Vogliamo consigliarvi un altro bel libro da inserire nella vostra biblioteca fantastica personale, un volume scritto qualche tempo fa, ma che merita assolutamente di entrare tra gli scaffali delle vostre librerie e di essere riscoperto anche a distanza di anni: si tratta di “Alla fine della notte” (Edizioni MobyDick, 9 euro, 90 pagine) di Stefano Fantelli, un’antologia che si è conquistata, tra l’altro, il premio “Navile – Città di Bologna 2003”.
Si tratta di una raccolta di racconti tra il noir, l’horror, il fantastico e il poetico tutta da scoprire ed assaporare pezzo per pezzo. E noi lo facciamo proprio insieme al suo autore: abbiamo infatti chiesto a Stefano (che tra l’altro è anche un amico di lunga data con il quale ci si era persi di vista a causa dei casi della vita… ma tornare dall’aldilà fa anche ritornare chi si credeva perduto per sempre, no?) di raccontarci la genesi delle novelle contenute nel suo libro. Ecco cosa ci ha raccontato.
“EL BRUJO
Rileggere il Brujo, questo poeta stregone, questo cacciatore di fate, è per me come leggere le pagine di un diario, il mio. Tutta la mia scrittura è autobiografica, ma “Il Brujo” in particolare, forse anche troppo. Forse proprio per questo motivo non lo considero il racconto migliore della raccolta, anche se è piaciuto a molti “addetti ai lavori”. Un fatto curioso e inaspettato è stato ricevere sms e mail da presunte fate sparse in tutta Italia. Il Brujo è l’unico mio personaggio, ad oggi, che ha continuato a vivere e a raccontarsi in altre storie, alcune già pubblicate, altre che vedranno a breve la luce.
ALLA FINE DELLA NOTTE
Può sembrare incredibile, lo so, ma c’è stato un periodo in cui ad ogni presentazione del libro c’era sempre qualcuno che mi chiedeva se scrivevo come Louis Ferdinand Céline o se mi ero ispirato a Céline. E questo solo perchè Céline scrisse un romanzo dal titolo “Viaggio al termine della notte”. In realtà fin dalle prime pagine del racconto in questione si scopre che il mio titolo è mutuato da una canzone dei Doors. Una compagnia teatrale ha messo in scena questo racconto ed è stato per me un piacere immenso, un’emozione fortissima, mi sono sentito come James Barrie alla prima del suo “Peter Pan”.
LA VALIGIA SUL LETTO
Ricordo di averlo scritto di getto, sul finire di una notte estiva e un minimo insonne. Credo che sia il racconto più noir della raccolta, nonostante lo sfondo onirico e vagamente soprannaturale. E’ una Bologna violenta, una Bologna calibro 9, ma questo racconto è poco più di un intermezzo, lo considero una sorta di pausa per prendere il respiro tra i due racconti “importanti”. Sonia, la ragazza sanguinante, è la luce che illumina il cammino del protagonista, è il suo faro nella notte. Qui mi sono divertito a mettere come titolo e sottotitolo un verso di Julio Iglesias, anche solo per sdrammatizzare una storia molto cupa e priva di quell’ironia che permea invece tutto il libro.
ARTE DA MACELLO
E’ il titolo di una canzone dei Cure. Mi piace dare ai miei racconti titoli di canzoni, lo faccio spesso. La musica è fondamentale per me, non solo per scrivere, ma nella vita di ogni giorno. E’ grande fonte di ispirazione e di emozione. E questo racconto è pieno di musica dall’inizio alla fine… della notte. Anche questo è stato trasposto da alcuni attori. Ed è l’unico racconto che è stato (per così dire) censurato. E’ il racconto dalle tinte più forti, ma ne esiste una versione molto più “spinta”, più estrema, più “pulp”. E non mi riferisco solo al sesso, è ovvio. I due protagonisti sono come bambini in corpi adulti e quindi liberi di fare ciò che vogliono. Sono come angeli impazziti e non sanno cosa è giusto e cosa sbagliato per raggiungere il loro obiettivo, che è poi quello di andare in televisione. Il racconto è stato poi paragonato ad alcuni fatti di cronaca, tristemente reali, come quello di Erika e Omar per esempio. Ma credo che ci siano in questo racconto motivazioni molto diverse da quelle dei due adolescenti di Novi Ligure, motivazioni che spingono i miei protagonisti e che hanno spinto me a scriverlo. Come sempre lo spunto è un ricordo, un’esperienza vissuta di persona, che ho poi romanzato e limato. Sotto certi aspetti soprattutto limato. Sì, perchè a volte la realtà supera davvero la fantasia e non è più credibile. Io ho cercato di renderla credibile.
XXX
Lo considero il racconto più “debole” della raccolta. Eppure è il preferito di qualcuno e addirittura di un editore. Di certo è il più ironico, il più “leggero”. Perchè volevo chiudere così, nelle mie intenzioni il lettore doveva riporre il libro sulla mensola con un sorriso. E’ anche un omaggio al mio medico curante a cui ho qui storpiato leggermente il nome, come faccio sempre. E’ curioso che si parli in questa storia anche del grande concerto del Primo Maggio che si svolge proprio oggi (è il primo maggio qui a Roma, mentre scrivo queste righe!)”.
Rileggere il Brujo, questo poeta stregone, questo cacciatore di fate, è per me come leggere le pagine di un diario, il mio. Tutta la mia scrittura è autobiografica, ma “Il Brujo” in particolare, forse anche troppo. Forse proprio per questo motivo non lo considero il racconto migliore della raccolta, anche se è piaciuto a molti “addetti ai lavori”. Un fatto curioso e inaspettato è stato ricevere sms e mail da presunte fate sparse in tutta Italia. Il Brujo è l’unico mio personaggio, ad oggi, che ha continuato a vivere e a raccontarsi in altre storie, alcune già pubblicate, altre che vedranno a breve la luce.
ALLA FINE DELLA NOTTE
Può sembrare incredibile, lo so, ma c’è stato un periodo in cui ad ogni presentazione del libro c’era sempre qualcuno che mi chiedeva se scrivevo come Louis Ferdinand Céline o se mi ero ispirato a Céline. E questo solo perchè Céline scrisse un romanzo dal titolo “Viaggio al termine della notte”. In realtà fin dalle prime pagine del racconto in questione si scopre che il mio titolo è mutuato da una canzone dei Doors. Una compagnia teatrale ha messo in scena questo racconto ed è stato per me un piacere immenso, un’emozione fortissima, mi sono sentito come James Barrie alla prima del suo “Peter Pan”.
LA VALIGIA SUL LETTO
Ricordo di averlo scritto di getto, sul finire di una notte estiva e un minimo insonne. Credo che sia il racconto più noir della raccolta, nonostante lo sfondo onirico e vagamente soprannaturale. E’ una Bologna violenta, una Bologna calibro 9, ma questo racconto è poco più di un intermezzo, lo considero una sorta di pausa per prendere il respiro tra i due racconti “importanti”. Sonia, la ragazza sanguinante, è la luce che illumina il cammino del protagonista, è il suo faro nella notte. Qui mi sono divertito a mettere come titolo e sottotitolo un verso di Julio Iglesias, anche solo per sdrammatizzare una storia molto cupa e priva di quell’ironia che permea invece tutto il libro.
ARTE DA MACELLO
E’ il titolo di una canzone dei Cure. Mi piace dare ai miei racconti titoli di canzoni, lo faccio spesso. La musica è fondamentale per me, non solo per scrivere, ma nella vita di ogni giorno. E’ grande fonte di ispirazione e di emozione. E questo racconto è pieno di musica dall’inizio alla fine… della notte. Anche questo è stato trasposto da alcuni attori. Ed è l’unico racconto che è stato (per così dire) censurato. E’ il racconto dalle tinte più forti, ma ne esiste una versione molto più “spinta”, più estrema, più “pulp”. E non mi riferisco solo al sesso, è ovvio. I due protagonisti sono come bambini in corpi adulti e quindi liberi di fare ciò che vogliono. Sono come angeli impazziti e non sanno cosa è giusto e cosa sbagliato per raggiungere il loro obiettivo, che è poi quello di andare in televisione. Il racconto è stato poi paragonato ad alcuni fatti di cronaca, tristemente reali, come quello di Erika e Omar per esempio. Ma credo che ci siano in questo racconto motivazioni molto diverse da quelle dei due adolescenti di Novi Ligure, motivazioni che spingono i miei protagonisti e che hanno spinto me a scriverlo. Come sempre lo spunto è un ricordo, un’esperienza vissuta di persona, che ho poi romanzato e limato. Sotto certi aspetti soprattutto limato. Sì, perchè a volte la realtà supera davvero la fantasia e non è più credibile. Io ho cercato di renderla credibile.
XXX
Lo considero il racconto più “debole” della raccolta. Eppure è il preferito di qualcuno e addirittura di un editore. Di certo è il più ironico, il più “leggero”. Perchè volevo chiudere così, nelle mie intenzioni il lettore doveva riporre il libro sulla mensola con un sorriso. E’ anche un omaggio al mio medico curante a cui ho qui storpiato leggermente il nome, come faccio sempre. E’ curioso che si parli in questa storia anche del grande concerto del Primo Maggio che si svolge proprio oggi (è il primo maggio qui a Roma, mentre scrivo queste righe!)”.
Crediamo possa bastare per incuriosirvi: ora tocca a voi ricercare questa piccola perla e godervela tranquillamente seduti in poltrona… magari con un po’ di musica giusta in sottofondo e, ovviamente, la luce accesa!
Altrimenti come fate a leggere?
Buona lettura!
15/05/2008, Davide Longoni