Quando si sente parlare di Eddie non si può far altro che pensare al gruppo rock degli Iron Maiden. Ma qual è la storia di questa "mummia" diventata simbolo di una band heavy-metal?
Il bassista, Steve Harris, ricorda gli inizi: "Eddie era una sorta di materializzazione dell’elemento di orrore che mi aveva colpito la prima volta che pensai al nome Iron Maiden". Ma se l’abbozzo dell’idea fu di Harris, la vera e propria realizzazione di Eddie fu di un certo Dave Beasley, creatore degli effetti scenici per i concerti della band di quel periodo.
Inizialmente il "main effect" di tutta la scenografia era una maschera, modellata sul viso di uno studente della Scuola d’Arte e ritenuta estremamente brutta, alla quale era stato aggiunto un sistema di pompe idrauliche e tubi che facevano scorrere abbondanti quantità di sangue dalla bocca durante l’esecuzione della canzone che dava il nome al gruppo, ovvero "Iron Maiden" ("la vergine di ferro").
Da qui "The head" ("la testa"), che pronunciata con accento cockney suonava più o meno "the’ead" e quindi Eddie.
Da allora questa mascotte è stata vista in centinaia di modi, nelle forme più diverse e nelle situazioni più disparate.
Senza dubbio la "visione" più criticata (soprattutto da certa stampa di destra inglese) fu la copertina dell’album "Sanctuary", che ritraeva Eddie con un coltello con il quale aveva ucciso l’allora primo ministro inglese Margaret Thatcher, colpevole di avere strappato un poster della band.
In seguito Eddie ha avuto una vita varia e movimentata. Lo abbiamo visto in tutte le interpretazioni possibili e immaginabili, sfornate dalla fervida fantasia di Derek Riggs, illustratore ufficiale di "The head".
Nel 1982 Eddie addirittura diventa il protagonista di una quadrilogia che lo ha visto impegnato in una lotta all’ultimo sangue contro Satana in persona. Sulla copertina dell’album "The number of the Beast" lo vediamo infatti manovrare il Diavolo, che a sua volta fa di un piccolo Eddie la sua marionetta. Sul singolo "Run to the hills", Eddie ingaggia una lotta contro il medesimo demonio, mentre sulla copertina del 45 giri che dà il nome all’intero Lp, "The number of the Beast" appunto, il Nostro sorregge la testa del Diavolo decapitato, dopo aver vinto al sua battaglia. Quindi sul singolo "Purgatory", Eddie prende il posto di Satana.
Nel 1983 il 45 giri "Flight of Icarus" ritrae un Eddie alato che fugge, dopo aver incendiato con un lanciafiamme le ali del povero Icaro.
Sulla copertina di "Live after death" il Nostro caro amico risorge dalla tomba, liberandosi dalle catene della Morte. La lapide riporta la celebre frase dello scrittore horror Howard Phillips Lovecraft: "Non è morto ciò che può essere in eterno e in strani eoni anche la morte può morire".
Sulla copertina di "Two minutes to midnight" Eddie ci viene presentato come un genocida, dopo aver fatto esplodere un ordigno nucleare, mentre su "The trooper" il Nostro, vestito da soldato inglese di primi del ’900, cammina tra i cadaveri, mentre la Morte attende alle sue spalle. Al posto dei gradi la divisa reca il numero 666, il "numero della Besti" appunto.
In seguito Eddie è diventato internazionale assumendo le caratteristiche dei vari paesi toccati dai tour: ora lo vediamo ritratto nel ruolo di Giubba Rossa canadese, ora nelle vesti di un samurai giapponese, ora ancora in Egitto e così via.
Non dimentichiamo la splendida copertina di "Seventh son of a seventh son" che ritrae Eddie che si scioglie in un mare di ghiaccio e nello stesso tempo dà vita ad una nuova informe creatura.
Lunga vita a Eddie!
Originariamente pubblicato sul numero 2 de LA ZONA MORTA, aprile 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, febbraio 2007
26/02/2007, Marco Boglioni