il7 – MARCO SETTEMBRE

Autore eclettico, pittore, grafico, giornalista, appassionato di fantascienza e del fantastico in generale, il7 aka Marco Settembre è un personaggio con moltissime sfaccettature tutte da scoprire… e siamo lieti di poterlo ospitare sulla Zona Morta per conoscerlo meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARCO SETTEMBRE E COME NASCE LO PSEUDONIMO “IL7” CON IL QUALE A VOLTE TI FIRMI?

Salve, Davide. Io sono una persona creativa e anche piuttosto eclettica che ha compiuto studi classici al Liceo e poi si è laureato cum laude in Sociologia, con specializzazione Mass Media e in particolare Cinema e Videoarte, e non a caso ho anche sensibilità visuale perché ho studiato anche grafica pubblicitaria e ho fatto il grafico per un po’, ma soprattutto sono stato pittore con uno stile piuttosto originale con due diverse tecniche: olio su tela e collage. Ho iniziato molto precocemente a mostrare notevoli doti espressive: tra i 12 e i 13 anni scoprii il Futurismo, il Surrealismo e la Fantascienza, e fui il migliore della mia classe in Educazione Artistica, e scrivevo anche pezzi di racconti molto bizzarri e uno più lungo e concluso che poi andò perduto, purtroppo. Lo pseudonimo “il7” mi fu affibbiato invece dai compagni del Liceo Classico nel lontano 1982, a occhio, un po’ perché era l’abbreviazione del cognome, e un po’ perché secondo la Cabala il numero 7 è molto suggestivo e adatto a un artistoide com’ero allora, perché simboleggia la tensione verso la perfezione. Ora mi firmo sempre così, non solo “a volte”, come dici, e anche e soprattutto sulle copertine dei miei libri e come giornalista.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Aggiungo a quanto già detto che già a 13 anni le brevi storie incompiute che scrivevo erano per me un modo per esprimere la mia ricerca di qualcosa che andasse oltre la banalità del quotidiano, e già da allora le mie caratteristiche erano la stravaganza e l’ironia; c’era anche l’aspetto avventuroso e misterioso, ma spesso era declinato, o destrutturato/dissacrato, in una forma umoristica. Il mio stile oggi è ovviamente molto più maturo e consapevole, però l’attitudine di fondo è rimasta la stessa.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Io ho scritto davvero molto, e solo il 20% è stato pubblicato, finora, soprattutto perché i miei primi tre libri sono stati un piacevole rodaggio ma ora cerco un upgrade, un avanzamento, dal punto di vista editoriale: voglio giocarmi al meglio le prossime cartucce, che ti assicuro sono esplosive! Sono legato a tutt’e tre i miei libri: il primo è “Esterno, giorno” (2011) un gioiellino dedicato a Roma, la mia città, e comprende le foto di un coautore, intorno alle quali ho dispiegato i miei spunti tra l’esistenzialista, il surreale e il narrativo, sempre con il mio solito tocco ironico. Il terzo libro (2018) è “Ritorno a Locus Solus”, il sequel fantasioso dell’opera più celebre del proto-patafisico Raymond Roussel, e anche in questo caso ho avuto un compagno in questa iniziativa. Ma il lavoro a cui sono più legato è l’antologia “Elucubrazioni a buffo!” (2015) che contiene racconti davvero curiosi e divertenti, tra Fantascienza e Avantpop; sono anche piuttosto diversi tra loro, per cui il lettore si ritrova tra le mani qualcosa di sfaccettato, che ha uno stile ma anche dei contenuti, e che di certo può sorprenderlo ad ogni pagina e farlo sorridere con un fondo di malinconia.

COSA PUOI DIRCI INVECE DEI TUOI PROGETTI PIU’ RECENTI?

Tra i miei altri progetti si possono considerare a parte le lunghe recensioni che scrivo mensilmente per il sito per cui lavoro dal 2018, Cyberpunk Italia, perché questa in realtà è lo routine, anche se vissuta con passione, perché faccio il giornalista culturale dal 2008 e ho conseguito il tesserino da giornalista nel 2012, risultando sempre, modestamente, tra i migliori in ogni redazione in cui ho lavorato (ho cambiato circa 6-7 testate on line, anche se le più importanti sono quattro: MArte Magazine, Art a part of cult(ure), Cyberpunk Italia e Delos Rivista. I veri progetti letterari recenti sono i vari racconti pubblicati su diverse antologie, tra cui citerei “Carneide – La seconda antologia del Novocarnismo”, “Oltre il confine”, “Nova”, “Flussi potenziali” e i recenti “Psicomondo” e “Ultime letture”. Ma come progetti davvero corposi, ho due altre antologie personali pronte (la prima è stata “Elucubrazioni a buffo!”, di cui ho già parlato) e diversi romanzi da concludere, tra cui la mia opera più nota che ho presentato in episodi in innumerevoli reading performativi in varie location anche di prestigio, a Roma (come l’Alpheus, il Centro Elsa Morante, la galleria d’arte Ospizio Giovani Artisti): il “Progetto NO”. Altri titoli sono: “Ci capiscono poco”, “Wayne e il senso di sfregamento intimo”, “Farai un lavoro che oggi non esiste”, “L’ennesimo video”, “I maledetti che rubano il desiderio”.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Non sono costantemente aggiornato sul problema e non dispongo di dati ufficiali e statistiche, per cui posso solo andare a sensazione: io ho la passione del libro come oggetto, con la sua materialità, l’odore, e la possibilità di essere esibito su una bella scaffalatura insieme agli altri, però realisticamente mi rendo conto che lo spazio nelle nostre case non è infinito e che anche certe risorse naturali forse non potranno essere sfruttate all’infinito, quindi io personalmente sono già stato “costretto” ad acquistare dei libri in formato elettronico, e la lettura resta piacevole lo stesso; però, anche per la possibilità un po’ romantica di essere “vissuto” con annotazioni a margine a matita, io spero ancora che il libro di carta conviva ancora a lungo come formato!

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Parlando di come iniziai da giovanissimo, già ti avevo risposto dicendoti che il Fantastico permette di superare la tirannia del banale, ma poi non si può non sottolineare che è un genere con una ampia e nobile tradizione che va se vogliamo dall’antichità dei miti e dello stesso Omero alla letteratura cavalleresca di autori come Ariosto, fino ad arrivare al Romanticismo e dintorni con nomi quali Hoffmann, Horace Walpole, Stevenson, e ovviamente Poe, Lovecraft, a cui si salda la prima Fantascienza della Shelley, di Wells e Verne. Il Fantastico raccoglie l’eredità delle fiabe più ambigue e ci pone di fronte ad inquietudini che miscelano a volte passato, presente e futuro, sfidandoci ma incitandoci ad essere analitici pur usando il cuore, e viceversa, e ad essere comunque sempre armati di coraggio anche nel percorrere i sentieri in chiaroscuro della vita ma anche nell’andare a cercare il Senso nell’infinito del Cosmo.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Come dicevo, ho una spinta surreale che agisce in me, quindi anche quando – non molto spesso – ambiento le mie storie nello Spazio, ho sempre questa voglia di trasfigurare la nostra realtà rispondendole con altrettante beffe oppure evidenziando amaramente quelle che ci propina lei. In generale le mie storie sono distopie in cui i personaggi si arrabattano in modo grottesco a reagire a eventi o condizioni individuali, sociali e politiche piuttosto critiche, e il lettore viene portato al ghignetto a denti stretti, perché in questo periodo in effetti lo scenario reale non è che sia molto diverso, ma la Fantascienza in effetti in alcuni casi, me compreso, prende anche un po’ i toni e le funzioni della satira. A volte nelle mie storie c’è anche un pizzico di eros; a volte più di un pizzico. Diciamo che io cerco di essere imprevedibile e che quindi uso diversi ingredienti narrativi e qualcuno mi dice che sono spregiudicato anche nel non osservare pedissequamente le norme della narratologia, anche se in un certo periodo – circa due anni fa – le ho studiate abbastanza. Ma in un genere come il Fantastico o nella Fantascienza non è forse appassionante andare oltre e spezzare le convenzioni, per nel rispetto del lettore? Credo proprio di sì. ;)

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Dopo quanto già ho detto, si può intuire che io prediligo la Fantascienza distopica, sociologica, umoristica, (post)apocalittica, quindi adoro Ballard, di cui praticamente ho tutto pur non avendo finito di leggere la sua opera, così come posso dire per P. K. Dick, che è il mio preferito in assoluto proprio per la vena ironica che scorre a fianco a quella visionaria. Di tutti gli autori che amo ho letto e posseggo molte opere, non una sola; e così è anche per il padre del Cyberpunk, William Gibson. E anche quel grandissimo genio “maledetto” che è William S. Burroughs, nonché Bradbury, Vonnegut. Ma voglio citare anche il mio idolo dell’adolescenza, Sheckley, oltre ovviamente al divertente “filosofo” Douglas Adams, con la sua celeberrima “Guida galattica per autostoppisti”. Ho letto anche un paio dei potenti testi del compianto Valerio Evangelisti. Non posso esimermi dal confessare che “tradisco” in questi ultimi anni la Fantascienza col Postmodernismo (studiato all’università a suo tempo) di Foster Wallace, Don DeLillo, Philip Roth. E classici moderni come Orwell, Bukowski, Celine, Sartre (mi riferisco a “La nausea” e “Il muro”) e il nostro Pirandello. Tra i contemporanei, il primo e il secondo Lansdale.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Ti dico che nella prima parte della mia vita, quando studiavo ma avevo una sensibilità più visuale, essendo pittore scelsi di laurearmi sul Cinema, quindi ho presente tutta la sua storia, ma restando alla SF mi ritrovo ad essere così “vecchio” da aver la fortuna di essermi formato con la visione al cinema in prima visione di capolavori come “Blade Runner”, “La cosa”, “Alien”, ma anche il divertente “Ghostbusters” e il drammatico e in buona parte visionario “Apocalypse now!” E che dire di “1997: fuga da New York” e della saga di Mad Max – Interceptor? Ma poi recuperai anche un classico come “L’invasione degli ultracorpi”. Ho adorato negli anni ’90 l’adattamento di Kafka che fu fatto con “Delitti e segreti”. Ma con le mie radici puoi immaginare quanto sia legato anche al lavoro di David Lynch e di Terry Gilliam. Ovviamente sono anche un cultore di “Matrix” e ho visto tutt’e due le trasposizioni su grande schermo di “Io sono leggenda” di Matheson. Come recensore mi è capitato poi di occuparmi in profondità di un altro grande e geniale Maestro: David Cronenberg; un mio articolo speciale su di lui è contenuto nel numero 2 della splendida rivista “Massacro”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

I miei progetti per il futuro consistono nel concludere i romanzi in sospeso e pubblicarli con una casa editrice davvero buona: penso che questo mio stile così particolare potrebbe raccogliere dell’interesse, e non lo dico per vantarmi, ma con un giocoso compiacimento; scrivere è un mestiere solitario, e così io che attualmente vivo da solo non per scelta ma per un brutto scherzo del destino penso che per me è sempre un piacere condividere con i critici e i lettori questo magnifico “gioco” creativo. Diciamo dunque che i cassetti sono così pieni che sono sul punto di scoppiare, e mi prefiguro una ben felice deflagrazione! Grazie mille della tua disponibilità e delle intelligenti domande.

GRAZIE A TE PER LA DISPONIBILITA’… ALLA PROSSIMA!

Davide Longoni