Quella con Brian Yuzna, regista e produttore di svariate pellicole horror e fantasy, fu l’ultima intervista, l’ultima chicca dell’ultimo numero de LA ZONA MORTA in versione cartacea.
Non fu per niente facile raggiungerlo, in un’era in cui internet e la posta elettronica non esistevano, ma riuscii lo stesso nell’impresa. Tutto era iniziato durante la seconda edizione del Dylan Dog Horror Fest: in quell’occasione ero diventato amico di Jeffrey Combs, anche perché alla sua conferenza stampa ero stato l’unico ad essere andato, i grandi giornali lo avevano totalmente snobbato, per cui iniziammo a chiacchierare per ore un po’ di tutto e alla fine eravamo diventati amiconi e ci scambiammo pure gli indirizzi… posta normale, s’intende e i relativi numeri di telefono. Non avrei mai creduto che il buon Jeffrey mi avrebbe scritto o telefonato e invece… beh, successe davvero! Prima mi scrisse una lettera alla quale ovviamente risposi con entusiasmo, poi addirittura un bel giorno mi telefonò a casa perché si trovava in Italia per girare il remake de “Il pozzo e il pendolo”. Non potevo purtroppo raggiungerlo perché era parecchio distante da me, ma comunque ci sentimmo ancora un paio di volte per telefono durante il suo soggiorno nel nostro paese. Tornato negli Stati Uniti riprendemmo a scriverci e fu durante questa breve corrispondenza che gli chiesi se c’era la possibilità di intervistare Brian Yuzna. Detto fatto: Jeffrey mi rispose che Brian era interessato alla cosa e mi diede l’indirizzo al quale scrivere per inviare le domande. Dopo qualche mese… giunsero le risposte! Purtroppo l’amicizia epistolare con Jeffrey Combs ad un certo punto s’interruppe, immagino che avesse di meglio da fare che non corrispondere con una suo fan italiano, però conservo ancora gelosamente le sue lettere, tutte scritte a mano, e il ricordo di quei “momenti di gloria”!
Ma veniamo ora, senza ulteriore indugio, a presentarvi quella ormai mitica intervista.
CHE COS’E’ SECONDO TE L’HORROR?
Per me l’horror è una risposta shock che include un elemento biologico. Per esempio, il terrore è psicologico come l’horror è biologico. Prendi una storia spaventosa e aggiungici un elemento di carne, trasformazione e biologia ed essa inizia a prendere il carattere dell’horror.
COSA NE PENSI DI LOVECRAFT, IN MERITO AL QUALE TU HAI DIRETTO I SEQUEL DI UNO DEI SUOI RACCONTI PIU’ BELLI, OVVERO “RE-ANIMATOR”?
H.P. Lovecraft è uno scrittore la cui reputazione si è accresciuta col passare del tempo. I mondi che egli ha magistralmente creato nei suoi scritti sono infestati. Egli fu un vero moderno scrittore del fantastico come anche scrisse di argomenti occulti usando spiegazioni scientifiche. Amo le sue opere e non mi stancherò mai di leggerle. Mi piacerebbe fare più film basati sulle storie di Lovecraft.
CON “SOCIETY”, LA TUA PRIMA PROVA COME REGISTA DOPO ANNI PASSATI ALLA PRODUZIONE, HAI FATTO UN FILM VISIONARIO. COSA PUOI DIRCI AL RIGUARDO?
“Society” è stato un tentativo per divertirmi con le idee dell’alienazione degli adolescenti, dei tabù dell’incesto e del sistema delle classi. Sono sempre stato un fan dei film horror e negli anni Sessanta ero un hippy radicale interessato alla politica. In “Society” sono riuscito ad avere molto tempo per soddisfare questi interessi. Considero “Society” un genere di film che io chiamo “psyco-fiction”, ovvero “le paure e le fobie sono reali, ma è divertente”! E’ basato sull’idea jungiana che le forme del subconscio posseggono una più grande realtà delle nostre realtà consce. Così noi abbiamo preso la situazione di un ragazzo che sospetta (come fanno gli adolescenti) che i suoi genitori abbiano una vita segreta e abbiano sviluppato ciò attraverso le sue paure per l’incesto, cui abbiamo aggiunto il concetto che il ricco è differente dal povero, che il ricco sfrutta il povero, e abbiamo dato una forma fisica a tutte queste idee usando immagini ispirate a Dalì. Così, dunque, il ricco diventa una “specie” diversa dal resto di noi, attraverso il matrimonio tra parenti loro si evolvono separatamente dal resto della popolazione. Poi nello “shunting” (abbiamo volutamente lasciato la parola in lingua originale. Ognuno può interpretarla come meglio crede, ndr) essi letteralmente conversano di un membro della classe inferiore. Lo “shunting” non è reale né più fantastico della credenza del Cattolicesimo Romano che il corpo di Gesù Cristo sia mangiato durante la comunione da ogni massa. Naturalmente non credo che lo “shunting” occorra realmente, ma credo nelle idee di base simbolizzate da esso, cioè che le famiglie regnanti del mondo (non i “nouveau riche”, che con la ricchezza solamente esagerano il loro carattere borghese) siano realmente molto diverse dal resto di noi: “ti sei quello per cui sei nato”.
QUANDO SCRIVI LA STORIA PER UN FILM, DOVE TROVI L’ISPIRAZIONE?
La trovo intorno a me: la mia vita, le mie letture, i media e altro ancora. Un film è un lavoro di collaborazione e generalmente la storia è costituita da un gran numero di input creativi. Nel fare film di genere, noi abbiamo la libertà di dire qualunque cosa desideriamo tanto a lungo quanto la superficie del film si conforma con le convenzioni del genere. Ad esempio, “Re-Animator” è la storia di Adamo che mangia il frutto della conoscenza; il secondo capitolo della saga riguarda il problema esistenziale della perdita di Dio; “Initiation” parla del mito di Lilith (la prima moglie di Adamo, prima di Eva… almeno secondo alcune fonti ritenute apocrife, ndr). Eppure tutti questi film in superficie soddisfano le convenzioni dello standard horror rendendoli divertenti.
QUALI SONO LE TUE PAURE?
In questi giorni (stiamo parlando degli anni Novanta, ovviamente, ndr) le mie paure hanno più a che fare con il pagamento dell’affitto e con la salute dei miei figli (ne ho 4!) che con i lupi mannari, i vampiri o i mostri in genere. Penso che sia una cosa tipica della mia età (ho 42 anni… sempre allora naturalmente, ndr). Ma ricordo ancora le più mitiche paure della mia adolescenza con un po’ di nostalgia e mi diletto a ricrearle nei film.
E GLI INCUBI CHE PARTICOLARMENTE RICORDI?
I più vecchi incubi che ricordo hanno a che fare con i vecchi film horror che ho visto durante la mia infanzia a Panama City, ad esempio “La creatura dal cervello atomico”, “Il settimo viaggio di Simbad”, “Il mistero della casa sulla collina” e molti altri. Sognavo di scheletri e teste mozzate, come anche di mostri. Più tardi nei miei incubi si inclusero corpi non morti e trasformazioni di carne. Le mie specifiche paure hanno a che fare con l’ansia esistenziale, la mortalità e i limiti dell’esistenza. Ricordo i temi da incubo ricorrenti di case con molte stanze grandi con orrori in ogni armadio.
E dopo queste parole, Brian salutò tutti i lettori de LA ZONA MORTA invitandomi a Los Angeles: ovviamente non ci andai mai… ma la carriera di Yuzna è andata avanti lo stesso da allora con parecchi film, ultimo dei quali uscirà prossimamente e sarà il quarto capitolo della saga di “Re-Animator”. Insomma, non è cambiato per niente!
Originariamente pubblicato sul numero 7 de LA ZONA MORTA, settembre 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, febbraio 2008
29/02/2008, Davide Longoni