La mitologia greca la descrive come una creatura dalle molte teste, il corpo di un serpente e un fiato pestilenziale, capace di avvelenare le acque e disseccare i campi. Si racconta fosse stata generata dall’unione di Tifone – figlio della Terra e del Tartaro – e di Echidna, un strano ibrido per metà donna e per metà serpente.
La versione più accreditata riguardo al numero delle sue teste è quella della Biblioteca di Apollodoro che gliene attribuisce nove, ma c’è chi come lo storico Diodoro sosteneva ne avesse cento. In tutte le differenti versioni, però, gli autori sono concordi sul fatto che per ogni testa tagliata gliene ricrescessero due nello stesso posto.
Lemprière, comparando i vari testi, racconta che l’idra fosse stata cresciuta dalla dea Giunone, moglie di Zeus e madre degli dei, al solo scopo di far confrontare questa orribile creatura con Eracle. Di fatto quest’ultimo, più noto a tutti con il nome latino di Ercole, insieme a suo cugino Iolao, la cercò nei pressi del pantano di Lerna, dove si diceva vivesse. Una volta trovata il primo iniziò a tagliarle le teste con una scure mentre l’altro le cauterizzava bruciando con una torcia le ferite sanguinanti, prima che da queste potessero spuntarne delle nuove. L’ultima testa, quella che si diceva fosse immortale, Ercole la sotterrò sotto un masso enorme dove si crede si trovi tutt’ora a meditare vendetta contro il semidio.
Una volta sconfitta, il mito continua raccontando come Ercole decise di bagnare le punte delle sue frecce nel sangue della dell’Idra, altamente velenoso, per rendere mortali le ferite inferte ai nemici. Un’accidentale puntura, però, con una di queste frecce provocò atroci sofferenze a Chirone, centauro amico e insegnante di Ercole, che per porre fine al suo tormento, dovette cedere la propria immortalità a Prometeo.
Nel Medioevo questa creatura finisce per essere paragonata a un comune drago perdendo molti dei connotati tipici delle mitologia greca. Nei bestiari medioevali compare, infatti, una sorta di Hydrus, una variante dell’Idra di Lerna, considerato come il nemico per antonomasia del coccodrillo, dal quale si fa inghiottire per poi straziarne l’intestino.