Titolo originale: Quijote
Anno: 2006
Regia: Mimmo Paladino
Soggetto: Mimmo Paladino dal romanzo di Miguel de Cervantes
Sceneggiatura: Mimmo Paladino e Corrado Bologna
Direttore della fotografia: Cesare Accetta
Montaggio: Massimiliano Pacifico
Musica: Lucio Dalla
Produzione: Ananas e Angelo Curti
Origine: Italia
Durata: 1h e 15’
CAST
Alessandro Bergonzoni, Mimmo Cuticchio, Daghi Rondanini, Lucio Dalla, Peppe Servillo, Angelo Curti, Enzo Moscato, Edoardo Sanguineti, Carlo Alberto Anzuini, Ginestra Paladino, Carla Tatò, Carlo Quartucci, Alfonso Beatrice, Carnevale Marco Alemanno, Gabriella Petti, Enzo Cucchi, Martin Reicht, Remo Girone, Roberto De Francesco, Paolo Petti, Lorenzo Palmieri
TRAMA
Da un’idea del regista che si è ispirato al “Don Chisciotte” di Cervates, l’hidalgo della Mancha rinasce a nuova vita ripercorrendo episodi canonici e apocrifi. Gli orizzonti visivi e sonori si intrecciano fino a confondersi in incroci spazio-temporali dove cavalieri erranti del passato e del presente incontrano poeti, maghi, fanciulle, imperatori.
Il regista Mimmo Paladino è nato nel 1948 a Paduli, presso Benevento. Pittore, scultore e creatore di scenografie, le sue opere arricchiscono le principali collezioni pubbliche e private del mondo, fra cui il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum a New York e la Tate Gallery a Londra. “Quijote” è il suo primo film e, in merito, Paladino ha dichiarato: “Ho sempre pensato che un film non si sostituisca alla pittura, non vi si sovrapponga, è semplicemente un’altra cosa. Nello stesso tempo però se guardi nell’obiettivo, nel rettangolo della macchina da presa puoi immaginare che quello sia lo spazio della tela. Ma non solo questo. Quello che conta non è solo il momento delle riprese o della regia. Non è l’unico momento creativo. Molto avviene durante il montaggio, o la composizione delle musiche… È una forma che prende vita lentamente. Per molti versi, il cinema è paragonabile alla scultura. Quando modelli una forma in creta o in gesso hai appena cominciato. Dopo c’è la fusione, la limatura, la patina… Non solo. I tempi di attesa, i tempi tecnici, tra un film e una scultura sono simili. E nel momento in cui ti fermi accade che poi rivedi il lavoro con occhi nuovi. E magari ricominci. Creare un film è qualcosa di analogo alla scultura ma è come plasmare la luce. Questo è quello che mi ha affascinato. Lavorare con la luce che si materializza, che diventa immagine, movimento, parola, suono. Probabilmente è stato proprio il confronto con la figura di Cervantes, e con i tratti sincronicamente confusi che l’hidalgo riunisce in sé – utopia, sogno, fantasia, sentimento, nobiltà, fierezza, coraggio – a mostrarmelo come possibile soggetto del mio primo film. Così nasce il “Quijote” costruito con un sistema simile a quello delle scatole cinesi, una struttura capace di restituire all’infinito innumerevoli suggestioni. La magica scena del gran teatro dell’hidalgo dalla nera figura è l’antica e remota terra del Sannio, un luogo ricomposto nelle luci e nella fotografia di Cesare Accetta, geometricamente pura ed esatta”.
Il produttore Angelo Curti invece, a proposito di questo progetto, ha dichiarato: “Un film è un film, così come un artista è sempre un artista, qualsiasi linguaggio utilizzi per esprimersi. Ci si riferisce qui naturalmente all’autentica opera di creazione poetica, ispirata e necessaria, in grado di schivare le trappole della multimedialità e di battere in breccia le pericolose seduzioni della contaminazione dei linguaggi. L’incontro con Mimmo Paladino per la realizzazione del suo “Quijote” è un ulteriore felice passaggio del percorso al fianco di artisti che, pur provenienti da orbite spesso eccentriche per l’universo cinematografico, raggiungono un livello di sapienza espressiva tale da poter reinventare e ridefinire con originalità la purezza intrinseca della forma film. In questi casi l’essenza stessa del cinema, liberata dai condizionamenti della tecnica, dei modi di produzione e dell’angoscia economica, rifulge al di là della preesistenza di una sceneggiatura, di un progetto di regia, di un impianto produttivo. Provare a dare aspetto visibile allo spirito creatore degli artisti è una reazione doverosa, forse l’unica ancora possibile, all’esiziale progetto di desertificazione delle coscienze critiche e delle consapevolezze estetiche individuali, portato ormai sempre più a termine nei tempi ostili che stiamo vivendo”.
Tra gli interpreti troviamo attori molto particolari che nella vita hanno fatto di solito altro, come i cantanti Peppe Servillo degli Avion Travel e il compianto Lucio Dalla (autore anche delle musiche originali del film) o lo scrittore e attore di teatro Alessandro Bergonzoni, che tra l’altro ha collaborato spesso anche in campo musicale con gli Stadio.
Tra quelli più famosi e più avvezzi al grande (e anche al piccolo) schermo troviamo invece Remo Girone, che ricordiamo in “L’anticristo”, “Il viaggio di Capitan Fracassa”, “La piovra” e “Fantaghirò”.
I brani “Nest of machines (interlude)” e “Swarm mix” sono opera della mini-orchestra degli Edison Woods.