Le Edizioni VociFuoriScena ci propongono alcune uscite veramente interessanti, tutte dedicate al fantastico nord-europeo, laddove leggenda, mito e realtà si fondono insieme in un mix in cui è quasi impossibile capire dove inizi l’uno e finisca l’altro.
Cominciamo con il proporvi il saggio SPLENDORE E SCOMPARSA DEL REGNO DI BIARMIA (434 pagine; 24 euro) di Martti Haavio, su traduzione di Marcello Ganassini, a cura di Marcello Ganassini e Dario Giansanti, autore quest’ultimo anche della prefazione.
Il Bjarmien vallan kukoistus ja tuho (titolo originale dell’opera, 1965) è il primo e più completo studio comparato su uno degli argomenti più affascinanti dell’antichità settentrionale. Sulle spedizioni vichinghe in Occidente sappiamo molto, ma è meno noto quanto le rotte verso le terre più estreme e arcane del Settentrione abbiano nei secoli catturato l’interesse e stimolato la fantasia degli scandinavi e di tutti i viaggiatori. Nell’890 l’avventuriero norvegese Óttar consegnò a re Alfredo il Grande le proprie memorie: con la nave e il suo equipaggio l’esploratore, costeggiando il Finnmark, era giunto al Mar Bianco, presumibilmente fino alla foce della Dvina Settentrionale, dove aveva visto coste sorprendentemente prospere e terre mirabilmente coltivate, ed era entrato in contatto con i Beormas, popolo «tanto ostile quanto civile» che parlava una lingua affine a quella dei vicini lapponi. In un’epoca nella quale mito, desiderio di scoperta e interesse economico si tendevano la mano, il cosiddetto Bjarmaland divenne presto una meta ambita per pionieri, mercanti e predoni. Starkaðr gamli, Ragnar loðbrókr, Þorir hundr sono solo alcuni degli avventurieri che partirono per il nord, accecati dalla ricchezze dei “finni d’Iperborea”.
Il tema della Biarmia, terra periferica e impenetrabile, eppure crocevia di culture, imperi e qanati, mercato fiorente, regno dalle ricchezze immaginifiche o mondo popolato da giganti e creature infere, ha attraversato tutto il Medioevo affascinando storici come Adamo di Brema e Sassone Grammatico, impreziosendo le topografie dei cicli scaldici, ma lasciando tuttavia irrisolte alcune questioni: a quale ceppo appartenevano i suoi misteriosi abitanti? Quale forma di civiltà avevano istituito e quale religione praticavano? La Biarmia storica era dunque la Pohjola dai mille tesori, il mitico “regno del Nord” dei cicli epici baltofinnici, reso celebre dal Kalevala?
Martti Haavio (Temmes, 1889 – Helsinki, 1971) è una tra le figure di maggior spicco nel panorama accademico finlandese del Novecento. Studioso di mitologia e folklore, storico delle religioni, poeta sotto lo pseudonimo di P. Mustapää, membro del movimento letterario Tulenkantajat, durante la sua lunga carriera si è occupato del rapporto tra mitologia e tradizione orale baltofinnica affrontandone i nodi irrisolti con un approccio fenomenologico e comparativistico.
Chiudiamo questa breve carrellata con il romanzo di ben altro genere intitolato IL FANTASMA DI PODOLIN (282 pagine; 16 euro) di Krúdy Gyula, su traduzione di Aurelia Bianchi e con la presentazione di Katalin Mellace.
A podolini kísértet (questo il titolo originale) fu il primo romanzo di successo dello scrittore ungherese Krúdy Gyula (1878 – 1933), pubblicato per la prima volta a puntate, tra il 4 gennaio e il 25 febbraio del 1906, nel quotidiano “Az Ország” di Budapest.
Siamo nel Felvidék, un tempo Ungheria settentrionale e oggi Slovacchia, territorio montuoso e inospitale, battuto dalle bufere dei Carpazi, dove campeggiano antichi castelli arroccati sulle cime a guardia di miseri villaggi, e dove confraternite di religiosi custodiscono nei conventi di frontiera tradizioni ataviche e segreti aneliti patriottici.
Suggestioni medievali fanno da sfondo a personaggi di censo, cultura e origine diversi che si muovono in uno scenario quasi fiabesco in cui gli elementi della natura hanno una voce propria, che dialoga con le vicende umane, in un intreccio fatto di repentini cambi di orizzonte e inaspettati colpi di scena. Briganti e soldati, notabili ed ecclesiastici, astuti mercanti e miseri contadini popolano questo mondo, mentre il fantasma nella sua tragica realtà è l’epilogo dell’intera vicenda: l’umana tempesta interiore, che agita passioni e sentimenti contrastanti, cede il posto a una nuova, limpida calma dalla cui profondità emergono i veri sentimenti, la completa redenzione dell’anima.
Buona lettura.