Il drago è una figura mitologica antichissima che esiste tanto nella tradizione occidentale che in quella orientale: ai due poli di questo mondo, però, il drago assume significati completamenti diversi.
Cominciamo dal drago orientale.
Non so esattamente quando questa creatura mitologica sia entrata nella cultura orientale, ma certamente prima che nel mondo occidentale, ed è stata adottata prevalentemente nella cultura buddista.
Chi è stato in Tailandia e nei paesi limitrofi, non può non aver notato che le scalinate dei templi buddisti sono costeggiate da un drago lungo quanto la scalinata e che ha la testa ai piedi della scalinata stessa; inoltre il drago asiatico è privo di ali e si snoda come un lunghissimo serpentone, oltre ad essere privo di qualsivoglia espressione truce.
Questo drago è una sorta di guardiano che accompagna il visitatore sino ai piedi della scala dopo la sua visita, lo stesso che li accoglie nel mondo dell’anima e della spiritualità.
Il drago adottato dalla religione buddista è uno spirito amico, una guida, un compagno che niente ha di diabolico: un guerriero che ti protegge le spalle.
Ma, naturalmente, tutta la filosofia orientale è scevra da tutti quegli aloni di malvagità di cui è impregnata la civiltà occidentale con la sua religione bigotta e che non fa che gridare: “AL MOSTRO! ALLA STREGA! ALL’ERESIA!” Naturalmente non è scevra dai suoi fondamentalismi e fanatismi, ma sono ben poca cosa se confrontati con quella della religione cattolica.
E veniamo adesso al nostro drago occidentale, che ha subito una sorte decisamente meno fortunata anche se, nella letteratura fantasy di quest’ultimo periodo, viene nettamente rivalutato in senso positivo: chi di noi può non pensare a “Eragon”, che può anche non piacere, però la figura di drago che dipinge è nettamente positiva.
Il drago in Occidente compare nella cultura celtica, dove le ossa del drago sono la spina dorsale che regge il mondo e la sua forza, oltre a essere un custode più di saggezza che di ricchezza.
La ricchezza giunge più tardi quando, bollato dall’eresia religiosa, si doveva pur farne una creatura anche avida, oltre tutto il resto che di negativo è stato attribuito a questa figura.
I Celti avevano 4 tipi di drago: Drago d’aria, di terra, di fuoco e d’acqua, un drago, cioè, per ognuno degli elementi fondamentali, ciascuno custode di sapere e di qualcosa di prezioso indispensabile per l’umanità, una spada, per esempio, e amico delle creature fatate.
I draghi erano contenitori di saggezza, solitari e enigmatici, parlavano una propria lingua ed erano gli esseri più antichi del mondo.
Con l’avvento della chiesa, beninteso non di Gesù e della religione in sé, appartenendo al culto pagano, il drago è stato definito come creatura malvagia e infernale, una sorta di incarnazione del diavolo e, come tale, è stato combattuto. La leggenda di San Giorgio e il Drago, che tutti conosciamo, insegna.
Oggi però, fortunatamente, il drago, grazie a una progressiva emancipazione dalla religione e dei suoi dogmi, comincia nuovamente a essere visto anche in Occidente, grazie a una letteratura fantasy di più larghe vedute, come creatura amica, cui ci si può rivolgere per trovare risposte che, altrimenti, non riusciremmo a trovare.
Oggi però, fortunatamente, il drago, grazie a una progressiva emancipazione dalla religione e dei suoi dogmi, comincia nuovamente a essere visto anche in Occidente, grazie a una letteratura fantasy di più larghe vedute, come creatura amica, cui ci si può rivolgere per trovare risposte che, altrimenti, non riusciremmo a trovare.
18/07/2008, Lidia Petrulli