Come ogni leggenda che si rispetti anche quella della Rocca di Montebello (nella foto a sinistra), in provincia di Rimini, nasce da una storia vera. La vicenda in questione è quella di Guendalina, la bambina dai capelli azzurri che gioca per l’eternità fra le mura di questo castello. Eccovi la storia di Azzurrina.
Figlia di un certo Ugolinuccio o Uguccione, feudatario di Montebello nel 1375, la bimba fu la protagonista di un triste fatto di cronaca. Era il 21 giugno di quell’anno quando, nel nevaio della vecchia Fortezza, la bimba scomparve e non venne mai più ritrovata.
Questa in breve è la sua vicenda che, tramandandosi oralmente per circa 3 secoli, si arricchì di elementi di fantasia. Ma perché se ne parlò tanto?
Il motivo lo apprendiamo da una serie di racconti della bassa Val Marecchia, frutto di un gusto seicentesco per le favole popolari. Nel XVII secolo un documento riporta: “…aveva gli occhi color del cielo e i capelli chiari coi riflessi azzurrini…”. Da qui dunque deriva il soprannome di Guendalina, anche se in realtà sappiamo che ella nacque con i capelli bianchi: era dunque albina e il colore azzurrino arrivò solo in seguito. La diversità dell’altro è una cosa che non di raro spaventa l’uomo, oggi come un tempo. Il sospetto poi, portato all’estremo, conduce a volte, a credere in estremi rimedi. Eliminare il diverso e con esso ciò che rappresenta, può essere visto come una soluzione. Fu allora, per difendere (o nascondere) la figlia, che i genitori le tinsero i capelli, ma il bianco dell’albinismo non trattiene il colore e reagisce al pigmento diventando azzurro (nella foto a destra). Ecco spiegato dunque lo strano caso e l’appellativo ad esso legato. Eppure, il fascino che ancora esercita sui molti visitatori del Castello rimane riposto nell’arcano. Cosa spinge tanta gente a percorrere le tortuose strade della millenaria rupe, per giungere infine alla Rocca di Monsignor Belli?
Per scoprirlo riprendiamo il nostro manoscritto seicentesco e continuiamo a leggere: “ …e si narra che, allo scadere del solstizio estivo di ogni lustro, un suono proveniente da quel sotterraneo cunicolo si faccia ancora sentire”.
Siamo nel 1990, il Castello è aperto a Museo da appena un anno, ma la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano.
Allora, il 21 giugno di quell’anno, tecnici del suono interessati a tali episodi effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. In sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi… un suono.
Anno 1995. Sempre 21 giugno. Nuove registrazioni. Stesso suono.
Verso il 1996, con una mole notevole di materiale di studio selezionato nell’arco di cinque anni, Centri Specializzati sul Paranormale iniziarono la loro attività di ricerca al Castello. Il risultato fu esplosivo. Sia in ambito psicologico che parapsicologico si raggiunse una cascata di informazioni tali da far impallidire i più seriosi esperimenti in “ambiente controllato”. Ad esempio si raggiunse la deduzione che le percezioni acustico-vocali attribuite ad Azzurrina, sono nettamente dissociate da qualunque evento illusorio, allucinatorio, suggestivo o ipnotico nel contesto di un gruppo notturno occasionale in visita al castello (nella foto a sinistra una delle stanze interne).
Anno 2000. Ancora 21 giugno. Ancora il solstizio estivo e, ancora, quel suono che si ripete.
Durante quell’estate la visita vantò un nuovo evento: le percezioni acustico-vocali di Azzurrina vennero definite anche come percezioni acustico-verbali, data una risonanza linguistica riconoscibile nella parola “mamma”. Gli studiosi furono entusiasti ed i singoli professionisti, come medici e psicologi che durante la notte seguirono il tour inizialmente con distratto scetticismo, al termine della visita si accalorarono nel ridefinire ed arricchire ciò che avevano percepito con nuove proposte, nuove interpretazioni.
Ai turisti in visita alla Rocca tutte queste registrazioni vengono fatte ascoltare. Le reazioni rimangono tuttora le più diverse, se non addirittura contrastanti. Ad alcuni sembra un pianto di bambina, ad altri una risata, molti dicono di sentirci una voce, di distinguerci una parola, tanti altri sostengono di non sentirci né più né meno che vento e pioggia nel temporale.
Lasciamo libera ovviamente l’interpretazione: fatevi una bella gita al Castello e formatevi un personale giudizio sulla cosa. Azzurrina vi aspetta!
11/09/2007, Davide Longoni