“Tekkaman” (in originale “Uchu no Kishi Tekkaman”) è il titolo di un anime del sottogenere mecha trasmesso in Giappone negli anni Settanta (giunto in Italia nel 1979). In origine la serie avrebbe dovuto comporsi di 52 episodi ma a causa degli scarsi ascolti, fu interrotta alla 26° puntata, per cui non ha mai avuto un vero e proprio finale.
Prodotto nel 1975, “Tekkaman” è frutto di un periodo in cui la casa di produzione Tatsunoko prendeva spunto dai supereroi americani, realizzando anime come “Hurricane Polimar”, “Kyashan” e “Gatchaman”: rivisitati e adattati alla cultura nipponica, i prodotti così nati si dimostrarono di grande successo, giungendo anche in Italia tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.
L’ideazione della serie si deve a Tatsuo Yoshida, mentre la regia venne affidata a Hiroshi Sasagawa e a Hisayuki Toriumi, coadiuvati alla sceneggiatura degli episodi da Jinzo Toriumi, Akiyoshi Sakai, Toshio Nagata e Hiroshi Sakamoto. Ai disegni invece si avvicendarono Masami Suda, Tsuneo Ninomiya e Mitsuki Nakamura, ispirati da Yoshitaka Amano (character design) e da Kunio Okawara (mecha design).
La serie di “Tekkaman” è ambientata alla fine del XXI secolo, quando l’atmosfera terrestre è diventata talmente inquinata che l’aria respirabile si sta completamente esaurendo, al punto che all’umanità restano soltanto tre anni di vita. L’unica speranza di salvezza per il genere umano è quella di trovare un altro pianeta abitabile e trasferirsi in massa su di esso. Per questo scopo viene fondato il Programma di Sviluppo Spaziale, diretto dal dottor Shukura Amachi, il più grande genio scientifico terrestre, che può contare su mezzi e risorse praticamente illimitati per portare a termine l’immane compito. Un’altra imprevista minaccia grava però sulla Terra: gli alieni di Waldaster, capitanati dal perfido generale Rambos e agli ordini dell’imperatore Dobrai, vogliono conquistare l’intero pianeta. Gli extraterrestri sono dotati di un gran numero di navi spaziali da combattimento con le quali attaccano la Terra e soprattutto i centri nevralgici come la base del Programma di Sviluppo Spaziale, anche se non posseggono un’arma decisiva tale da annientare una volta per tutte le difese terrestri. Durante uno di questi attacchi l’astronave del Capitano Minami, braccio destro del dottor Amachi, viene distrutta e il figlio George – sconvolto dalla morte del padre – giura vendetta nei confronti degli alieni. Allo scopo di contrastare le flotte di Waldaster, il dottor Amachi rivela a George l’esistenza del Pegas, da lui stesso progettato, un formidabile robot semisenziente, in grado di parlare, di volare e di combattere contro gli UFO di Rambos infliggendogli gravi danni. Il robot Pegas è dotato di una avanzatissima camera di trasformazione, che consente a un essere umano di trasformarsi in Tekkaman, ma c’è un pericolo: il meccanismo non è ancora stato del tutto collaudato e c’è il rischio che la trasformazione possa uccidere l’ospite. L’essere umano che si trasforma in Tekkaman diventa un superuomo, con una densità corporea 100 volte superiore al normale: inoltre questi viene ricoperto da una corazza invulnerabile e dotato di armi micidiali quali la Tek-lancia, la Tek-frusta e il Voltekker, in grado di tagliare e fondere i metalli come il burro. L’essere umano che viene ospitato all’interno della camera di trasformazione di Pegas, diventa un potentissimo cyborg, che può persino sopravvivere nello spazio siderale… ma solo per 37 minuti e 33 secondi, soglia oltre la quale il corpo contenuto al suo interno rischia la morte. Un altro punto debole di Tekkaman è rappresentato dal suo principale punto di forza: infatti la stella che ha sulla fronte, il Voltekker, può emanare un raggio di energia di potenza devastante, in grado di disintegrare le astronavi nemiche in un solo colpo, ma che al tempo stesso indebolisce tutte le sue risorse, portandolo in uno stato di semi-incoscienza. George è talmente assetato di vendetta che non vuole sentire ragioni e non esita a sperimentare la trasformazione su se stesso. Insieme al dottor Amachi e alla giovane figlia di questi, Hiromi, parte a bordo dell’immensa astronave-vettore chiamata Terra Azzurra, in grado di raggiungere lo spazio e dalla quale Pegas può fuoriuscire per combattere gli alieni. Nello spazio l’astronave è attaccata dalle flotte di Waldaster e il coraggioso George non esita un istante a ordinare al robot Pegas di riceverlo: questi lo introduce dentro di sé tramite un’apertura posta nelle gambe.
Al comando di “Potenziamento!”, all’interno del robot inizia la dolorosissima trasformazione: il corpo di George, non senza urla di dolore e grandi sofferenze, viene ricoperto prima da filo spinato e poi dall’invincibile armatura che, fissata con tremende scariche elettriche, lo trasforma in Tekkaman, il Cavaliere dello Spazio. Da una apertura posta sulla schiena di Pegas, Tekkaman finalmente esce e con le sue imbattibili armi e l’aiuto del gigantesco robot sconfigge le astronavi nemiche dopo una lotta spettacolare. Tornati sulla Terra, il dottor Amachi, Hiromi e George incontrano uno strano personaggio che riesce a manipolare il suo corpo trasformandosi in una sfera di luce e a passare attraverso i muri: si tratta di Andro Umeda, un alieno dalla capigliatura smisurata scampato alla distruzione del suo pianeta Sanno, ad opera proprio delle truppe di Waldaster. Nonostante siano uniti dallo stesso ideale, cioè sconfiggere gli alieni di Waldaster, George guarda con diffidenza il nuovo arrivato, poiché odia indistintamente tutti gli extraterrestri: Andro dal canto suo non fa nulla per attirarsi la sua simpatia, anche perché in svariate occasioni egli antepone i suoi interessi personali – che sono quelli di tornare su Sanno – a quelli dei terrestri e ciò non piace a George. Insieme ad Andro c’è anche Mutan, una simpatica creaturina aliena, una specie di incrocio tra un lemure e un cavalluccio marino (il logo della Tatsunoko), ma dotata di grandi poteri, che in molte occasioni darà un prezioso aiuto ai nostri eroi in quanto – a differenza di Andro – ama e rispetta i terrestri. Lo strano gruppo – formato da George, Pegas, Hiromi, Andro e Mutan – prenderà il nome de “I Cavalieri dello Spazio”, i quali sconfiggeranno gli alieni di Waldaster e il grottesco generale Rambos in numerose battaglie all’ultimo sangue, sia annientandoli nello spazio, sia sgominando le spie aliene che cercano di intrufolarsi nella base per distruggerla dall’interno o assassinarne i membri. Il progetto dei Cavalieri dello Spazio è quello di colpire al cuore le flotte di Waldaster e carpirgli il segreto della loro tecnologia – il Salto Spaziale – che consente loro di viaggiare nell’universo a velocità enormemente superiori a quelle della luce, per poterla sfruttare a vantaggio dei terrestri e costruire una immensa flotta interstellare onde potere così evacuare l’intera umanità dalla Terra ormai morente.
Purtroppo la serie di Tekkaman si interrompe alla 26° puntata e non sapremo mai se i nostri eroi riusciranno nell’intento, anche se in quella fase della serie, Tekkaman aveva carpito i segreti del Salto Spaziale a Waldaster e il dottor Amachi era già riuscito a costruire un prototipo di astronave interstellare.
Particolare menzione merita la sigla di testa originale giapponese, “Tekkaman no uta” (letteralmente: “La canzone di Tekkaman”), cantata da Ichiro Mizuki, con musiche di Asei Kobayashi e arrangiamenti di Bob Sakuma, un piccolo classico del genere. Esiste anche una sigla italiana cantata dai Micronauti.
“Tekkaman” comunque ebbe due fortunatissimi seguiti, anche se poco attinenti all’originale e in Italia poco noti: “Uchu no Kishi Tekkaman Blade” (1992, conosciuta in Italia come “Teknoman”) e “Uchu no Kishi Tekkaman Blade II” (1997, conosciuta anche come “Tekkaman Blade”).