I RACCONTI DI VIBORG 08 – OLTRE LO SPECCHIO: DIARIO DI 21 – PARTE DUE

Esperienza 4

Caro Coesistente,

l’ente Boromir mi ha detto di vestirmi in fretta, e non fare domande. È  rude di modi, non parla se non è necessario, esegue gli ordine del Creatore come se fossero il suo stesso sangue. Mi ha preso per un braccio, quasi fossi un ladruncolo, e trascinato oltre il corridoio. Gregg, per lui sovrastante, lo ha ripreso: “Lascialo, non è una belva feroce!”

“Sì, Capitano, ma non vorrei sorprese.” Replicò.

Dopo non si dissero più nulla.

“So camminare da solo!” urlai.

L’ente Bormir è una sfera rosso vivo, che si muove in modo rapido ma regolare con un’orbita precisa attorno a una sfera di proporzioni di migliaia di volte maggiori blu scura e nera, che saetta colpi di luce arancione vivo e color sangue.  Attorno a quell’immensa sfera gravitano milioni di altre piccoli globi, così è l’Esperienza del Delta, il cui astro al centro è il Creatore. Io mi sento come una stella cometa, che l’attraversa, e rimane irretita dalla gravità del suo astro maggiore. Se osservi l’Esperienza della Creazione ti accorgi che tutti gli enti che l’abitano, cercano il proprio punto di attrazione centrale, un astro che trattenga il loro turbinoso destino. Salgono e scendono in quella piramide sociale, e in questo moto convulso, devono orbitare non troppo vicini a una stella, per non rimanere bruciati, ma neppure troppo lontani, altrimenti raggelerebbero. È la loro natura, la loro conoscenza , tutto ciò mi crea un po’ di tensione. Non mi è semplice inserirmi in quest’Esperienza. Non ho in memoria realtà simili. I coesistenti non mi hanno trasmesso questa conoscenza. Ma attendono la mia trasmissione. Posso solo ricalcare i movimenti degli abitatori di questa dimensione, sperando di capirli. Spesso però li imito senza comprendere il valore di quello che faccio. Salire e scendere la scalinata virtuale degli abitatori, non mi è semplice, spesso non riesco a capire chi  è un sottostante e chi un sovrastante. Percepisco la loro distanza dall’astro centrale, ma non sempre intuisco la loro posizione.

Il Creatore è molto caldo, stargli troppo vicino significa farsi male. Ma certe volte penso che sia lui a decidere quando provocare dolore.  Mi fa paura. È come se fosse un predatore che si agita sotto la superficie dell’acqua, cercando la sua preda fra le creature che prendono aria sotto dagli abissi.

Devo andare, sento il campo elettromagnetico scombussolato, credo che ci siano degli abitatori nei paraggi. Ci sentiamo dopo.

Esperienza 5

Ciao. Nella Creazione un abitatore interagisce con la tua frequenza elettromagnetica come un sasso che cade nell’acqua. Boromir è un grosso sasso. Penetra nella maglia delle mie frequenze sfilacciandola, mi sento graffiare nella mente quando percepisco il suo tonfo. È entrato nella stanza, mi ha guardato come sempre, con perplessità, perché sento il suo varco elettromagnetico molto prima degli altri abitatori, e mi aspetto il suo arrivo. Poi ha ringhiato un “Muoviti, devi venire con me.”

L’ho seguito, senza storie. Nonostante a lui non sembra piacergli, gli ho parlato.

“Tu non senti quando qualcuno sta arrivando?”

“Che diavolo vai dicendo?” bofonchiò

“Cosa percepisci quando qualcuno ti sta cercando?”

“Tu e io siamo due cose diverse. E non ho tempo per rispondere a queste stupidaggini. Forza, aspetta qui vostra Altezza.” Mi disse, arrivati nel Laboratorio del Creatore.

Mi lasciò da solo. “Siamo due cose diverse” questo l’ho capito.  È da quando sono venuto al mondo che tento di provocare gli atomi degli abitatori, ma nessuno mi ha mai risposto. È come se io fossi l’unico a parlare la lingua degli atomi. Il Creatore mi ha parlato di questo, dicendo che la Creazione non prevede l’uso della luce. Infatti l’aria si muove attraverso il suono, e tutto nella memoria degli enti simili al Creatore, vibra su quell’onda.  Nessuno qui, utilizza la luce.  Quindi se io uso la luce e gli altri il suono, io e gli altri siamo cose diverse? L’ho compreso, anche se non riesco a capire perché io sia qui, allora.

Il Creatore vuole portare i miei esercizi su un livello più alto. “Andrai oltre la luce, ma questa volta devi immagazzinare ciò che vedi e replicarlo in determinate fasi dell’acceleratore.” Mi disse. Mi portò davanti a una simulazione del tunnel d’accelerazione e ne isolò una sezione: “Questa  è la TS3, identica alla TS9 e alla TS12. Ti invieremo degli sciami di particelle, e il tuo compito sarà di assimilarne la natura e replicarli nelle fasi che vedi. La precisione con la quali riporterai le particelle ci indicherà il livello della tua crescita. ”

Il Creatore gestisce la mia esistenza qui. Non ho fiatato sui suoi piani. Mi piace che lui mi reputi in grado di un salto qualitativo degli esercizi.  Solo lui sa cosa significa “crescere” in questo mondo.

Non appena inizieremo, lo saprai. Nel frattempo mi lascia riposare.

Esperienza 6

Ho avuto una giornata libera, fuori dal Laboratorio. Ho passeggiato tutta la mattina con il Creatore.

Ci sono alcuni Abitatori diversi dai sottostanti del Creatore. Non ho capito bene cosa siano, ma anche loro salgono e scendono in modo frenetico dalla scalinata virtuale. Sono i viventi di Viborg, la città del Creatore. Pulsano oltre le mura della Casa.  Gli ultramurali. Sì, credo che qui dentro sottostanti e sovrastanti li pensino come “Ultramurali”.  Sono diversi dagli Interni, i sottostanti del Creatore. Più mingherlini, alcuni hanno un contenitore simile al mio. Talora sono sinuosi, dai capelli lunghi, raccolti, e con una voce stridente, più simile alla mia che a quella del  Creatore.

“Maschi e femmine, così è suddivisa la specie degli Uomini.” mi ha detto. Non l’ho compreso questo discorso. Non solo salgono e scendono da un’impensabile scalinata virtuale, ma si sono  anche fratturati in due file parallele. Oltre le mura si trova l’altra metà degli Abitatori, dunque. Mi piacerebbe capire come funzionano le cose, lì.

“A cosa servono due tipi della stessa specie?” ho chiesto.

Il Creatore: “A perpetuare la propria stirpe.”

“Cioè?”

“Unendosi, generano un terzo individuo, che ha in sé le caratteristiche dei due genitori.”

“Sembra complicato.”

“E’ così per evitare il propagarsi di malattie genetiche.”

“I Coesistenti non propagano malattie, eppure non c’è questo scambio di corpi.”

“Ogni vivente ha la sua strategia riproduttiva.”

“Come avviene?”

Mi ha guardato un po’ perplesso, ma il Creatore non si fa mai scrupoli nello spiegarmi come va il mondo, così: “Un maschio, dotato di un apparato particolare, deve incontrare una femmina, che ha la capacità di accogliere il suo seme. Pensa a un ape che impollina la corolla di un fiore. La femmina è il fiore.”

“Il polline chi lo porta, la femmina o il maschio?”

“Il maschio. Un Allaghè, uno della tua specie, produce polline e fiore insieme, e non ha bisogno di incontrare nessuno. Ma qui le cose devono essere separate. Ogni animale, pianta è diviso in due sessi.”

“Capito. Un operaio deve avvitare un bullone, mentre un altro deve limarlo. Nessuno però saprebbe fare l’uno il lavoro dell’altro.”

“Si chiama “specializzazione”, infatti.”  Replica.

“Ora capisco.”

Compreso il motivo di una simile divisione (non molto, però), posso guardare agli ultramurali con maggiore consapevolezza.

Stavo cercando di capire su quale fronte porre uno di loro, vista la sua linea esile, i capelli corti e biondi, la voce acuta ma aggraziata, quando si è fatto vicino al cane semisommerso.

“Da quanto tempo questo poverino sta qui?”

“Da Ieri notte!” faccio subito.

Il Creatore udendo la mia voce si volta subito e: “Ventuno, torna immediatamente qui!” era come terrorizzato che stessi tanto vicino a un abitatore ultramurale.

“Sei femmina?” chiedo.

L’Ultramurale mi pare spaesato. Ma sembra divertito dalla mia richiesta e: “Tu cosa pensi?”

Una domanda a una domanda come risposta. Se fosse un Interno Sottostante l’avrei detto molto maleducato. Ma fuori dalla mura forse vigono leggi diversi.

“Io non saprei. Di femmine non ne conosco. A dire il vero non sapevo neppure che ci fossero i maschi.”

L’Ultramurale ride: “Ho capito. Tu devi essere nato laggiù.” Indica la Casa “Ma sei mai uscito, prima?”

Non capisco se ride perché è contenta oppure perché ho sbagliato qualcosa e mi prende in giro, come fa Boromir, comunque sia, rispondo: “Certo che sono uscito. Con il Creatore.”

Il Creatore non ride, quando riesco in un’esercitazione so che è contento.  Ridono i sottostanti. È molto difficile che il Creatore risponda in quel modo a un sentimento.

Udii la sua voce tuonare “Ventuno!”

“Credo che Vostra Altezza il Duca, ti stia cercando .” fece l’Ultramurale.

“Sì, ho sentito. Ora vado. Ma perché porti una pistola? Sei un soldato?”

“Sono un agente di polizia, e sono una femmina. Ora va’, altrimenti penseranno che voglia disobbedire al Duca.”

Infatti sono tornato e per poco il Creatore non mi suonava la sua ramanzina sul tipo “non devi allontanarti da me, non parlare con chi non conosci, non sai quali pericoli ci siano fuori Viborg.” Per fortuna era impegnato con un ultramurale vestito come la femmina incontrata prima, solo con dei gradi in più sulla manica della giacca.

“Chi ha ucciso il cane?”

“Quale cane?” mi fa, sulla via del ritorno.

“Quello nell’acqua.”

“C’era un cane morto in acqua?”

“Sì, non è per questo che sei andato lì?”

“No, non è certo per un cane morto che ho incontrato l’Ispettore Capo.”

“Ma c’è un cane morto.”

“Va bene, ma non posso farci nulla.”

Sento un grande stanchezza per oggi, m’interrompo qui. Riprendo non appena mi sarà riposato, è anche quasi ora di cena.

Alessandra Biagini Scalambra