E’ sempre un dispiacere quando si apprende della morte di qualcuno e lo è ancora di più quando questo qualcuno è un amico… e Sergio Bonelli era davvero un amico, un amico che purtroppo ci ha lasciato proprio ieri.
Ho conosciuto Sergio Bonelli personalmente a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: stavo realizzando la mia tesi su “Dylan Dog” e quindi lo contattai. Fu gentilissimo e mi diede appuntamento all’indomani perché gli raccontassi quello che avevo in mente: si trattava di una sorta di servizio televisivo da inserire in un telegiornale realizzato per la scuola di giornalismo tv che stavo frequentando.
L’indomani ci incontrammo direttamente in via Buonarroti, la sede della sua casa editrice, in un’ampia sala circondata da librerie ricolme di volumi di vario genere. Cordialissimo mi offrì un caffè e stette ad ascoltarmi. Gli descrissi quello che avevo in mente e, quando giunsi al momento in cui dicevo che avrei voluto intervistare anche Tiziano Sclavi, storse il naso, ma mi fece terminare. Conclusa la mia esposizione, mi disse che per lui andava tutto bene: l’unico neo sarebbe stato convincere il papà di “Dylan Dog” a fare l’intervista, “perché è una persona schiva”, mi disse… ma ci avrebbe pensato lui.
E così infatti fu!
Terminata la tesi, ci risentimmo perché volevo regalargliene una copia: ci incontrammo, la guardammo insieme e mi fece i suoi complimenti. Nel frattempo avevo cominciato il progetto della fanzine “La Zona Morta” e gli dissi che sul primo numero volevo pubblicare alcuni brani delle chiacchierate con lui e Sclavi. Fu subito d’accordo e, anzi, mi invitò a portargliene una copia quando fosse stata pronta.
Detto, fatto! Era la metà di gennaio del 1990 e ancora mi ritrovai nella sala circondata dalle librerie per fargli vedere il risultato di quella mia “prima fatica”: in realtà era un giornaletto fotocopiato, con i titoli scritti a mano, gli articoli stampati con la stampante ad aghi di un PC Prodest e i numeri delle pagine fatti con i trasferibili, ma per me era la realizzazione di un sogno… e per Sergio Bonelli era un lavoro “fatto davvero bene, con passione”.
Da allora, ogni tre mesi puntualmente ci sentivamo e ci incontravamo perché voleva vedere ogni numero… e si chiacchierava del più e del meno per un paio di orette, dei cambiamenti grafici e dei contenuti della fanzine, delle nostre passioni, delle novità al cinema, dei fumetti, dei nostri autori preferiti, dei suoi viaggi. Mi invitò addirittura alla seconda edizione del “Dylan Dog Horror Fest”… con tanto di accredito stampa e cena di presentazione!
Quando “La Zona Morta” chiuse i battenti fu molto dispiaciuto, ma contento che comunque prendevo altre vie, altre strade… strade che purtroppo ci allontanarono e da allora non lo vidi né lo sentii più, vuoi perché ero troppo impegnato, vuoi perché era troppo impegnato, vuoi perché non volevo disturbarlo ulteriormente, anche se immagino per lui non fosse un disturbo… in ogni caso non volevo abusare troppo di lui e lo ringrazio ancora oggi per tutto il tempo che ha voluto dedicarmi allora.
Di lui resteranno a tutti gli italiani i suoi fumetti, sia quelli che ha scritto (“Mister No”, “Zagor”) sia quelli che ha editato (da “Dylan Dog” a “Tex”, da “Magico Vento” a “Martin Mystere”, da “Nathan Never” a “Dragonero” a “Brendon” al recente “Stria“… troppi per citarli tutti)… di lui resteranno a me i suoi sorrisi, i suoi incoraggiamenti, le sue pacche sulla spalla e il suo desiderio puntuale di leggere il nuovo numero de “La Zona Morta”… e una frase: “Smettila di darmi del lei e dammi del tu… siamo colleghi, no?”.
Ciao Sergio!