Profondo Rosso è una casa editrice romana benemerita per gli amanti del cinema di genere, così com’è importante la rivista milanese Nocturno, che da anni studia e storicizza generi considerati di serie B come l’horror e il cinema sexy. Nel libro “Zombi! – George A. Romero e il cinema dei morti viventi” di Francesca Lenzi (330 pagine; 25 euro) si incontrano le due scuole di pensiero, perché l’introduzione è firmata da Manlio Gomarasca e Davide Pulici – ideatori di Nocturno – che danno il loro benestare a un lavoro colto e al tempo stesso popolare.
Il filone zombie esiste sin dalle origini del cinema horror (Ho camminato con uno zombie, 1943 di Jacques Tourneur) ma è stato riportato in auge dai film di Romero (La notte dei morti viventi, 1968 e Zombi, 1978). “Il cinema dell’orrore moderno deve tutto a George Romero e al mitico La notte dei morti viventi, perché grazie a lui abbiamo avuto gli zombi cinematografici, completamente diversi dalla tradizione haitiana. Gli zombi di Romero siamo noi stessi che risorgiamo dalla tomba spinti dalla brama di uccidere, senza cattiveria ma perché è la nostra sorte. La lotta contro gli zombi è destinata alla sconfitta, perché è come scontrarsi contro una visione orribile di noi stessi”, dicono gli illustri prefatori. Ed è vero. Romero ha dato il via a un sottogenere horror che nel cinema italiano ha avuto fortuna, pur non producendo opere eccellenti, ma originali divagazioni nel campo dei cannibal movies.
Diciamo la verità, i film sugli zombi sono molto prevedibili, la sola cosa che tiene desta l’attenzione è l’effetto splatter ripetitivo che finisce per annoiare. Tra i film italiani salverei soltanto Zombi 2 (1979) di Lucio Fulci e poche altre cose che imitano più o meno spudoratamente i capolavori di Romero.
In Italia i primi film che parlano di zombi risalgono agli anni Sessanta e attraversano vari generi (Ercole al centro della terra, 1961 e Terrore nello spazio, 1965 – entrambi di Mario Bava), ma un vero filone zombi comincia da Lucio Fulci con Zombi 2 (1979) e prosegue con opere meno convincenti firmate da Joe D’Amato (Emanuelle e gli ultimi cannibali, Frankenstein – Ritorno dalla morte…), Umberto Lenzi (Incubo nella città contaminata) e Pupi Avati (Zeder). I film sugli zombi sono dedicati a un pubblico di adolescenti, come gli slasher movies, anche se alcuni critici danno una valutazione politica al genere, individuando nei morti viventi i proletari che si ribellano al capitalismo. Persino il cinema cubano si è adeguato alla moda degli zombi con il giovane regista Alejandro Brugués, che nel 2011 ha girato Juan de los muertos, in chiave di commedia e di satira politica, attualizzando il messaggio di Romero.
Francesca Lenzi affronta il tema del cinema di George A. Romero con semplicità e rigore filologico, inquadrando il regista come un pilastro dell’horror internazionale, un innovatore del genere, un creatore di nuove mode e miti giovanili.
Francesca Lenzi si è laureata in storia del cinema con una tesi su Dario Argento, approfondendo il film Suspiria (diventato il suo primo libro per Profondo Rosso), successivamente ha pubblicato una monografia su Rob Zombie (Il Foglio) e adesso dà alle stampe un testo dedicato alle creature affascinanti di un regista che ha condizionato l’immaginario horror di tutti noi. Il libro è completo: origine ed evoluzione degli zombi, i film di Romero, i remake contemporanei (Zack Snyder) – a volte persino comici (L’alba dei morti dementi di Edward Wright) -, i lavori minori realizzati dai continuatori della saga e da chi prima di Romero ha cercato di realizzare una versione del mito haitiano. Francesca Lenzi è molto precisa, quasi pignola nell’esposizione, realizza un’opera rigorosa che mancava nel panorama editoriale. Tutti i film sono corredati da sinossi, commento, schede analitiche, illustrati da foto di scena e disegni originali dell’autrice che è anche un’ottima illustratrice.