Confesso che la narrativa di genere mi ha stancato. Prima di Delitti e maestrale (240 pagine; 13,90 euro; Fratelli Frilli Editori) di Antonino Genovese non leggevo un giallo da qualche anno. Non ho mai letto fantasy, thriller, action, spionaggio. Non frequento l’horror, genere che ho amato, da almeno dieci anni. Per avvicinarmi a un poliziesco devo trovare altro, non mi basta l’indagine, il mistero, la suspense. Se devo seguire una storia fine a se stessa preferisco il cinema o una serie televisiva, piuttosto che la forma romanzo. Scegliere il racconto (breve o lungo che sia) necessita altro, serve la letteratura, come in questa commedia umana a base di maschere pirandelliane.
Nino Genovese è un autore che conosco bene per aver seguito la sua evoluzione sin dai primi passi con Il Foglio Letterario, dalla poesia alla narrativa pura, alle prime (riuscite) opere per ragazzi. Adesso pare aver trovato la sua strada con il giallo, inventando un credibile personaggio seriale come il maresciallo Mariangelo che si muove nella sua Barcellona Pozzo di Gotto, tra problemi di vita quotidiana e un matrimonio finito male. Il suo compito è scoprire delitti e risolvere casi giudiziari, mentre la città è percossa da un caldo vento di scirocco o dal freddo maestrale che arriva dal mare, s’insinua tra la gente, scuote gli animi più torbidi.
Delitti e maestrale segue Scirocco e zagara, ma anche il racconto La morte viaggia in cartolina, pubblicato da Il Giallo Mondadori, tutte opere che non si limitano a raccontare un mistero, ma che si caratterizzano per un’accurata ambientazione siciliana, sia paesaggistica che culturale. Vediamo i vigneti di Barcellona, le spiagge di Cicerata, le Eolie come scenario di fondo, assaggiamo i cannoli ripieni di ricotta, il vino bianco del sud profumato d’infinito, ci lasciamo affascinare da poche (ma azzeccate) espressioni dialettali che ricordano il grande Camilleri.
Tutto questo ricorda un Maestro, che abbiamo già nominato, ma Genovese è padrone della tecnica mistery che affina romanzo dopo romanzo, sa ammaliare il lettore che lo segue alla scoperta dei colpevoli di una morte violenta, tra parenti poco affidabili, pericolosi strozzini e magagne amministrative sulla raccolta dei rifiuti. Il segreto di un buon giallo sta nella costruzione dei personaggi, che devono essere così ben scritti da convincere il lettore della loro veridicità. Non meno importante la location dove si svolge l’azione, a mio parere meglio se provinciale e conosciuta da chi scrive, come in questo caso, visto che Barcellona è il luogo natale di Genovese.
Vorrei poter dire che l’autore siculo ha imparato qualcosa dai miei insegnamenti, ma so che i veri maestri sono altri e sono un seguace della teoria di Franco Franchi (A me mi ha scoperto soltanto la levatrice!), pur restando un convinto assertore dei romanzi ambientati nel luogo di nascita dello scrittore, piccoli o grandi che siano. Barcellona Pozzo di Gotto vive e freme sotto i colpi di penna di Genovese, così come i suoi personaggi si muovono per strade conosciute, frequentano spiagge e locali ben rintracciabili nella geografia cittadina.
Delitti e maestrale gode di un impianto molto classico, suggestive descrizioni dei luoghi si avvicendano a dialoghi rapidi e ficcanti. Un giallo da leggere, non solo al mare.
Frilli è una garanzia di qualità editoriale, con il suo formato e le copertine riconoscibili, la buona distribuzione, anche in formato e-book, la cura delle edizioni e la condivisibile idea sulla riconoscibilità dei luoghi. Di Frilli ho apprezzato anche Giallo in Versilia di Paolo Giannotti, un’indagine di Pompilio Nardini, giornalista televisivo in crisi che si aggira tra le Apuane e il mare per cercare di risolvere il mistero della morte di un amico che sbarca il lunario come fotoreporter. Il romanzo localizzato in provincia può essere apprezzato da una vasta comunità locale e può servire anche da volano per un turismo culturale.