Il Codex Gigas (in italiano il “Libro Gigante”) è il più grande manoscritto medievale esistente al mondo, oltre che uno dei libri più mysteriosi e meno conosciuti della storia. Si ipotizza che sia stato creato nel monastero benedettino di Podlažice in Boemia, nella attuale Repubblica Ceca: la sua realizzazione si colloca nel primo trentennio del XIII secolo. Nella cosiddetta Guerra dei Trent’anni, l’opera fu trafugata dall’esercito svedese come bottino di guerra e attualmente è conservata presso la Biblioteca Nazionale Svedese a Stoccolma.
Il manoscritto è conosciuto anche col nome di Bibbia del Diavolo per la grande illustrazione del demonio in esso contenuta e per la leggenda riguardo al fatto che l’autore, per scriverlo, abbia richiesto l’aiuto del demonio. Infatti secondo la quel che si narrava all’epoca, egli era un monaco che si impegnò, isolandosi nella sua cella, a produrre in una notte un’opera che glorificasse il suo monastero.
Il Codex Gigas è contenuto in una copertina di legno ricoperta di pelle, con alcuni ornamenti in metallo. Le dimensioni sono: 92 centimetri di lunghezza, 50 di larghezza e 22 di spessore, misure che lo rendono il manoscritto più voluminoso del Medioevo con un peso di 75 kg. Inizialmente conteneva 320 pagine di vellum, ma otto di queste sono state successivamente rimosse provocando ulteriori sospetti riguardo alla sua origine. I fogli sono tutti numerati sul recto, anche se si tratta in realtà di un dettaglio che venne aggiunto solo più tardi, probabilmente nel XVII secolo.
Nonostante la grandezza del manoscritto potesse rendere difficile la consultazione, il libro è stato spesso utilizzato da monaci e studiosi, come dimostrano varie note scritte su diverse pagine da persone differenti.
Stando alla sua storia, il codice pare sia stato creato da un certo Herman il Recluso all’interno del monastero Benedettino di Podlažice nei pressi di Chrudim, che venne distrutto nel XV secolo. Nel Codex, il 1229 viene registrato come l’anno di completamento dell’opera. Il libro fece poi la sua comparsa nel monastero cistercense di Sedlec e successivamente venne acquistato da quello benedettino di Břevnov. Dal 1477 al 1593 fu custodito nella biblioteca di un monastero di Broumov fino a quando non venne trasferito a Praga nel 1594 per entrare a far parte della collezione di Rodolfo II d’Asburgo. Alla fine della Guerra dei Trent’anni, nel 1648, tutta la collezione di Rodolfo II venne presa dall’esercito svedese. Nel 1649 il manoscritto si trovava nella Biblioteca Reale di Svezia a Stoccolma. In seguito il Codex Gigas attirò la curiosità della regina Cristina I di Svezia, la quale avendo messo insieme una vasta biblioteca oggi in parte andata purtroppo perduta, si interessò anche a questo libro fino a quando non abdicò nel 1655 per lasciarlo alla città di Stoccolma. Il 7 maggio 1697 scoppiò all’interno del castello reale un incendio che partendo dall’ala nord colpì anche la Biblioteca Reale e molti dei libri furono messi in salvo. Il Codex Gigas, date le sue enormi dimensioni e il suo peso, per essere salvato dalle fiamme fu lanciato da una finestra del palazzo. Andarono comunque smarrite alcune pagine, le famose otto pagine mancanti. Nel settembre 2007, dopo 359 anni, il Codex Gigas è stato riportato a Praga in prestito per qualche mese a disposizione della Biblioteca Nazionale Ceca per tornare poi definitivamente in Svezia.
Fin qui la sua storia ufficiale.
Di pari passo, la leggenda vuole che a redigere il manoscritto fu un monaco che aveva infranto i propri voti ed era perciò stato condannato a essere murato vivo. Per evitare tale punizione, il monaco promise di creare in una sola notte un’opera monumentale che potesse contenere al suo interno tutto lo scibile umano. Verso mezzanotte, resosi conto dell’impossibilità dell’impresa, evocò il diavolo implorando il suo aiuto. Egli glielo concesse, in cambio, però, della sua anima immortale. Il monaco acconsentì al patto e volle anche aggiungere un’immagine di Satana in segno di gratitudine, ben visibile infatti all’interno del volume e da cui arriverebbe il soprannome di Bibbia del Diavolo.
Tale leggenda deriverebbe dal nome stesso con cui è conosciuto il monaco, ovvero Herman Inclusus, ossia “il recluso”, da cui l’idea della condanna ad essere murato vivo. Tuttavia, recenti studi ipotizzano che il nome potrebbe derivare da una libera scelta di reclusione da parte del monaco, come anche la decisione di redigere il manoscritto stesso, verosimilmente al fine di espiare i propri peccati.
Il Codex include una trascrizione completa della Bibbia tratta quasi interamente dalla Vulgata, ad eccezione degli Atti degli Apostoli e dell’Apocalisse di Giovanni, che sono tratti invece dalla Vetus Latina.
Il testo include anche: la Etymologiae di Isidoro di Siviglia, due lavori di natura storica di Giuseppe Flavio, ovvero Antichità giudaiche e la Guerra giudaica, una storia della Boemia (Chronica Boëmorum) di Cosma Praghese, vari trattati (di storia, etimologia e fisiologia), un calendario con la lista dei santi, l’elenco dei monaci dei monasteri di Podlažicama, formule magiche e altri documenti tra cui gli alfabeti greco, cirillico ed ebraico. L’intero libro è scritto in latino. Fra tutte, la parte di maggior rilievo storico è la Cronaca di Cosma, di cui la copia presente nel Codex è considerata la più fedele e più antica.
Il manoscritto include miniature in rosso, blu, giallo, verde e oro. Le maiuscole iniziali sono minuziosamente miniate e frequentemente occupano l’intera pagina. L’aspetto del manoscritto resta fondamentalmente invariato dall’inizio alla fine, così come la calligrafia dello scrivano che non mostra segni di anni di malattia o di cambiamenti di umore. Questo fatto ha alimentato la credenza che il manoscritto sia stato scritto in un periodo di tempo incredibilmente breve. In realtà alcuni studiosi hanno stimato che l’opera potrebbe essere il lavoro di un solo uomo che ha lavorato per oltre 20 anni.
Degna di nota è la pagina 577, che contiene come dicevamo un’immagine del Diavolo a tutta pagina. Alcune pagine prima di questa immagine sono scritte su fogli di pergamena stranamente anneriti che le danno un aspetto inquietante, in qualche modo differente dal resto del codice, altro particolare che ha alimentato nei secoli la leggenda della Bibbia del Diavolo.