Torniamo a parlare di Lovecraft, dopo aver pubblicato la sua biografia.
All’inizio degli anni Ottanta la Chaosium, una casa editrice americana specializzata in role-playing, decise di lanciare sul mercato “Il richiamo di Cthulhu” (“Call of Cthulhu”), un gioco di ruolo ispirato al magico, arcano e terrificante mondo creato dallo scrittore di Providence.
Il gioco era ambientato negli anni Venti, perfettamente ricostruiti e documentati, seguendo anche le “direttive” lasciateci dallo scrittore.
Spiegare in due righe cos’è un gioco di ruolo è molto difficile, ma, per non farvi sentire completamente estranei al termine, cercheremo di darvi alcune delucidazioni.
Un gioco di ruolo (role-playing) consiste nel “vivere” con l’immaginazione delle avventure, costruite o guidate da un arbitro imparziale (il Master). I giocatori impersonano dunque i protagonisti del gioco e recitano come in un film. Per aiutarsi in determinate situazioni si fa uso dei dadi, ma il dialogo fra i giocatori è l’aspetto più importante. Nati come giochi di società da tavolo, con l’avvento di internet, esistono oggi anche versioni on line dei giochi di ruolo.
Tornando a Lovecraft e a “Il richiamo di Cthulhu” da parecchi anni esiste anche una versione per il mercato italiano, comprendente sia il gioco base sia tutte le espansioni (ovvero le avventure aggiuntive) pubblicate oltreoceano.
Fra antiche rovine e castelli in rovina, case infestate dagli spiriti e foreste impraticabili abitate da demoni senza nome, i giocatori devono scoprire i segreti degli Antichi, una malefica razza proveniente da un’altra dimensione spazio/temporale che un tempo abitava la Terra e che un giorno ritornerà per riprendersi ciò che è sempre stato suo, perché “non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la Morte può morire” (come scrisse più volte Lovecraft nei suoi racconti).
Eliminando tutte le classiche regole del gioco, dove si ha sempre un vincitore ed un perdente, i giochi di ruolo sono invece incentrati sulla cooperazione e sulla collaborazione fra i vari giocatori: il tutto con l’unico fine di far “crescere” i personaggi con l’esperienza. Inoltre il gioco non si conclude con un’avventura, ma prosegue, teoricamente, all’infinito. Morto un personaggio, se ne crea un altro e si continua a fargli acquisire esperienza. I nemici e gli ostacoli che si incontrano di volta in volta (mostri, spie, accoliti, ponti distrutti, arrampicate in montagna, ecc.) vengono controllati dal Master, o Gamemaster, che nel caso de “Il richiamo di Cthulhu” si chiama “Custode degli Arcani Segreti”.
Se i giocatori si sentono protagonisti di un’avventura (una volta tanto!), in realtà quella che è la vera protagonista è la nostra immaginazione, grazie alla quale, in un gioco come quello di Cthulhu, è possibile costruire storie avvincenti e cariche di tensione e suspance.
La maggior parte del gioco si basa sui dialoghi fra i partecipanti, che esporranno al Custode le loro intenzioni. Questi dovrà rispondere per poterli far proseguire, dando tutte le direttive possibili, ma senza esagerare o il gioco si conclude in un battibaleno.
Per giocare a “Il richiamo di Cthulhu” ognuno dovrà costruirsi un personaggio che, a seconda della professione scelta (giornalista, investigatore, avventuriero, scienziato, ecc.), avrà determinate caratteristiche che, aiutandosi anche con i dadi, saranno solo sue e di nessun altro: ecco perché è necessaria la collaborazione fra i partecipanti. In questo modo qualunque ostacolo può essere superato, utilizzando le specializzazioni ora dell’uno ora dell’altro giocatore. Inoltre queste abilità possono aumentare di avventura in avventura, accrescendo così il calcolo delle probabilità di riuscita di un determinata impresa. Al Master spetterà il compito più difficile: costruire l’avventura e l’ambiente nel quale far muovere i partecipanti.
Originariamente pubblicato sul numero 5 de LA ZONA MORTA, gennaio 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, maggio 2007
10/06/2007, Davide Longoni