chiamare la polizia sia inutile) per farle compagnia quella notte. Mary arriva, rimanendo sveglia durante il sonno di Rosy, dopo aver posizionato un coltello sotto il cuscino di quest’ultima. Mary decide poi di mettere fine allo “scherzo” scrivendo una lettera di spiegazioni a Rosy, ma viene sorpresa dall’effettivo arrivo di Frank, realmente evaso e desideroso di vendetta verso colei che lo ha abbandonato. Frank strangola così Mary scambiandola per Rosy, ma viene ucciso da Rosy stessa, svegliatasi nel frattempo, con il coltello che Mary aveva nascosto sotto il cuscino.
I WURDULAK è tratto da un racconto di Aleksej Konstantinovič Tolstoj (Sem’ja vurdalaka, 1839) e l’episodio narra della terribile sorte che incombe su una famiglia vittima di una forma di vampirismo.
Un nobile russo, Vladimir D’Urfe, si imbatte in un cadavere acefalo con un pugnale intarsiato conficcato nella schiena. Vladimir carica il corpo sul suo cavallo e raggiunge una piccola casa vicina, ove vivono i fratelli Sdenka, Pietro e Giorgio, la moglie di quest’ultimo Maria e il figlioletto Ivan. Giorgio spiega che suo padre Gorca è partito cinque giorni prima per uccidere un wurdalak turco che terrorizzava la zona, ordinando di trafiggergli il cuore se fosse tornato dopo la mezzanotte del quinto giorno. La mezzanotte suona e Gorca rientra giusto un attimo dopo, accolto dai titubanti familiari. Egli porta con sé la testa del wurdalak, che fa appendere come prova della sua vittoria. Il vecchio manifesta però un comportamento insolito e ambiguo e ordina a Giorgio di uccidere uno dei suoi cani per farlo smettere di ululare. Vladimir decide di fermarsi e rivela a Sdenka il suo amore per lei. Di notte riceve però la visita di Gorca, che è diventato in realtà un wurdalak, poiché ferito al cuore dal turco; il vampiro blocca Vladimir dentro alla stanza, uccide Pietro e rapisce Ivan. Giorgio allora insegue Gorca, ma può solo recuperare il cadavere di Ivan. Vladimir decide così di fuggire con Sdenka, mentre Giorgio e la moglie periscono tramutandosi in wurdalak. Nel finale Vladimir e Sdenka si fermano in un convento e la ragazza viene trasformata in wurdalak da Gorca. Vladimir torna alla magione e viene morso sul collo da Sdenka.
L’ultimo segmento del film si intitola LA GOCCIA D’ACQUA. In questo episodio, tratto da un racconto di Anton Čechov, una donna andrà incontro a uno spaventoso destino, per aver rubato l’anello di una medium appena morta.
Helen Chester, donna di servizio addetta alla vestizione di cadaveri, viene chiamata d’urgenza per vestire il cadavere di una medium deceduta durante una seduta spiritica e con il volto contratto in una smorfia d’orrore. La Chester decide di rubare, durante la vestizione, un prezioso anello della medium; da allora iniziano a verificarsi fenomeni paranormali (presenza di mosche e tafani, gocce d’acqua che cadono ovunque, cali di tensione negli impianti elettrici). La donna muore infine per autosoffocamento, in seguito all’apparizione dello spirito della medium. Nel finale una vicina di casa ruba l’anello, condannandosi però a essere perseguitata dallo spirito di Helen Chester.
NOTE
“I tre volti della paura” è un film horror in tre episodi diretto da Mario Bava con lo pseudonimo di John Old che utilizza tre racconti horror di altrettanti famosi scrittori per indagare varie sfaccettature del terrore. Distribuito all’estero con il titolo in lingua inglese “Black Sabbath”, ha ispirato il nome dell’omonima hard rock band inglese, che lo prese proprio da questo film. La versione destinata al mercato USA differisce da quella italiana per molti dettagli e le differenze sono significative, in particolar modo nell’ordine differente degli episodi e nella struttura dell’episodio IL TELEFONO, in cui il chiaro riferimento al rapporto lesbo delle due protagoniste alle anteprime americane fu considerato troppo esplicito in termini di erotismo, per cui la vicenda fu convertita in una storia di fantasmi, offuscando e rendendo in tal modo poco chiara la natura del rapporto fra le due donne. La versione statunitense presenta anche una presenza maggiore di Boris Karloff (che non necessita certo di presentazioni) che introduce ogni episodio. Infine perfino la colonna sonora della pellicola è differente nelle due versioni: quella italiana è opera di Roberto Nicolosi (“La maschera del demonio”, “La ragazza che sapeva troppo”, “L’occhio nel labirinto”), mentre quella americana di Les Baxter (“Frogs”, “Satana in corpo”, “La vergine di cera”, “Sepolto vivo”, “Il padrone del mondo”, “I vivi e i morti”, “Stazione spaziale K-9”, “Il robot e lo Sputnik”).
Una curiosità. La struttura della trama ha influenzato Quentin Tarantino nella realizzazione di “Pulp Fiction” e Roman Polański per “L’inquilino del terzo piano”.
Fra gli attori, oltre a Boris Karloff, segnaliamo: Michèle Mercier (“Nella stretta morsa del ragno”), Milo Quesada (“La decima vittima”, “La ragazza che sapeva troppo”), Mark Damon (“I vivi e i morti”, “Requiescant”, “Il plenilunio delle vergini”), Massimo Righi (“Sei donne per l’assassino”, “Il pianeta degli uomini spenti”, “Terrore nello spazio”, “Superargo contro Diabolikus”, “La guerra dei robot”, “Sette uomini d’oro nello spazio”) e Glauco Onorato (“Zucchero, miele e peperoncino”, “Profondo rosso”, “La porta sul buio”).