Ho sempre maledetto quel giorno… e sempre lo maledirò! Quel giorno… quando entrai in quella libreria… quando lui mi diede quel libro:
- Sarà tutto un altro mondo, mi aveva detto…
Non sarei mai stato capace di immaginare quello che sarebbe successo in seguito. “Le Nebbie di Avalon” della Bradley mi aveva consigliato:
- Per cominciare andrà bene e sarà tutt’un altro mondo, vedrà!
Quel vecchio libraio… si teneva in piedi a stento tra i suoi libri impolverati… magro a tal punto da sembrare uno zombi, o qualcosa del genere.
Iniziai a leggere in metrò: “Anche in piena estate Tintagel era un luogo tetro. Igraine, consorte del duca Gorlois, guardava il mare dal promontorio…”.
Sollevai gli occhi dal libro e, con grande stupore, mi ritrovai in una landa desolata a osservareuna donna, poco distante da me, che guardava verso il mare da un promontorio. Il metrò, con i suoi passeggeri e il suo insopportabile rumore, era sparito. Quante volte avevo odiato quel fracasso infernale, ma in quel momento avrei preferito sentirlo, udire qualunque rumore piuttosto che quel silenzio tombale.
Mi avvicinai alla donna e le chiesi:
- Chi sei?
Lei mi guardò, per niente sorpresa di vedermi, e mi rispose:
- Igraine!
Penso che l’orrore in quel momento mi si sia dipinto sul volto con tutte le sue sfumature. E lei proseguì:
- Ti stavamo aspettando!
Mi guardai intorno, eravamo soli, io e lei:
- Chi mi sta aspettando, oltre a te?
I suoi occhi si spensero di colpo e disse:
- Presto lo saprai!
Con una fragorosa risata scomparve, insieme alla landa desolata e al promontorio e a tutto ciò che ci circondava, e ritornò il rumore abituale della metropolitana.
Ero di nuovo nel mio mondo.
Avevo sognato, non c’era ombra di dubbio. Eppure quella risata mi tornava alla mente, così reale, così martellante come un cattivo pensiero che non vuole saperne di andarsene.
Mi ero addormentato? Chi poteva dirlo? Nessuno! In metrò il vicino di posto cambia così spesso che uno manco se ne accorge di chi gli sta accanto.
Forse era meglio tornare a casa e dormirci sopra. Mi sentivo stanco, molto stanco, come se avessi percorso molte miglia a piedi.
Che strano però: il libro era chiuso sulle mie ginocchia! Eppure ero convinto di averlo aperto prima di addormentarmi. Forse l’avevo chiuso nel sonno? Sarebbe stata la teoria più plausibile, ma sentivo come una specie di tarlo che dal fondo della mia mente cercava di dirmi che non era andata proprio così.
Lo scacciai, come si fa con i tarli in genere, e mi incamminai lungo la via, dopo aver abbandonato frettolosamente la stazione del metrò.
Arrivato a casa, mangiai qualcosa di volata: essere single e vivere da soli non permette di farsi dei buoni pranzetti o cene luculliane, soprattutto se si sta fuori casa tutto il giorno per lavoro. Forse era quella la causa dell’incubo: tanto lavoro, troppo stress accumulato, cibo inscatolato e ingerito di fretta, poco sonno, troppe sigarette e qualche cicchetto, giusto per ingoiare meglio le amarezze della vita.
Pensai a lei, che se n’era andata senza troppi preamboli, senza troppe scuse, senza uno straccio di spiegazione: si era stancata della nostra vita insieme… e questo era quanto!
E questo era bastato a distruggere i miei sogni… e a cercare conforto nella bottiglia, giusto per evitare di sognare ancora!
Meglio lasciar perdere per stasera cena, alcool e pensieri… meglio concentrarsi sul libro che mi aveva consigliato quel libraio oggi pomeriggio.
Così tornai alla lettura: “Lentamente, Igraine si voltò e si avviò verso il castello…”.
Ero nuovamente là, lo sentivo dal profumo, dall’odore… era una sensazione troppo diversa dalla realtà. Sollevai lo sguardo e infatti ero di nuovo in quella landa desolata e lei, quella donna, si stava avviando verso un castello che prima non avevo notato… né la prima volta che l’avevo incontrata né tanto meno nel soggiorno di casa mia! Lei si girò verso di me:
- Vieni, ti aspetto!
La raggiunsi:
- Sapevo che saresti ritornato!
- Come facevi a sapere?
- Perché è da tanto tempo che ti stiamo aspettando!
- Chi? Chi si nasconde dietro questa storia?
- Sei tu che ti nascondi!
- Io?
- Sì, non ricordi? Tu sei dei nostri!
Era evidente che quella donna stesse vaneggiando. Ma cosa diavolo voleva da me? Si trattava ancora di un sogno? Di uno straordinario incubo? Eppure quella donna non l’avevo mai vista in vita mia… non mi ricordava nessun viso conosciuto… o forse sì… forse, per un attimo, sentii dentro di me di averla già vista da qualche parte! Ma dove? Non lo ricordavo proprio! Nebbia nella mia mente… forse “Le Nebbie di Avalon”?
- Andiamo, gli altri ci aspettano al castello!
- Chi sono gli altri?
- Presto lo saprai! Seguimi adesso…
E ricominciò a ridere…
Dovevo svegliarmi da quell’incubo che non mi piaceva per niente.
Dovevo svegliarmi!
Mi ritrovai a letto, gocciolante di sudore… Come c’ero arrivato? L’ultima cosa che ricordavo era di aver aperto il libro nel soggiorno… ora invece ero in un’altra stanza e il libro era chiuso tra le mie mani!
Un’altra volta!
Era successo ancora… e non ricordavo! Ero stato sonnambulo? Avevo dormito veramente? O avevo visto realmente ciò che avevo visto?
Uno strano odore di salsedine penetrò nelle mie narici:
- Non c’è il mare qui! Che abbiano aperto una pescheria vicino? Forse è stato questo a farmi sognare quel luogo che non ho mai visto? Ma… e sul metrò? E la donna chi è? Non ricordo! E quella risata? Forse è meglio una birra. Chissà che ore sono? Vediamo… le quattro… le quattro di mattina! Non credevo di aver dormito così a lungo! Certo che quel libro dev’essere proprio noioso… per essermi addormentato così, subito dopo aver letto poche righe ogni volta… dev’essere di una noia mortale! Sarà meglio che domani lo riporti a quel libraio. Sì, domani lo riporterò indietro! Niente noia, niente incubi!
Pensieri… pensieri senza senso, pensieri per trovare un senso!
Mi riaddormentai con la bottiglia di birra piena a metà ancora in mano e dormii profondamente, senza sogni, senza incubi.
Il telefono mi svegliò la mattina seguente.
Aprii gli occhi.
La bottiglia cadde tintinnando sul pavimento dopo che ebbi mollato inavvertitamente la presa.
Mi stropicciai gli occhi.
Il sole era già alto nel cielo ed entrava dalla finestra ferendomi come una lama di coltello:
- Accidenti! Dev’essere molto tardi!
Cercai a tentoni la cornetta per interrompere l’orribile trillo che stava squarciandomi i timpani.
La trovai!
- Pronto! Chi parla?
Era il mio ufficio: volevano sapere come stessi visto che non mi ero presentato al lavoro. Inventai un malore sul momento, non ricordo bene di che tipo. Dopotutto non ero mai stato assente e potevano credermi senza dubitare. Già, non ero mai stato assente… da quando lei mi aveva lasciato mi ero gettato a capofitto nel lavoro.
Lei… strano, non riuscivo bene a ricordare il suo viso: quello della donna del sogno le si sovrapponeva fino a combaciare perfettamente.
No, non era così!
Dovevo scacciare l’immagine di quella Igraine dalla mia mente… mi stava ossessionando!
Presi il libro e andai dal libraio che me lo avevo consigliato senza pensarci su due volte:
- Bel consiglio! Da quando sono entrato in possesso di questo libro non sono più me stesso. Ora glielo riporto e così tutto finirà!
Sul metrò non osai aprire un’altra volta le pagine del volume che tenevo stretto tra le mani:
- Non si sa mai!
Il rumore era il solito e questa volta era bello poterlo sentire in tutto il suo sferragliare metallico: non avrei mai detto che l’avrei potuto ritenere piacevole.
Giunsi trafelato in libreria: il libraio era là, in piedi come uno zombi tra i suoi libri impolverati, nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato il giorno precedente… sembrava che non si fosse mosso per tutto iltempo.
- Sono venuto a riportarle il suo libro!
Gli dissi senza mezzi termini.
- Non era di suo gradimento?
Mi chiese senza scomporsi.
- Per niente!
Tagliai corto.
- Eppure, aggiunse sorridendomi bonariamente, avrei giurato che lei fosse il tipo adatto a questa storia! Ma posso essermi sbagliato… del resto l’età incombe e non sono più lucido e attento come una volta!
D’accordo, mi aveva incuriosito:
- Si spieghi!
- Mi sembrava che anche loro fossero contenti di vederla!
Ero spazientito:
- Ma si può sapere cosa sta farfugliando?
- Lei l’aspettava con ansia?
Adesso ero frastornato:
- Io non ci capisco più niente! Chi mi aspettava?
- Ma ovviamente la sua Igraine, duca Gorlois!
Adesso ero nel pallone più totale:
- Lei è pazzo! Come mi ha chiamato? Io non sono il duca Gorlois!
- Non serve più fingere o non ricordare, duca! La stanno aspettando al castello! Ricorda cosa le avevo detto? Vedrà, sarà tutto un altro mondo!
- No!
Una potentissima luce mi investì. Chiusi gli occhi accecato, cercando di ripararmi con il braccio, e quando li riaprii ero là, nella landa desolata… seduto sopra il promontorio guardavo verso il mare; lei, Igraine, era seduta accanto a me e mi fissava compiaciuta, sorridendo.
- Finalmente sei tornato, mio signore! Ti stavamo aspettando… io e… la tua corte! Sono tutti al castello pronti a far festa per il tuo ritorno!
Non sapevo se piangere o ridere… ero in un posto che non conoscevo, con gente che non conoscevo… o forse no!
Forse ero veramente dei loro e me ne ero dimenticato… forse lei… lei che mi aveva lasciato era Igraine… e forse ero stato io invece a lasciarla, non lei… ma perché non riuscivo a ricordare?
Poi mi tornarono in mente alcune parole del vecchio libraio: “Ma posso essermi sbagliato… del resto l’età incombe e non sono più lucido e attento come una volta!”.
E tutt’a un tratto un viso femminile mi tornò alla mente: lei, la mia lei, la mia vera lei!
Non era Igraine… no!
Io non facevo parte di quel mondo, tanto quanto non facevo parte di quello in cui avevo vissuto fino ad allora!
Io non ero il duca Gorlois… e la mia lei non era Igraine… no!
Ho sempre maledetto quel giorno… e sempre lo maledirò… quando entrai in quella libreria e quel libraio mi consigliò quel libro, “Le Nebbie di Avalon”…
Già, perché in un momento capii tutto, tutto mi fu chiaro: io non facevo parte di quel mondo perché la mia vera lei era Giulietta… e io sono Romeo!
(prima versione: settembre 1988)
(seconda versione: febbraio 2008)
DUE RIGHE SU “IL LIBRAIO”
“Il Libraio” è un racconto che ho scritto, nella sua prima stesura, circa vent’anni fa… Era il periodo in cui facevo spola tra Milano e Brescia per motivi di studio e leggevo sempre, in qualunque momento potessi farlo: sul treno, in metropolitana, sul tram, quando ero in pausa pranzo o in attesa alla stazione o prima di addormentarmi… ovunque, insomma! Praticamente divoravo un libro a settimana e sotto i miei occhi erano passati un po’ tutti, da Lovecraft a Howard, da Asimov a Stoker, da Stevenson a Koontz… fantascienza, horror, fantasy, mistero, tutto andava bene purché la fantasia fosse la matrice comune di ogni lettura.
Ricordo che il racconto fu scritto di getto, poco dopo aver comprato “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley. Avevo letto solo poche pagine di quel tomo, ma mi era successa la stessa cosa che ormai mi succedeva da tempo ogni volta che aprivo le pagine di un libro: mi ci immergevo talmente dentro da estraniarmi totalmente dalla realtà e ritrovarmi a fianco dei protagonisti.
Così nacque l’idea del racconto.
Inizialmente il protagonista doveva solo rendersi conto di essere finito nel mondo sbagliato e di essere lui il duca Gorlois, punto e basta.
Nella seconda stesura del racconto, fatta pochi mesi dopo, avevo aggiunto a penna che il personaggio si sentiva un po’ come Romeo che aveva finalmente ritrovato la sua Giulietta, ma si trattava solo di una metafora.
Riprendendo in mano il racconto a distanza di vent’anni, quella metafora è diventata qualcosa di più e, giocando sulla veneranda età del Libraio, mi è venuto il finale a sorpresa della stesura definitiva… quella che avete appena letto!
15/02/2009, Davide Longoni