La fantascienza ci ha mostrato più volte che in un prossimo futuro dovremo coabitare con computer sempre più sofisticati. Saranno in grado di pensare e gestirsi da soli: basta guardare film come la serie di “Alien” o leggere romanzi come “2001 – odissea nello spazio” e i suoi seguiti scritti da Arthur C. Clarke o quelli di Isaac Asimov, giusto per citare alcuni esempi.
Le continue evoluzioni in campo informatico di questi anni ci hanno già fatto capire l’importanza che riveste il computer nella nostra società: ormai sono state eliminate ore e ore di lavoro manuale per l’archiviazione di qualunque cosa, eliminando così anche le cosiddette “scartoffie”.
Tutte le opere di fantascienza, in qualunque loro forma, ci hanno mostrato computer in grado di fare di tutto: occuparsi della salute, della guida delle astronavi, del controllo delle industrie… addirittura ci hanno fatto vivere una vita che non era reale, come è successo nella trilogia di “Matrix” e nei cortometraggi animati “Animatrix”. Senza contare tutta la letteratura cyberpunk dedicata alle varie realtà virtuali, sorta proprio dopo che il computer è diventato accessorio indispensabile per la nostra società.
Di pari passo con l’informatica, un altro protagonista della fantascienza diventerà sempre più importante per la nostra vita: il robot. Ne esistono già di molti tipi, ma per lo più si tratta di macchinari più “intelligenti” di quelli comandati manualmente, niente ancora a che vedere con gli androidi dalle fattezze umane e autosufficienti tipici di “Star Wars”, “Star Trek”, “Io, robot” e via dicendo. In questo campo la scienza è ancora ai primi passi.
Ichiro Kato, un geniale scienziato giapponese, sta provando da anni a creare la prima generazione di robot. Per il momento si è limitato al Wabot 2, che è in grado di suonare il pianoforte o quello capace di suonare il violino. Il problema è che la sua struttura metallica non è pensata, per ora, per i movimenti tipici di un essere umano: Wabot 2 si limita a star seduto e a suonare gli strumenti musicali. La cosiddetta intelligenza artificiale è ben lontana dall’essere una realtà.
Non molto lontano comunque dagli studi di Kato ci sono molti altri scienziati che hanno creato prototipi in grado di superare alcuni ostacoli: possiedono il busto e una sorta di testa, composti da un’asta e da una massa metallici che fungono da bilanciere, per equilibrare il peso durante il cammino.
Il primo bipede robot fu battezzato WHL-11 e iniziò a camminare addirittura nel lontano 1966.
Da allora… pochi passi in questa direzione!
Originariamente pubblicato sul numero 4 de LA ZONA MORTA, ottobre 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, marzo 2007
03/04/2007, Davide Longoni