SEI DONNE PER L’ASSASSINO

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Sei donne per l’assassino

Anno: 1964

Regia: Mario Bava

Soggetto: Marcello Fondato

Sceneggiatura: Marcello Fondato, Giuseppe Barilla, Mario Bava e Kelly Leon (adattamento versione inglese)

Direttore della fotografia: Ubaldo Terzano e Mario Bava

Montaggio: Mario Serandrei

Musica: Carlo Rustichelli

Effetti speciali: Emilio Trani

Produzione: Alfredo Mirabile, Massimo Patrizi e Lou Moss (versione inglese)

Origine: Italia / Francia / Germania Ovest

Durata: 1h e 28’

CAST

Eva Bartok, Cameron Mitchell, Mary Arden, Massimo Righi, Arianna Gorini, Thomas Reiner, Lea Krüger, Dante Di Paolo, Claude Dantes, Franco Rousell, Francesca Ungaro, Giuliano Raffaelli, Hariette White-Medin, Luciano Pigozzi, Enzo Cerusico, Calisto Calisti, Nadia Anty, Heidi Stroh

TRAMA

Massimo Morlacchi e la contessa Cristiana Cuomo sono i proprietari d’un atelier di moda. Una loro modella, Isabella, viene strangolata da un assassino con il volto coperto da un cappuccio bianco. Sul posto arriva immediatamente l’ispettore Silvestri per interrogare i presenti. Scopre così che Isabella era l’amante dell’antiquario Franco Scalo. Poco dopo, durante una sfilata, un’altra modella trova il diario d’Isabella, che contiene rivelazioni compromettenti per tutti; questa modella è Nicole, amica d’Isabella. La modella prende con sé il diario e telefona a Franco, di cui era anch’essa amante e con cui si mette d’accordo al fine di consegnargli il compromettente oggetto. Una telefonata dell’assassino, che si finge però Franco, induce Nicole a recarsi nell’abitazione dell’antiquario.

Nel frattempo, in un momento di pausa, il diario viene trafugato da Peggy, un’altra modella, che lo sottrae dalla borsa di Nicole, la quale nel frattempo si reca a casa di Franco dove ad attenderla, però, c’è solo l’assassino “senza volto”. Dopo un lungo inseguimento l’omicida uccide la ragazza, per mezzo di un guanto chiodato. Intanto, lo stilista tossicodipendente Marco accompagna a casa Peggy, di cui è segretamente innamorato. Peggy viene raggiunta da una telefonata dell’ispettore Silvestri, che le comunica la scomparsa di Nicole chiedendole, peraltro, un appuntamento urgente al fine di chiarire la situazione. Peggy, spaventata, allontana Marco e, rimasta sola, brucia il diario d’Isabella. Prima dell’arrivo dell’ispettore però, l’assassino s’introduce nell’abitazione della modella proprio in cerca del diario. L’omicida tramortisce Peggy e la lega a una sedia, poi, non rinvenendo il diario, la tortura bruciandole una mano contro una stufa. Peggy riesce a strappare il cappuccio all’assassino, ma questi le brucia anche la faccia, portandola inesorabilmente alla morte. L’ispettore convoca al commissariato l’intero entourage dell’atelier: Scalo, il marchese Morelli, Marco, Massimo Morlacchi e Cesare Lazzarini, un altro stilista e per precauzione, decide di trattenere tutti.

Intanto Greta scopre il cadavere di Peggy, nascosto nel bagagliaio della sua auto. Costernata, trascina il corpo in casa, ma nell’abitazione trova l’assassino ad attenderla, che la soffoca con un cuscino. Dopo questo evento l’ispettore Silvestri si vede costretto a rilasciare tutti i sospettati. All’atelier, Morlacchi scende in un sotterraneo e, subito dopo, viene raggiunto dalla contessa Cristiana. La donna confessa a Morlacchi d’avere ucciso Greta al fine di fornirgli un alibi. Morlacchi, infatti, è l’autore dei primi tre delitti. Morlacchi e Cristiana sono amanti. Morlacchi aveva ucciso il marito di Cristiana e, per tale fatto, era ricattato da Isabella. Morlacchi propone a Cristiana d’uccidere la modella Tao-Li e di simulare un suicidio, in modo da fare ricadere la responsabilità di tutti i delitti su di lei. Secondo i piani della diabolica coppia, a uccidere, questa volta, sarà Cristiana.

Cristiana elimina Tao-Li nel suo appartamento annegandola nella vasca da bagno e conclude il suo lavoro tagliando le vene alla modella, per simularne il suicidio. Nel frattempo, un uomo misterioso taglia i fili che sorreggono la grondaia del palazzo. Dopodiché suona il campanello dell’appartamento. Cristiana, temendo si tratti della polizia, esce sul cornicione e cerca di scendere aggrappandosi alla grondaia, precipitando nel vuoto. In realtà l’uomo è Morlacchi, che ha ideato il piano per eliminare Cristiana: infatti, la polizia attribuirebbe a lei ogni delitto e su di lui non ricadrebbe alcun sospetto. Morlacchi, quindi, riesce nell’intento. Precipitata Cristiana nel vuoto, l’uomo torna all’atelier. Là Morlacchi preleva i gioielli dalla cassaforte. A quel punto, però, percepisce un rumore e intravede una sagoma barcollante che entra nel suo studio: si tratta di Cristiana, ancora viva, che l’accusa d’averla voluta eliminare. La donna, pur cadendo dal cornicione, s’è salvata grazie al tendone d’un negozio, sul quale è precipitata. Morlacchi tenta di calmarla, ma Cristiana, prima di morire, riesce a freddarlo con alcuni colpi di pistola. La donna, quindi, chiama la polizia e fa in tempo a chiedere dell’ispettore Silvestri, prima di crollare sul cadavere del killer esalando l’ultimo respiro.

NOTE

Sei donne per l’assassino”, diretto da Mario Bava e interpretato, tra gli altri, da Eva Bartok (“Viaggio nell’interspazio”), Cameron Mitchell (“Volo su Marte”, “Swarm”, “Supersonic Man”, “Horror – Caccia ai terrestri”, “The Demon’s Nightmare – Il ritorno”, “L’isola del dottor Frankenstein”, “Extrasensorial”, “La tomba”, “Il villaggio delle streghe”, “Jack-O – La lanterna del terrore”, “Fantasilandia”, “L’incredibile Hulk”, “Supercar”), Mary Arden (“Kriminal”), Massimo Righi (“Il pianeta degli uomini spenti”, “I tre volti della paura”, “Terrore nello spazio”, “Superargo contro Diabolikus”, “Il raggio infernale”, “La guerra dei robot”, “Sette uomini d’oro nello spazio”) e Thomas Reiner (“I fantastici 3 $upermen”, “Le fantastiche avventure dell’astronave Orion”), è considerato un titolo estremamente importante per il cinema italiano di genere: la pellicola, infatti, codificò definitivamente le regole del cosiddetto giallo all’italiana, anche se ai tempi fu molto criticato perché considerato troppo sadico. La pellicola è però stata fonte di ispirazione inconfessata dei primi film di Dario Argento, oltre che di moltissimi altri registi dell’epoca. L’assassino vestito di nero, senza volto e con i guanti, sarà proprio uno dei topoi del genere giallo italiano. Altri elementi innovatori del film, che saranno riproposti da altre pellicole del genere, sono anche l’introduzione del cosiddetto “body count”, vale a dire la sequela di un notevole numero di cadaveri; il sadismo degli omicidi e le diverse modalità degli omicidi.

Le musiche sono opera di Carlo Rustichelli, compositore che spesso ha scritto le colonne sonore di genere, fra cui: “La frusta e il corpo”, “Operazione paura”, “Il trono di fuoco” e “Ator 2 – L’invincibile Orion”.

Il film è una co-produzione italo-franco-tedesca e fra i co-produttori della pellicola spicca il nome di Georges De Beauregard, produttore di molti film di Jean-Pierre Melville e Jean Luc Godard.

Le riprese del film si svolsero interamente a Roma, tra il 22 novembre 1963 e l’8 gennaio 1964. Una precisazione: gli esterni dell’atelier che fa da location principale del film furono girati a Villa Sciarra e non come erroneamente riportato da più fonti a Villa Pamphili.

Il film uscì negli USA come “Blood and Black Lace”, in Francia come “Six femmes pour l’assassin” e in “Gran Bretagna “come “Six Women for the Murderer”: le due versioni anglofone videro la partecipazione di Mary Arden, con lo pseudonimo di Kelly Leon, nell’adattamento della sceneggiatura e l’aggiunta del produttore Lou Moss.

Davide Longoni