L’IMMAGINAZIONE E IL CULTO DELLA PAROLA DI CALVINO

Il 15 ottobre scorso sono stati celebrati i cento anni dalla nascita del grande scrittore e intellettuale Italo Calvino (15 ottobre 1923 – 19 settembre 1985). Sul valore della sua Parola qui di seguito riportiamo una riflessione di Vincenzo Viti, già parlamentare e assessore alla Cultura della Regione Basilicata, attuale editorialista del Quotidiano del Sud.

“Straordinario Calvino. Qualche giorno fa la scrittrice Maura Locatore ne celebrava sul Quotidiano del Sud l’immaginazione cosmica e cosmicomica. Studiosa eccellente di Pasolini e del suo mondo arso e dualistico di storia e natura, la scrittrice non tradiva il suo intento filologico di sondare il comune terreno, battuto dai due, sul valore e sul destino della Parola.

In effetti è la Parola, il suo statuto, a declinare la verità del mondo. In Calvino la Parola è cattura dell’emozione, del frammento, dell’infinita libertà che le è consentita sempre che si sottragga ad obbligazioni, alle posture e imposture che circolano nella commedia umana.

In nessun Letterato della nostra modernità credo abbia dominato così ossessivamente il culto della Parola come evento e come sortilegio.  Un bene da investire per elevare la conversazione fra cultura e storia. La lingua di Calvino è “leggera”, nella misteriosa versione che egli rivela in una delle lezioni americane, non perché frivola o domestica ma perché assoluta e universale. Insomma la chiave per raccontare gli usi, i costumi, le atmosfere medievali, i temperamenti e le sagome che hanno frequentato il suo mondo fantastico eppure vero. Di una verità plastica, aristotelica, capace di tradurre in personaggi tutt’altro che virtuali i protagonisti fossero visconti o baroni, che alimentavano il suo eccentrico immaginario.

Vi chiederete, a questo punto, dove mai porta questa prolissa celebrazione della Parola. Confesso che l’orpello letterario introduce alla triste banalità del reale. Porta al palese travestimento della politica. Soprattutto da noi. Un monumentale affresco delle ipocrisie agitato di intrighi, doppi fondi e doppi coperchi. La palude del vaniloquio, il traffico delle masserizie, insomma il mercato medievale che Calvino avrebbe affidato alla magia della Parola.

Che da noi si aggira povera di senso e sgomento alla ricerca di sé.

Senza trovarsi.

Vincenzo Viti