Con il termine Cinocefali, derivante dal greco antico e che significa testa di cane, si designano quegli ibridi composto da un corpo umano e la testa di un canide.
In tutte le culture indoeuropee di età classica è presente il mito del popolo degli uomini-cane. Li nomina Sant’Agostino nel suo De Civitate Dei (XVI, 8) – quando racconta dei monstruosa hominum genera - che si rivela essere certamente la fonte principale dalla quale attinge l’autore anonimo del Liber Monstruorum.
Infatti se Agostino scrive: «Quid dicam de Cynocephalis, quorum canina capita atque ipse latratus magis bestias quam homines confitetur?» ossia «E che dire dei Cinocefali, che hanno teste di cane e parlano emettendo latrati in maniera più simile alle bestie che agli uomini? »; l’autore del Liber Monstrorum replica: «Si dice che ancora in India nascano i cinocefali, che hanno teste di cane e corrompono ogni parola che dicono pronunciandola fra latrati (…)»
L’informazione riguardante il loro luogo di origine, l’India, proviene presumibilmente dalle Origines (XI, 15) di Isidoro di Siviglia anche se una descrizione affine alla sua è presente anche nell’Epitoma rerum gestarum Alexandri Magni.
Ad ogni modo queste creature vengono descritte da numerosi autori greci e latini che in alcuni casi ricavano le loro informazioni da racconti e miti proveniente dall’Oriente. È il caso del noto Ctesia di Cnido (IV secolo a. C ) che descrive un popolo chiamato Calystrien che coincide nella descrizione con gli Swamukha, ossia i “faccia di cane”, citati nei Purana indiani (gruppo di testi sacri della religione induista, giainista e buddhista che descrivono la vita della trinità divina indiana composta da Vishnu, Brahama e Shiva).
Prima di Ctesia, però, già Esiodo aveva operato una distinzione fra gli Hemikynes (in greco antico mezzi cane) descritti come degli umanoidi dal corpo di cane e testa umana e i Kynokephaloi, dalla testa di cane e corpo umano. L’unica differenza rispetto a Ctesia è la collocazione geografica. Esiodo di fatto ritiene che esista un unico popolo composto da queste due specie ibride nei pressi del Mar Nero.
Altri autori che raccontano di creature miste simili sono Luciano di Samosata (Storia Vera, I), e Plinio (VI,195) che parla dei Cynamolgi caninis capitibus.
Tertulliano, invece, nell’Apologeticum (Parte III.8.5) riporta la notizia di una razza chiamata Cynopennae , sempre metà uomo e metà cane vissuta in Persia.
Più tardi Adamo da Brema (storico tedesco vissuto intorno alla seconda metà dell’XI secolo) parla dei cinocefali nella sua Descriptio Insularum Aquilonis mentre Paolo Diacono (monaco e storico longobardo morto a Montecassino nel 799), nella sua opera più famosa, l’Historia Langobardorum, racconta di come i Longobardi si servissero di alcuni cinocefali allo scopo di intimorire i nemici durante le battaglie. Quest’ultimo particolare riporta alla mente un altro fatto mitologico legato ai vampiri, dei quali si diceva si servisse il Conte Vlad Tepes, a tutti noto come Dracula, per assalire gli accampamenti nemici durante la notte.