Laura Schirru si è fatta conoscere vincendo il premio “Regno di Aquilonia 2007”, organizzato dalle Edizioni Montag, con il romanzo “Il lamento dell’usignolo”, un fantasy per adulti dai connotati molto particolari. E’ giunto il momento di conoscerla meglio anche noi.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LAURA SCHIRRU?
Una normalissima trentenne che ha dimenticato come si fa a crescere, mamma di due bambini, con una laurea che spera di prendere presto, in perenne faida di sangue con la bilancia e con la compulsione a leggere, leggere, leggere, e poi scrivere, scrivere, scrivere.
VUOI RACCONTARCI LE TUE PRODUZIONI LETTERARIE PRECEDENTI RISPETTO AL TUO ROMANZO D’ESORDIO?
Ma certo: non ce ne sono! Ho esordito nel mondo della narrativa quasi per caso (è stata un’amica a segnalarmi il concorso letterario indetto dalla casa editrice, io non cercavo affatto qualcuno che mi pubblicasse) con “Il lamento dell’usignolo”, che è un po’ atipica rispetto alle storie che scrivo di solito. Ho una predilezione per la narrativa fantasy, con qualche incursione nell’horror più kinghiano, e a detta di tutti scrivo maledettamente tanto. “Il lamento dell’usignolo” è la più breve delle mie opere…
A PROPOSITO DI QUESTO, CE NE VUOI PARLARE?
E’ un fantasy molto duro, molto “adulto”, sia per le tematiche trattate, sia per le situazioni in cui i personaggi vengono a trovarsi. Non è certo il tipo di favola che leggerei ai miei bambini, per capirci, e spesso gli stessi lettori si ritrovano letteralmente infuriati per la piega che prendono le vicende. Questo perché ho sacrificato tutto in nome di un realismo che mi permettesse di curare al meglio l’introspezione dei personaggi, le loro motivazioni, la loro evoluzione nel corso della storia. Ne “Il lamento dell’usignolo” non ci sono draghi, elfi o incantesimi mirabolanti, ma giochi di potere portati avanti in una società ferocemente patriarcale, nella quale l’intervento divino è quasi una beffa, se paragonato a ciò che i personaggi devono sopportare prima di trovare il bandolo della matassa, anche se neppure questo serve a molto, perché… beh, se volete saperlo, leggetelo :)
SI TRATTA CERTAMENTE DI UN GENERE FANTASY DIVERSO DAI CONSUETI SCHEMI CUI SIAMO ABITUATI. COME È NATA QUEST’IDEA?
Con “Il lamento dell’usignolo” avevo l’intenzione di scrivere un fantasy un pochino diverso, concentrandomi su elementi che non ritrovavo nei fantasy “classici”. E se il cattivo vincesse? E se i buoni fossero maltrattati? E se i protagonisti fossero – nel migliore dei casi – veramente antipatici, insopportabili, da prendere a sberle o direttamente da buttare dal quinto piano? Mi sono divertita a giocare con questi elementi, vedendo dove mi portavano. Niente messaggi morali, niente storie “educative”, niente buonismo, niente riscatti dell’ultima ora, per nessuno. E niente ambientazione di fondo, semplicemente perchè in questo romanzo non era rilevante. Il lettore medio sa benissimo cosa circonda i personaggi di una storia fantasy, e in assenza di elementi particolari che caratterizzassero questo mondo, ho preferito così. Scelta opinabile (che spesso mi viene infatti contestata), ma ho voluto fare la prova, perchè ero curiosa di vedere se si poteva scrivere un romanzo fantasy comprensibile anche senza tutti quei clichè che di solito si ritrovano in questo tipo di storie. Da notare che il mondo del Lamento è un universo fantasy che comunque ho creato a tavolino studiando tutti i dettagli che potevo, che esiste con tanto di mappa, che ci sono altri tre romanzi (per ora inediti… incrociatevi per me!) nei quali l’ambientazione viene curata perchè essenziale ai fini della storia… insomma, il Lamento è nato così perchè volevo fare un po’ la “strana”. Ed è stato pubblicato per primo per la semplice ragione che era l’unico che rispettasse i termini di lunghezza richiesti dal concorso che poi ha vinto… insomma… era il più breve!
IL ROMANZO FA PARTE DEL COSIDDETTO CICLO DI DAVIDIA, SUL QUALE STAI ATTUALMENTE LAVORANDO. VUOI RACCONTARCI COSA DOBBIAMO ANCORA ASPETTARCI?
Storie completamente diverse dal Lamento, ciascuna indipendente e autoconclusiva. Quello che avevo da dire con quest’opera l’ho detto, e gli altri romanzi della saga sono molto più canonici, anche se ho cercato di mantenere quel particolare gioco di luci e ombre, dove il bene e il male esistono solo nella mente di chi li vede, perché lo ritengo un fattore essenziale per costruire storie credibili.
Attualmente esistono altri due romanzi completi del ciclo e un terzo che sta venendo ultimato… dopo credo che la saga sarà conclusa, perché con l’ultimo libro della serie ho intenzione di andare veramente fino in fondo, di coinvolgere tutto e tutti nella mia follia galoppante… se no il divertimento dove sarebbe?
SUL TUO SITO PERSONALE, OLTRE A PARECCHIE NOTIZIE SULLA TUA PRODUZIONE LETTERARIA, C’È SPAZIO ANCHE PER ILLUSTRAZIONI E DISEGNI TRATTI DALLA TUA SAGA. VUOI PARLARCENE?
Le illustrazioni della saga sono opera di una pittrice, Serena Marenco, che si è appassionata ai miei romanzi (ha avuto il “privilegio” di leggere anche gli inediti… a puro scopo di documentazione, dice lei…) e che ne sta ricavando una serie ispirata ai momenti salienti de “Il lamento dell’usignolo”. E’ lei la disegnatrice “ufficiale” delle cronache di Davidia, infatti sta preparando tutti gli stemmi araldici, le mappe, gli scenari e via dicendo. E’ veramente bravissima, ha fatto delle copertine anche per diversi comics USA, e che presti la sua opera per dare un volto ai miei personaggi mi lusinga moltissimo.
Oltre a questo, all’interno del sito c’è uno spazio che ho dedicato ai lettori, perché a volte mi mandano disegni tratte dalle mie storie e questo mi fa molto piacere. Io non mi cimento nel disegno, so a malapena distinguere una matita da una spazzola per capelli.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO IN GENERALE. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
In questo senso condivido appieno il pensiero di Bastiano Baldassarre Bucci, il protagonista de “La Storia Infinita”: “non gli piacevano i libri in cui di malumore e con la luna di traverso si raccontavano le vicende qualsiasi della vita qualsiasi di persone terribilmente qualsiasi. Ne sentiva già abbastanza nella realtà di tutti i giorni, a che scopo stare anche a leggerle?” e anche “i libri che Bastiano prediligeva erano quelli emozionanti o divertenti, o che facevano sognare. Libri in cui personaggi inventati vivevano avventure favolose e in cui si poteva immaginare tutto ciò che voleva”.
Ecco, per me la narrativa fantastica significa esattamente questo.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Da qualsiasi cosa, spesso da cose che non hanno nessun legame logico tra loro e che di colpo decidono di mettersi insieme e prolificarmi nel cervello. Mi è capitato di osservare una pianta particolarmente bella mentre facevo manovra con la macchina, di sfasciare la carrozzeria per svariate centinaia di euro di danni, ma di trovarmi con l’idea pronta per il seguito del Lamento dell’Usignolo. Non consiglio a nessuno di cimentarsi in queste imprese per superare il blocco dello scrittore, però.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Intendi a parte diventare un’autrice di bestseller, ritirarmi a vita privata in una villa sperduta tra le montagne e mostrarmi alle folle adoranti solo in occasione delle anteprime dei film tratti dai miei libri? Beh, per il momento mi accontento di laurearmi, che tra lavoro e bambini non è per niente facile. Poi ci sarebbe quel famoso Gratta&Vinci da un milione di euro…
03/09/2008, Davide Longoni