Si intitola "ZEBRA – lo spazio liscio, lo spazio striato" l’interessante e particolare iniziativa a cura di "Masque Teatro" che domenica 18 maggio presenterà "Philip K. Dick / Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", all’interno della quinta edizione della rassegna "Un Altro Teatro", promossa dal Comune di Forlì e dal Teatro "Diego Fabbri".
Partiamo però dall’inizio, prima di presentare il programma completo della giornata.
Scrivono gli organizzatori. “Perchè frequentiamo certi luoghi?
Come viaggiatori entriamo nei teatri, nei musei, nelle sale da concerto per trovare una calda accoglienza alle visioni che albergano in noi o per confrontarle con una alterità che ne propone di nuove, diverse? Cosa ci spinge se non l’amore per un rischio inconfessabile? Perdere o ritrovare se stessi. Nel settembre 2007 “Masque” presentava alla città (di Forlì, ndr) la quattordicesima edizione del “Festival Crisalide”, intitolata “I would prefer not to” e dedicata a Gilles Deleuze.
Gilles Deleuze, il filosofo che ha sostenuto la necessità da parte della filosofia di “insegnare l’ininsegnabile” e che per questo colloca inevitabilmente la filosofia fuori dall’accademia e dentro la vita, continua ad accompagnarci in un percorso che si pone come processo di “iniziazione al sapere”, che sceglie “la complicità”, come declinazione, non di individualità, quanto di singolarità molteplici collocate nel loro divenire.
In questa prospettiva va letto il progetto “Zebra” che “Pasque” realizza quest’anno per la rassegna “Un altro teatro”. “Zebra” è pensato come esperienza che intende individuare interrelazioni tra saperi e pratiche artistiche, che superi la mera interdisciplinarietà, ormai quasi ovvia nell’arte contemporanea, per abbracciare un punto di vista che agisca attivamente sul sapere adiacente.
Gilles Deleuze, filosofo; Iannis Xenakis, compositore ed architetto; Philip K. Dick, scrittore di fantascienza (questi gli autori in programma quest’anno, ndr), hanno imposto un modo radicalmente nuovo di vedere e concepire la filosofia, la musica, la realtà. E’ a loro che affidiamo le nostre scelte.
Abbiamo individuato due possibili modalità dell’esperienza pubblica: l’evento performativo e quello espositivo. Quest’ultimo si compone di reperti: installazioni, filmati, documenti, proiezioni, tracce sonore.
Ogni sezione del programma è dedicata ad uno specifico autore; per ogni autore abbiamo individuato uno specifico tema o titolo”.
L’argomento che interessa a noi, come dicevamo è “Philip K. Dick / Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”. La giornata dedicata allo scrittore di fantascienza si terrà domenica 18 maggio negli spazi della Ex-Filanda, in via Orto del fuoco 3 a Forlì e prevede: alle 17.00 - In pursuit of Valis, reperto #1; alle 17.45 – Philip K. Dick: deus absconditus, incontro con Antonio Caronia; alle 18.45 - Scorrete lacrime, disse il poliziotto, reperto #2; alle 19.30 - Spero di arrivare presto performance di e con Gabriele Frasca; alle 20.30 – A scanner darkly, reperto #3.
“In pursuit of Valis, reperto #1” è una videoinstallazione con selezioni tratte dall’opera “Exegesis”, lo sterminato manoscritto di circa ottomila pagine che Dick andò componendo, notte dopo notte, nell’arco degli ultimi anni della sua vita.
L’incontro “Philip K. Dick: deus absconditus” sarà invece curato da Antonio Baronia. In genere gli atei passano più tempo dei credenti a pensare a Dio, a discutere e a battagliare con lui – il che equivale a dire con loro stessi. Philip K. Dick fu un’eccezione: credente, ma più al modo di Spinoza che di San Giovanni della Croce; dialogante con Dio, ma più al modo di Aristotele e di Godel, che di Spinoza. La “Trilogia di Valis”, gli ultimi tre romanzi di Dick scritti in parallelo al debordante diario notturno, la già citata “Exegesis”, è testimone dell’ardente bisogno di dare un senso alle sue misteriose esperienze del febbraio/marzo 1974 e, insieme, di dare un senso al mondo. Ma il Dio di Dick è un Dio tutto particolare, un Dio che gioca a rimpiattino, che non vuole farsi scoprire, che dissimula la sua presenza e semina dubbi persino sulla sua esistenza. Come già avevano fatto Palmer Eldritch e Ubik. Leggiamo in "Valis": “Se Dio esiste, deve essere un deus absconditus, con l’eccezione delle sue rare teofanie; altrimenti non esiste per niente”. Il Dio di Dick, cavilloso e razionalista quanto il suo autore, non è altro che la traballante e problematica ontologia dell’universo. Ma è uno dei personaggi più tragici e beffardi mai concepiti da un autore di romanzi.
Antonio Caronia si è occupato di teoria e pratica politica, di fantascienza, di fumetto, di video e di immagine elettronica, di immaginario scientifico e tecnologico, di realtà virtuali e di reti telematiche, cercando di capire gli effetti dell’innovazione tecnologica e il ruolo della comunicazione nei processi sociali. Per questo, dopo aver studiato matematica all’università, ha studiato e studia filosofia, sociologia e antropologia. La sua patologia più disastrosa è quella di trattare le teorie come gli esseri umani, in particolare innamorandosene. Ha una improbabile e inspiegabile fedeltà a pochi artisti e scrittori: Marcel Duchamp, Yves Klein, Carlo Emilio Gadda, Philip K. Dick, Tommaso Landolfi, James G. Ballard (di cui ha tradotto qualcosa), William S. Burroghs. Ha scritto pochi libri (“Il cyborg”, “Il corpo virtuale”, “Archeologie del virtuale”, “Houdini e Faust”, “P.K.Dick: la macchina della paranoia”). Insegna sociologia, estetica e antropologia all’Accademia di Brera e alla Naba a Milano, dove vive.
Il reperto #2 “Scorrete lacrime, disse il poliziotto” è un esperimento sonoro interattivo. Scritto fra il marzo e l’agosto del 1970, “Scorrete lacrime” appartiene alla fase “acida” dell’esistenza dickiana, ma prelude già all’ultima parte della sua produzione, quella della maturità stilistica e filosofica, i cui temi fondamentali sono la religione e la (dolorosa) condizione umana da cui impossibile fuggire.
La performance “Spero di arrivare presto” di e con Gabriele Frasca e con la partecipazione di Roberto Paci Dalò è tratta da “I Hope I Shall Arrive Soon” e da “A Scanner Darkly” di Philip K. Dick per voce, buio e piccole percezioni.
“Buio e silenzio, così gli avevano detto. Anni e anni di buio e silenzio. Almeno dieci. Un lungo sonno per poi svegliarsi in un mondo nuovo. E invece qualcosa non era andato per il verso giusto. Perchè vedeva quei colori? Come dei brevi bagliori improvvisi. E quella musica continua, ossessiva, cos’era? L’interferenza con una stazione radio? Portatemi via di qui, provò a dire, ma le labbra non si mossero. Le labbra? E dov’erano le sua labbra? E d’un tratto gli giunse nel buio una voce. Lei è sveglio, signor Kemmings. Ma chi era? Sono il computer di bordo. Qualcosa non ha funzionato nella sospensione criogenica. II suo cervello è attivo, e non posso risvegliarla. Non c’è cibo nè aria nella nave, non potrebbe sopravvivere. Dovrà restare cosi. Ma potrebbe impazzire a trascorrere i prossimi dieci anni in compagnia dei suoi soli pensieri. Proverò, a fare della radio, per lei, signor Kemmings, del cinema. Le trasmetterò i suoi stessi ricordi sepolti. Come si chiamava quella deliziosa ragazza francese che indossava jeans e una camicia rossa aperta in vita? Martine! Ah, già, Martine. E quel tizio che pensava di essere ricoperto di afidi, signor Kemmings? Jerry Fabin, me lo ricordo bene, era quello strafatto di Jerry. E Charles Freck lo ricorda? Lo sa quello che fece quando decise di morire? Vuole che glielo racconti? Si, lo ricordo Freck, e ricordo Donna, e i fiorellini azzurri di primavera. Certo che li ricorda. Sono tante le cose che non ha dimenticato. Ha dieci anni di memorie, davanti a sé, lo sa? Ha tutta la sua vita da ripercorrere ancora per dieci anni, davanti a sé. Vuole che gliela racconti?”.
Gabriele Frasca insegna Letterature Comparate e Teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo all’Università degli Studi di Salerno. E’ poeta, narratore, saggista, autore teatrale, performer e traduttore. Ha scritto opere di poesia (“Rame” – 1984, “Lime” – 1995, “Rive” – 2001 e “Prime. Poesie scelte 1977-2007” – 2007) e di narrativa (“Il fermo volere – 2004 e “Santa Mira” – 2006). Per il teatro ha composto “Tele. Cinque tragediole”, seguite da due radiocomiche (1998).
Ha curato e tradotto opere di Samuel Beckett (“Watt”, “Le poesie”, “Murphy”, “In nessun modo ancora”) e Philip K. Dick (“Un oscuro scrutare”). E poi ancora si è occupato di saggistica con: “La lettera che muore”; “La Letteratura nel reticolo mediale” (2005) e “L’oscuro scrutare di Philip K. Dick” (2007). Da quest’anno sta pubblicando a puntate, e solo per i sottoscrittori, il suo terzo romanzo, “Dai cancelli d’acciaio”. Ha poi collaborato con i musicisti Steven Brown, N. Bruno, R. De Rosa, C. Loguercio, P. Lotti, R. Paci Dalò, M. Sacchi. Ha messo in scena, per “Giardini Pensili”, “Stelle della sera” e sta curando per il “Napoli Teatro Festival” la sezione “L’assedio delle ceneri”. Infine ha fatto parte della banda di sperimentatori radiofonici di “Audiobox” (RadioRai).
Per concludere la giornata dedicata a Philip K. Dick si terrà il reperto #3 “A scanner darkly”, frammenti visivi e sonori.
Il progetto “Zebra” trae il suo nome proprio dalla figura che lo scrittore identifica con l’entità suprema che Horselower Fat (protagonista del romanzo “VALIS”) dichiara di aver incontrato in una giornata di sole del 1974 sotto la parvenza di raggio rosa…. Nella sua sterminata esegesi lo scrittore, che si identifica con il protagonista, porterà questa teofania al centro di una cruda riflessione speculativa riguardante il concetto stesso di realtà, mettendo in discussione i concetti di spazio e tempo.
Parsifal: -Mi muovo solo di poco, eppure gia mi sembra di essere andato lontano.
Gurnemanz: -Vedi, figlio mio, qui il tempo si tramuta in spazio.
Wagner inizió il Parsifal nel 1845. Morì nel 1873, molto tempo prima che Hermann Minkowski postulasse uno spazio a quattro dimensioni. Dove trovó Richard Wagner l’idea che il tempo possa essere tramutato in spazio? Si chiede Philip Dick. E continua: Dio spiegò molte cose a Fat ma non questa: Lui fa sì che le cose sembrino differenti, per simulare il trascorrere del tempo.
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa consultate il sito di “Masque Teatro”.
11/05/2008, Davide Longoni