“La prigione oscura” è il primo lungometraggio di Salvatore Rosario Di Costanzo, un affresco horror con venature splatter e atmosfere da thriller che fin dall’inizio ci fa capire quanto duramente abbia lavorato Salvo, soprattutto se consideriamo che si tratta anche della sua prima esperienza cinematografica, perfino come attore protagonista, oltre che come sceneggiatore e… beh, parecchie altre cose!
La storia inizia con una serie di sequenze da incubo, dove il rosso è il colore predominante. Poi improvvisamente ci spostiamo alla realtà di tutti i giorni: Alessandro e Beatrice decidono di ricominciare la proprio vita trasferendosi in una casa nuova a Ischia, una villa dove però in passato è stato perpetrato un efferato omicidio di stampo satanico. Da qui iniziano per la ragazza una serie di angoscianti incubi che la precipitano in un mondo dove realtà e fantasia si confondono, dove misteriosi esseri incappucciati la perseguitano, dove una bambina per certi versi inquietante le parla della Morte, fino al tragico epilogo finale… che ovviamente non vogliamo raccontarvi nella speranza che un giorno possiate vedere questo film con i vostri occhi. Già, perché Salvatore è alla ricerca di una casa che distribuisca questo suo primo film, che ha una storia tutta sua veramente particolare, che lo stesso regista ci racconta.
“La lavorazione del film “LA PRIGIONE OSCURA” è iniziata circa 4 anni fa. All’epoca era appena uscito il mio primo breve romanzo intitolato “LA MINIERA”, scritto insieme a mia moglie Brunella. La trama del mio romanzo mi convinceva talmente tanto che volli scrivere una libera sceneggiatura basata su esso. Mi accorsi però che nonostante tutta la mia esperienza e la mia professionalità, ci voleva ben altro per attirare l’attenzione delle case di produzione.
Quindi pensai di lasciare l’università di sociologia e di dedicarmi a tempo pieno al cinema. Pensai di scrivere, dirigere ed interpretare un cortometraggio di circa 30 minuti. La sceneggiatura all’epoca si chiamava “Villa Mattera”.
Presi talmente tanta fiducia nei miei mezzi e nella mia potenzialità che decisi di allungare il film fino a 50 minuti (mediometraggio). Il titolo del film cambiò da “Villa Mattera” a “Look In”.
Compresi presto che solamente un grande nome come quello di Dario Argento o John Carpenter può trovare spazio nella distribuzione nel mercato dei cinema o semplicemente home-video qui in Italia.
Il nostro bel Paese nonostante abbia un enorme potenziale sostenuto da molti artisti preparati sia tecnicamente che professionalmente non riesce a fare un solido cambio generazionale. Ogni Natale esce il solito film con De Sica seguito da altri film più o meno dello stesso livello. Oltretutto l’Italia si è impuntata su un genere a metà tra il drammatico e lo psico-esistenziale. Tutte le poche nuove leve del nostro cinema non fanno altro.
Comunque ritornando al mio film… mi venne quindi in mente una “follia follemente folle” ossia quella di fare un lungometraggio di circa 90 minuti. Sebbene rischioso perché non avevo mai diretto alcun tipo di film medio, corto o lungo, volli comunque rischiare.
I miei genitori, gli unici finanziatori del mio ambizioso progetto, finanziarono il film investendo tutti i loro averi sul mio talento e sulla mia preparazione tecnica ed artistica.
Per il cinema il capitale investito dai miei genitori sarebbe etichettato come low budget, ma per persone al di fuori del cinema, come mio padre e mia madre, che vivono della loro pensione, è un capitale astronomico.
Il budget non mi permetteva di chiamare nessun attore e/o attrice di punta benché nella parte della protagonista avevo prima pensato a Laura Chiatti e poi alla più modica Suzi Lorraine. Purtroppo entrambe erano fuori dalla mia portata economica. Sotto indicazione dell’art director scoprii una ragazza italo-francese chiamata Elodie Serra che aveva avuto esperienze di moda e quant’altro.
In pochi mesi misi su un cast artistico, amministrativo e tecnico non male per il budget a mia disposizione. Al film ha gentilmente partecipato un attore a Napoli molto conosciuto e popolare; il sig. Salvatore Misticone.
Gli esterni sono stati realizzati tutti ad Ischia, così come le riprese della biblioteca sono state tutte girate alla Biblioteca Antoniana di Ischia. Per girare all’interno di tale struttura abbiamo dovuto ricevere l’ok dalla Regione Campania. Gli interni ed alcuni esterni della villa sono stati girati in una villa a Capo Posillipo in Napoli.
La parte più difficile è venuta subito dopo le riprese del film. Inspiegabilmente l’art director esce pazzo e s’inventa che ha scritto e diretto il mio film. Questa notizia la riporta anche su internet e come se non bastasse, senza l’autorizzazione di nessuno, fece una specie di trailer-demo e usò come canzone “King Kill 33” composta da Marilyn Manson e presente nell’album risalente al 2000 intitolato “Holywood in the shadows of the valley of death”.
Aveva il permesso di utilizzare la canzone di Manson? Ma naturalmente no.
Per più di 10 mesi il film è rimasto fermo perché si è svolta questa spaventosa battaglia legale dove io sono uscito “super vincitore” anche perché i depositi alla SIAE delle mie opere e tante altre gigantesche prove erano troppo inconfutabili per non poter essere prese in considerazione rispetto alle sue inutili chiacchiere.
Il montaggio del film è stata un’altra impresa, perché i montatori proprio all’inizio del lavoro di editing fecero un’acquisizione errata ed il materiale video ed audio saltava di un frame al secondo.
Una roba che ci si potrebbe scrivere un libro o ancora meglio si potrebbe fare un film.
Io e mia moglie, che in questo film ricopre i ruoli di aiuto regista e segretaria di edizione, abbiamo fatto cinque mesi di notti insonni per poter riportare il materiale al suo stato originale o quanto meno di salvare tutto quello che si poteva salvare. Purtroppo però si sono persi pezzi di audio. Infatti il film in alcune parti non aveva alcun tipo di suono.
Inoltre il film non aveva una colonna sonora perché colui che doveva comporre la colonna sonora all’ultimo alzò il presso della sua opera e chiedeva ben 12.500 euro. E chi li aveva? Se li avessi avuti, li avrei spesi per me!
Il film sembrava avere una sorta di maleficio addosso. Improvvisamente ecco la luce nell’oscurità che cercavo, che pregavo affinché giungesse.
Mi ricordai di un gruppo death-metal chiamato “Clinicamente Morti” (avevo infatti letto su di loro sulla rivista “Horror Mania” del mese di settembre del 2006).
Non so neanche io come ma li avevo come amici nel mio myspace. Subito gli scrissi e chiesi loro di cedermi i diritti di sfruttamento esclusivamente per il film (che intanto aveva cambiato definitivamente nome da “Look In” a “La Prigione Oscura”) in cambio di tutto quello che mi era rimasto come budget: 3000 euro. Loro mi scrissero: << Salvatore per noi è un onore poter fare la colonna sonora del tuo film. Non togliere tanti soldi ai tuoi genitori; noi ci accontentiamo di 2000 euro>>.
Le loro parole, forse perché arrivavano in un momento critico o forse perché fino a quel momento avevo incontrato solo gente come l’art director che volevano sfruttarmi e rubarmi tutto quello che faticosamente avevo costruito con le mie mani, mi commossero.
Subito mi mandarono i cd con i loro brani. Subito li inserii nel film; anzi se vuoi sapere un aneddoto del film, ti posso dire che alcune scene del film sono state modificate secondo le parole e la tonalità delle canzoni dei Clinicamente Morti.
Le loro canzoni erano perfette ma mi mancavano ancora gli arrangiamenti musicali e quei maledetti pezzi di audio (per lo più effettistica e rumori vari).
Attraverso i consigli di un mio grande amico, l’ing. Ciro Camardella, mi feci spedire dalla Germania un programma per il computer per comporre basi musicali e quant’altro. Lo pagai… circa 150 euro.
Insieme a mia moglie composi gli arrangiamenti musicali e l’effettistica mancante. Inoltre i Clinicamente Morti mi cedettero alcuni loro rumori fatti in studio che subito sono riuscito ad adattare alle scene del film.
Dopo aver fatto un montaggio travagliato e lungo circa sette mesi ecco la fine.
Il mio film vede finalmente la luce.
Chiudo dicendo che la mia passione è stata più forte di qualsiasi difficoltà; il mio amore per il cinema è profondo quanto l’oceano. È vero, in alcuni momenti ho pensato seriamente di mollare tutto e tutti ma la mia passione mi ha sempre tenuto ancorato al porto della speranza.
Con questo film “sfato” molti falsi miti come quello che un cineasta per essere preso sul serio deve essere stra-avanti con l’età.
Finalmente con questo film posso avere l’opportunità di mostrare quello che valgo e le mie capacità e potenzialità”.
E noi che abbiamo visto il film non possiamo che esser felici che Salvatore non abbia mollato e ci auguriamo che presto possiate vedere anche voi “La prigione oscura”… prima o poi sui vostri schermi!
01/09/2008, Davide Longoni