Dopo la recensione del suo racconto “La strega di Beaubois”, Magnetica Edizioni (vedere nella sezione link), abbiamo intervistato per voi il suo autore.
Per cominciare, visto che da qualche parte bisogna pur cominciare, presentati ai nostri lettori: CHI E’ LUIGI BRASILI?
Un quarantenne che vive in provincia di Roma, che fa il pendolare viaggiando almeno tre ore al giorno sui mezzi pubblici per recarsi al lavoro nella capitale. E non è un caso se molti suoi racconti parlano di treni, di bus, di metropolitane… e proprio sui mezzi pubblici partorisce i suoi orrori di carta…
COME TI SEI AVVICINATO AL GENERE HORROR?
Come lettore, ho sempre amato la narrativa di genere: fin da bambino, parlo dei primi anni ’70, ero affascinato e spaventato dalle storie fantastiche, misteriose; tipo quelle modello "Zio Tibia" che si trovavano nei fumetti Marvel-Corno alla fine della storia del supereroe di turno. Lo stesso per il cinema e la tv: quanti incubi con storie tipo "Il segno del comando" o addirittura "Gianni e Pinotto contro il vampiro"… Come "scrittore" però è stato per caso, girando in rete alla ricerca di informazioni su un autore, trovai "Il cancello", un sito horror che organizzava un concorso letterario: ho provato a partecipare, e dopo c’ho preso gusto…
PERCHE’ PROPRIO IL GENERE HORROR?
In realtà, della cinquantina di storie che ho scritto finora, quelle horror saranno una decina; mi piace scrivere le storie a prescindere dal genere, noir piuttosto che fantasy o fantascienza, senza dimenticare il giallo. Anzi ultimamente ho scritto anche diverse storie mainstream e mi sono divertito molto…
CHE SIGNIFICA PER TE HORROR?
Bè, dal mio punto di vista, che immagino sia condivisibile da molti, qualsiasi cosa abbia gli elementi tipici di questo genere: vampiri, streghe, eccetera… Di conseguenza, non necessariamente una storia di genere “Horror”, può far paura, anche se dovrebbe…
QUALI SONO I TUOI AUTORI PREFERITI?
Non ho un autore preferito in assoluto, ci sono autori dei quali ho letto molti libri e altri di cui invece ne ho letti solo uno o due, eppure mi piacciono in ugual misura; ad ogni modo, tra quelli di cui ho letto di più, spaziando tra vari generi, ci sono King, Koontz, Terry Brooks, Ende e Asimov. Tra gli italiani mi piace da matti Andrea Camilleri, e aggiungo due prime letture, per ora le uniche degli autori, che mi sono piaciute tanto: Oceano mare e Il nome della rosa.
E I TUOI FILM?
Anche qui è difficile dare delle preferenze, delle classifiche; preferisco citare qualche titolo tra quelli che a distanza di tanti anni mi sono rimasti dentro, forse perché ero più giovane: “Alien”, “La storia infinita”, “Frankenstein junior”, “Guerre stellari” e aggiungo una commedia americana con la strepitosa Kim Novak: “Una strega in paradiso”.
COSA SI NASCONDE DENTRO IL TUO ARMADIO: SCHELETRI O PREFERISCI I CLASSICI SOGNI NEL CASSETTO?
Di scheletri ce ne sono a bizzeffe; tutte quelle idee, quei progetti, quelle parole (non necessariamente legate alla scrittura) che non ho portato avanti, che non ho approfondito, che non ho detto a qualcuno quando era il momento di farlo. Anche il cassetto, virtuale e non, è colmo di “pizzini” di carta e neuroni, buttati da qualche anno, mai del tutto dimenticati, che resteranno lì a marcire, insieme a tanti sogni… ma per fortuna la notte sogno molto…
QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO?
Ho una mezza idea di provare a pubblicare un’antologia di racconti a tema, non più di cinque o sei storie tra le dieci e le venti pagine, dopo l’estate magari provo a contattare qualcuno. Per il resto, ho iniziato un romanzo, un fantasy per ragazzi, ma sono fermo a cento pagine da mesi, non per mancanza di idee ma per mancanza di voglia; scrivere racconti è molto meno impegnativo, è quasi un gioco, un romanzo è una faticaccia, ma l’ho iniziato proprio per vincere questa mia pigrizia congenita, hai visto mai che ci prendo gusto anche con le storie più lunghe di quaranta pagine?
PARLIAMO DEL TUO LIBRO: BEAUBOIS IN FRANCESE SIGNIFICA “BELBOSCO. IL NOME RISPECCHIA IL BOSCO DEL RACCONTO?
Sì e no, dipende dai punti di vista dei protagonisti, per alcuni è di certo un bel posto, ma per tanti altri non lo è affatto… comunque oggettivamente l’ho immaginato come un bosco molto bello…
QUAL E’ IL TEMA PRINCIPALE DEL RACCONTO?
Il tema è a mio avviso la crudeltà umana, la sua incapacità di imparare dagli errori e dagli orrori di ogni guerra, perseverare nel predicare odio e spargere sangue.
LA STREGA DI BEAUBOIS E’ UNA PUBBLICAZIONE DI “SOLE” 26 PAGINE. CONDIVIDI DUNQUE L’OPINIONE DI FAMOSI SCRITTORI, SECONDO I QUALI SPESSO PER DARE MAGGIORE EFFICACIA E BELLEZZA A UN ROMANZO O A UN RACCONTO BISOGNA TOGLIERE ANZICHE’ AGGIUNGERE RISPETTO ALLA PRIMA STESURA?
Di sicuro un racconto ha tempi diversi da un romanzo, un po’ come giocare a calcetto, lo scopo è sempre quello di fare goal, ma è tutta un’altra cosa rispetto al calcio a undici. Lo scrittore Jeffery Deaver sostiene che un racconto dovrebbe essere come una pallottola, veloce e letale. Poi è questione di gusti: ci sono scrittori logorroici e altri sintetici. Lo stesso vale per il lettore: c’è quello che al solo vedere un libro di appena 100 pagine gli prende un malore e quello che se non gli dai un mattone di 1500 pagine non è contento e considera riassunto qualunque cosa più corta. E poi dipende molto dallo stile dello scrittore, se si tratta di uno bravo il numero di pagine è comunque irrilevante. Prendiamo Hemingway; non ricordo il titolo, ma in un suo libro a un certo punto decide di mandare il protagonista al mare. Lui scrisse: “Il mare era là”… Di certo ci sono romanzi (di certi autori), che a mio avviso tagliati di due o trecento pagine ne avrebbero solo guadagnato… e poi più allunghi il brodo e più rischi di rovinare la minestra, specie se non sei un cuoco provetto… e di chef improvvisati ce ne sono veramente tanti in giro; allora forse è meglio limitarsi a un panino col salame…
28/07/2007, Davide Longoni