Giulio Leoni è uno degli scrittori italiani più eclettici che si trovino sulla piazza, uno che non si è risparmiato proprio nessun genere e che ha saputo esplorare ogni direzione della scrittura: poesia, letteratura sperimentale, giallo, mistero, horror, fantascienza, avventura, fantasy per ragazzi… insomma, se volessimo applicare il termine “fantastico” a qualcuno, crediamo che lui sia proprio l’autore giusto. Abbiamo avuto il piacere di incontralo per voi… ecco cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È GIULIO LEONI?
Un appassionato di storie, adesso di mezza età ma di spirito estremamente giovanile!
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Come quasi tutti: dedicando una poesia d’amore alla compagna di banco di cui ero follemente innamorato. In seguito ho continuato a fare la stessa cosa: ogni racconto o romanzo in fondo non sono delle lettere d’amore a qualcuno o a qualcosa?
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI CUI SEI PIU’ LEGATO?
I libri, per usare una metafora abusata, sono davvero come i propri figli, e come i figli li si ama tutti in egual misura, ma in modo diversi a seconda del loro carattere. Spesso si amano di più proprio quelli che ci creano maggiori difficoltà, o che sono più sfortunati degli altri: per farti un esempio, nella serie dantesca il romanzo che ha avuto meno successo è stato La crociata delle tenebre, che invece secondo me è quello più bello. Il che dimostra come è facile che le opinioni di scrittori e lettori non sempre si incontrino.
SICURAMENTE UNO DEI TUOI PERSONAGGI PIU’ RIUSCITI E’ DANTE ALIGHIERI DETECTIVE. VUOI RACCONTARCI COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTO PERSONAGGIO?
Con molta naturalezza. Volevo scrivere un giallo di ambientazione italiana che si svolgesse in un’epoca passata, e volevo per protagonista un personaggio realmente esistito. Preferibilmente un artista, e meglio ancora uno scrittore perché ovviamente è la categoria che conosco di più. Inoltre occorreva un personaggio che storicamente avesse potuto svolgere un’inchiesta per il ruolo rivestito: Dante, con la sua attività di priore di Firenze mi è sembrato subito la scelta ideale. Del resto chi avrebbe potuto meglio di lui affrontare un’indagine criminale? Un uomo che ha descritto l’Inferno doveva avere una bella esperienza del Male, no?
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DELLA SAGA DI DANTE?
La ricostruzione della Firenze del ‘300, di cui esistono poche testimonianze. Tutti immaginiamo che la città attuale sia estremamente antica, ma in realtà tutto quello che vediamo oggi, a parte un paio di chiese, risale al secolo successivo. Persino il Palazzo Vecchio è stato costruito quando Dante era ormai in esilio. Immaginare di nuovo una struttura urbana ormai perduta per sempre ha richiesto un sacco di lavoro di ricerca, e un grande sforzo di congetture.
CON LO PSEUDONIMO DI J.P. RYLAN HAI PUBBLICATO ANCHE IL CICLO DI ANHARRA. COME NASCE QUESTA SAGA E COME MAI LA SCELTA DI UN ALTER-EGO?
Non c’è alcun motivo misterioso: il primo volume di Anharra uscì casualmente nello stesso periodo di altri due libri, e con l’editore si decise di ricorrere a uno pseudonimo per non inflazionare le uscite. Quanto al motivo del ciclo, mi piaceva l’idea di una storia ambientata in un remoto passato, che mi permettesse di sviluppare alcune teorie sulle origini della nostra civiltà che mi sembravano abbastanza convincenti. Per questo ho scelto la forma del fantasy, che si prestava meglio di altre a quello che avevo in mente.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Più che il racconto fantastico il mio genere preferito è il racconto d’avventura, inteso in senso molto ampio. Credo anzi che tutta la narrazione al fondo non sia altro che narrazione delle “avventure” di un personaggio: ed in questo senso la letteratura di genere è sempre strettamente realistica, perché la nostra stessa vita non è altro in fondo che una catena di mutamenti di condizione, quindi una serie di “avventure”. Il racconto fantastico è semplicemente quello in cui le vicende narrate sono meno probabili di altre, ma mai decisamente impossibili. Tornando al ciclo di Anharra, anche se nella storia sono presenti molte delle categorie tipiche del fantasy, non si tratta in realtà di una storia “impossibile”, ma semplicemente improbabile relativamente alle categorie del reale cui siamo abituati.
DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI THRILLER, HORROR, GIALLI DEL MISTERO E DI FANTASCIENZA: A QUALE DI QUESTI GENERI TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?
A nessuno più degli altri. Come ti dicevo, credo che tutti i generi si riassumano alla fine in uno solo, l’avventura. È poi la sua declinazione che consente di ascrivere quello che fai a questo o a quel genere. Per esempio La regola delle ombre è un romanzo storico, ma è anche un giallo per i delitti che vi avvengono, un horror per i risvolti demoniaci della vicenda, fantascienza per le ipotesi di tecnologia alternativa che vi vengono avanzate, d’amore per la tensione erotica tra alcuni dei personaggi…
LA MAGGIOR PARTE DELLA TUA PRODUZIONE SI SVOLGE NELLE EPOCHE PASSATE. COME MAI QUESTA SCELTA, O SE VOGLIAMO QUESTA PASSIONE?
Forse per il fatto che mi trovo più spesso a riflettere sul passato che non sul presente. Probabilmente a torto mi sembra di conoscere meglio il presente, per cui ho meno curiosità nei suoi confronti. Scrivere è infatti anzitutto cercare di fornire una risposta ai propri dubbi. Inoltre il passato mi consente di giocare con macchine, congegni, teorie scientifiche stravaganti che mi intrigano e mi forniscono una grande massa di spunti per la narrazione.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
In una parola, da tutto quello che non so, che è una regione vastissima. Per esempio, a proposito de La porta di Atlantide, perché questo mito attraversa più di duemila anni senza suscitare particolare interesse e poi dalla metà dell’800 esplode con centinaia di romanzi, saggi, film, fumetti? Che cosa è successo nella nostra civiltà perché si assistesse a questo improvviso risveglio d’interesse? Il romanzo è un tentativo di risposta, nascosto all’interno dei colpi di scena.
HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?
In entrambe, se l’idea che c’è dietro è adatta. Il disagio nasce quando al contrario ci si trova a ridurre in un racconto una idea da romanzo, oppure a estendere in un romanzo un’idea che per sua natura sarebbe sufficiente solo per un breve sviluppo.
DA QUALCHE ANNO SEI ANCHE TRA I GIURATI DEL “TROFEO RiLL”, LA CUI EDIZIONE DI QUEST’ANNO SCADRA’ A BREVE. VUOI PARLARCI DI QUESTA ESPERIENZA?
Mi ha permesso di imparare tantissime cose, soprattutto nel campo del racconto che è probabilmente il genere più difficile.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Sono da sempre un lettore vorace, e dovrei farti un elenco interminabile. I miei scrittori preferiti sono tutti quelli più bravi di me, che sono tantissimi.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Il cinema americano degli anni 40 e 50., soprattutto quello di genere. Anche qui potrei citarti decine di titoli, ma dovendo scegliere direi Quarto potere, La fiamma del peccato e Il terzo uomo.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Progetti moltissimi, come tutti quelli che amano scrivere. Anche perché scrivere davvero è dannatamente faticoso, mentre immaginare progetti è molto più piacevole! Il sogno nel cassetto è scrivere prima o poi un vero romanzo di fantascienza. Un genere cui mi sono avvicinato varie volte nei racconti, ma che non ho avuto ancora l’occasione di trattare come vorrei.
E ALLORA RESTIAMO IN ATTESA… A PRESTO!