GIOCATTOLI ASSASSINI

Le bambole, uno dei giocattoli, almeno a prima vista, sicuramente più innocui del mondo, amate e cullate da milioni di bambini di tutto il mondo, possono diventare anche una delle espressioni orrorifiche più pure, inquietanti e terrificanti se viste sotto un certo aspetto… soprattutto se affidate alle mani esperti di cineasti del genere. Già, perché proprio nella sicurezza e nella tenerezza di un fantoccio con fattezze più o meno umane, che coinvolge guarda caso l’innocenza dell’infanzia con i suoi sentimenti presi allo stato puro, può annidarsi l’orrore, che sconvolge e destabilizza proprio questi sentimenti, e quando questo compare… allora non c’è più scampo per nessuno, o quasi!
Prendiamo ad esempio la saga della “Bambola assassina” Chucky: ben cinque film e un’intera famiglia a sua disposizione per seminare terrore e morte.
Si comincia con il primo capitolo: un serial killer, affidandosi ai poteri del voodoo, proprio in punto di morte, riesce a trasferire la propria anima all’interno del bambolotto più in voga del momento, Chucky. I problemi iniziano quando il “Chucky sbagliato” finisce nelle mani di un ragazzino, Andy, che dovrà sudare la fatidiche sette camicie per convincere la madre che la bambola, oltre ad essere viva, è anche l’autrice di una serie di efferati omicidi. Proprio quando Chucky tenta il tutto per tutto cercando di ripetere l’esperimento di trasmigrazione dell’anima per prendere possesso del corpo di Andy, la madre decide di credere al figlio e, colpito finalmente al cuore, unico suo punto debole, il bambolotto sembrerebbe definitivamente sconfitto, anche perché nel frattempo è scoppiato un terribile incendio che distrugge ogni cosa, genitrice compresa.
Ma,come si sa, l’erba cattiva non muore mai e così ecco tornare il bambolotto in “La bambola assassina 2 – Il ritorno di Chucky”: risorta dalle ceneri come un’araba fenice, la terribile bambola posseduta rintraccia Andy dai suoi genitori adottivi e cerca nuovamente di prendere possesso del suo corpo, dandogli una caccia spietata. Ormai solo, al ragazzino non resterà che agire da solo per difendersi e sconfiggere per la seconda volta la bambola più tenace del mondo.
Ma non c’è due senza tre. E così in “La bambola assassina 3” lo spirito del serial killer torna, dopo otto anni, a possedere il bambolotto Chucky, dopo che la ditta produttrice ha deciso di rimettere il giocattolo in commercio, convinta che ormai la gente si sia dimenticata della pubblicità negativa del passato. E ancora una volta se la prende con Andy, ormai divenuto sedicenne e iscrittosi all’accademia militare. E stavolta, per sconfiggere la bambola, il ragazzino dovrà davvero farle la guerra.
Tornato in vita per la quarta volta in “La sposa di Chucky - Il ritorno della bambola assassina”, stavolta il bambolotto omicida torna dopo dieci anni dalla sua fidanzata Tiffany, quella che aveva in vita. Dopo una serie di battibecchi in puro stile “fidanzati da una vita, non ci sposiamo mai”, per farsi aiutare a recuperare l’amuleto che lo riporterà nuovamente in forma umana e sepolto insieme al suo corpo al cimitero, Chucky trasforma, sempre seguendo un rituale voodoo, la povera Tiffany in un’altrettanto bambola letale, trascinandola in una scia di sangue e paura fino alla disfatta finale… ma anche al trionfo della coppia con la nascita di un figlio.
E così arriviamo all’ultimo capitolo della saga (mentre il regista Don Mancini sta preparando il remake del primo film) con “Il figlio di Chucky”. Il bambolottino in questione si chiama Glen e, saputo che a Hollywood si girerà un film sulle gesta di mamma e papà, decide di recarsi in California, dove riesce a resuscitare i genitori. Nonostante però la riunione della famiglie, le cose non vanno come Glen vorrebbe, perché Chucky e Tiffany iniziano una nuova serie di delitti, che il piccolo ritiene eccessivi. Distaccatosi dai due, mentre il padre non riesce a credere di aver fatto un figlio così rammollito, la madre invece non riesce a credere che la sua attrice preferita, Jennifer Tilly, interpreterà il suo ruolo nel film. Così, deciso a rimettere in riga la famiglia a modo suo, Chucky uccide con un’ascia Tiffany, mentre Glen, per vendicare la madre, si scaglia sul genitore e lo fa a pezzi… ovviamente riscattandosi ai suoi occhi. Il film si conclude cinque anni dopo, quando ritroviamo Glen e Tiffany in carne e ossa, segno che il rito voodoo per tornare umani ha funzionato alla fine, alla festa di compleanno del piccolo: tra i regali, il bambino trova una delle armi tipiche di Chucky, segno che anche il padre è riuscito a salvarsi e che, da qualche parte nel mondo, la bambola assassina è ancora libera di uccidere!
Analizzando l’intera vicenda, un po’ come già era successo con la saga di “Nightmare”, notiamo che all’orrore iniziale, fatto solo di sangue e brividi da pelle d’oca, per poter proseguire, gli autori hanno dovuto aggiungere una buona dose di humour… ovviamente nero come la Morte!
Altro sapore ha invece la serie di “Puppet master”, composta da ben nove capitoli, in cui i giocattoli spaventosi diventano dei burattini che prendono vita propria e, ovviamente, uccidono! Ma anche qua lo humour domina, seppur in maniera diversa.
Si inizia ovviamente con “Puppet master” (in italiano “Il burattinaio”), il primo film, che comincia nel 1941,quando il burattinaio Andrè Toulon viene assassinato da due spie naziste poco dopo essere riuscito però a nascondere il proprio segreto: dei burattini che hanno preso vita grazie ad un misterioso rito egizio che può donare la vita eterna. La storia si sposta poi nel 1989, nello stesso albergo dove è stato ucciso Toulon, il Bodega Bay Inn in California: qui un certo Neil Gallagher, da sempre alla ricerca dei segreti del burattinaio francese, scopre i burattini e il segreto di Toulon, ma viene ucciso. Nel frattempo giungono nello stesso luogo due uomini e due donne, dotati di poteri paranormali e richiamati in circostanze misteriose lì proprio da Gallagher. Dopo aver appreso della sua morte, i quattro dovranno vedersela con le cause di questa morte: Jester (una specie di Pierrot), Pinhead (una testa da spillo e mani enormi), Blade (armato di uncino e coletello), Leech Woman (che vomita sanguisughe) e Tunneler (con una trivella in testa), ovvero i burattini diventati dei sanguinari killer, richiamati in vita dalla malvagità di Neil e pronti a vendicare la morte del loro creatore e a preservare il loro segreto.
In “Puppet master II” si parte da dove era finito il capitolo precedente. Un gruppo di studiosi del Governo si recano a Bodega Bay per capire cosa sia successo ai quattro sensitivi che si erano riuniti lì. Nel frattempo i burattini sono riusciti a resuscitare Toulon, che appare tutto fasciato a metà tra “L’uomo invisibile” degli anni Cinquanta e il “Darkman” di Sam Raimi: il burattinaio però si innamora della donna che sta a capo della spedizione e decide di donarle la vita eterna… peccato che i burattini la prendano male e si rivoltino contro il loro creatore per portarlo nuovamente alla ragione. Stavolta appare un nuovo pupazzo, Torch (un soldato tedesco con un lanciafiamme al posto di una mano) e ne scompare uno, Tunneler, che viene schiacciato da una lampada dopo aver perforato il cranio di uno degli scienziati.
Passiamo al terzo capitolo, “Puppet master III – Toulon’s revenge” (in italiano semplicemente “Giochi infernali”), che non è un sequel, ma un prequel: si torna quindi alla Germania nazista del 1941, qualche mese prima dell’assassinio di Toulon. Qui troviamo il burattinaio intento nel proprio lavoro di far divertire i bambini, e anche gli adulti, con gli spettacoli dei suoi burattini: peccato che si sia tirato addosso, nel frattempo, le ire del Fuhrer, sempre preso di mira e sbeffeggiato in ogni maniera in ogni rappresentazione. Ma i tedeschi vedono anche ben oltre il semplice scherno: scoprono infatti il segreto dei pupazzi di Toulon e intendono usarlo per creare un esercito immortale e invincibile. Per farlo uccidono la moglie del burattinaio e da qui partirà la sua vendetta attraverso i burattini, con l’aiuto inaspettato di un ragazzino, Peter, grande ammiratore del lavoro di Toulon: in questo terzo episodio assistiamo alla nascita di Leech Woman creata sulle fattezze della donna assassinata di Toulon e all’introduzione di un altro nuovo pupazzo, Six-Shooter (un cow-boy con sei braccia e altrettante pistole).
In “Puppet master 4” i burattini da spietati killer diventano burattini buoni in aiuto degli esseri umani contro il male con la “M” maiuscola: si scopre infatti che Toulon aveva ricevuto in dono il famoso rito egizio della vita eterna dal mago Afzel, il quale a sua volta lo aveva rubato al demone Sutek. Questi ora è tornato, insieme ai suoi scagnozzi, i Totems, per riprendersi la formula magica e scatenare le proprie ire contro uno scienziato, Rick Myers, che sta studiando l’intelligenza artificiale applicata al segreto di Toulon. Aiutato dai pupazzi, divenuti ora buoni con il beneplacito della stesso scomparso burattinaio e cui ora si è aggiunto Decapitron (che lancia fulmini e scariche elettriche), lo scienziato, ritrovatosi nuovamente a Bodega Bay dove tutto ebbe inizio, riuscirà però ad avere la meglio sull’orda di demoni inferociti che vogliono riprendersi l’elisir della vita.
E arriviamo a “Puppet master 5”, diretto seguito del precedente: Sutek e i Totems non sono stati sconfitti e vogliono tornare in possesso della formula magica, la ditta per cui lavorava Rick vuole riprendersi i pupazzi di Toulon per poterli studiare e continuare le ricerche e lo scienziato e i burattini si ritrovano di nuovo a Bodega Bay uniti per sconfiggere il Male da una parte e dall’altra e per salvare la pelle.
Il sesto capitolo si intitola “Curse of the puppet master”: la scena cambia completamente un’altra volta e si slega dai precedenti episodi. Qua troviamo Robert, un timidissimo ma bravissimo intagliatore del legno, che viene assunto dal dottor Magrew e da sua figlia Jane per creare dei nuovi burattini simili a quelli che lo scienziato già possiede che si muovono di vita propria… ovvero i pupazzi di Toulon!
Arriviamo a “Retro puppet master” e si ricambia registro: si torna indietro nel tempo e si ritorna a Toulon. Un vecchio burattinaio, presumibilmente reduce dagli eventi del secondo capitolo e tornato a nuova vita dopo essersi tolto le bende, racconta ai suoi fedeli pupazzi il suo passato: siamo nel 1902 a Parigi e un giovanissimo Toulon, esperto burattinaio con un grande successo di pubblico con i suoi spettacoli, una sera incontra davanti alla porta di casa un vecchio malconcio. Dopo averlo soccorso, questi gli racconta di essere Afzel, mago egizio di tremila anni, che ha rubato al demone Sutek l’elisir della vita. Ma la situazione precipita: le stesse tre antiche mummie che hanno malridotto il vecchietto, ora vogliono far la pelle a Toulon, ai suoi amici e alla sua ragazza: ovviamente il lieto fine è dietro la porta, visto che è solo un racconto della giovinezza del burattinaio, ma serve a tirare un po’ le fila dei capitoli precedenti e a raccontarci in che modo Toulon è venuto in possesso del segreto che anima i suoi pupazzi.
In “Pupper master – The legacy”, ottavo episodio della serie, assistiamo ad un tentativo di riunire tutte le fila dei capitoli precedenti, attraverso le gesta di Peter, il ragazzino del terzo episodio diventato grande e soprattutto divenuto ora lui il burattinaio, alle prese con una ragazza che tenta il tutto per tutto per eliminare i pupazzi e scoprire il segreto della vita eterna.
Arriviamo all’ultimo capitolo, per ora, della saga, ovvero “Puppet master vs. Demonic toys”, che riunisce in un colpo solo due serie dedicate alle bambole assassine. Il protagonista è stavolta il pronipote di Toulon, Robert, che è diventato l’erede del burattinaio e riporta in vita a pupazzi del suo antenato. Ma una malavitosa e misteriosa ditta produttrice di giocattoli, vuole mettere le mani sulla formula magica per creare dei giocattoli assassini da distribuire ne periodo natalizio. Robert avrà il suo bel daffare per restare vivo e non cedere il segreto di famiglia, aiutato dai fedeli burattini che dovranno perfino scontrarsi con i suddetti giocattoli demoniaci.
E così il passo è breve… dopo i burattini viventi per merito di un incantesimo passiamo ai giocattoli posseduti da un demone e parliamo proprio di quest’altra saga. Il primo capitolo si intitola, ovviamente, “Demonic Toys” (sottotitolato in italiano “Giochi infernali”… con un rimando al terzo capitolo della saga di “Puppet master” che non c’entra per niente. Ok, lo sappiamo che i titolisti italiani lasciano sempre a desiderare!): la storia inizia con due trafficanti di armi, braccati dalla polizia dopo aver ucciso un agente, che si nascondono in una fabbrica di giocattoli. Il sangue di uno dei fuggiaschi riporta in vita una potenza demoniaca annidata nel luogo e che si dimostra capace di infondere la vita ai giocattoli e di utilizzarli come armi: Baby Oopsy Daisy (una tipica bambola per bambine), Jack Attack (un Jack-in-the-box con denti affilati come rasoi), Grizzly Teddy (un tenero orsacchiotto – si fa per dire – cui basta una goccia di sangue per mutare in un essere mostruoso), Mr. Static (un robot sparalaser) e Zombietoid (un GiJoe armato di un mortale machete) daranno del filo da torcere a chiunque si metta sulla loro strada. A farne le spese sarà una poliziotta incinta, che si ritroverà a combattere contro i mostri e contro il pericolo che il bimbo che porta nel grembo venga posseduto dal demone.
Il secondo capitolo è un “pastiche” fra la saga dei “Demonic Toys” e quelle di “Dollman” (il poliziotto alieno alto 13 pollici) e “Bad channels” (le avventure della fidanzata di Dollman alta 12 pollici): qui troviamo la poliziotta incinta scampata al primo capitolo che deve chiedere aiuto ai due microesseri umani per distruggere definitivamente i pericolosi giocattoli demoniaci direttamente nella loro fabbrica.
Con il terzo capitolo si cambia decisamente registro e protagonisti… ma ne abbiamo già parlato quando abbiamo citato “Puppet master vs. Demonic toys”.
Della stessa casa di produzione delle due saghe precedenti e nato pure qualche anno prima è il film “Dolls” che ci racconta le vicende di un gruppo di persone che a causa di un forte temporaledevono trascorrere la notte in una stranissima abitazione, a metà tra fantasia ed incubo. La villa è abitata da due anziani coniugi, un fabbricante di bambole e sua moglie, e da una miriade di bambole che improvvisamente prendono vita: i giocattoli sono pronti ad applicare una dura legge del contrappasso nei confronti di chi si è dimenticato della propria fanciullezza. Alla fine si salveranno solo in due!
Tornando ancora più indietro nel passato, in un immaginario percorso a ritroso nel tempo cinematografico alla ricerca di bambole e giocattoli assassini, troviamo il primo film che in parte si occupa dell’argomento, ovvero “La bambola del diavolo”, uscito (pensate!) addirittura nel 1936: un banchiere che è stato condannato ingiustamente a molti anni di carcere, evade. In cella aveva appreso, da uno scienziato divenuto pazzo, la formula per realizzare una sostanza che, ingerita, rimpicciolisce le persone. Travestito da anziana signora, il banchiere apre a Parigi un negozio con i suoi “giocattoli”. In realtà si serve di loro, dopo averli ipnotizzati, per vendicarsi di quanti ebbero un ruolo nella sua condanna.
Tornando a tempi più recenti troviamo altre bambole poco raccomandabili in “Small soldiers”: se prima i giocattoli prendevano vita per mezzo di potenze oscure e magiche, in questo caso è la tecnologia utilizzata in maniera sbagliata ad animare l’istinto omicida dei giochi preferiti dei bambini. Da una parte abbiamo gli umani del Commando Elite e dall’altra i pacifici alieni buoni della razza dei Gorgonauti: i primi sono nati per distruggerete i secondi, mentre gli extraterrestri sono destinati a nascondersi e fuggire… questo nella finzione. Peccato che i nuovi giocattoli immessi sul mercato contengano un microchip di origine militare che riesce a dar vita realmente ai pupazzetti e, conseguentemente, alla guerra tra le due razze. Il tutto avviene in una modesta piccola cittadina dell’Ohio!
In “Amityville Dollhouse”, invece dei giocattoli in sé, è una casa di bambole la causa di tutte le disgrazie che giungono ai protagonisti: già, perché la casa in miniatura in questione riproduce fedelmente quella originale della celebre saga horror dedicata alla casa infestata di Amityville con spiriti, demoni e porte sugli Inferi annessi.
Prima di chiudere l’argomento vorremmo citare il più adulto “Bambola meccanica modello Cherry 2000”, in cui la bambola in questione è un robot del futuro facente parte di moglie che si guasta ed è necessario trovare, tra mille peripezie, i pezzi di ricambio; i due capitoli di “Toy Story”, in cui assistiamo alle peripezie di vari giocattoli impegnati a sopravvivere nel mondo reale; “Toys”, che racconta una sorta di scontro tra giocattoli buoni e cattivi per il possesso di una fabbrica di, ovviamente, giocattoli; e “Una notte al museo”, in cui i soldati e i diorami del Museo Smithsonian prendono vita per aiutare il nuovo custode a smascherare dei lestofanti che vorrebbero depredare i tesori del luogo d’arte.
Comunque la si guardi in ogni caso… fate molta attenzione a come trattate i vostri giocattoli, potrebbero non essere così innocui come sembrano!
28/07/2008, Davide Longoni