UN CRISTALLO È PER SEMPRE
di MARCO LOSI
“Accidenti a chi ha annunciato che un mago presenterà un´opera d´arte!” pensò Lurv di Vinx.
Aveva l´impressione che l´Esposizione di Olwonds avesse visto raddoppiare il proprio pubblico rispetto alle passate edizioni: l´immenso salone riusciva a malapena a contenere l´afflusso di gente.
Troppa confusione. A Lurv piaceva camminare tra gruppetti di persone, ascoltare i loro pareri sulle opere esposte, scambiare due parole con un artista, un nobile o un semplice spettatore. Solo così l´Esposizione poteva avvicinare i mondi: il mondo dei ricchi, che per arredare le loro case sfarzose non si lasciavano scappare i quadri e le sculture degli artisti più quotati; il mondo degli artisti, che potevano trarre ispirazione dalle richieste e dalle esigenze dei nobili; il mondo degli appassionati d´arte, che potevano rifarsi gli occhi tra tanti capolavori. E il mondo dei critici, come Lurv, che decretando i vincitori spesso avevano il potere di consacrare gli artisti e rinnovare gusti e tendenze.
Lurv si diresse verso lo spazio espositivo del mago. Un mago era già qualcosa di molto raro, ma uno che avesse creato un´opera con la magia non era mai esistito, e ciò aveva attirato a Olwonds molte persone: il critico dovette mostrare il medaglione che lo identificava come giudice per farsi largo. Ma una volta giunto a destinazione, scoprì che lo spazio del mago era vuoto.
“Vuoi vedere che la trovata del mago che presenta un´opera d´arte era solo un modo per richiamare pubblico?” pensò Lurv scuotendo la testa.
Tornò sui suoi passi. Meglio dedicare del tempo ai veri artisti. Ecco Landoor, il guerriero pittore, con la sua solita esposizione di quadri che lo ritraevano nei momenti culminanti di scontri con animali feroci o mostri. C´era perfino un trittico dove affrontava le tre teste di un´idra delle montagne. Quest´anno Landoor si era davvero superato, e senza neanche una cicatrice. Lurv si chiedeva sempre se l´invulnerabilità del guerriero fosse un´altra prova del fatto che quei combattimenti avvenissero solo nella mente del pittore: in molti ritenevano che le tecniche di combattimento ritratte non si adattassero agli avversari affrontati. Per Lurv, tuttavia, questo non era mai stato rilevante: l´arte era l´arte, e un combattimento era qualcos´altro; lui doveva giudicare un quadro, non uno scontro. I quadri di Landoor erano belli e tecnicamente ineccepibili, questo contava.
In un altro punto del salone erano esposti i plastici di Randal Mericat, che tutti chiamavano “l´architetto impossibile”. Perfino il migliore tra gli ingegneri non avrebbe saputo dove sbattere la testa, se gli fosse stato commissionato uno dei suoi lavori. Mericat, nel corso della sua carriera, aveva deciso di portare all´estremo il suo stile, rendendolo ancora più visionario e irrealizzabile: non puntava a far costruire i suoi edifici, ma a destare scalpore. Infatti ora stava presentando il modello di un palazzo reale che ben si addiceva a un tiranno senza cuore: aveva la forma di una grande mano, che si protendeva sopra una città immaginaria, quasi volesse afferrarla. A ogni dito c´erano anelli in cui erano incastonati cristalli dai colori accesi: viola, verde acido, rosso sangue; riflettevano la luce in modo innaturale, lugubre.
Lurv girò ancora tra gli artisti e vide Artinoot, lo scultore che non spiegava mai nulla delle proprie opere. Se ne stava impassibile accanto alla sua ultima creazione, un´opera di grande dinamismo che raffigurava un uomo in evoluzione: il viso e le mani si trasformavano in qualcosa di diverso, quasi fosse stato un lupo mannaro in mezzo alla mutazione, ma era impossibile capire in cosa dovessero cambiare. L´opera sembrava scolpita nel fango, forse un richiamo ai miti della creazione, ma doveva essere trattata con chissà quali essenze, perché di fango non puzzava.
Lurv continuò il suo giro, anche se nessun´altra opera esposta lo colpì come queste tre. Dopo un po´ volle prendere fiato; la ressa lo opprimeva. Si avvicinò a una parete del salone; lì non c´erano opere esposte e quindi poteva sottrarsi alla calca e meditare su quanto aveva visto fino a quel momento. Sovrappensiero, quasi si scontrò con una figura incappucciata che vestiva una nera tunica con ricami dorati. Si scusò, ma l´uomo, di cui poté intravedere solo una lunga barba argentata, rispose con un cenno del capo e tirò dritto.
Guardando meglio dove metteva i piedi, Lurv proseguì lungo la parete. Notò dei giudici che si immergevano nella calca, mostrando i loro medaglioni per farsi largo, e si chiese il perché di quella fretta. Ebbe presto la risposta.
«Signore e signori, è Sir Pilet che vi parla».
Era l´organizzatore dell´Esposizione; si stava servendo di un congegno di amplificazione.
«È con grande onore che vi annuncio l´arrivo di un ospite molto atteso».
Lurv restò interdetto. Doveva essere il mago. Purtroppo la folla davanti a lui si stava già serrando, e mostrare il medaglione da giudice non gli sarebbe bastato per farsi largo. Con la coda dell´occhio scorse una piattaforma sopraelevata. Era riservata alla Sicurezza, ma tutti erano intenti ad ascoltare il grande annuncio. La Sicurezza non lo avrebbe notato.
«Signore e signori, il mago Trewney».
Per la sorpresa, poco mancò che Lurv perdesse la presa sui pioli della scala. Accelerò, e raggiunse la piattaforma mentre gli applausi riempivano il salone.
«Gentile pubblico, i miei rispetti» disse Trewney.
Lurv lo vide al suo spazio espositivo, circondato da dodici guardie in armatura. Non che qualcuno avrebbe attentato alla sua sicurezza: anche un mago mediocre poteva valere almeno un battaglione di fanti. Servivano piuttosto a tenere a distanza la folla.
Lurv sapeva che Trewney era stato l´apprendista di Salenor il Manipolatore, mago famoso tanto per aver fondato la Substanziazione, una branca del sapere a metà tra magia e alchimia, quanto per la capacità di raggirare le persone e usarle per i propri fini. Un giorno, maestro e allievo erano partiti per l´Estremo Nord e le sue terre inesplorate. Salenor non era tornato indietro, e Trewney, in fin di vita, era stato visto rientrare al laboratorio dimagrito, ferito, con gli occhi di un folle.
«Mi sento onorato di inaugurare una nuova era per l´arte. Un´era in cui l’eterno dibattito sul modo di rappresentare la realtà troverà la risposta definitiva» proseguì Trewney.
Un mormorio accolse le sue parole. Lurv aguzzò la vista: Trewney era in piedi accanto all´organizzatore. Dietro di lui c´era un basamento su cui poggiava un oggetto di forma cubica, coperto da un telo e grande come quattro grossi barili di vino accostati.
«E per dare a ciascuno la possibilità di vedere l´inizio di questa rivoluzione, userò un incantesimo specchio».
Nel mormorio generale le voci di alcuni artisti si levarono indignate. Gridavano che non era regolare, che tutti dovevano avere la stessa visibilità. Ma Trewney li ignorò e recitò un incantesimo. Un attimo dopo, un´immagine del basamento alle sue spalle si formò alcuni metri sopra la sua testa, ingrandita rispetto all´originale, sicché in ogni parte del salone fu ben visibile. Tutti gli astanti ammutolirono rapiti, perfino coloro che avevano gridato contro il mago. Le mani di Trewney si posarono sul telo che copriva la sua opera.
«Ma prima di mostrarvi il frutto della mia fatica, desidero ricordare il mio maestro, il mago Salenor il Manipolatore, perito tra i ghiacci dell´Estremo Nord. Il suo può essere considerato un sacrificio che ha reso possibile la scoperta che sta alla base di questa rivoluzione artistica».
Lurv sorrise amaramente. Qualsiasi cosa ci fosse sotto il telo, con la sua teatralità Trewney aveva stregato la folla.
«Senza perdermi in ulteriori discorsi, vi presento la prima opera del Vero Assoluto nell´arte. Signore e signori, ecco a voi, non senza emozione…»
Le dita del mago si strinsero sul telo e lui fece una breve pausa a effetto. Nessuno fiatava.
«Caccia al drago» disse Trewney.
Il telo scivolò rapido e rivelò un grosso cubo di cristallo venato di striature verdi e blu. Lurv, da buon critico d´arte, se ne intendeva di materiali preziosi, ma questo era un tipo di pietra che non aveva mai visto e di cui non aveva mai sentito parlare. Eppure la cosa più sorprendente non era la superficie del cristallo, ma ciò che esso custodiva: uno spaccato di una grotta irta di stalattiti e stalagmiti rocciose; dietro una delle stalagmiti si nascondeva un guerriero, dotato di corazza a piastre, spada e scudo, che appoggiava la schiena alla pietra; i suoi occhi erano visibili e accesi di vita e di paura; la stalagmite era tempestata dal fuoco di un drago rosso alto quanto tre uomini uno sopra l´altro; la sua pelle squamosa rifletteva i bagliori della fiamma. Le figure erano ricche di dettagli in tutte e tre le dimensioni, e la scena emanava una tensione così viva da sembrare vera.
Dopo un tempo indefinibile, segnato da un timido brusio diffuso per l´intero salone, Trewney parlò.
«So che sono molte le domande che vi state ponendo. Cercherò di anticiparle con qualche spiegazione».
Spontaneamente partì un applauso che durò qualche minuto, come se il pubblico si fosse risvegliato e avesse visto solo in quel momento Caccia al drago. Lurv non batté le mani; c´era qualcosa nell´opera che gli gelava il sangue nelle vene, qualcosa che non riusciva a decifrare ma che era lì, ben presente. Lo ipnotizzavano gli occhi del guerriero, sembravano dire qualcosa che andava al di là del combattimento con il drago.
«Innanzitutto vi dirò del cristallo. È un materiale molto raro che si trova solo nell´Estremo Nord, centinaia di chilometri al di là del più temerario insediamento di pionieri. Tuttavia è molto sensibile alla magia, ed è facile manipolarlo, espanderlo, scolpirlo, indurirlo o ammorbidirlo».
Trewney accennò un mezzo sorriso.
«A patto di essere maghi esperti».
Partì un nuovo applauso. Lurv notò che anche gli altri artisti fissavano rapiti il cubo di cristallo e pendevano dalle labbra del mago.
«Ora, nel caso di Caccia al drago, per fare un esempio, ho giocato con i pieni e i vuoti per creare effetti particolari di rifrazione della luce. Le venature verdi e blu che vedete segnano in parte i contorni interni degli spazi vuoti del cristallo».
Trewney indicò alcune striature.
«Vedete? Queste venature, con il loro colore freddo attenuano il bagliore del fuoco, che altrimenti sarebbe troppo intenso».
Qualcosa nella frase di Trewney colpì Lurv nel profondo. Il critico provò una sensazione equiparabile alla mano di un elementale del ghiaccio avvinghiata alle pareti del suo stomaco. Poteva essere che…
«Ma la cosa più sorprendente, la cosa di cui più vado fiero e che sta alla base della rivoluzione nell´arte cui state assistendo è il contenuto».
Lurv si sentiva sempre peggio. Il sudore gli imperlò la fronte. Dovette stringere le mani sulla ringhiera della piattaforma per reggersi in piedi.
«Mio caro pubblico, davanti a un´opera d´arte voi ammirate una riproduzione. Qualcosa che in un modo o nell´altro, realistica o espressionista, rappresenta sempre qualcos´altro. Ma qui, oggi, in questo momento, potete ammirare la cosa reale».
Ecco! Ecco la causa dell´orrore! Lurv crollò in ginocchio, e come lui tanti spettatori, che avevano colto la portata di quelle parole, barcollarono. Molti altri, però, si interrogavano a vicenda, perplessi su cosa avesse inteso Trewney. Questi, allora, precisò:
«Quello che vedete nel cristallo, la grotta, il guerriero, il drago, non sono riproduzioni, ma elementi reali del nostro mondo che sono stati rinchiusi nel cristallo e conservati così per l´eternità».
Un brusio spaventato e irritato sorse dalla folla. Lurv scosse la testa. Ecco perché lo sguardo del guerriero lo colpiva, ecco perché gli aveva dato la sensazione di essere estraneo allo scontro con il drago: il guerriero doveva aver visto il mago che pronunciava l´incantesimo contro di lui!
La folla cominciò a stringersi intorno al mago come un cappio. Volarono grida: “assassino!”, “porco!”, “maledetto!”. Sir Pilet fece due passi indietro, terrorizzato sia dalla natura dell´opera di Trewney che dalla reazione imprevista della folla. Le guardie avrebbero dovuto tenere lontana la gente, ma erano indignate anch´esse. Rendendosene conto, l´organizzatore additò il mago e gridò:
«Guardie, prendetelo!» e scappò tra gli spettatori.
Gli occhi di Trewney brillarono di incredulità. Ma solo per un attimo, perché subito un´espressione irata gli attraversò il volto.
«Fermi! Cosa intendete fare? Siete impazziti?»
Ma la folla continuò ad avanzare e le guardie sguainarono le spade.
«Idioti!» gridò Trewney alzando le mani. «Ho ucciso Salenor il Manipolatore, pensate che non riuscirò a fermare voi?»
La rivelazione provocò un momento di sconcerto tra la folla, che arrestò la propria avanzata. Trewney ne approfittò e richiamò a sé la magia. Iniziò a recitare un incantesimo.
Lurv si rialzò. Doveva scappare, o sarebbe finita male. Si guardò a destra e a sinistra. Vide una finestra. Sarebbe stato un bel salto, ma forse se la sarebbe cavata solo con qualche frattura. Mentre si accingeva a romperla, però, il suo sguardo fu catturato da qualcosa.
Su un´altra piattaforma l´uomo con la tunica nera dai ricami dorati teneva in mano un cristallo che emanava bagliori verdi e blu. Sembrava recitare una formula magica.
Lurv non esitò un solo istante. Con una spallata il vetro si infranse e lui fu nel vuoto, mentre il salone esplodeva di luci colorate.
Alla Galleria di Baxtan quell´anno era accorsa molta gente. Era l´esposizione d´arte più grande che ci fosse, ora che Olwonds non esisteva più. Ci sarebbero voluti anni per trovare altri organizzatori e finanziatori, e qualcuno disposto a ricostruire l´immenso salone. Nessuno sapeva cosa fosse accaduto. Non erano stati trovati superstiti.
Lurv non era mai stato alla Galleria di Baxtan, ma aveva bisogno di un evento simile. Era scappato. Dopo il salto si era trascinato via per chilometri. Si era fratturato una gamba dal piede al bacino; avrebbe zoppicato per sempre. Aveva rinunciato alle sue terre e alle sue case per allontanarsi il più possibile dal terrore che aveva provato, e da eventuali domande. Chi poteva garantirgli che Trewney fosse morto? Chi l´avrebbe protetto dal mago se fosse stato ancora in vita?
Lurv era stato dato per morto e aveva cambiato vita. Ma l´arte gli mancava, e così aveva deciso di tornare a una grande Esposizione. Camminando tra gli spazi espositivi giunse a uno più grande degli altri. E lì vide l´uomo con la tunica nera decorata d´oro. Lo vide e impallidì, mentre quello toglieva il drappo che ricopriva la sua opera d´arte, un cristallo cubico grande quattro volte quello di Trewney.
«Gentile pubblico» disse l´uomo con la tunica nera. «Per anni sono stato creduto morto. Sono Salenor il Manipolatore e ho l´onore di presentarvi la mia opera, dal titolo L´ultima Esposizione di Olwonds».
Nel cristallo c´era LA scena. Trewney con le braccia alzate e la magia che gli fuoriusciva a spirale dalle mani. Le guardie a terra, colpite. La folla che si ritraeva spaventata. Ogni opera d´arte esibita, compresa Caccia al drago, era lì. Ironicamente, quella era “l´opera delle opere”.
Salenor scorse Lurv tra gli spettatori.
Gli strizzò l´occhio con un sorriso d´intesa.
Con le gambe che tremavano di paura, Lurv si sforzò di applaudire.