04 – L’IMMAGINE DA INVOCARE E L’IMMAGINE CHE TI DEVE RICORDARE – SUI SANTI INVOCATI CONTRO LA PESTE E LA RAPPRESENTAZIONE DELLA MORTE

Io lo so che tutti voi ve lo ricordate il Decamerone. So che vi ricordate anche delle sette ragazze e dei tre ragazzi che, per sfuggire alla peste, si mettono in isolamento e per passare il tempo si raccontano delle novelle, una al giorno per cento giorni.

Ho come l’impressione che in questi due anni di pestilenza moderna il capolavoro di Boccaccio sia stato citato migliaia di volte, ma noi qua ci si occupa di arte figurativa, quindi, avete mai visto qualche rappresentazione che rimandasse alle pestilenze o comunque alla morte, questione che da sempre fa parte della vita dell’uomo e lo spaventa?

Io sì. Occupandomi spesso di arte e cultura sacra, ho visto molte volte affrescati nelle chiese e anche in piccoli oratori di campagna le due figure più invocate nel mondo cristiano contro le pestilenze: san Rocco e san Sebastiano. Secondo il racconto agiografico, san Rocco sarebbe proprio morto a causa della pestilenza, perché si era prodigato nella cura degli appestati e nell’iconografia corrente lui mostra al fedele il bubbone infetto del morbo. Più interessante è la rappresentazione di san Sebastiano, solitamente raffigurato con il corpo trafitto di frecce. Le cicatrici che queste ultime avrebbero dovuto lasciare sul corpo del martire dopo l’estrazione ricordano i bubboni della peste, ed ecco spiegato il motivo per cui questo santo viene associato alla malattia, anche se in modo molto meno evidente rispetto a san Rocco.

Le pestilenze medioevali molto spesso portavano ad una morte generalizzata e la rappresentazione della Morte che con arco e frecce colpisce chiunque prescindendo dalla posizione economica e sociale è un modo per ricordare a tutti che prima o poi, in modo traumatico o fisiologico, si deve morire. Uno delle rappresentazioni più interessanti su questo tema è quello conservato presso Palazzo Abatellis di Palermo, dove nell’affresco strappato si può notare la Morte che cavalca lo scheletro di un cavallo uccidendo chiunque. Si tratta di un soggetto che specialmente in luoghi periferici sia da un punto di vista geografico che culturale sopravvive e che si ritrova anche in pieno ‘400, come nel caso del Trionfo della Morte di Clusone, centro dell’alta Valseriana in provincia di Bergamo. Nel caso di questo affresco, realizzato dal pittore Jacopo Borlone de’ Buschis, ritorna anche un altro soggetto: nella fascia più bassa del ciclo si può vedere la Danza Macabra, che vede l’alternarsi di figure umane viventi e scheletri che ballano, appunto per ricordare a colui che guarda la rappresentazione che prima o poi sarà lui lo scheletro che balla con il vivo. Anche questo tipo di rappresentazione è visibile in altre località europee, testimonianza del trauma causato dalla Peste Nera del 1348.

Roberta Lilliu