Giovane regista di origine pugliese, di Manfedonia per l’esattezza, Stefano Simone da anni confeziona cortometraggi di genere fantastico che hanno saputo ritagliarsi un certo spazio nel settore: “INFATUAZIONE“ è stato selezionato fra i migliori 140 cortometraggi fra più di 800 proiettati al Festival del Corto di Roma 2006, mentre “L’UOMO VESTITO DI NERO” e “LO STORPIO” sono stati selezionati fra i migliori cortometraggi fra più di 1000 proiettati al festival del Corto di Roma 2007. E’ giunto anche per noi il momento di conoscerlo meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È STEFANO SIMONE?
Stefano Simone è un ragazzo che ha sempre avuto tantissimi interessi, passioni, vissuti tutti con entusiasmo: fra tutti ha prevalso una passione “istintiva” per la regia cinematografica e il mondo del cinema nella sua totalità. Forte è sempre stata la voglia, tramutatasi in vera e propria dedizione, di voler raccontare storie, a volte anche a prescindere dal fatto che potessero piacere o meno… Infatti, già a 13 anni, ho realizzato il mio primo cortometraggio e, rincuorato dalla buona opinione generale del primo pubblico, ho deciso di coltivare a fondo questa passione, che mi ha portato negli anni successivi una enorme mole di studio e applicazione, avendo imparato quasi tutto come autodidatta. Solo nell’ultimo anno, infatti, ho frequentato un corso che mi ha qualificato come “Operatore della comunicazione visiva” all’Istituto “Fellini” di Torino. Questo corso mi ha dato la possibilità di colmare le lacune che avevo, di avere un approccio più professionale verso questo lavoro, e di scoprirne lati fino a quel momento sconosciuti, ma che mi hanno permesso di amarlo ancora di più.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE PRECEDENTI, COME SONO NATE LE IDEE DEI TUOI FILM E COME LE HAI SVILUPPATE?
Nella maggior parte dei casi all’origine dei soggetti c’è sempre un’opera letteraria che mi aveva colpito, e che quindi desideravo raccontare, ovviamente dal mio punto di vista, con immagini e situazioni tipiche del mio modo di esprimermi, cinematograficamente parlando.
IN GENERE TI OCCUPI ANCHE DELLA SCENEGGIATURA E DEL MONTAGGIO. TI SENTI UN REGISTA COMPLETO? E COME MAI, NONOSTANTE LA BUONA SQUADRA CHE LAVORA CON TE, HAI PREFERITO RISERVARE A TE ANCHE QUESTE FIGURE?
Nella mia visione del cinema, il regista non è delegato ad un ruolo puramente tecnico, ma è inteso come il narratore della storia, e pertanto deve curarne le varie sfaccettature; io vedo ogni mio cortometraggio come una mia creatura, e quindi desidero plasmarla, nei limiti delle mie competenze e conoscenze, esattamente come desideravo che fosse nel momento in cui ho creato la storia. In conclusione, ritengo che un buon regista debba essere completo, anche se a volte esigenze lavorative portano a delegare dei compiti ad altri professionisti del settore.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE HORROR E PER IL FANTASTICO IN GENERALE. CHE SIGNIFICATO HANNO PER TE QUESTE TEMATICHE?
Preciserei innanzitutto che i miei cortometraggi non sono degli horror puri; direi piuttosto che ogni cortometraggio presenta delle caratteristiche tipiche del genere horror. Per quanto riguarda la parte “fantastica”, molto spesso ho rappresentato situazioni in cui io stesso credo, o per lo meno credo possibile che un giorno possano verificarsi: ne è un esempio la metempsicosi presente in “Istinto Omicida”.
A QUALE REGISTA FAMOSO SI ISPIRANO I TUOI LAVORI E A QUALE VORRESTI SOMIGLIARE?
In qualità di spettatore il mio regista preferito è Steven Spielberg, anche per la versatilità con cui in questi anni ha affrontato i più disparati argomenti. Un mio sogno sarebbe un domani avere una capacità almeno simile nel raccontare storie. Altri due miei idoli sono John Carpenter e Michele Soavi.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Sicuramente, come ho già accennato prima, le opere letterarie sono un’enorme fonte di ispirazione, anche se a volte, grazie anche alla mia fantasia, riesco a trarre spunti da semplici eventi della vita quotidiana: un esempio è “Infatuazione“, che altro non è se non il racconto della classica “cottarella“ vissuta da tutti almeno una volta nella vita.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Continuerò a produrre film, e nel frattempo spero mi sia data l’occasione di realizzare il più grande sogno della mia vita: diventare regista, avere la possibilità di raccontare al pubblico le mie storie e renderlo partecipe delle emozioni che provo io facendo questo lavoro.
In bocca al lupo!
02/02/2008, Davide Longoni