Mariangela Cerrino, più volte “Premio Italia”, è tra le poche scrittrici in Italia ad aver saputo spaziare un po’ in tutti i generi, iniziando con il romanzo storico per giungere alla fantascienza e al fantasy, senza mai scendere di tono, ma sapendoci sempre sorprendere ogni volta con una nuova storia ricca di avventura e di emozione. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla per voi: ecco cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARIANGELA CERRINO?
Una ragazza (ebbene sì, ancora, nel cuore e nella mente) che ama la parola e le visioni che le parole possono creare. Non mi stancherò mai di inseguire parole e visioni.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Ho scritto il primo romanzo a quattordici anni pubblicandolo a diciassette da Sonzogno (“Blue River”, uscito nel settembre 1966). Era un corposo romanzo storico, ambientato nel 1792, all’epoca e nei luoghi della rivoluzione americana. Il primo di una lunghissima serie… Ma ero molto appassionata e sentivo molto “vicino” il periodo storico (1600/1700) della storia americana. Dopo averlo rivisto e riletto per un anno, a sedici, con l’entusiasmo dell’età, l’ho spedito alla “Direzione Editoriale” della Sonzogno, che già pubblicava quel genere di narrativa. Non avevo, ovviamente, nemmeno un nome a cui indirizzarlo… ma è piaciuto, e mi hanno risposto dopo poco più di un mese accettandolo. Comunque, ho fatto tutto da sola… la stesura, la revisione, la ricerca dell’editore, la scelta dello pseudonimo, poiché era impossibile usare, a quel tempo, un nome italiano per quel genere di narrativa. Ma ero fermamente convinta delle mie possibilità di riuscita. E dopotutto avevo ragione anche se, pensandoci ora, so di aver avuto dalla mia molta fortuna. E poi erano gli anni sessanta. Davvero quel tempo apparteneva a “un altro mondo”.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI CUI SEI PIU’ LEGATA?
Il ciclo degli Etruschi, che mi ha dato molte soddisfazioni, anche all’estero, e mi ha aiutata in un periodo non proprio facile della mia vita; il ciclo dell’Anno Mille e “Il Margine dell’Alba”. E poi ci sono i personaggi, quelli che proprio non vogliono saperne di staccarsi e andare per la propria strada:
- Elijah McGowen (ben quattro volumi, negli storici della frontiera);
- Larth/Tarxne degli Etruschi;
- Phails di “L’Ultima Terra Oscura” (Premio Italia 1990);
- Illait di Isley dell’Anno Mille (quattro volumi);
- Etienne de Villard di “Il Margine dell’Alba”.
TRA LE TUE OPERE PIU’ RECENTI TROVIAMO LA TRILOGIA DI “LISIDRANDA”. CE NE VUOI PARLARE?
Lisidranda è la storia della Terra della precedente Ruota del Tempo, rovinata dalla violenza e dalla cupidigia degli esseri umani, che l’hanno resa sterile, assetata e devastata. Ma sono giunti all’ultimo gradino dell’Età del Ferro, e la ruota del tempo sta per compiere il suo giro: o rinascita, o distruzione. Un tema piuttosto attuale, direi. Così Lisidranda ha molti piani di lettura: può essere letto semplicemente come un fantasy, ma anche come il ritorno alla Grande Madre (ho portato molto delle credenze celtiche in questa storia, oltre ad echi di altre religioni e miti) e ovviamente come romanzo profondamente ecologista, rispecchiando i miei convincimenti.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Per Lisidranda? Nessuna difficoltà. Lisidranda è stato un romanzo di tutto riposo, nato perché dovevo riprendermi dalla fatica e dalla tristezza devastante delle vicende, realmente accadute, che ho raccontato in “Il Margine dell’Alba”. Raccontare di guerre e persecuzioni che fanno parte del passato e della storia della gente della mia terra, quello sì, non è stato facile. Lisidranda invece è il nostro mondo antico, preciso ma immaginato. E, almeno per me, non c’è niente di più divertente di immaginare un intero mondo.
NON POSSIAMO POI NON CITARE “LE CRONACHE DELL’EPOCA MU”. COME E’ NATA QUEST’IDEA E COME SI E’ SVILUPPATA NEL TEMPO?
Il primo dei racconti, “L’Erede”, l’ho inventato narrandolo alla mia figlioccia, che a quel tempo aveva cinque anni ed era assolutamente priva di fantasia. (Ora di anni ne ha trentacinque, è ingegnere elettronico e collabora con la Nasa!). Non sono riuscita a portarla a vedere un mondo che non esiste, ma in compenso ho aggiunto alla prima storia, nel corso di parecchi anni, le altre, fino a raccoglierle poi in quelle che sono diventate “Le Cronache dell’Epoca Mu”. D’altra parte, io sono cresciuta con i libri di Peter Kolosimo, e i misteri del passato della Terra e delle antiche civiltà perdute mi ha attratta tanto da spingermi a studiare io stessa i miti, le religioni e l’archeologia, anche quella considerata misteriosa. E davvero non c’è altra fonte migliore di ispirazione che i miti e le religioni, perché nascono comunque dalla realtà, travisata o trasmessa da tempi troppo remoti, di quella che è la storia dell’umanità.
E ALL’APPELLO NON MANCANO ANCHE I ROMANZI STORICI, DAL FANTASY DEL CICLO DEGLI ETRUSCHI ALLA SAGA DELL’ANNO MILLE. DA DOVE PROVIENE QUESTA TUA PASSIONE PER LA STORIA?
Ho sempre amato la Storia, fin da quando a cinque anni ho iniziato a leggere. A sette anni ho letto “I Tre Moschettieri”, ma non la versione per bambini, bensì quella che possedeva mio padre e che racchiudeva tutti e tre i romanzi di Dumas dedicati ai moschettieri. Devo a mio padre e a mia madre il mio grande amore per la lettura, perché sono stati loro a mettermi in mano un libro quando nemmeno sapevo camminare. Comunque, ho sempre avuto il desiderio di poter “toccare” la Storia e di viverla, così come posso sentire il passato dei luoghi, o almeno di certi luoghi, quelli con cui entro in sintonia. Soprattutto, nei romanzi storici, mi attira la possibilità di restituire la vita a personaggi reali, portando, sia pure filtrati, i loro pensieri, le loro emozioni e le loro vicende nel presente. Questo è quello che è accaduto con gli Etruschi, con il Medioevo dell’Anno Mille e con il terribile periodo delle Guerre di religione nell’Europa del XVI secolo.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Una premessa: un romanzo ambientato in un’epoca storicamente realistica deve rispettare assolutamente il contesto geografico, storico, sociale e ambientale in cui è svolto; è quindi un romanzo dove personaggi realmente esistiti e personaggi creati dall’autore interagiscono nell’ambito di una trama inventata dall’autore, ma nel contesto di eventi storici reali, in un paesaggio reale, che il lettore può ancora riconoscere ed eventualmente anche raggiungere e visitare. Un autore di romanzi storici ha, a mio avviso, la licenza di interpretare la storia da differenti punti di vista, ma non di cambiare quello che è effettivamente accaduto. Con la trilogia degli Etruschi, io ho interpretato la nascita di Roma dal punto di vista degli Etruschi, e quindi tutta la storia che abbiamo conosciuto sui banchi di scuola così come ci è stata tramandata dai vincitori romani l’ho vista con gli occhi degli sconfitti, gli Etruschi; ma non l’ho cambiata. I Romani sono rimasti i vincitori e gli Etruschi gli sconfitti; ogni battaglia e ogni evento è rimasto lo stesso e ha seguito l’andamento e l’esito che gli storici hanno tramandato. Così è accaduto anche per “Il Margine dell’Alba”, dove le vicende personali della figura storica del capitano Lacazette e di tutte le altre figure storiche sono riportate fedelmente, come gli eventi e le battaglie. Il fantastico è l’inserimento della Magia, ma come Conoscenza Sopravvissuta. E’ con questo aspetto che entra nei miei romanzi. Che cosa significa Conoscenza Sopravvissuta? Nei culti degli antichi popoli della Terra la Creazione era considerata un’entità vivente. Tutti i corpi materiali erano animati e interconnessi, nella misura in cui erano parte di un’unità che s’identificava con un creatore Non-Creato. Solitamente la vita era donata, da questo creatore Non-Creato, con due atti fondamentali: l’osservazione e il conferimento di un nome. Esistevano tecniche per manipolare le energie invisibili contenute nei corpi (e ancora s’intende per corpi ogni manifestazione materiale, dagli esseri umani agli animali, agli alberi e alle pietre; ma anche immateriale come gli elementi: il fuoco, il vento, l’acqua) in cui, grazie alla suddetta interconnessione, era possibile “entrare”. Stabilendo questo rapporto privilegiato con il sacro, con il creatore Non-Creato, i sacerdoti, i maghi, le streghe, gli shamani o comunque possano essere definiti nelle varie società di appartenenza riuscivano a influenzare il comportamento della materia. E’ interessante notare come la fisica quantistica oggi suggerisce una possibilità del genere nella definizione di mutamento delle condizioni limite, e come i concetti fondamentali della fisica quantistica abbiano la stessa concezione di trasferimento energetico che postulavano la magia egizia, etrusca, indiana e celtica, nonché quella dei nativi americani. Credo personalmente che l’umanità avrà molto da scoprire, o meglio riscoprire, percorrendo questo cammino. E’ su queste basi che io intendo la Magia, ed è in questa veste, e soltanto in questa, che è presente nei miei romanzi quando decido di inserirla. Così nel ciclo degli Etruschi è la connessione con il sacro dei trutnot (i sacerdoti), e nel Ciclo dell’anno Mille sono le facoltà di Illait di Isley, che è un druido.
DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI FANTASY, STORICI E DI FANTASCIENZA: A QUALE DI QUESTI GENERI TI SENTI PIU’ LEGATA E PERCHE’?
Al romanzo storico. Proprio perché mi piace “vedere” nel passato.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Dalla Storia (un evento, un popolo, un personaggio mi possono colpire portandomi il desiderio di farli rivivere); ma anche da una sensazione visitando un luogo. O semplicemente da un pensiero improvviso, da un’intuizione. A volte anche da un sogno. Lisidranda è nata così. Da un sogno davvero sognato per tre notti di seguito.
HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?
Il romanzo. Il racconto è “un attimo”; il romanzo può toccare intere ere. E poi, come scrittrice sono nata con il romanzo.
DA QUALCHE ANNO SEI ANCHE TRA I GIURATI DEL “TROFEO RiLL”. VUOI PARLARCI DI QUESTA ESPERIENZA?
Ho fatto molto spesso la giurata in molti concorsi letterari, ma la qualità dei racconti del “Premio RiLL” è sempre così buona che è davvero un piacevole intermezzo.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
I primi che mi vengono in mente: Marguerite Yourcenar dell’Opera al Nero; Jack Vance con i suoi immaginifici mondi, Ray Bradbury, Leight Brackett. E mi piacciono Arturo Pérez-Reverte e Matilde Asensi. Leggo molti romanzi storici, perché mi piacciono, e ho letto molta fantascienza. Devo confessare che invece non ho letto praticamente nulla di fantasy (con l’eccezione di quella che giustamente gli anglosassoni definiscono historical fantasy, quindi la Bradley, la Stewart, e gli autori che si sono dedicati alle gesta di Merlino e alla storia della Britannia).
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
“Il Signore degli Anelli” (eh sì, tifo per Peter Jackson). Poi “Blade Runner”. Ma adoro Ridley Scott come regista, quindi mi piacciono tutti i suoi film. E mi piacciono film come “Parnassus” e “Inception”.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Nel cassetto un romanzo (storico) che attende da molto di essere realizzato: la vita di Adelaide di Susa, capostipite della dinastia dei Savoia nell’Anno Mille (tra l’altro era cugina di Matilde di Canossa). Ha avuto una lunga vita e ben quattro mariti e il periodo storico è molto intenso. Realizzarlo richiede molte ricerche e studi. In quanto all’imminente futuro e in via di pubblicazione c’è un romanzo sulla guerra di Gallia, ma vista dalla parte dei Galli. Ora invece sto lavorando a qualcosa di assolutamente nuovo come genere, almeno per me. Ma sono sempre e comunque convinta che non ci sono strade precluse e che c’è sempre qualcosa da scoprire, oltre l’ultima collina.
E NOI SAREMO LA’, OLTRE QUELLA COLLINA, AD ASPETTARE I TUOI NUOVI LAVORI E LE TUE NUOVE INCREDIBILI EMOZIONANTI STORIE.