
Speriamo di lasciarvi con la curiosità di andare a sbirciare il numero di fine 2008 di “Terre di Confine” riportandovi l’interessante editoriale scritto da Massimo De Faveri.
I pirati protagonisti dei romanzi d’appendice e dei film in costume, pennellati sullo sfondo di luoghi lussureggianti e lussuriosi, alla ricerca di tesori sepolti in mezzo a lagune cristalline o di procaci “cameriere” tra pinte di rum in dissoluti porti di frontiera, sono lo strumento narrativo perfetto per adescare lo spirito d’avventura e il desiderio di libertà.
Non c’è misfatto che tenga: tra i pirati è sempre presente, immancabile, quello guascone ma coraggioso, quello disonesto ma leale, il “rude galantuomo” capace insomma di riscattare l’intera categoria compensando col “candore” della sua sostanza l’opinabilità della sua forma.
Grande pregio della Fantasia è proprio il riuscire a ricavare suggestioni perfino da realtà che tutto possono essere fuorché seducenti.
Il numero 9 di “Terre di Confine” è dedicato alla figura del pirata e al modo con cui gli autori di ogni epoca hanno saputo raccontarla dando volto e corpo al nostro desiderio di evasione; senza tuttavia dimenticare ciò che la pirateria storica realmente è stata.
Nella vita “vera”, infatti, i pirati, coloro che esercitano l’arte della navigazione al fine di depredare per trarne profitto, sono spinti per indole − o a volte, purtroppo, per necessità di sussistenza − a una pratica che di attraente non ha davvero nulla.
Lasciamoci ammaliare da quello letterario, dunque, ma stando attenti a non nobilitare il pirata vero, che ancora esiste, attivo oggi più che mai, come riportano con cadenza quotidiana le cronache provenienti da ogni mare del mondo.
20/12/2008, Davide Longoni