Autore del recente “Avalost – La scoperta”, primo capitolo di una trilogia che già da questo volume ci regala mistero, azione, magia e tanta voglia di leggere il seguito per sapere come va a finire, Salvatore Tribastone si è solo da poco affacciato sulla scena letteraria italiana, grazie a uno sforzo autoproduttivo non indifferente, ma ha già tutte le carte in regola per sfondare e per far parlare di sé molto a lungo. Noi siamo orgogliosi di essere tra i primi a farlo.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È SALVATORE TRIBASTONE?
Non è così semplice darti una risposta… a tratti anche io mi chiedo: “Ma chi sono?” e subito si affacciano mille e più risposte. Salvatore Tribastone (ne parlo come se non fossi io stesso) è un giovane con molti sogni, una grande ambizione e tanta voglia di fare. È una persona non chiusa, ma aperta sempre a nuove esperienze, purché le stesse siano confacenti ai suoi ideali. Ed ecco, Salvatore è una persona con degli ideali e dei valori. Per concludere (torno in prima persona, dai), sono un giovane come molti che desidera vivere la vita e i rapporti fino in fondo. Non mi basta e non mi accontento della superficialità, ma mi piace scavare molto nel mio e nell’altrui animo. Amo i rapporti profondi, veri, leali e sinceri e di conseguenza mi tengo alla larga dal resto. Odio l’ipocrisia e non riesco ad andare d’accordo con chi ragiona a senso unico. Il mio modo di vedere la vita è tutto mio e sono felice davvero di riuscire ad avere sempre un punto di vista diverso rispetto alla moltitudine. Non mi è mai piaciuto far parte del “gregge” perché mi ci sentirei troppo stretto dato che, più che pecora, mi considero un falco o un aquila. Ho una mia massima (presa dal motto del reggimento in cui ho svolto il servizio militare): “Non vi è sosta se non sulla cima”. È così che io vivo.
VUOI RACCONTARCI DI QUELLO CHE HAI FATTO PRIMA DI DIVENTARE UNO SCRITTORE FANTASY E DI COME LO SEI DIVENTATO?
Dunque. Potrei dire di aver fatto una marea di cose, tutte, a mio avviso, atte a costruire quel bagaglio di idee, sensazioni ed emozioni che hanno portato la mia mano a scrivere fantasy. Posso raccontarti che fin da piccolo usavo creare delle storie (a mo’ di fumetti) con i personaggi fantastici che vivevano nella mia testa e riempivo fogli su fogli. Era un mio modo di giocare. Ho sempre scritto poesie e lettere e mi piaceva tenere un diario segreto (che poi tanto segreto non era) su cui annotavo ogni mia piccola gioia o delusione.
A tutto ciò si intersecava tutto il resto della mia vita: lo studio (molto tecnico prima, più umanistico poi), le varie esperienze in settori diversi dalla scrittura (per esempio la realizzazione dalla A alla Z di vari musical e spettacoli nella mia zona). Passione per la musica (strimpello chitarra e tastiera e avevo acquistato un violino per impararlo oltre ad aver inventato e inciso alcuni brani musicali); per la natura e per la scienza si intrecciavano (e tutt’ora si intrecciano) al mio sentirmi cristiano, alla mia fede (anche se devo dire che anche in questo settore ho comunque un mio punto di vista). Ho anche fatto diverse esperienze lavorative in settori completamente dissimili fra di loro fino a giungere a ciò che oggi faccio: sono un promotore finanziario. Nella mia vita numeri e razionalità, comunque, sono sempre stati molto presenti e, se non fosse stato per tutto il resto, oggi sarei un cinico incapace di sognare. Ma per fortuna non è così.
Questo è ciò che ho fatto prima e quello che, ad oggi, continuo a fare.
Per quanto riguarda l’essere diventato scrittore… beh, se per scrittore intendiamo uno che scrive (sia pure per intrattenere gli amici) questo lo faccio da sempre. Se con scrittore intendiamo qualcosa di più importante, con la “S” maiuscola, allora non credo ancora di esserlo diventato.
HAI PUBBLICATO DA POCO IL PRIMO ROMANZO DI UNA TRILOGIA, QUELLA DI “AVALOST”, INTITOLATO “LA SCOPERTA”. CE NE VUOI PARLARE?
Certamente. Cercherò di essere sintetico ma è più forte di me… quando comincio a scrivere non mi fermo più. Dunque, “Avalost”… da sempre avevo “sognato” di poter scrivere un romanzo ma non c’ero mai riuscito né mi ero mai applicato più di tanto. Nel 2006 la mia ex ragazza mi invitò (in realtà quasi mi costrinse) a leggere “Eragon” e io lo lessi. Devo ringraziarla per questo. In meno di dieci giorni divorai il volume e dopo averlo finito (era notte fonda quando lessi l’ultima riga) mi sentii vuoto, solo. Era come se quei personaggi e quei paesaggi io li avessi potuti vedere. In effetti è ciò che mi succede con ogni buon libro, ma quella volta fu diverso, il vuoto era più grande. L’indomani mattina, anziché lavorare (avevo un’agenzia di servizi web e pubblicitari), cominciai a disegnare una mappa di territori, così, per gioco, come quand’ero piccolo. Poi cominciai ad assegnare dei nomi ai vari regni e a dividere le “Terre”. Quindi mi dissi: “Ma una terra senza personaggi non può esistere!” e creai un primo abbozzo di Avalost (che sarebbe uno dei personaggi). A quel punto, scrivendo di come avrei voluto che fosse quel personaggio, la storia aveva già preso piede e in pochi giorni avevo già scritto ben quaranta pagine di quadernone, tutte a mano. Trasferii poi tutto sul computer e da lì, tra varie rifiniture, revisioni, limature, aggiunte e sfoltite, il primo libro della trilogia nacque.
E DOPO “LA SCOPERTA” COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?
Dopo “La Scoperta” cosa dovete aspettarvi? Beh, prima “scoprite” questo libro, poi saprete subito che ombra e mistero continueranno ad aleggiare anche sul secondo libro (che è già scritto) e sul terzo, quello conclusivo (che devo completare). Di entrambi ho già i titoli ma preferisco non dire nulla al momento. “Avalost” comunque non è la mia unica produzione, benché si tratti della prima.
Ci sono altri romanzi al mio attivo. Uno intitolato “La Stirpe” (un romanzo alla Dan Brown) che, credo questo inverno, sarà pubblicato (sempre da me stesso); l’altro è intitolato “La Casa di Elarion” (titolo non definitivo) e anche questo, credo, che vedrà la sua vita molto presto. Ce n’è un altro ancora, ma non so quando uscirà, e di cui non ho ancora scelto un titolo.
In questa sede non posso tacere il grande progetto realizzato con altri ragazzi, mi riferisco ad “Aldreian” il romanzo scritto a sei mani da sei giovani sparsi in tutta Italia che scrivono insieme senza neppure conoscersi.
PER QUESTA TUA PRIMA OPERA HAI DECISO DI AUTOPUBBLICARTI. VUOI SPIEGARCI I MOTIVI CHE TI HANNO SPINTO A FARE QUESTA SCELTA?
Sì, vi spiego subito perché ho fatto questa scelta. L’autopubblicazione è stata la primissima idea che ho avuto quando, giunto quasi alla fine del primo libro, chi l’aveva letto ne era rimasto incantato. Pensai che avrei fatto tutto io per il mio romanzo, una sorta di sfida con me stesso. Non conoscevo, all’epoca, l’intricato mondo editoriale, ma quando ho cominciato a comprenderne i meccanismi, la mia decisione andava via via prendendo piede. Poi, però, attesi perché l’avevo mandato a diverse case editrici. Ho sempre ricevuto risposte negative e non mi vergogno di ammetterlo perché so che in realtà il mio romanzo vale e se un editore non comprende cosa va sul mercato o no, allora sono problemi suoi. Non vi nego che inizialmente ci rimanevo male e mi chiedevo: “Com’è possibile che decine di persone hanno trovato questo libro meraviglioso, ponendolo sulla stessa linea di “Eragon” e “Il Signore degli Anelli” e invece gli editori lo rifiutano?”. Loredana La Puma mi ha aiutato a rispondermi: gli editori, al momento, cercano il romanzo particolare, quello che, secondo loro, possa fargli fare passi da gigante. Ecco perché si pubblicano storie con i mezzi buoni e i mezzi cattivi, storie in cui non c’è una netta distinzione tra le due forze contrapposte. “Avalost” invece non è così, c’è la netta distinzione. Poi ho riflettuto su questo: “Ma come mai, allora, hanno più successo libri come quello di Paolini?”. Allora il pubblico di lettori vuole leggere qualcosa di simile. Così mi sono convinto che la mia strada era quella giusta e sono ritornato all’idea originale: mi autopubblico. Non è l’unico motivo, ovviamente. Un esordiente deve comunque “sbattersi” per il suo libro e allora mi sbatto con le mie idee e le mie iniziative. Se avrò successo bene, se non dovessi averlo, andrà bene lo stesso perché non avrò rimpianti.
DA QUALCHE TEMPO HAI SIA UN SITO INTERNET DEDICATO A UNO DEI TUOI MOLTEPLICI PROGETTI SIA SEI L’AMMINISTRATORE E IL FONDATORE DI UN FORUM DEDICATO AGLI SCRITTORI ESORDIENTI. VUOI PARLARCI ANCHE DI QUESTI TUOI IMPEGNI CHE TRA L’ALTRO SONO COMPLEMENTARI A QUELLO CHE GIÀ FAI?
Di siti internet dedicati ai miei progetti ne ho due. Uno per “Aldreian” e l’altro è il mio sito personale. Il forum NuoviAutori è la parte attiva di questa mia “vita letteraria” ed è sul forum che spenderei qualche parola in più. Innanzitutto devo dire che non ci sono così tanti iscritti come negli altri forum ma, a differenza degli altri, in questo forum l’80% degli iscritti partecipa attivamente alla vita della comunità. Da quest’anno ho deciso di incrementare le attività sul forum perché questo era lo scopo iniziale. Quindi non solo mettere insieme persone accomunate da una stessa passione, ma anche far sì che ognuno degli utenti possa raggiungere, seppure nel piccolo, la propria soddisfazione.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASY. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
In realtà la mia predilezione per il genere fantasy “scritto” è nata con la lettura di “Eragon”. Ero sempre stato attirato da film di genere fantasy (di qualsiasi tipo di fantasy), ma mai avevo pensato a un libro. Ad ogni modo la tematica fantasy ha per me un significato davvero profondo. Molti lo considerano un genere di nicchia, ma per me non lo è. Fantasy è il mio modo di vedere le cose, di vivere, di pensare. Il fantasy ci permette di allontanarci, anche per un solo attimo, dalla frenesia di ogni giorno, dandoci la possibilità di ritrovare il nostro “se stesso” che la quotidianità della vita cerca di segregare negli angoli più reconditi della nostra coscienza. Il tempo attuale cerca di “forgiare” degli automi, dei greggi… tutti fanno quello che fanno tutti. Il genere fantasy (almeno io la vivo così) ci ricorda l’individualismo e l’importanza delle cose e delle persone. Un appassionato di fantasy sa perfettamente che ogni attimo della propria vita è importante e che va gustato intensamente; che la passione e la speranza sono parti di noi che non vanno allontanate; che sognare e sperare ci permettono e ci aiutano a camminare ancora in mezzo alle difficoltà. In poche parole, il fantasy ci aiuta a vedere a colori le cose che gli altri vedono in bianco e nero.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Non ci crederai, ma la trovo in me stesso e nelle storie che vivo ogni giorno. Qualunque piccola sensazione che provo e che mi lascia un’impronta, la ritroverete nei miei romanzi. Ti faccio un esempio. Una sera d’inverno mi trovavo davanti al vetro di una finestra e osservavo la pioggia cadere giù, bagnare le strade e i vetri. Mi sentivo ammaliato da ciò che vedevo e ciò che sentivo. Quella sensazione è rimasta dentro di me e oggi fa già parte di un racconto inserito in una raccolta di cui La Zona Morta, presto, parlerà (proprio così, ma non sveliamo troppo per ora. Ndr).
Scrivere, per me, è raccontare quello che sono io e quello in cui io credo.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
A dire il vero, in ambito letterario, non ho chissà quali progetti se non quello che ciò che scrivo venga letto. Voglio scrivere ogni volta che sento di farlo. Voglio continuare ad autopubblicare le mie opere (e quindi autopromuoverle) perché, se devo essere sincero, io non voglio sfondare in questo settore, non mi interessa scrivere per poter avere un giorno un riscontro economico. Ho già un lavoro che mi soddisfa alquanto, fare lo “scrittore” è qualcosa di più, qualcosa che fa parte di me. Non so spiegarti in modo così chiaro qual è la mia visione a riguardo, ma, in poche parole, non voglio essere scrittore per mestiere.
GRAZIE DI TUTTO E IN BOCCA AL LUPO!
Un saluto a tutti.
16/08/2008, Davide Longoni