DISTOPIA 2070

Da alcuni anni erano stati azzerati i reati impuniti. Non solo per via dei satelliti intramillesimali. Era l’intelligenza artificiale a prevedere ogni accaduto.

Le norme comportamentali venivano studiate attraverso paradigmi di previsione scientifica. I cromosomi, certamente.

E poi l’infanzia.

L’infanzia di ognuno era soppesata attraverso l’indagine molecolare. Non esistevano più aree private della vita. Ogni anno venivamo sottoposti a un test genetico. Le reazioni genetiche testimoniavano quel che avevamo vissuto. Incidenti, traumi, lutti, malattie, amori.

Nel 2071 l’azienda di cybergenetica Colxter aveva inventato un nano-chip in grado di riprodurre visivamente le esperienze vissute dai pazienti. Dalla molecola allo schermo. Nonostante il progresso, a nessuno veniva evitata un’infanzia complicata.

Il Ministero degli Interni si era spaccato. Alcune psicologhe avevano suggerito la possibilità di allontanare i bambini dai genitori con bassa intelligenza emotiva. Questo avrebbe fatto crollare i crimini a sfondo sessuale. Ma avrebbe anche appiattito la società, a detta di altri. La Fondazione Famiglie – Tipo – Allargate non convinceva alcune frange della società, soprattutto coloro che si ritrovavano nel modello dell’ex presidente Hush Individuo – Affermazione – Vertice. Le psicologhe a favore delle Famiglie – Tipo – Allargate vennero accusate di voler sovvertire l’ordine sociale. Chi commette crimini deve pagare. Il libero arbitrio prima di tutto. Così, la prassi rimase la stessa: i crimini venivano ampiamente predetti; i criminali agivano secondo le regole meccaniche della Nuova Criminologia; i criminali venivano prontamente incarcerati. La frontiera della Nuova Criminologia dovete avanzare. Il settore di studio non era più la predizione. Divenne la deviazione dalla norma. Capitava che qualcuno, individuato dai Tetra Computer come futuro criminale, riuscisse a non perpetrare il crimine. Com’era possibile? Come aveva fatto? Qualcuno non era diventato quello che avrebbe dovuto diventare. Una società totalmente ordinata, scientifica, predittiva. E poi le eccezioni, che incrinavano la superficie compatta, standard, normata.

Anche io ero tra quelle eccezioni. Mi era stato diagnosticato un imminente raptus omicida, che avrei dovuto compiere entro il quarantesimo anno di età. Superai l’anno fatidico, venni meno all’impegno sociale. Durante i controlli annuali, c’era chi mi guardava storto. Facevo fare brutta figura al Ministero.

In tema di ordine pubblico, le campagne politiche degli ultimi anni vertevano tutte sul tema della prevenzione dei reati. L’infallibilità della pena era cosa acquisita. I neo repubblicani del Presidente Hush avevano a lungo cavalcato l’onda della prevenzione, con le loro psicologhe d’assalto e i fondi della Coltrex.

Ero un caso clinico.

Qualche professore, durante le telelezioni, mi aveva detto che nel secolo precedente la gente leggeva su delle liste bianche derivate dagli alberi di indagini compiute da poliziotti per assicurare alla legge persone che avevano commesso un crimine. Delitti irrisolti: così li chiamava il professore. Mi pare qualcosa di scarso interesse. I medici cercavano di capire come avessi fatto a evitare il raptus, il delitto. Dovevo trascorrere un pomeriggio al mese disteso su un letto d’acqua, collegato con il neurolink ai Tetra Computer.

Io sapevo come avevo fatto, ma non l’ho mai rivelato a nessuno.

Ve lo svelerò ora. Più semplice di quel che chiunque aveva pensato.

Beh, il motivo per cui non sono andato incontro al mio destino ce lo avete proprio di fronte agli occhi, in questo momento.

Quel che conta è portare avanti le lancette del giallo, in ogni modo.

Daniele Vacchino