
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È STEFANO VIETTI?
Direi che sono un quarantenne con un po’ di sogni lavorativi realizzati… e molti altri ancora da realizzare. Conduco una vita molto normale, tra lavoro e affetti famigliari, ma in realtà, vivo contemporaneamente dentro la vita di tutti i personaggi che scrivo. Gli amici, spesso, mi chiedono se non sento il bisogno di staccare del tutto, ogni tanto (visto che persino in vacanza mi porto i miei taccuini sui quali scribacchio idee di continuo), ma io rispondo che il mio mestiere (quello di scrivere) non è un vero lavoro… è più… una seconda vita… e quindi non posso staccare! Per il resto, vivo in provincia di Brescia, nella zona in cui sono nato e mi piace così. Adoro il ritmo lento della vita di provincia e amo passeggiare tra le viuzze che attraversavo correndo in bici da ragazzino. Ho poche pretese, mi piacciono la semplicità e le persone che hanno qualcosa da dire piuttosto di quelle che hanno solo “cose” da mostrare. Leggo tanto. Adoro sciare, il cinema, i Dire Straits, il Sushi, i videogiochi e i soldatini di piombo.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SCRITTO UN PO’ DI TUTTO: FANTASCIENZA, FANTASY, HORROR, MISTERO. QUALE TRA QUESTI GENERI È QUELLO CHE SENTI PIÙ VICINO A TE E PERCHÉ?
In realtà, non lo so… voglio dire… Davide… ci conosciamo da anni e sai benissimo quanto io abbia sempre amato il Fantasy… ma ultimamente mi sento attratto dalla continua commistione di genere… direi che amo il Fantasy-Horror, quanto mi appassiono alla Fantascienza-Misteriosa.
COS’È PER TE IL FANTASY?
C’è una fortezza che sorge nel nulla di un deserto di cenere. Un luogo antico, abbandonato da millenni. Tra le ombre di quella fortezza si nasconde un essere oscuro che non ha nulla di umano. Un abominio che vive respirando il tempo. E c’è un guerriero, davanti all’ingresso di quella fortezza. Indossa la vecchia armatura dei suoi avi. Impugna una spada che sembra riflettere la luce dell’alba dei tempi. E il guerriero entra tra le ombre della fortezza… e subito ne è inghiottito. Potrei inventarmi mille altri esempi… ma se c’è un Demone… un guerriero… una spada… allora c’è il Fantasy. Non serve altro, per iniziare. Se poi vogliamo “Il Signore degli Anelli”, beh… che fortuna… Tolkien lo ha scritto!
DA TEMPO ORMAI SCRIVI SCENEGGIATURE SIA PER UN PUBBLICO DICIAMO ADULTO SIA PER I RAGAZZI. COME CAMBIA IL TUO MODO DI SCRIVERE IN BASE AL TARGET?
Innanzitutto è una questione di linguaggio. Pongo molta attenzione quando scrivo per i bambini. Hanno bisogno di avventura pura, cattivi e buoni ben definiti, finali positivi e rassicuranti. Avranno tempo, crescendo, per capire che a volte non è il bene, a vincere, e che talvolta i cattivi la fanno franca. Per gli adulti ci vuole invece molto più realismo. Adotto dialoghi secchi e costruisco personaggi più complessi. I cattivi non sempre sono “cattivi” e i buoni… beh… possono riservare qualche sorpresa.
E IN BASE AL GENERE?
In realtà l’esperienza mi ha insegnato che il genere non fa la differenza. La differenza la fanno sempre e solo i personaggi.
LAVORI PER SERGIO BONELLI EDITORE DA ANNI ORMAI. OLTRE A “DRAGONERO” E “NATHAN NEVER”, DI CUI PARLEREMO IN SEPARATA SEDE, DI QUALI ALTRI PERSONAGGI TI SEI OCCUPATO PER QUESTA CASA EDITRICE? QUALI DIFFERENZE HAI RISCONTRATO NEL TUO LAVORO SU QUESTI RISPETTO A NATHAN?
Mi sono occupato di alcune storie singole su “Zona X”, dove c’era la libertà di spaziare in più generi narrativi, poi di “Legs Weaver” le cui avventure nella sua testata mensile avevano una ironia di fondo molto più marcata rispetto a quelle “seriose” di Nathan Never. Ho scritto alcune storie di “Gregory Hunter”, che era una fantascienza avventurosa senza mezzi termini… la VERA space opera. Poi ho lavorato e sto ancora lavorando per “Martin Mystere”, un personaggio dalla personalità fortissima, nato dal genio creativo di Alfredo Castelli, che offre grandi spunti fantasiosi nella sua narrazione.
CAMBIAMO CASA EDITRICE E PASSIAMO AI TUOI LAVORI PER “IL GIORNALINO”. ATTUALMENTE TI OCCUPI DI QUATTRO SERIE, DUE IDEATE DA TE E DUE DICIAMO SU COMMISSIONE. CE NE VUOI PARLARE?



TRA LE TUE OPERE E QUELLE SU COMMISSIONE, COME CAMBIA IL TUO METODO DI LAVORO?
In sostanza a livello di impegno non cambia. La creatività e la professionalità lavorativa sono sempre la base del lavoro. L’unica differenza è che su progetti miei ho la ovvia libertà di portare avanti il racconto come preferisco e mi posso concedere quegli improvvisi cambi di rotta che, come ben sai anche tu, Davide, ti arrivano alle tre del mattino mentre passeggi per casa in cerca di una idea con la tazza del caffè, ormai freddo, in mano…
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Dalla mia vita. Dalla vita di ogni giorno. Dalle persona incontrate, dalle esperienze vissute, dalle storie lette, dai film che ho visto e dalla musica che ho ascoltato. L’ispirazione a volte è inconscia… arriva e si annida da qualche parte nel cervello, in attesa di essere ripescata quando la mente vaga in cerca di idee. A volte basta una immagine raccolta per caso con la coda dell’occhio o un dialogo rubato tra due persone che aspettano il treno accanto a me per dar vita ad una situazione narrativa e poi ad una storia. Dopo, però, c’è un enorme lavoro di creazione del racconto… un lavoro di stesura degli equilibri… di bilanciamento degli accadimenti… la creazione della trama.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Nel mio immediato futuro c’è la continuazione di ciò che sto scrivendo ora, con Nathan Never in testa. Ci sono le Tartarughe Ninja… c’è Next 02 e c’è Gray Logan… e c’è Spider-Man, ovviamente. Nel futuro un po’ più lontano c’è “Incursori Wolfe”, un romanzone di fantascienza a cui sto lavorando da anni, nel tempo libero… e che prima o poi vedrà la luce.
IN BOCCA AL LUPO… CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA PIZZA!
28/10/2007, Davide Longoni