Con il romanzo “Per le ceneri dei padri”, Davide Del Popolo Riolo ha vinto l’edizione 2022 del Premio Urania. Il testo è stato pubblicato nel fascicolo Urania Mondadori, collana diretta da Franco Forte, dell’ottobre 2023, n. 1719. In sostanza la storia scritta da Del Popolo Riolo è ambientata sul pianeta Abisso dove si vive una condizione di violenza totale. La protagonista del romanzo, la giovane Olympias Antigones, originaria di Abisso ma che sin da bambina vive su Casa tra le Stelle, un mondo davvero idilliaco, è costretta per motivi familiari a tornare sul suo pianeta e lì, per restare in vita, dovrà duramente lottare contro le peggiori forze del male. Davide Del Popolo Riolo svolge la professione di avvocato, è nato ad Asti nel 1968 e vive a Cuneo. Ha all’attivo numerosi riconoscimenti letterari e ha già vinto il Premio Urania nel 2019 con il romanzo “Il pugno dell’uomo”. Con quest’intervista torna nuovamente a trovarci sulle colonne de La Zona Morta.
HAI VINTO PER DUE VOLTE IL PRESTIGIOSO PREMIO URANIA, UN RISULTATO DAVVERO RAGGUARDEVOLE. COS’HA SUSCITATO IN TE TUTTO CIO’ E QUALI SONO I PROSSIMI OBIETTIVI CHE TI PONI?
Che cosa si prova a vincere (due volte!) il Premio Urania è davvero difficile da spiegare. La prima volta, in realtà, me l’ero goduta poco perché eravamo in pieno lockdown e quasi mi sentivo in colpa a gioire, con tutti i problemi che avevamo. Questa volta invece ho potuto godermela senza rimorsi. I miei prossimi obiettivi sono in realtà quelli vecchi, non sono cambiati: scrivere belle storie che possano piacere a tanti lettori, il maggior numero possibile.
CONTINUERAI CON LA FANTASCIENZA O PENSI DI DEDICARTI AD ALTRI GENERI O MAGARI IMPEGNARTI ANCHE NELLA NARRATIVA MAINSTREAM?
Io amo la fantascienza e l’ho sempre amata, fin da bambino uno dei miei obiettivi nella vita è stato diventarne un autore quindi non penso proprio di abbandonarla! Scrivere fantascienza, o comunque letteratura di genere fantastico, offre secondo me possibilità espressive che la letteratura realistica non dà. Detto questo, la mia fantascienza spesso confina molto da vicino con il mainstream per cui se mi venisse un’idea buona in cui la fantascienza non c’entra certo non la rifiuterei. Scrivere mainstream non è però uno dei miei obiettivi né mi sento un “minore” (mi sento un minore per tanti motivi ma non per questo) perché non lo scrivo.
NEL ROMANZO “PER LE CENERI DEI PADRI” TRATTI ANCHE IL TEMA DELL’IA (INTELLIGENZA ARTIFICIALE), COSA SIGNIFICA SCRIVERE SCIENCE FICTION NEL TEMPO IN CUI ESSA STA PRENDENDO PIEDE?
L’IA è senz’altro una delle grandi sfide del nostro tempo, per la società in generale e per chiunque crei (immagini, musica, racconti). Come si evolverà credo che nemmeno i più esperti (e io sicuramente non lo sono) siano in grado di saperlo. A oggi, la previsione che mi pare più sensata è che metterà in crisi chi produce opere seriali, facilmente imitabili, e meno chi invece è più originale. Spero sia così e per questo mi impegno sempre a cambiare più che posso da un mio lavoro a un altro, a non adagiarmi negli stessi stilemi. Quello che ci riserva il futuro, alla fine, lo scopriremo quando ci arriveremo e credo sia meglio così.
IN QUESTO SENSO C’E’ UNA SORTA DI CONFINE DA NON ATTRAVERSARE DA PARTE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA?
Il problema dei limiti che la scienza e la tecnologia dovrebbero porsi è antico ed è stato oggetto di moltissime riflessioni come sai. Storicamente mi pare di poter dire che scienza e tecnologia sono sempre state piuttosto refrattarie ai limiti, se una cosa si poteva fare veniva fatta, e dopo ci si poneva i dubbi sulla moralità di ciò che era stato fatto. Del resto è anche difficile immaginare quale soggetto potrebbe avere il diritto di dire agli scienziati “fino a qui e non oltre”. Per cui immagino che si farà come si è sempre fatto, la scienza sposterà l’asticella più lontano, magari dove oggi nemmeno possiamo immaginare che possa arrivare, e poi il resto della società si ritroverà a correrle dietro per adeguarsi.
TORNIAMO AL ROMANZO, QUAL E’ STATA L’IDEA CHE TI HA SPINTO A SCRIVERE “PER LE CENERI DEI PADRI” IN CUI IN UN CERTO MODO METTI IN CAMPO LA SCELTA TRA IL BENE E IL MALE DA PARTE DELLA PROTAGONISTA?
L’idea di fondo di “Per le ceneri dei padri” era quella di creare una protagonista “buona”, non solo d’indole ma perché crede fermamente nei principi che piacciono più o meno a tutti come rispetto per il prossimo, tolleranza, non violenza, e poi metterla in una società in cui, invece, l’unico modo razionale per sopravvivere e per far sopravvivere le persone che ama, è diventare un mostro, commettere atti orribili. E quindi offrire ai lettori i suoi dilemmi, i suoi tentativi di trovare altre opzioni e infine la sua scelta, facendo loro immaginare che cosa avrebbero fatto al posto suo. Scegliere la moralità a ogni costo o la razionalità, anche se porta alla crudeltà? Spesso noi amiamo immaginare che le cose siano semplici: i “buoni” compiono buone azioni e i “cattivi” ne commettono di cattive. Nella realtà invece spesso le cose non stanno così, spesso i “buoni” si trovano costretti a comportarsi da “cattivi”. Ma per quanto tempo possiamo continuare a considerare buono un personaggio se si abitua a commettere azioni malvagie, anche per fini meritevoli?
La storia d’amore è ciò che motiva l’altro protagonista del romanzo, Vento Gioioso, che decide di abbandonare il mondo perfetto in cui vive per andare a cacciarsi in un posto orrendo e pericoloso, le cui abitudini non capisce e in cui per lui è impossibile vivere, e tutto per ritrovare la donna che ama. E che finirà purtroppo per spezzargli il cuore.
RIMANIAMO NELL’AMBITO DEI SENTIMENTI. NEL LIBRO DI INTERVISTE CON I GRANDI SCRITTORI INTITOLATO “GIRO DEL MONDO” (RIZZOLI-2000), ENZO BIAGI CHIEDEVA A MICHAEL CRICHTON COSA AVESSE DATO IL PROGRESSO ALL’UMANITA’ E COSA INVECE LE AVESSE TOLTO, IN PARTICOLARE NEL CAMPO DEI SENTIMENTI E DELL’INNOCENZA. TI PONGO LA STESSA DOMANDA…
Questa è una domanda complicatissima! Bisognerebbe scrivere un libro solo per ipotizzare qualche risposta, e ci vorrebbero competenze filosofiche, antropologiche, storiche e psicologiche che proprio non ho (mi chiedo come abbia fatto il povero Crichton…). Anche perché bisognerebbe capire i limiti della domanda: di quale progresso si parla? L’essere umano ha cominciato a modificare pesantemente la realtà naturale, e quindi a progredire e a mutare la propria vita, quanto meno da quando ha cominciato ad addomesticare gli animali, coltivare la terra e vivere in comunità stanziali, in cui vige la divisione del lavoro. Se abbia fatto bene o male a farlo (e se sia stato costretto a farlo o se aveva altre possibilità) è ancora un problema aperto, mi pare…
MAGARI POTRA’ ESSERE UNO DEI TEMI CHE AFFRONTERAI NELLE TUE PROSSIME NARRAZIONI FANTASCIENTIFICHE. GRAZIE E ANCORA COMPLIMENTI DA PARTE DELLA NOSTRA WEBZINE!