ROBERTO ZANNINI… IL PREMIO TEDESCHI E L’INVESTIGATRICE EVA CARINI

Istituito nel 1980 il Premio Tedeschi, rivolto ad autori italiani di romanzi gialli inediti, è intitolato alla figura di Alberto Tedeschi (Bologna 1908 – Milano 1979) che fu scrittore, giornalista, traduttore e storico direttore della Collana Gialli Mondadori nonché primo direttore della collana di spionaggio Segretissimo. L’albo dei vincitori del Premio annovera nomi illustri della nostra letteratura gialla a partire dalla prima edizione del lontano ’80 nella quale si impose Loriano Macchiavelli con il titolo “Sarti Antonio: un diavolo per capello”. L’ultima edizione è stata vinta da Roberto Zannini con il romanzo “Il secondo modo di fare le cose”, pubblicato nella collana da edicola Giallo Mondadori Oro n. 38/2023 (c’è anche in versione e-book) e premiato dal direttore Franco Forte nel corso dell’edizione 2023 del Myst Fest/Festival Internazionale del Giallo e del Mistero di Cattolica. Classe 1959, nativo di Mestre frazione del comune di Venezia, Roberto Zannini vive da molti anni in montagna, habitat a lui congeniale, infatti è alpinista, ha lavorato nel settore del consolidamento delle pareti rocciose ed ha, tra l’altro, scritto storie dedicate alla letteratura di montagna.

COSA HA SIGNIFICATO PER TE VINCERE IL PREMIO TEDESCHI?

Per prima cosa ha voluto dire essere pubblicato da Mondadori. Poi c’è stata la premiazione e i feed back dei lettori e il fatto di aver conosciuto di persona autori che seguivo solo attraverso i loro libri. Tutte cose che mi hanno dato della gratificazione. Lo scrittore di cosa vive? Di illusioni, e vederle diventare concrete, non è la cosa peggiore che ci può capitare. Ha poi incrementato la mia voglia di scrivere e spero solo di approcciarmi alla pagina con umiltà e dedizione.

IN PRECEDENZA AVEVI  SCRITTO ROMANZI GIALLI?

Avevo già scritto un ciclo di tre romanzi, di un genere distopico giallo con venature di spy, romanzi ambientati in una Venezia dove Napoleone non è mai arrivato e che hanno come protagonista un’ispettrice della Polizia Serenissima, Sasha Trieste, un’orfana allevata dalle suore Canossiane che cerca le sue radici.

L’INVESTIGATRICE DEL TUO ROMANZO “IL SECONDO MODO DI FARE LE COSE”, INVECE, SI CHIAMA EVA CARINI. CHE DONNA E’? QUALI SONO LE SUE CARATTERISTICHE?  COSA TI HA PORTATO NUOVAMENTE A SCEGLIERE UNA PROTAGONISTA FEMMINILE?

Incrociamo Eva Carini quando ha messo da parte il suo lavoro di criminologa per dedicarsi a Fabbrica Kronos, un impianto di cremazione situato nella Valle del Brenta. Eva ha sulle spalle un incidente che l’ha lasciata con problemi fisici e dipendenze varie. Ha una professionalità doppia, dato che è anche anatomopatologa e ha una mente abituata ad un pensiero lineare. Quando imbocca una traccia, non la molla. E’ una che non ha ripensamenti. Ho scelto un personaggio femminile per evitare i clichés di quelli maschili. Dopo Bosch, Maigret, Niémans e tanti altri, avevo un dubbio sul poter inventare qualcosa di davvero originale. Con un personaggio femminile, c’era più spazio di manovra.

CHE AMBIENTAZIONE HAI SCELTO, PERCHE’ E COME COSTRUISCI I TUOI LAVORI?

L’ambientazione è quella in cui vivo. Un Veneto marginale, fatto di paesi spopolati e tagliati fuori, di periferie e di non luoghi. I miei lavori li costruisco tutti nella testa. Senza scalette e fogli excel per quantificare la progressione. So dove andrò a finire (all’incirca) ma non so come. Lavoro a vista, come quando si guida nella nebbia ma ho ben precise le emozioni che devo evocare. Lascio che siano i personaggi a condurre il gioco.

QUALI SONO I TUOI MODELLI COME GIALLISTI?

Conan Doyle, Simenon, Grangé. Di Le Carré, dei suoi lavori gialli apprezzo la classe.

NEGLI ULTIMI ANNI C’E’ STATO UNO SDOGANAMENTO DELLA NARRATIVA GIALLA IN ITALIA. CHE IDEA TI SEI FATTO IN PROPOSITO? COSA RAPPRESENTA E COME MAI E’ COSI’ SEGUITA ANCHE IN TV?

Fruire di un giallo, che sia film o serie, romanzo o fumetto, ci mette in contatto con una zona grigia, con uno scenario di crimini e di criminali, di investigatori riconosciuti e di avventizi. In queste mille sfaccettature, ognuno può trovare quello che cerca, ripercorrere una sensazione, trovarne di nuove. Credo che il giallo abbia così tanti estimatori perché, con difficoltà, risulta normale.

STAI GIA’ LAVORANDO AD ALTRE INDAGINI DI EVA CARINI?

Eva Carini è una che non molla. In tutti i sensi!

ALLORA RIMANIAMO IN ATTESA DELLA TUA PROSSIMA STORIA E TI ASPETTIAMO NUOVAMENTE SULLA NOSTRA WEBZINE PER PARLARNE INSIEME!

Filippo Radogna