LUCA DUCCESCHI

Autore di racconti e romanzi di ogni genere, passando dall’horror (per il quale ha una certa predilezione) al fantasy (il suo primo esperimento in questo genere gli ha fruttato un quarto posto al “I Trofeo La Centuria e La Zona Morta”), dal mainstream (un romanzo di prossima pubblicazione) all’erotico (un altro romanzo in arrivo) e molto altro ancora, nonché collaboratore da tempo anche de LA ZONA MORTA, Luca Ducceschi è uno scrittore eclettico che si sposta camaleonticamente da un genere all’altro senza problemi, cucendosi addosso ogni volta i panni, più spesso sporchi, dei suoi personaggi, che sembrano uscire molto spesso da una realtà più reale della realtà stessa. Amico da tempo, compagno di ottime bevute e pantagrueliche mangiate… è tempo che anche voi abbiate a che fare con lui! A vostro rischio e pericolo!
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LUCA DUCCESCHI?
Un trentenne (nel senso che sono nella decade dei trenta) che sin dalla prima adolescenza si sentiva addosso un’età tra i 15 e i 50 anni circa… con tutto ciò che ne consegue. E soprattutto un lettore bulimico e di conseguenza appassionato di tutto quello che ruota attorno alle parole: dai testi delle canzoni, siano essi un delirio dei Napalm Death o una poesia di De Andrè, all’amore per la scrittura…
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI LETTERARIE PRECEDENTI?
Volentieri.
(…silenzio…)
Ecco. Quelle contemporanee (si parla dell’ultimo anno) consistono invece in qualche comparsata su varie antologie, con racconti che vanno dal noir all’horror, e nell’ormai prossima uscita di due brevi romanzi: il mainstream “Ci piacevano i Gansendrosis” per Edizioni Montag e il sentimental-psico-erotico “Gioco di voci” per Edizioni Creativa. Oltre a una raccolta personale, “Ciò che ho scritto lassù in soffitta”, per Edizioni Tespi. E al progetto “Polpa e colpa”, antologia horror-pulp autoprodotta pensata e curata da me che raccoglie alcuni interessanti nomi di autori emergenti.
E DI QUELLE CHE STANNO PER ARRIVARE PUOI RACCONTARCI QUALCOSA?
“Ci piacevano i Gansendrosis” ha vinto il premio “Le Fenici” bandito da Edizioni Montag. E’ una storia di amicizia e adolescenza. Ci sono dentro amore, risate, odio, lacrime, gioia e dolore. Un continuo alternarsi di emozioni, da un estremo all’altro. Un compendio di leggerezza e pesantezza sulle note di tanto tanto tanto rock’n’roll, ma quello duro. La primissima versione del romanzo l’ho scritta in pochi giorni come regalo di compleanno per mia moglie, ripescando un vecchio prologo che avevo abbozzato una decina di anni fa. Un aneddoto divertente: uno dei capitoli è, con gli opportuni aggiustamenti e adattamenti alla trama del romanzo, una ghost-story ambientata ai tempi della lotta partigiana intitolata “La marcia nel bosco”. Con quel racconto nel ‘98 ho vinto il mio primo concorso letterario organizzato da un pub di Sesto San Giovanni, la mia città natale. Il premio era una consumazione a scelta… e lo ricordo ancora con grande piacere.
“Gioco di voci” è una storia dalle forti tinte erotiche che ho proposto a Edizioni Creativa per la nascente collana “Piccole Storie”. Nasce come racconto lungo scritto di getto sulle pagine di un Moleskine. Un divertissement venuto bene, oserei dire, date le conseguenze. Un po’ come quando scopri che stai per diventare padre. E mi fermo qui coi giochi di parole e i doppi sensi.
Infine la raccolta “Ciò che ho scritto lassù in soffitta” comprende racconti horror, noir, pulp, erotici e altro ancora. Dovrebbe essere disponibile come stampa digitale on demand. E’ un lavoro che ho avuto l’opportunità di pubblicare grazie a un concorso indetto dalla Nicola Pesce Editore/Tespi.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER IL CIRCUITO ONLINE DI LULU, L’ANTOLOGIA “POLPA E COLPA”, CHE, OLTRE A CONTENERE UN TUO RACCONTO, È STATA INTERAMENTE CURATA DA TE. CI VUOI PARLARE DI QUESTO VOLUME E DI COME È NATO E SI È SVILUPPATO IL PROGETTO?
Da dove esattamente sia venuta l’idea non te lo saprei dire. La genesi del progetto è questa: in occasione di una selezione editoriale per una casa editrice oggi defunta, avevo scritto un racconto pulp con forti richiami a cronaca, politica, ricco di citazioni e rimandi ai grandi classici del cinema e della musica a tema “cannibalesco”. Quel racconto mi piaceva e ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto leggerne altri simili. E, perché no, condividere il piacere con altri elementi accomunati dalle mie stesse passioni. Oggi il print-on-demand di realtà come Lulu.com offre la possibilità di produrre tascabili di qualità pari a quelli che troviamo in libreria e a prezzi assolutamente accessibili. Quindi ho lanciato l’appello su vari forum e portali frequentati da scrittori o aspiranti tali. Unica regola: scrivere in totale libertà. Nessun limite di battute, di lunghezza, di tematica. Una volta avuti i racconti, avremmo ragionato su tempi, opportunità, costi, le mosse successive eccetera eccetera. Ci sono stati mesi di costante work-in-progress. Gli autori selezionati sono nove, nomi emergenti nel panorama underground italico, quasi tutti con altre pubblicazioni nel proprio curriculum. Soltanto a un paio di racconti tra quelli pervenuti ho scelto di dire “no grazie”. E’ poi seguita una fase di editing e confronto collettivo a cui hanno partecipato buona parte delle persone coinvolte nel progetto, al fine di migliorare e ottimizzare ogni singolo racconto per sfuggire a logiche di autoreferenzialità o di puro gusto stilistico del sottoscritto. Anche per la scelta del titolo e della copertina abbiamo proceduto così. La cosa bella è che io nel frattempo avevo scelto di cambiare racconto e mi ero dimenticato di quel lavoro sui cannibali, che ho infine scelto di ripescare proprio all’ultimo momento. Il prodotto finale, secondo le persone esterne al gruppo che hanno già potuto leggere “Polpa e colpa- 10 schegge di spaghetti weird”, sembra essere più che valido. E il costo dell’antologia decisamente contenuto. Con meno di 12 euro vi arriva a casa con il postino. Non è un lavoro che ha la presunzione di essere esente da difetti, ma mi sento di affermare che è un ottimo contenitore di storie che non mancheranno di deliziare chi ama Lansdale, Tarantino&Rodriguez, Deodato, Palahniuk eccetera eccetera.
A fine settembre, grazie alla disponibilità degli amici di Edizioni XII, si terrà una presentazione in un locale di Sesto (l’Elf’s Inn, lo stesso del premio letterario di cui abbiamo parlato prima) e a giorni verrà lanciato un concorso a premi (assolutamente gratuito) per la produzione di book-trailer per l’antologia. Per informazioni sul progetto potete scrivere a polpaecolpa@gmail.com.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER QUALUNQUE GENERE, SPAZIANDO DALL’HORROR AL FANTASY ALLA NARRATIVA IN GENERALE, SENZA MAI FOSSILIZZARTI. COME SI PONGONO PER TE LE VARIE TEMATICHE CHE AFFRONTI RISPETTO AL TUO MODO DI SCRIVERE?
Si verifica puntualmente una casuale, caotica reciprocità tra me e le cose che accadono nei miei scritti. Io sono l’autore, è vero, me nel contempo loro sono le storie, quindi che facciano il loro dovere. Se funzionano, devono funzionare nonostante me. Un po’ come la Francia di Raymond Domenech se fosse diventata campione del mondo al posto nostro o le canzoni immortali composte dai Black Sabbath in anni in cui i quattro musicisti non sapevano nemmeno come si chiamassero. Spesso quando inizio un racconto, a meno che non si tratti di un concorso a tema, non so bene dove andrò a parare. Dietro quella porta potrebbe esserci un mostro lovecraftiano, una pornostar transessuale affamata di sesso mentre a te scappa la pipì da sei ore o un vecchio nonno con tanti aneddoti da raccontare sui bei tempi andati che mai più torneranno. E anch’io potrò scoprirlo solo continuando a scrivere…
E VICEVERSA, QUANTO LA TUA SCRITTURA INFLUENZA LE TEMATICHE CHE AFFRONTI?
Amo pensare alla scrittura come a un esercizio di assoluta libertà. Nella mia scrittura c’è tanta musica, sesso, a volte anche politica. Tutte cose a cui penso spesso da mattina a sera. Ma in realtà, a un lettore, non voglio importi chi sono io o cosa penso. Io non esisto, esistono le mie storie. Se decido di farlo, voglio sentirmi libero di raccontare le gesta eroiche di un simpatico ufficiale della Gestapo che colleziona teste di gatti morti, benché personalmente il Luca Ducceschi scrittore (anzi, facciamo scribacchino) sia assolutamente antifascista, pacifista e amante degli animali. Così come voglio essere libero di raccontarmi in prima persona senza che per forza quel che scrivo debba corrispondere alla verità. Mi sono accorto, e giuro che è un caso, che le storie di “Ciò ho scritto lassù in soffitta” sono tutte in prima persona. In alcuni racconti sono però una donna, in altri muoio, in altri lo scoprirete leggendo. A pensarci bene anche i due romanzi e almeno altri quattro miei racconti pubblicati su varie antologie sono in prima persona. Forse dovrei approfondire la cosa. Probabilmente la prima persona aiuta a trovare subito il ritmo della storia. Se un personaggio è convincente, anch’io finisco con il credere di essere lui… e raccontare diventa più facile.
IN MERITO A QUESTO, PER QUALE MOTIVO HAI SCELTO DI NON ESSERE UNO SCRITTORE DI GENERE, MA PIÙ A 360 GRADI?
Non l’ho scelto io. Come dicevo, spesso sono le storie che si scelgono da sole. Potessi scegliere, mi dedicherei all’horror e all’horror e all’horror.
NEL TUO CUORE LETTERARIO C’È DUNQUE UN POSTO D’ONORE PER IL GENERE HORROR. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
E’ la libertà, è il ricordo degli anni della prima adolescenza in cui ho scoperto il piacere della lettura con King, Lovecraft, Barker, i giovani cannibali, i vecchi albi Urania pescati nei mercatini a poche lire o ereditati dallo zio, Dylan Dog, la mitica antologia “Splatterpunk” a cura, mi pare, di Paul M. Sammon… L’horror è per me tutto questo e molto di più.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Dal caos. Non aggiungo altro. A volte da canzoni, ma raramente. Quasi mai, per esempio, da eventi storici, dalla cronaca o da esperienze personali (ecco, così mi sono parato il culo). Anche se poi eventi storici, cronaca, esperienze personali finiscono spesso e volentieri nelle mie storie. Ma, come dicevo, una volta che la storia è partita poi si scrive da sé…
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Per quanto riguarda la vita privata, ho già più di quanto i tre quarti dei cittadini del mondo possano mai sognare… a cosa posso ambire se non arrivare fino a domattina per tanti anni ancora? Magari impegnandomi a “crescere senza maturità” come canta Guccini e già non è poco. Per quanto riguarda la scrittura… non so che dire. Ho scelto di confrontarmi con altri autori partecipando a concorsi, selezioni editoriali eccetera soltanto da circa un anno e ho raccolto soddisfazioni che non avrei mai pensato di ottenere… Mi ero dato poche semplici regole.
Per i romanzi:
-Non pagare mai per pubblicare
-Non pagare mai per pubblicare
-Non pagare mai per pubblicare
-Vediamo che succede.
Per i concorsi:
-Solo quelli con premi interessanti, ossia denaro e/o pubblicazione/visibilità dove mi interessa averla.
Finora le cose sono andate bene. A dirla tutta ho iniziato a pentirmi di avere venduto l’anima al diavolo un sacco di volte, così per scherzare, che tanto sono ateo.
Vediamo che succede rimane il punto fondamentale. Voglio sfruttare al massimo la straordinaria opportunità che mi si è presentata. In questo anno, frequentando i vari forum dove bazzicano tanti bravi autori, ho capito quanto la mia scrittura sia mediocre e quanto ci sia ancora da migliorare. Ho imparato cosa sono le “D” eufoniche e che gli avverbi non vanno usati come coriandoli a carnevale. E poi, ultimo ma non ultimo, ho incontrato alcuni amici che valgono più di qualunque pubblicazione su una pila di fogli rilegati con il mio nome stampato sopra.
Per rispondere all’ultima domanda, il sogno nel cassetto al momento si chiama “Nero all’alba”. E’ 100% horror e nemmeno scritto in prima persona. Soltanto alcuni capitoli. Sarebbe una pregevole occasione per una nuova intervista…
Ci saremo, contaci!
28/09/2008, Davide Longoni