FRANCESCO DIMITRI

Tra gli autori più eclettici e significativi della nuova generazione di scrittori fantastici italiani (anche se vive a Londra), Francesco Dimitri passa con una disinvoltura senza eguali da un romanzo a un racconto a un saggio… e ogni cosa che scrive gli riesce dannatamente bene! Volete sapere come fa? Vi piacerebbe conoscere il segreto del suo successo? Abbiamo provato a scoprirlo insieme a lui… ma non siamo così sicuri di essere riusciti nell’impresa!

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FRANCESCO DIMITRI?

Un tizio che sto provando a conoscere.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Con una penna e un quaderno, poi sono passato al computer… scherzi a parte, ho cominciato a scrivere perché la realtà quotidiana mi va stretta, e mi piace cercarne altri.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRIME PRODUZIONI?

Ho iniziato scrivendo nonfiction – e poi sono passato ai romanzi. Mi sono occupato di comunismo magico, di fantasmi, dèmoni, cattivi soggetti, occultisti, dèi. Un curriculum vario.

L’ULTIMO TUO LAVORO PUBBLICATO E’ “ALICE NEL PAESE DELLA VAPORITA”. VUOI PARLARCENE?

Ormai sono passati due anni, e un nuovo romanzo è alle porte. Ma “Alice” lo porterò per sempre nel cuore. Sono sempre stato ossessionato dalla storia di “Alice nel paese delle Meraviglie” – e volevo scrivere una mia storia, diversa negli eventi, che ne catturasse lo spirito. Uno spirito allucinato e piuttosto oscuro, che mi ha causato parecchie notti insonni (non solo da bambino). La mia Alice parla di un posto in cui si respira aria allucinogena, e si è respirata solo quella da quasi duemila anni; un posto, quindi, in cui la realtà cambia di continuo. E io credo che il nostro mondo sia così. La realtà cambia di continuo, ma siamo troppo pigri per accorgercene.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Ascoltarli. I personaggi, quando funzionano, sono come le storie: non li crei, li trovi. A ogni snodo c’è solo una scelta “giusta”, per loro, solo una cosa che sul serio farebbero. Non forzarli a fare quello che vuoi tu, ma lasciarli andare per la loro strada, è la cosa più difficile. Richiede un mucchio di esercizio.

DA QUESTO ROMANZO E’ NATO ANCHE UN GIOCO DI RUOLO. CI RACCONTI COM’E’ ANDATA?

Sono un vecchio giocatore di ruolo da tavolo. E chiacchierando con Luca Volpino, di Wild Boar, è nata l’idea di fare un gioco da “Alice”: l’ambientazione si prestava, e molti miei lettori sono a loro volta giocatori. L’idea è nata, il mio agente è stato d’accordo, Luca si è buttato anima e corpo nel lavoro, e io ho dato una mano. E’ stato tutto stranamente lineare – dico stranamente perché di solito queste cose non lo sono per niente…

TUTTI I TUOI LAVORI SONO AMBIENTATI A ROMA. COME MAI QUESTA SCELTA?

Non tutti, e il prossimo… no, non voglio dire niente. Roma è una città piena di storie da raccontare, piena di miti, una città di antichi dèi e giovani criminali, di motorini scassati e feste selvagge dietro porte chiuse. E’ un’ambientazione naturale per un certo tipo di storie.

POTREMMO DEFINIRE IL TUO STILE URBAN FANTASY, CON VARIE CONTAMINAZIONI CHE VANNO DALL’HORROR ALLO STEAMPUNK AL NEW WEIRD. COME MAI QUESTA SCELTA?

Non è una scelta. Quando inizio a scrivere un libro non dico “ok, adesso faccio un urban, però lo contamino un po’ che non si sa mai”. Mi vengono in testa delle storie e provo a raccontarle al meglio – provo a restare fedele all’idea di storia che mi è venuta. E le mie antenne sono più sensibili a un certo tipo di storie che ad altre. Verga mi faceva due maroni così, all’età in cui avevo già letto “Il Signore degli Anelli” tre volte.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Continuo il discorso di prima: non è una tematica, ma uno stile di vita. C’è chi usa il fantastico come allegoria, metafora. Buon per loro: di solito scrivono pessimi libri. A me piacciono gli autori che fanno fantastico perché sì, perché quello è il modo in cui vedono il mondo, perché amano meravigliare ed essere meravigliati. E io cerco di essere uno di quegli autori. Il mondo è fantastico. L’universo è fantastico. Ma vederlo richiede uno sforzo.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Vita. Se scrivi basandoti su quello che sai o pensi di sapere, nove volte su dieci finisci a scrivere cazzate. Ma se scrivi su quello che fai e che vedi fare, hai qualche speranza. O almeno, per me è così.

HAI SCRITTO SIA RACCONTI CHE ROMANZI: IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Romanzi, senza dubbio. Mi piace far crescere i personaggi lentamente, mi piace avere il tempo per dare loro forma e coerenza. E’ possibile farlo anche in un racconto, ma è difficile che il protagonista di un racconto sembri un vecchio amico: di solito nelle forme brevi quello che conta è la potenza delle idee. A me le idee piacciono moltissimo, ma le persone ancora di più.

OLTRE CHE NARRATORE, SEI ANCHE SAGGISTA E TI SEI SPESSO OCCUPATO DI VARI  MISTERI, CHE VANNO DALLA MAGIA ALL’UFOLOGIA ALLE CASE INFESTATE. VUOI RACCONTARCI QUESTA TUA PASSIONE?

Come dicevo, il mondo è un posto fantastico. Io inseguo il sense of wonder ovunque si trovi, e mi piacciono le esperienze al limite di quello che consideriamo “il mondo reale”, o “la vita vera”. Non ho mai parlato con qualcuno che dicesse di conoscere la “vita vera” che non fosse, di base, un frustrato che voleva imporre ad altri le proprie frustrazioni. Non c’è niente di scontato, e a me piace rendermene conto, e raccontarlo, se ci riesco.

E COME SI CONCILIANO QUESTE DUE ANIME DELLO SCRIVERE IN TE, UNA SE VOGLIAMO PIU’ EMOTIVA E L’ALTRA FORSE PIU’ TECNICA?

Non puoi scrivere cose interessanti se non lo fai in modo emotivo, e non puoi scrivere un buon romanzo se non lo fai in modo tecnico.

DA QUALCHE ANNO SEI ANCHE TRA I GIURATI DEL “TROFEO RiLL”. VUOI PARLARCI DI QUESTA ESPERIENZA?

Sembra banale a dirsi, ma è interessante. Ti dà uno spaccato di quello che si fa “là fuori” e che a volte non arriva neanche a un blog personale. Ed è rinfrescante vedere che c’è sempre gente nuova che sgomita per farsi sentire. Le storie non sono mai abbastanza.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Troppi. Tolkien, Barker, e Joe Hill, e George Martin, e Susanna Clarke, e Algernon Blackwood, e ne sto dimenticando un milione…

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Che ne ho visto di recente uno che entra di prepotenza tra i miei preferiti di tutti i tempi: “Cabin in the woods”, scritto da Joss Whedon. Che è forse il più grande storyteller vivente in ogni mezzo, o almeno è molto alto in classifica. “Cabin in the woods” racconta una storia divertentissima, e dice una cosa o due sulla potenza dei miti e della psiche umana. Splendido.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Non lascio sogni nel cassetto: li tiro fuori e cerco di portarli al parco appena c’è un po’ di sole. Quanto ai progetti futuri… c’è un nuovo libro in uscita a settembre, “L’Età Sottile”, una storia di magia e “formazione”, se posso usare una parola forse un po’ abusata. E poi una serie a fumetti con il grandissimo Mario Alberti, per la Francia, che comincia nel gennaio 2013. Ovvio poi che sto già cucinando altro. Ma è ancora presto per parlarne…

E ALLORA ASPETTEREMO… POI NE PARLEREMO, MAGARI DAVANTI A UN BEL CAFFE’ LA PROSSIMA VOLTA, DEL RESTO CE L’HA PROMESSO!

Davide Longoni