E’ uno dei più interessanti nomi dell’attuale panorama letterario fantastico italiano: stiamo parlando di Francesco Troccoli, la cui attività però non si ferma solo ai suoi racconti e ai suoi libri… ma lasciamo che sia lui a raccontarcelo.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FRANCESCO TROCCOLI?
Francesco Troccoli è un farmacista romano classe 1969, che nel 2008, nel bel mezzo della sua carriera di dirigente in una multinazionale farmaceutica, cambia vita e inizia a dedicarsi alla scrittura di genere fantastico oltre che alla scrittura e alle traduzioni di area scientifica. Firma le pagine del Blog “Fantascienza e dintorni” ed è membro del collettivo di autori “La Carboneria Letteraria”. Più marginalmente si dedica anche al doppiaggio/speakeraggio, sia per lavoro che per passione.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
Ho pubblicato racconti su una quarantina fra raccolte e riviste. Si va da antologie derivanti da concorsi letterari, come i vari libri della serie “Mondi incantati” scaturite dal “Trofeo RiLL”, a raccolte più e meno importanti; fra le prime mi limito a citare le più recenti, ovvero “Un calice di soli, un piatto di pianeti” (Edizioni della Vigna) e “Onda d’abisso” (Edizioni Orecchio di Van Gogh”), in cui mi fregio della compagnia di autori italiani e stranieri, come Cola, Mongai, Arona, Resnick, Silverberg. L’elenco completo delle mie pubblicazioni, per chi fosse curioso, è nel mio Blog. Ho ricevuto alcuni apprezzamenti di critica che mi hanno fatto molto piacere, fra i quali voglio ricordare un pezzo su L’Unità, a firma di Roberto Arduini, che è stato determinante nel consolidare il mio convincimento a continuare a dar seguito al mio desiderio di scrivere.
STA PER USCIRE PER CURCIO EDITORE IL TUO NUOVO ROMANZO, “FERRO SETTE”. PUOI ANTICIPARCI QUALCOSA DELLA TRAMA?
“Ferro Sette” uscirà in effetti nella seconda metà di aprile per i tipi di Armando Curcio Editore. Si tratta di un’opera di fantascienza, ma la mia speranza è che possa riscontrare il gradimento anche dei lettori “mainstream”. Resto infatti convinto che il genere sia un espediente narrativo impareggiabile nella misura in cui consente di raccontare storie nei cui personaggi può identificarsi chiunque. L’incipit della storia è l’incontro, in un remoto futuro, fra due vecchi commilitoni che si ritrovano loro malgrado nemici. Uno dei due, il protagonista del romanzo, si ribella a quella che sembra l’unica vita possibile e nelle viscere di un piccolo pianeta minerario s’imbatte in una comunità di reietti, che custodiscono un segreto che li rende liberi. Di più proprio non posso dire!
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA STESURA DEL ROMANZO E QUALI DIFFICOLTA’ HAI INVECE INCONTRATO IN SEGUITO, PRIMA DI GIUNGERE ALLA PUBBLICAZIONE?
Scrivere di per sé non è stato affatto difficile. Inizialmente si trattava di un racconto (successivamente pubblicato nella raccolta “Strani Nuovi Mondi 2011” delle Edizioni della Vigna in seguito alla vittoria del “Premio Giulio Verne“), che ho poi sviluppato via via. Quando ho alzato gli occhi dalla tastiera, nove mesi dopo, era diventato un romanzo. Giungere alla pubblicazione ha richiesto molta pazienza, diverse risme di carta e svariate decine di euro in francobolli. Più precisamente, si è trattato di quasi due anni di mailing diretto agli editori italiani. A dispetto di un certo pensiero corrente, secondo cui in Italia si pubblicherebbe solo per raccomandazione o pagando, i manoscritti spediti dagli esordienti vengono letti piuttosto regolarmente; questa è almeno la mia esperienza. Curcio non è stato il primo a rispondermi, ma è stato il primo a proporre condizioni rispettabili e interessanti. E le ho subito accettate. Ne abbiamo anche parlato qualche giorno fa durante un’interessante sessione del “Salone Più Lib(e)ri” di Roma, dal titolo “Il fantascrittore prima del fantascrittore: dal libro nel cassetto alle case editrici” organizzata dagli amici dell’Associazione “RiLL”, che mi hanno fatto la cortesia di invitarmi a raccontare il mio percorso.
DA PARECCHIO TEMPO TI OCCUPI DEL BLOG “FANTASCIENZA E DINTORNI”: DI COSA SI TRATTA?
Fantascienza e Dintorni è una sorta di diario pubblico di letture, visioni di film, presentazioni librarie, notizie, racconti, audio-racconti (a questi ultimi tengo particolarmente) ed esperienze personali nell’ambito del genere (non solo fantascienza, appunto). E’ nato tre anni e mezzo fa e credo di avere accumulato molto materiale, con il solo scopo di renderlo accessibile a tutti con un’etichettatura capillare degli argomenti. Si può trovarlo anche in Facebook, sia sottoforma di pagina che di gruppo. Il solo criterio con cui i contenuti sono selezionati è quello qualitativo, ovviamente sulla base del mio gusto personale.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
La sospensione dell’incredulità tipica di questo genere equivale a mio parere, metaforicamente parlando… all’abolizione dell’intero corpus legislativo di uno stato di diritto. Se sei sano (e se lo sono anche gli altri), la conseguenza non è affatto l’anarchia o la regressione allo stato “selvaggio”, né il caos, ma al contrario, un nuovo modo di essere, di vivere, in cui non c’è bisogno di regole per pensare e comportarsi in modo umano. Ovviamente parliamo di una condizione ideale. La scrittura proviene dall’inconscio, perciò penso che la scrittura di genere massimizzi le possibilità di esprimerlo, perché si sottrae al realismo narrativo fino a derogare alle leggi fisiche che governano la realtà. E’ una questione, insomma, di libertà alla massima potenza, il che ci dà, come esseri umani (e perciò, seguendo il filo della metafora, come scrittori), una responsabilità immensa. E’ perciò imperativo farne buon uso.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
In un certo senso, dalla realtà. Ma la cosa più divertente è che me ne accorgo soltanto dopo aver finito di scrivere. Contano poi molto le letture del momento e le suggestioni fantastiche in assoluto. Un po’ come per i sogni, non le puoi comandare. Arrivano e basta.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Nell’ambito del genere in senso stretto, tra i miei preferiti in assoluto ci sono Ursula K. Le Guin, Robert A. Heinlein e Richard K. Morgan, autori appartenenti a epoche ben diverse, e creatori di universi fra loro diversissimi. Da ciascuno di loro mi piace pensare di aver rubato qualcosa. Della Le Guin adoro la capacità di trasformare in fantascienza qualsiasi storia profondamente umana; di Heinlein la credibilità delle vicende che occorrono ai suoi strani personaggi e di Morgan, infine, l’ironia, il ritmo e l’azione. Su un versante ben diverso c’è poi la schiera dei grandi italiani, da Calvino a Buzzati, passando per molti altri, che al genere fantastico/surreale hanno dato molto più di quel che pubblico ed editoria sono coscienti di ammettere.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
L’attuale filone fantascientifico “hollywoodiano” (a differenza di quello spesso molto più intelligente degli anni ’70-‘80-‘90), basato sui kolossal alla “Inception” mi attira quanto un buon film d’azione. Molto più interessanti sono invece gli esperimenti auto-prodotti o i low-budget come “Primer” di Shane Carruth, “District 9” di Neill Blomkamp, lo svizzero “Cargo”, di Ivan Engler, o ancora i due film di Duncan Jones, “Moon” e “Source Code”. Ma la qualità non sempre sbarca in Italia (un problema che abbiamo anche con la narrativa): lo svizzero “Cargo” non è mai stato doppiato in italiano, né quindi, ovviamente, distribuito. Poi ci sono splendidi film d’animazione, soprattutto giapponesi, che al fantastico e alla fantascienza hanno dato e continueranno a dare tantissimo, spesso tratti da graphic novel. L’elenco sarebbe infinito.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Proprio in queste settimane un gruppo di lavoro sta raccogliendo i fondi per finanziare un corto tratto da un mio racconto breve dal titolo “Nude mani”. Trovo che sia un progetto molto intrigante e sono molto curioso. Sto inoltre lavorando al sequel del romanzo “Ferro Sette”, che l’editore si è detto pure interessato a pubblicare. Poi ci sono i vari progetti di collaborazione interni al collettivo “La Carboneria Letteraria” di cui faccio parte, e partecipazioni a raccolte di altri editori di genere: ad esempio a maggio vedrà la luce un’antologia edita da Bietti e curata da Gianfilippo Pizzo che comprenderà anche un mio racconto inedito. Il sogno nel cassetto? Che il mio romanzo “Ferro sette” possa un giorno essere acquistato e pubblicato da un editore in lingua inglese.
Ah, a proposito: i sogni, dai cassetti, cerco sempre di farli uscire. Poi si tratta di vedere dove loro arrivino.
CI AUGURIAMO MOLTO LONTANO: IN BOCCA AL LUPO!