I
Il Capitano dei Lacerta
“Vostra Maestà, Re Adam, il Dio Uzzath ha intercettato Khan Jurchi. Procediamo come stabilito?”
“Sì, Maekael, certo. Me ne occupo subito. Di’ a tutti di tenersi pronti. Il Capitano Khan Iurchi dovrà essere ripulito, e dovrà indossare i nostri abiti.”
“Abbiamo già predisposto la sartoria e la sua uniforme è pronta.”
“Ottimo. Sarà un bel salto di qualità per lui. Dai cenci lerci che non si cambia da anni a tessuti freschi e puliti, bene. Mi preparo per incontrarlo.”
Uzzath, il minore per età e per importanza, dei quattro Dei, aveva un compito, affidato da Alath. Portare a Re Adam ogni singolo Capitano di Popolo Lacerta rimasto vivo. Lui ne avrebbe fatto un alleato leale e coraggioso, capace di morire per la causa del suo Dio.
Uzzath accompagnava il Lacerta. Le condizioni di quel sopravvissuto erano allucinanti. Scheletrico e ferito, puzzava come una fogna. Per quanto potesse evitarlo, Uzzath fece un cenno di reverenza, anche se lieve, a Re Adam, per non incorrere in seri guai con suo fratello, protettore, senza farne segreto del Re Umano. La cosa lo infastidiva sempre, ma doveva piegarsi alla nuova storia voluta da Alath.
Ora l’esercito dei mondi era una realtà. E se il più potente Signore dell’Empireo, Alath, poteva ammirare i ranghi che impiegavano ore a sfilare sotto il Palazzo di Re Adam, marciando in schiere compatte, lo doveva alla Maestà del Primo Uomo. Adam era il migliore stratega di cui il Dio avesse mai goduto. Avrebbe reputato una cosa impossibile superare i suoi generali di An, ma era del tutto chiaro che l’Uomo possedeva una mente più capace e soprattutto quella fiamma che nessuno, neppure Alath, possedevano nel sangue: la Creazione. Non importa quanto tu sia freddo, capace di reagire senza emozioni agli eventi più catastrofici, o di quanto sia forte contro i tuoi nemici, Adam era il migliore perché prevedeva scenari inesistenti su campi reali. Rendeva la sua immaginazione materiale. Addomesticava l’impossibile perché fosse la sua arma migliore. L’imprevedibilità delle sue creazioni era l’arma assoluta che avrebbe aiutato Alath a dominare ogni mondo al quale il suo occhio si fosse rivolto.
Il primo colpo di martello venne lanciato contro i mondi rimasti a Meliell. Fu la grande sperimentazione dell’efficacia di Adam come condottiero.
Meliell riuscì a mantenere un mondo lontano dal pugno di Alath. La sua resistenza venne rafforzata dopo l’esilio volontario della Regina del Sud, la quale portò con se i dissidenti, un vero e proprio esercito ribelle a Dio. Meliell il Drago, diede un primo rifugio a quest’orda di rinnegati. Le cui fila erano composte da ogni risma di specie traditrici, dagli Uomini, ai Lacerta, i Giganteschi Esseri Primordiali, gli Enres, Allaghén e altre razze di minore importanza, buone solo per fare da cavie nei laboratori di Adam.
Il tuono della voce divina raggiunse il cuore del Primo Uomo: “Il seme dell’Errore deve essere estirpato.”
“Il mio signore mi indichi dove questo si trovi, andrò e lo sradicherò per sempre.”
“In verità crediamo che l’Uomo sia una creatura troppo debole per un simile compito.”
“Il mio Dio non possiede più fiducia nel suo servo?”
“Al contrario consideriamo Adam degno di regnare sui Mondi della Creazione. Ma siamo preoccupati per la sua emotività, qualora venisse a scoprire che l’Errore è cresciuto dal suo stesso Seme.”
Adam si azzittì, impietrito dal dubbio del suo Dio. Riuscì poi a sussurrare: “Non è forse vero che ho conquistato i mondi dei Lacerta, creato un esercito con il quale sconfiggere i tuoi nemici, e che mi sto apprestando a eseguire anche la più estrema delle tue volontà?”
“Adam, in vero, sappiamo che la tua fede è una roccia. È su questa roccia che stiamo edificando il nostro Regno Ultimo. Ascolta il tuo Signore, Adam. Presto la sua volontà di porterà davanti all’estremo. Allora vedremo se le fondamenta del nostro Progetto sono solida roccia.”
Il Progetto di Alath era chiaro: l’Impero, o il Regno Ultimo, la conquista totale di ogni cosa avesse vita. Adam preparò la strategia per attaccare il mondo di Meliell, rinominato dalla corte divina: AH09. Sino a quando Adam non lo avesse conquistato, quel mondo avrebbe portato su di se quella sigla asettica.
Una delle tattiche scelta, fu quella di dare luogo a una serie di rapide ricognizioni in quel mondo, ad opera di incursori specializzati. Erano esseri artificiali, simili a pipistrelli, piccoli come un topo e capaci di registrare ogni informazione utile per preparare i soldati di Adam. A ogni nuovo dossier, il Generale poteva allargare il panorama della sua strategia, preparando tattiche capillari e perciò efficaci. Ammise solo quattro alti ufficiali al suo piano strategico. Erano Uomini anch’essi, che scelsero di seguirlo, durante la rivolta del Sud. Quando decisero di far parte dell’Empireo, Adam consegnò loro il grado di Sub Comandanti, e li rinominò: Maekael, Gavryel, Raphael, Aurael. In seguito Alath decise di elevarli allo stesso grado del Primo Uomo, Generali. Il motivo è chiaro, Adam aveva un potere immenso, persino per il suo Dio. Una simile ricchezza è meglio suddividerla, se non si vuole che l’accumulo provochi la nascita di una nuova potenza. Adam non ne rimase turbato, aveva ancora la cosa più preziosa che lo differenziava dai suoi pari: il libero arbitrio, con il quale poteva eseguire gli ordini di Alath in modo strabiliante.
Il Primo Uomo ordì i suoi piani, sostenuto dai suoi Generali. All’inizio questi furono entusiasti di eseguire le volontà di Adam. E l’epoca che seguì venne segnata da quest’entusiasmo.
II
Asaturtat il Maresciallo
Il Maresciallo dei Draghi Asaturtat, marciò sicuro verso il centro della navata. Adam era rivolto verso il punto vuoto del muro, dietro l’altare, la zona sacra dell’astronave. Il suo Dio era lì, in quella zona vuota. Il Primo Uomo reclinò il capo sulla pietra che segnava l’ingresso nel sancta sanctorum, ripose la stola sull’altare e si voltò verso il suo Maresciallo.
“Sua Maestà mi aspettava.” Disse.
Adam: “Ti aspettavo con ansia, Maresciallo, vieni pure avanti e accomodati.” Indicò le panche fuori dall’abside sacro.
Ma il rettile non si sedette, com’era usanza, in presenza di un Re non si può stare comodi. Inoltre i draghi non potevano sedere come gli altri, avendo la coda e le panche non erano adatte per loro. Adam si accorse dell’incoerenza del suo gesto e si scusò, incuriosendo il suo alto Ufficiale, per la premura dimostrata. Adam era un Uomo, e il suo carattere era caldo come una coperta di folta lana. Era diverso da qualunque altro abitatore dell’Empireo. Perciò la gente lo amava. Asaturtat lo seguiva con passione per quel suo lato “diverso” che lo rendeva unico fra i suoi superiori dell’Empireo.
“Asaturtat, ho elaborato una strategia globale per eseguire il piano d’attacco di nostro Signore.”
“Sì, Adam, sapevo che vi stavate preparando per compiere la sua volontà.”
“Ho bisogno che tu adesso applichi la mia strategia, sviluppando le tattiche d’invasione,”
“Eseguo. Ho bisogno che mi s’informtate con esattezza sul mio margine d’azione, Maestà.”
“Certo, guarda questo piano.” Adam con un cenno della mano materializzò una panoramica olografica sul territorio stabilito per l’invasione vera e propria “Dovrai gestire le forze d’attacco delle Legioni Corazzate Pesanti, le LCP. Il tuo compito sarà di elaborare e guidare il primo colpo di maglio al mondo di Meliell.”
“Le LCP sono composte dai Draghi, quei soldati mi sono fedeli, Maestà, non avrò problemi sul campo, quello che mi preoccupa è l’effetto sorpresa che mi state, tacitamente, richiedendo.”
Adam guardò con un ciglio interrogativo il Maresciallo.
Questi continuò: “Rispetto la vostra preparazione sul campo di guerra, Maestà, ma penetrare di sorpresa nel mondo di Meliell è cosa quasi impossibile. Ci troviamo di fronte a qualcuno che ci conosce già, e che di certo si attende un nostro attacco. Avrà piazzato spie satellitari intorno al suo mondo e amico com’è degli Allaghén, non avrà problemi nell’usarli come sentinelle nell’orbita.”
“Non è un tuo compito neutralizzare gli occhi cosmici di Meliell, Maresciallo. Tu pensa a mettere in pratica l’assalto.” Eclissò le ansie del suo Maresciallo in questo modo, l’Uomo.
“Certo, sono ai vostri ordini, Sire.”
Il Re notò la titubanza del suo Ufficiale Drago: “Ti stai chiedendo come faremo a chiudere gli occhi degli Allaghén e di Meliell, vero?”
“In effetti è una cosa che m’incuriosisce, ma so già che hai tutto sotto controllo.”
“Gli Allaghén di Meliell si sono messi in un brutto pasticcio, Asaturtat, ho affidato ai Siran il problema già da parecchio tempo.”
“Così hai schierato la nostra Agenzia più segreta?”
“I Siran hanno le chiavi giuste per agire nel modo più rapido e meno visibile. Stanno terminando il loro piano, e una volta che gli Allaghén verranno del tutto neutralizzati, potrai procedere al tuo piano.”
“Ci vorrà del tempo.”
“In realtà ti ho affidato l’incarico perché siamo quasi alla fine.”
“Meliell non sospetta nulla, vedendosi eliminare i suoi alleati?”
“Sospetta che stiamo dando una caccia spietata agli Allaghén, come facciamo da epoche, ormai. Forse sospetta un nostro attacco, perché, come hai detto anche tu, ormai ci conosce. L’unica cosa che non conosce è quella fondamentale: il quando, il dove e il come attaccheremo.”
Asaturtat fremette sulla voce ferma del suo Re. Ardeva di scendere sul campo di guerra, contro il Primo Drago, il traditore della sua razza, colui che fece condannare la sua stirpe alla strage. La sua armata, la LCP, era una delle migliori che Adam avesse strutturato. I Mille Draghi di Asartutat avrebbero spazzato via qualunque resistenza si fosse frapposta fra la strategia di Adam e il suo compimento. Per questo quando c’era bisogno di un ingresso a testa d’ariete, Il Re chiamava Asaturtat con la sua Armata.
III
Cacciatori di Allaghén
Nel frattempo, aspettando i piani tattici del Drago, Adam venne a sapere che uno degli strateghi Siran più importanti, il Comandante Generale dei Cacciatori d’Allaghén, aveva richiesto di parlargli.
“Vostra Maestà, il Comandante Kalashan desidera udienza.”
“Sì, Woulkof, concedigli l’ingresso nel mio gabinetto privato, lo raggiungerò subito.”
“Maestà.” Una figura snella, ma potente, dalla pelle più bianca della neve, si levò in piedi, flettendosi in avanti.
“Dimmi pure, Kalashan, a che punto siamo con il piano di rastrellamento?”
“È con piacere che vi annuncio la quasi conclusione dell’opera.”
“Avete deportato gli Allaghén nei siti di raccolta?”
“I siti sono quasi al completo. Ci mancano ancora pochi individui da catturare, ma contiamo che in due o tre giorni sarà tutto finito.”
“Avete inviato squadre per catturare gli Allaghén di Meliell?”
“È stata la prima cosa che abbiamo fatto. Meliell non può più contare neppure un solo Allaghén al suo servizio.”
“È sbagliato, Kalashan.”
Il Siran corrugò i suoi enormi occhi blu senza luce, non aveva recepito l’idea del suo Re.
Adam: “Non pensare agli Allaghén come a dei servitori. Meliell ha goduto della loro compagnia e del loro aiuto, non del loro servizio. Se non avessimo costruito quei siti di contenimento, non saremmo mai riusciti a trattenerli presso di noi.”
Il Siran farfugliò incerto, non sapeva come rispondere, la sua vita e la sua mente era improntata su un concetti opposti: ordine, servizio, rito. Il sistema caotico di pensiero Allaghén non poteva neppure sfiorare la sua immaginazione.
Adam continuò: “Solo ragionando come i nostri nemici possiamo costruire una tecnologia in grado di annientarli.”
In effetti, il suo Re non aveva torto. Il modo di affrontare i problemi e di risolverli di Adam era un oltraggio alle tradizionali tendenze Siran, ma funzionava. Era quasi perfetto. Immaginava se stesso come l’altro, come colui che doveva battere. Prevedeva, ideava e vinceva. Finché avrebbe vinto, nessuno avrebbe toccato la sua posizione da Generalissimo di Alath. Adam era lo Stratega Empireo, il fuoco virile che animava la guerra santa contro i traditori e gli apostati, nessuno osò contraddire le sue decisioni in campo militare.
IV
Le Pietre della Schiavitù
I siti destinati alla detenzione degli Allaghén prevedevano un’ispezione periodica del Re. “Siti di stoccaggio, dovremmo chiamarli.” Pensò a voce alta Adam.
“Non sono molto diversi, Maestà, da una centrale nucleare.” Fece Onail, il comandante in capo delle guardia ai “contenitori”. Era un Siran di nobile casta, nato per adempiere ai più alti incarichi nell’Empireo. Ma anche lui era sottoposto alla maestà di Adam. In cuor suo Onail si rodeva l’anima per questo, non era il solo Siran così colpito dalla volontà di Alath.
I due passeggiarono sul ponte principale, dal quale si potevano osservare le quattro enormi vasche di contenimento, le piscine.
“Quante ne abbiamo a pieno carico?” chiese.
“Tre su quattro, la quarta ha quasi raggiunto la metà della sua capacità, Sire.”
“Dunque abbiamo stoccati circa duecentodieci cilindri di contenimento pieni.” Osservò.
“All’attivo questo sito contiene per la precisione duecentosette Allaghén.”
Adam contemplò i cilindri dal diametro di un pallone da calcio, depositato nelle celle sul fondale di ogni piscina. Dal punto di osservazione di Adam, quelle vasche sembravano essere un alveare. “Arnie zeppe di miele.” Pensò.
“Non vi ho capito, Sire.” Disse Onail, non avendo udito il suo pensiero.
“Nulla, Comandante, proseguiamo. Un’altra cosa che mi da ansia è l’approvvigionamento di acqua per il sito. Se dove accadere un qualsiasi accidente, gli Allaghén sarebbero sempre contenuti in acqua pesante?”
“Certo, Sire, abbiamo effettuato diverse esercitazioni. Anche con una catastrofe questa centrale non rimarrebbe mai senza acqua pesante. Abbiamo un reattore che ricicla il vapore in modo continuo, una stazione di induzione per garantire una capacità sufficiente di deuterio da somministrare nelle barre di stoccaggio, ehm, nei cilindri di contenimento.” Si corresse.
I Siran non hanno idea di cosa sia la compassione. Usano dire “barre di stoccaggio” perché conoscono i motivi per cui duecentodieci Allaghén sono stipati in altrettanti loculi cilindrici.
Anche Adam conosce la realtà. Ma, forse con un’ipocrisia di fondo, cercava di rendere meno orribile il loro destino. “Cilindro” da l’idea di un acquario o di una prigione, mentre una “barra” allude all’effettivo scopo di quei cosi, è uno strumento. Olain si corresse per non infastidire la sensibilità del suo Re.
Adam fece buon viso alla scortesia rimediata, e continuò la sua ispezione: “E secondo te, Comandante, il deuterio è sufficiente per annichilire la vivacità dei nostri ospiti?”
“Maestà, direi che sia un buon anestetico. Rallenta la mobilità dei neutroni e di conseguenza è più facile far perdere energia alle loro particelle senzienti subatomiche. Inoltre se si alterano immettiamo i nuclei bersaglio di Uranio, provocando una leggera fissione nucleare, facendo sfibrare ancor più la loro energia.” Olain sfiorò l’aria e apparve una consolle olografica “Barre di controllo.” Ordinò. Si accesero delle luci nella piscina e dall’alto vennero calati dei cilindri che si andarono a infilare accanto a quelli stoccati negli alveoli.
“Sono le Barre esterne che contengono boro e cadmio. Funzionano allo scopo?”
“Sono funzionali e per di più, è facile reperire il loro contenuto. Gli Allaghén più vivaci con queste vengono sprofondati nell’inattività in modo quasi istantaneo.” Replicò con una dose di auto compiacimento.
“Cerchiamo di non esagerare, non vogliamo spengerli, solo tenerli calmi. Cerca di raggiungere mai il limite letale di queste sbarre. Abbiamo già un’altra sezione di barre fissa accanto ai nostri ospiti. E da quello che osservo sui monitor, tengono sin troppo bassi i loro parametri.”
“Le barre moderatrici, Maestà?”
“Sì, il loro scopo è di impegnarli nell’estenuante agonia per la sottile fissione che stiamo inducendo in ogni cilindro. Se li rallentassimo ancora, potremmo ucciderli. Diamo uno sguardo agli agenti moderatori contenuti in questa sezione di barre.”
Olain ordinò alla consolle di mostrare i parametri al Re.
“Grafite? La cosa mi da ansia, Olain.”
“Siete stato voi a richiedermi che fossero così progettate.”
“È vero, ma devo escogitare qualche cosa di meno primitivo.”
“La graffite non fa loro troppo male, è un elemento molto comune e di facile gestione. Poi è uno stato del carbonio e loro hanno la struttura di questo minerale già nella memoria atomica. Ci sarebbero alternative, ma un Allaghén in questo stato, lei lo sa meglio di me, potrebbe avere una specie di reazione allergica. La grafite è inoffensiva per loro.”
“In effetti hai ragioni, abbiamo discusso fin troppo su quest’ aspetto.”
“E questo minerale è sembrata la scelta migliore.”
“Troveremo di meglio, prima o poi. Per ora l’importante è tenerli buoni finché non sarà pronto il loro sito di destinazione finale. Duecentoquaranta Allaghé detenuti in un solo sito, quattro siti identici.” Lo sguardo di Adam andò lontano con la sua mente: “Novecentosessanta pile di portata incommensurabile potranno dare vita al più grandioso reattore che la storia abbia mai visto costruire.”
“Il bello di questa gente è la sua immortalità.”
“No, Olain, un Allaghén non è immortale, è eterno. Possiamo usarlo per sempre, mantenendo il suo decadimento controllato. In natura anche lui subisce modificazioni in grado di spengerlo, ma se curato in modo idoneo, la sua energia potrebbe non esaurirsi mai.”
Nonostante le sue ritrosie personali, il Comandante Siran non poté fare a meno di lasciarsi scappare una nota di profonda ammirazione verso l’intuito di Re Adam, che rese possibile l’imprigionamento di una forma simile di energia.
V
La Vergogna dell’Uomo
Le lenzuola erano inzuppate, Adam si alzò sui gomiti, la fronte grondava stille gelide. Gli venne da vomitare, ma qualcosa bloccò lo stomaco. Era ancora un Uomo, soffriva le emozioni come nessun altro nell’Empireo, quella stessa forza che lo rendeva il migliore, era la sua infinita sofferenza. Si alzò dal letto. Guardò nello specchio.
Una distesa bianca, neve sino all’orizzonte che sprofondava nell’oceano congelato all’improvviso. Un suono dolce, mischiato nel vento del nord Est, scaldava l’aria di una tenda circolare, ampia, dai tessuti scintillanti.
“La permanenza con gli Allaghén ha condotto gli Uomini alla follia.” Ripeté il salmo al suo dio “Signore, dammi la forza di resistere alle sirene della perdizione!” Prese la frusta e si lanciò gli uncini sulla schiena nuda “Tu sei la Via, l’Unica Strada che percorrerò nella rettitudine, oltre il sentiero divampa il fuoco della perversione. Tu sei la mia natura, Signore, ricordami di com’è buio al di là delle tue leggi!” su ogni parola vibrava un gruppo di ganci di metallo, che gli scorticavano le spalle come artigli. Presto il sangue avrebbe affogato la sofferenza degli incubi. Le emozioni richiedevano il sacrificio del proprio sangue. Sei il migliore, ma il prezzo è salato, e sa di carne maciullata.
“Adam, perché ti fai questo?” tuonò il suo Signore.
“Possa perdonare la debolezza del mio spirito, il mio venerato!”
“Il tuo Dio non ti ha forse già perdonato, togliendoti dalla perversione della Materia?”
“Il mio Signore mi ha donato l’immenso privilegio di servirlo nell’Empireo.”
“Adam, perdona te stesso. La tua mente e il tuo spirito non sono in perdizione.”
“Le parole dell’Eterno sono l’acqua nel deserto del mio spirito.”
“Al tuo Signore colpisce la sofferenza di Adam, ma la carne dell’Uomo non deve essere violata da un Uomo.”
Alath temeva che l’incapacità di soffocare l’emotività avrebbe condotto il suo Generalissimo alla continua ricerca del dolore fisico, distogliendolo dal suo compito principale, la Guerra. Gli proibì di accanirsi sulle sue carni.
“Signore, tu mi chiedi di curare le ferite dell’anima, tu sai quanto un Uomo sia caduco nella sua condotta. Cade nelle illusioni delle emozioni.”
“Quali sono le illusioni che conducono l’Eletto nella tristezza? La tenda, il deserto di ghiaccio e la luce degli Allaghén, ti tormentano. Noi vediamo i tuoi incubi, Adam. E questo è il tuo sacrificio a Dio, annegare la memoria dell’Errore. L’Errore di Adam verrà cancellato, la sua primitiva colpa di perversione lavata nella glorificazione del Nostro nome.”
“Perché hai scelto un peccatore come me?”
“Perché Adam è la cura la cura al suo stesso Errore primitivo. Canta la lode all’Eterno all’alba, a mezzogiorno, alla sera, di notte. La ricordanza del nostro Nome sarà per noi il tuo dono più grande. Fa’ questo e non avremo bisogno del tuo sangue.”