MI SONO INNAMORATO DI EVA KANT, edito da Pellegrini Editore, non è il primo libro di Pierfranco Bruni che leggo. A dire la verità, ho vissuto molti suoi libri e di alcuni ho abitato le parole dall’interno. Ma sebbene, da un tempo che pare infinito, mi incontri quotidianamente con le sue emozioni scritte, la sua ars scribendi non diviene mai abitudinarietà perpetuando una magia che si infinita in ogni riga di spazio, donando al tempo il sapore dell’eterno.
MI SONO INNAMORATO DI EVA KANT è un compendio di sentimenti d’emozione. Quei sentimenti ed emozioni che hanno costruito il vissuto dell’io narrante il quale, come Virgilio nella commedia dantesca, accompagna il cammino del pellegrino Bruni dal suo incipit di vita fino a quell’età in cui l’evoluzione intellettuale giunge all’estrema compiutezza. Una testimonianza che diventa confessione in un percorso dialogante con l’altro da sé tra i miti e leggende che hanno reso incommensurabile e profondo il pensiero dell’autore. Così quel “caro lettore” al quale l’io narrante si rivolge diviene un compagno di viaggio che si riflette nello specchio del doppio. Perché chi meglio di se stesso, e Bruni lo sa bene, può accogliere le confidenze nella devozione di complici segreti?
Un diario emozionale? Un tentativo di ripercorrere le tappe della propria vita attraverso le figure chiave, reali e simboliche, che l’hanno costruita? Certamente sì. Ma non solo.
MI SONO INNAMORATO DI EVA KANT è il tentativo di catturare il mistero per definirlo nella condivisione pur sapendo che è incatturabile. Quello stesso mistero che fa vivere lo scrittore costantemente in bilico tra realtà e finzione. La Eva Kant del titolo non è soltanto l’ammaliante donna di Diabolik. È quella figura archetipica che riporta l’autore all’età della gaiezza. Eva Kant, icona di bellezza eleganza e raffinatezza, assume i molteplici volti delle altre donne presenti nel libro, prima fra tutte Riccioli biondi. Ma mentre Eva Kant sembra assumere il ruolo di Beatrice nella sua azione salvifica, riconducendo l’autore all’Eden irrimediabilmente perduto, Riccioli biondi è l’amante immaginifica e idealizzante alla quale Bruni assegna una connotazione di carnale sensualità. Entrambe simboleggiano l’amore incondizionato, in una devozione che è dedizione.
«Mi sono innamorato di Eva per la raffinatezza e la sensualità oltre che per quel fascino del mistero che la caratterizzava ma anche per la sua fedeltà e il suo saper restare in ombra».
Ma MI SONO INNAMORATO DI EVA KANT è ancora di più.
Leggere Piefranco Bruni è guardare oltre la realtà, al di là della finzione. Cogliere il “nucleo” della vita, quello più profondo ed estatico. Mi sono innamorato di Eva Kant, significa vivere l’esperienza dell’amore puro. Di quel sentimento che non conosce ostacoli materiali, temporali e spaziali e che si alimenta solo di quell’amore dal quale è alimentato. Un libro che possiede la malinconica ironia e la magica attesa della lontananza in cui la nostalgia non è tormento ma opportunità per rinvenire quei valori che danno un senso al nostro esistere. Rimembranze che hanno il sapore salvifico di quell’ultimo caffè… Tale è la scrittura di Pierfranco Bruni.