TANIT, LA BAMBINA NERA

La saga urban fantahorror di Lara Manni, nata come fanfiction su Inuyasha di Rumiko Takahashi e poi vissuta, per fortuna, di vita propria, è arrivata al terzo capitolo, quello finale, visto che Tanit la bambina nera (16 euro; Fazi Editore) chiude la vicenda iniziata con Esbat e continuata con Sopdet, tra ieri e oggi, vari spazi temporali e universi paralleli, in una contemporaneità più spaventosa dei demoni peggiori.

In una città italiana, in tempi recenti toccati dall’attuale crisi economica, dopo che i demoni ci hanno portato a spasso nei tempi in Sopdet, la dea oscura Axieros cerca una donna che possa portare sua figlia, l’oscura e terribile Tanit (il nome è preso dalla dea principale del pantheon dei cartaginesi) nel mondo, e la trova in una donna che ha visto la sua bambina uccisa dal marito in un accesso d’ira, che affronterà come una benedizione questa gravidanza paranormale, come unica cosa di una vita segnata dalle violenze familiari e dall’incapacità di reagire. Sulla strada di Axieros ci sono due demoni, Hyoutsuki, chiamato in questo mondo dall’ingegno di una disegnatrice, la Sensei morta nel primo libro e chiaro omaggio a Rumiko Takahashi, e Yobai, che cerca vendetta sul suo rivale, ma c’è anche Ivy, giovanissima disegnatrice piena di problemi e drammi, capace di far diventare reale ciò che disegna e che è un pericolo per tutti, anche per Nadia, donna che sembra avvicinarsi ad Ivy per proteggerla, ma che forse appartiene a qualcosa di ancora più pericoloso ed antico.

Una saga complessa e affascinante che, come spesso avviene con la letteratura fantastica di livello, usa creature e metafore provenienti da un mondo altro per raccontare i drammi del nostro mondo, la crisi economica, il disagio giovanile, le violenze familiari, ma anche il desiderio di maternità contro tutto e tutti, anche se darai vita ad demone, e la ricerca dell’amore in definitiva, in tutte le sue forme, che insieme alla morte si unisce per dare sostanza ai personaggi di Lara Manni e in definitiva a tutta l’umanità di cui diventano metafora, sia gli esseri di questo mondo che quelli di altre dimensioni.

I toni sono decisamente adulti e poco idilliaci, e questo è un bene in un mare magnum fantastico in cui prevalgono ormai decisamente storie per un pubblico adolescenziale: il grande merito di Lara Manni è di aver creato un universo insolito (anche se i fan dei manga troveranno suggestioni ed omaggi, ma non plagi) e originale, non cadendo nelle trappole tra storie d’amore ultraterrene e peripezie un po’ scontate, anche se non mancano né i sentimenti, estremi ed affascinanti, né i colpi di scena, fino ad un finale spiazzante, che chiude degnamente una storia che meritava di essere raccontata.

A questo punto non si può non anelare a nuovi universi fantastici creati da Lara Manni, autrice italiana che sa andare oltre stereotipi, schemi, storie fatte, e raccontare davvero qualcosa di nuovo in un genere che, sia pure affascinante, spesso sembra aver esaurito tutte le sue possibilità.

Elena Romanello